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Autore: Gwen Chan    29/05/2015    0 recensioni
Tokyo, 2053.
In un futuro prossimo, dove i progressi tecnologici hanno permesso di raggiungere una semi-immortalità grazie alla possibilità di trapiantare la propria coscienza da un corpo all’altro e dove un potente computer dall'intelligenza umana, se non superiore, controlla una Tokyo semi-distrutta, conservare la propria identità e la propria autonomia diventa una lotta continua.
Nei bassifondi si attende l'arrivo di un Salvatore.
[AU][Partecipa al Cyberpunk contest indetto da ovest]
Genere: Drammatico, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cry, Sakuya Kira, Sara Mudo, Setsuna Mudo, un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Epilogo
 
Sara stringe la mano di Ril mentre avanza nella città fantasma. Qualcosa bruciante nel petto la chiama e la guida, indicandole la via da percorrere. Al suo fianco, Ril si guarda attorno, indecisa se essere curiosa o spaesata.
"E' uno strano gioco, ma mi piace."
Sara annuisce, però la pancia fa ancora male per il senso di colpa e gli occhi pizzicano di lacrime. Che esse siano di dolore o gratitudine, la ragazza le asciuga furtivamente col dorso della mano.
Di fronte a lei una porta semi-aperta, che di certo deve aver conosciuto momenti migliori, lascia intravedere un pavimento coperto di cavi elettrici e pezzi cibernetici di ricambio. L'aria densa di elettricità statica le fa drizzare i capelli quando muove i primi passi nella stanza. In un angolo lo schermo acceso di un vecchio computer diffonde la propria malata luce azzurrognola. Ril alla sua vista emette un gridolino eccitato.
Sara invece è rapita da quel chiarore digitale, che la chiama e la attira a sé. L'impianto sul suo collo freme dolorosamente, però lei non si ferma, avanza fino a spostare le mani sul monitor, quasi a volerlo usare come sostegno. Lo afferra prima di sbirciare al suo interno.
"Fratello" sussurra, premendo i polpastrelli sporchi contro lo schermo, sulla minuscola figura che vaga sullo sfondo.
"E' molto tempo che non ci vediamo Jibril. O forse dovrei dire Sara."
La ragazza non si volta per non perdere il contatto visivo con Setsuna, eppure la memoria di Jibril riconosce quella voce.
 
Rosiel è un bambino che non sarebbe dovuto nascere, è un adolescente che nasconde il proprio odio dietro a una maschera di perfezione, è un uomo ridotto a un rottame.
Si conficca le unghie violacee nelle tempie, tanto rabbiosamente da farle sanguinare. Sanguinerebbe se il suo corpo non fosse completamente artificiale, perfetto sostituto per quello che la Natura non ha voluto concedergli.
Perché Rosiel non ha mai dimenticato le lamentele apatiche delle infermiere quando lo accudivano, sebbene tutti credessero che anche la sua mente fosse morta. Non ha mai scordato i sospiri della sua gemella, sospiri di noia senza dubbio.
Non sa creare, Rosiel. Siccome la vita lo ha rifiutato, solo morte può uscire dalla sue mani. Perciò distribuisce pillole sperimentali affinché tutti lo ascoltino, tutti lo celebrino, tutti lo amino. Essere il punto focale della Rete lo appaga.
Eppure ormai non è più sufficiente, non gli basta che i suoi seguaci stiano spazzando via la feccia, senza nemmeno sapere il perché, né che scelgano la morte piuttosto che il tradimento.
Dopotutto sono solo degli automi e lui, lui che è solo sporcizia, in fondo si è stancato delle loro lodi senza anima.
Chino in un angolo, con la testa nascosta fra le braccia incrociate, brama un po’ di silenzio. Invece il rumore s'intensifica, il suono fastidioso di una vita artificiale, perché Rosiel è un bambino nato morto, è un adulto capriccioso che si muove sulla Terra come un virus.
Come un virus collega la propria coscienza al Net, decidendo che se non può creare, tutto distruggerà.
 
Sara non conosce quasi nulla della vita di Jibril, eppure Uriel le è subito familiare. Lo rivede chino su un manuale di geologia, i capelli lunghi che cadono oltre la spalla e un cagnolino accoccolato ai suoi piedi.
Sara non sa perché, ma comincia a ricordare. Sa che Raphael si è laureato in medicina e che Michael si è buttato sulla facoltà di chimica e sulle esplosioni che lo hanno distratto dal fascino della guerra.
"Perché Setsuna è lì dentro?"
Allunga di nuovo le mani verso lo schermo, le preme con violenza contro di esso, desidera romperlo, entrarci. Vuole recuperare quanto ha perduto.
Ascolta con un orecchio solo le spiegazioni del costruttore di bambole, concentrata solo su suo fratello che ora è così vicino, ed è suo, solo suo. E' suo da quando le ha comprato un anello da quattro soldi, che ora giace in fondo a un cassetto, insieme a un segreto inconfessabile e a un amore di bambina.
Setsuna è suo, si avvicina e la chiama. L'ha riconosciuta, nonostante tutto.
Vorrebbe rimanere a fissarlo per sempre, immobile di fronte a un vecchio PC, invece si volta versi Ril e si accorge di quanto la ragazza sia pallia. Sta male, è evidente
"Sara!"
"Mi dispiace, ma non posso restare. Non posso usare la vita altrui. Ci rivedremo, ne sono certa."
Sara non si volta, non si ferma, andrà da Raphael, lo ha già deciso. Tiene le mani premute sulla bocca per frenare i singhiozzi, costringendosi a muovere un piede dietro l'altro.
Le ultime parole che sente sono le più dolorose.
 
Sandalphon si è stancato presto di giocare con Layla, l'ha abbandonata e ora brama un nuovo trastullo.
Vaga per i corridoi del palazzo, felice per il corpo che Metatron gli sta concedendo, pur contro la sua volontà. Gioisce dell'aria sulla pelle e della propria forza pronta ad esplodere.
Corre Sandalphon, distruggendo ogni cosa al suo passaggio. Le sue dita stringono, strappano, torcono, i denti mordono e tirano.
Avidamente allunga le mani verso una pillola che brilla fra l'erba del giardino, con un guizzo la mette in bocca, la mastica con violenza.
E' dolce ed esplode sulla lingua prima che egli ne sia risucchiato.
 
Setsuna continua ad afferrare l'aria. Non riesce a pensare e in fondo non gli importa. Gli è indifferente che un vecchio, anni prima, lo abbia designato come il s Salvatore dell'umanità, all'interno di un piano opportunamente congeniato. Non vuole essere il Salvatore di nessuno.
Semplicemente desidera avere indietro l'unica persona che per lui sia mai stata davvero importante.
Non gli interessa il destino del mondo se in esso non sono contemplate le persone a lui care. Solo per loro ascolta il cricchettio di un registratore che si appella a lui come ultima speranza e solo per loro accetta l'ennesima condanna a morte.
Uriel ha trovato tra le sue cianfrusaglie un robot sperimentale in cui impiantare nuovamente la sua coscienza per permettergli di recuperare il suo vero corpo, ovunque esso sia, a patto che l'operazione venga portata a termine entro sette giorni.
Setsuna ha solo una settimana di tempo e nessun dubbio.
"Non sono così intelligente da arrendermi alla prima difficoltà. Dovessi cambiare cento corpi, mostrerò a questa macchina quanto possano essere pericolosi gli uomini."
 
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