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Autore: Hazel_    29/05/2015    3 recensioni
“Ammiro molto i tuoi genitori, perchè ogni volta che si sono persi hanno saputo ritrovarsi.” ammise Louis e Rosie sorrise.
“E tu?” gli domandò poi.
“Io cosa?” le chiese, non capendo.
“Perchè non hai saputo ritrovare Sasha quando vi eravate persi?”
[…]
“Ti ricordi quando eri piccola e mi chiamavi ‘zio Louis’?” le domandò accennando ad un sorriso, mentre gli occhi di Rosie apparivano spenti, quasi malinconici.
“Non sono piú una bambina e tu non sei mio zio.”
-
Rosie ha diciotto anni e dover fare le proprie scelte non è poi così facile come credeva. Louis si trasferisce a New York e subito rivede in Rosie ciò che aveva visto in sua madre Virginia quando si era innamorato di lei al liceo: sarà giusto tutto ciò che porterà a questo amore segreto e proibito?
SEQUEL DI “SHE IS MY LITTLE SISTER” E “CHANGEMENT”.
***
https://www.youtube.com/watch?v=FkkKiZxrbBw
Trailer youtube fan fiction.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oh, what hard luck stories they all hand me!'
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Prologue – Nice to meet you, where’ve you been?




 
Si alzò dal letto e si abbottonò gli short di jeans mentre cercava con lo sguardo le sue Vans nere finite chissà dove in quell’immensa stanza.
-Non resti ancora un po’?- le domandò il ragazzo, avvolgendo il corpo nudo con il lenzuolo bianco e pulito.
Rosie ridacchiò e recuperò le sue scarpe da sotto il letto, infilandosele con nonchalance e lasciandole slegate.
-Sai che non posso, i miei mi aspettano per cena e non esigono che ritardi.- spiegò avvicinandosi a lui per lasciargli un bacio sulla guancia.
-É tutto quí quello che sai fare, Payne?- disse retorico il castano per poi attirarla nuovamente a sè per i fianchi e baciarla con più passione, stringendole le natiche strette nei jeans.
-Elijah, devo andare.- disse la bionda con il respiro un po’ affannoso e le labbra che le pulsavano ancora per quel bacio.
-D’accordo, ti chiamo stasera.- bofonchiò Elijah alzandosi per lasciarle l’ennesimo bacio fra i capelli, e lei sorrise.
-Non prendertela, sai com’è fatto mio padre!- ridacchiò Rosie ancora una volta e il suo ragazzo annuí.
-Ti amo.- le sussurrò facendo scontrare le loro fronti ed i loro nasi.
-Ti amo anch’io.- gli rispose la bionda per poi raccogliere la borsa da terra e lasciare la stanza.
Salutò Torrey, la madre del suo ragazzo e Leo, il figlio di una delle sue sorelle, chiuse la porta dell’appartamento 2b, fece a piedi le due rampe di scale, uscí dalla porta principale del condominio e si ritrovò a respirare a pieni polmoni l’aria pomeridiana di New York.
Si sentiva fortunata a vivere in una grande città come quella, prima che nascesse Jonah -il suo fratellino più piccolo- lei, suo fratello Josh ed i suoi genitori avevano provato a trasferirsi a Londra, la città originaria di Virginia e Liam, ma tutti e quattro si erano ormai adattati ed affezionati troppo alla Grande Mela per poterla lasciare.
Aveva diciassette anni e dieci mesi, ma a lei piaceva dire di averne diciotto, perchè “diciassette e mezzo é orribile da sentire”, era ciò che ripeteva sempre.
Stava insieme ad Elijah O’Brien da tre anni ormai, e in un certo senso erano una di quelle coppie combinate a tavolino dai genitori, dato che il ragazzo era l’ultimo di sette fratelli, di un anno più grande di lei, e figlio dei vicini storici di Liam e Virginia, quando vivevano nello stesso condominio di Elijah, prima di trasferirsi a SoHo, uno dei quartieri più benestanti dello stato di New York.
Scese le scale della metro, recuperò l’abbonamento dalla tasca dei jeans e raggiunse il binario dove prese il treno che l’avrebbe riportata nel suo quartiere in meno di dieci minuti.
Per non annoiarsi durante il tragitto tirò fuori gli auricolari e li collegò al cellulare, scelse una canzone a caso e premette play, muovendo i piedi a ritmo e stando attenta a non cantare a voce alta e fare una figura orribile, come le era già successo un paio di volte.
Stare in metro peró le piaceva, soprattutto a quell’ora perchè non era mai troppo affollata -anzi- quasi per niente: c’erano sempre le due ragazze di colore con i loro bambini nel passeggino che scendevano tre fermate prima di lei; il signor Westfield che urlava sempre a telefono e ogni volta sbagliava la fermata, perciò imprecava e gli toccava riprendere un altro treno per arrivare a casa; la signora Philips, la nonna di Janet Philips, che frequentava il suo corso di francese: la vedeva sempre con qualche busta della spesa in mano, perciò quando scendevano alla stessa fermata l’aiutava a portarne qualcuna, in cambio di qualche dollaro ed un paio di caramelle che non poteva assolutamente rifiutare; e qualche volta incontrava pure Lauren, la sua migliore amica, che aveva fatto un salto nel quartiere dove abitava Ben, il suo ragazzo, e quindi ne aveva approfittato per prendere gli anticoncezionali per la sua amica, dato che i genitori di Ben avevano una farmacia, e le sigarette, perchè secondo Lauren le migliori ce le avevano soltanto lí.
Lauren Malik era la sua migliore amica da quando erano praticamente nate, era figlia di Zayn e Chanel, i migliori amici storici dei suoi genitori; non era molto piú alta di Rosie ma in compenso era fin troppo magra, aveva lunghi capelli castani ed ondulati, grandi occhi marroni ed un viso d’angelo che ammaliava chiunque la guardasse.
Da qualche anno frequentava Ben Mitchell, vent’anni, indiano da parte di madre e canadese/americano da parte di padre, un mix perfetto di culture che lo rendevano un ragazzo misterioso, dolce, affascinante e sexy.
Si erano conosciuti al liceo, perchè lui era un grandissimo amico di Elijah, e di conseguenza anche di Rosie, che non aveva esitato a presentarlo alla sua migliore amica quando quest’ultima lo aveva visto e lo aveva definito come un “gran pezzo di figo che non mi calcolererà mai se non per scoparmi”, ma si sbagliava di grosso.
Sorrise ripensando a quel giorno ormai lontano e quando si accorse di essere arrivata a destinazione spense la musica ed attorcigliò gli auricolari attorno al telefono, scese dal treno e si diresse verso le scale mobili che l’avrebbero riportata di sopra.
Dette uno sguardo all’ora, erano le sette e un quarto, i suoi non l’avrebbero uccisa se avesse ritardato cinque minuti, vero?
Prese l’ultima Chesterfield che era rimasta nel pacchetto, la mise stretta fra le labbra e recuperò l’accendino viola dalla borsa, accese la sigaretta ed aspirò socchiudendo gli occhi, per bearsi di quella sensazione piacevole che le dava il fumare, per quanto sbagliato potesse essere.
I suoi genitori non ne erano al corrente, se lo avessero saputo sarebbero andati su tutte le furie, come faceva Elijah ogni volta che la vedeva con un pacchetto di sigarette tre le mani, per questo non fumava mai in sua presenza, ma si limitava a farlo quand’era con Lauren e Ben o semplicemente da sola.
Camminò un po’ per il parco attenta a non perdersi, com’era successo altre volte, e sbuffó quando vide che si erano già fatte le sette e ventidue, perciò gettò a terra quel che era rimasto di quella sigaretta, pestandolo successivamente col piede, s’infilo una Vivident alla menta in bocca e si cosparse addosso un po’ del profumo che teneva in borsa, giusto per far sparire le tracce di fumo.
Superò l’uscita del parco, attraversò la strada e salutò Logan Finlay, il figlio del fioraio sotto casa sua che ci provava con lei dalla seconda media, poi entrò nell’edificio nella quale abitava grazie al portone lasciatole aperto dal giardiniere che era appena uscito, e salí i cinque gradini che l’avrebbero portata al suo pianerottolo, fortuna che abitava al primo, e che quindi non doveva fare molta strada per uscire di casa.
Recuperò il mazzo di chiavi che aveva in borsa, le infilò nella toppa ed aprí, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
-Sono a casa!- urlò per farsi sentire dai suoi e non appena si voltò per andare in camera sua, vide un uomo seduto al tavolo della cucina accanto a suo padre che la fece quasi gridare.
-Ciao Rosie!- esclamò l’uomo alzandosi in piedi.
-Tesoro, eccoti qua!- esordí sua madre poggiando un vassoio sulla tavola.
-Non ti ricordi di lui?- le domandò suo padre, indicando il tipo davanti a sè che le rivolse l’ennesimo sorriso; lo squadrò nuovamente da capo a piedi: non molto alto per la sua età, capelli castani tenuti su da un po’ di gel, occhi azzurri, barba un po’ incolta, spalle larghe ma fisico asciutto, poteva essere soltanto una persona...
-Louis Tomlinson?- azzardò a dire la bionda, con un sorriso sghembo disegnato sulle labbra e l’uomo in questione ridacchiò alzando le mani in segno di resa.
-Che devo dire, sono stato scoperto!- disse continuando a ridacchiare ed avvicinandosi alla ragazza per stringerla in un abbraccio che le fece mancare il fiato, e non solo per la stretta possente delle sue braccia, ma per un qualcosa che non seppe spiegarsi neanche lei.
-Wow sono proprio un sacco di anni che non ci vediamo!- esordí il castano ancora una volta, non appena si allontanò da Rosie -Sei davvero bella e sicuramente non sei piú una bambina.-
Sicuramente non lo era piú, si ritrovò a pensare Louis per l’ennesima volta.
Le sue gambe magre erano cosí slanciate che già la immaginava a sfilare su qualche passerella delle marche internazionali, quegli occhi azzurri e quei lunghi capelli biondi facevano da cornice su quel suo visino dolce che si ritrovava, e poi quelle labbra, cosí rosee e carnose al punto giusto... Erano state proprio le sue labbra a fargli avere la certezza -a parte i fatti- che Rosie Payne non era piú la bambina di dieci anni che aveva visto l’ultima volta.
-Sei stata da Elijah?- le domandò sua madre non appena tutti si furono messi a sedere alla tavola, compresi i due fratelli minori di Rosie, Joshua e Jonah.
-Chi è Elijah?- s’intromise Louis curioso, e vedendo l’espressione che gli rivolse Rosie poco dopo avrebbe voluto non impicciarsi negli affari che non lo riguardavano: insomma, mica era il padre di quella ragazza lui!
-È il ragazzo di Rosie!- cantilenò Joshua, beccandosi un calcio su un ginocchio da parte di sua sorella, e subito dopo Louis scoppiò a ridere.
-Hai già un ragazzo?- le domandó ancora con un tono allibito -Wow Liam, mi meraviglio di te!-
Sia Liam che Virginia scoppiarono a ridere, al contrario di Rosie, che trovò altrettanto esagerato quel suo intervento; non era mai stata scortese con gli ospiti, nè tantomeno con gli amici dei suoi genitori, ma quel Louis Tomlinson le stava davvero facendo salire i nervi alle stelle, quindi era costretta a rispondergli per le rime.
-È cosí scandaloso che stia con un ragazzo?- esclamò la bionda inarcando un sopracciglio e le risate di Louis cessarono immediatamente.
-Tranquilla, stavo scherzando. Mi piace fare del sarcasmo.- le disse il castano facendole l’occhiolino: dov’era il sarcasmo in tutto ciò?
-Tesoro devi sapere che Louis è sempre stato un pagliaccio al liceo, specialmente i primi tre anni!- esordí suo padre, facendo ridacchiare sua madre e anche Louis.
-Sai che divertimento.- commentò Rosie annoiata, giocando con la pasta nel suo piatto.
-Invece è uno sballo!- esclamò Joshua, seguito da Jonah.
-Per voi idioti tutto è uno sballo.- bofonchiò nuovamente la bionda e i suoi fratelli le fecero il verso.
-Rosie!- la sgridò sua madre -Si può sapere che ti prende?-
La bionda sbuffò e poi si alzò dalla sedia.
-Niente mamma, è solo che con tutto questo sarcasmo mi si è chiuso lo stomaco, ho la nausea. Per questo adesso me ne vado in camera mia, con permesso.- annunciò per poi lasciare la sala da pranzo senza ascoltare i richiami da parte dei suoi genitori.
Eh sí, quella era stata una frecciatina bella e buona rivolta a Louis.
 
≈≈
 
Stava distesa sul letto ad ascoltare con le cuffiette l’unica canzone che le faceva calmare i nervi ogni qualvolta che si alterava: Valerie di Amy Winehouse, e nonostante fosse vecchia di parecchi anni la sua voce riusciva sempre a farla tornare in sè.
E le sarebbe davvero piaciuto che Amy fosse ancora viva, cosí avrebbe potuto andare da lei, stringerle le mano e congratularsi per averci messo del suo a rendere cosí meravigliosa quella canzone, e dirle anche che il suo stile -sebbene fosse un tantino esagerato- era fortissimo; ma in quel momento doveva accontentarsi di “Riposa in pace, Amy.”
Bussarono alla porta di camera sua e sbuffando, si tolse le cuffiette e mormorò un “Avanti!”, a voce abbastanza alta da far capire che poteva essere disturbata da chi voleva entrare.
-Toc toc- esordí suo padre quando aprí la porta e Rosie gli sorrise -Louis se ne sta andando, vieni a salutarlo?-
La bionda gli rivolse un’espressione contrariata e poi si gettò a peso morto sul letto, come se il padre le avesse chiesto di portargli la luna.
-E dai cucciolotta, fallo per me e per la mamma.- le disse Liam quasi come una supplica, ma ciò che le fece alzare lo sguardo fu il soprannome con cui l’aveva chiamata e con la quale la chiamava sempre, cucciolotta.
-Papà non credi che sia abbastanza grande per essere chiamata cosí?- gli domandò e Liam si tappò le orecchie, faceva sempre cosí quando Rosie gli ripeteva fino allo sfinimento di essere cresciuta e questo lo faceva stare male, piú il pensiero che un giorno di quelli un ragazzo gli avrebbe portato via la sua bambina, la sua piccola, la sua cucciolotta, e nel caso di Rosie quel ragazzo era proprio Elijah.
-A te la scelta: vieni a salutare Louis oppure ti chiamerò cucciolotta per il resto della tua vita.- le disse con fare scherzoso, cosí Rosie drizzò subito in piedi e fece per avvicinarsi alla porta, ma Liam l’avvolse in un abbraccio paterno che non era abbastanza caldo neanche a quasi metà agosto quale era.
Sorrise per quel gesto, lei andava pazza per suo padre: era giovane per avere una figlia della sua età, era alto, era muscoloso, era figo -come lo avevano definito molte sue compagne di scuola- e soprattutto la sgridava pochissime volte e la viziava molto, ma l’aveva cresciuta bene insieme a Virginia, per questo lei si vergognava a comportarsi diversamente da come era stata educata dai suoi genitori, ovvero fumando, bevendo e facendo sesso col suo ragazzo, cose che erano all’ordine del giorno per gli adolescenti.
-Rosie, è stato un piacere rivederti!- le disse Louis prima di avvolgerla in un abbraccio -Mi spiace non avere avuto l’onore di averti a tavola per tutta la cena, colpa delle mie battutine.-
La bionda rivolse uno sguardo a suo madre, che scosse la testa come per dirle di dire di no a Louis.
-No assolutamente, stavo scherzando anche io, è che non mi sentivo molto bene.- mentí e Virginia le sorrise.
-Allora è tutto apposto, meglio cosí.- esordí Louis facendole l’occhiolino -Liam, Virginia, vi ringrazio davvero infinitamente per avermi invitato a cena, mi ha fatto davvero tanto piacere!-
Entrambi abbracciarono Louis, dicendogli che era stato loro il piacere di averlo avuto come ospite.
-E ovviamente mi ha fatto piacere rivedere anche voi due ragazzi, siete dei grandi!- esclamò il castano dando il cinque sia a Jonah che a Joshua, che gli sorrisero entusiasti.
Anche Rosie in quel momento era entusiasta, perchè presto il caro inglesotto avrebbe fatto il rientro in patria, non sapeva neanche perchè fosse a New York in quei giorni.
-Be’ allora buon rientro a Londra Louis! Quando parti?- gli domandò infatti la bionda e sia il diretto interessato che i suoi genitori scoppiarono a ridere: era davvero cosí divertente?
-Se magari fossi rimasta a tavola avresti capito che Louis ha accettato un incarico qua al Lenox Hill e che vivrà a Little Italy.- le disse sua madre.
Cosa? A Little Italy? In un quartiere vicinissimo al suo? Sarebbe sicuramente impazzita!
-Oh wow, non lo sapevo. Congratulazioni per il lavoro allora.- gli disse con un po’ di sconforto nella voce e Louis ridacchiò dandogli una pacca sulla spalla; Rosie notò un piccolo particolare: non portava piú la fede al dito, eppure ricordava che fosse sposato, sua moglie era un medico come lui, una ginecoloca per l’esattezza, mentre Louis era un pediatra, se non ricordava male.
-Magari qualche volta passate a trovarmi, ho scelto un appartamento delizioso in quel quartiere proprio perchè voglio imparare l’italiano, sarebbe grandioso!- esclamò entusiasto il castano, mentre Rosie si ritrovò a sbadigliare dalla noia.
-Senz’altro Louis, verremo con piacere quando avrai finito di sistemare le tue cose.- gli disse Liam.
-Benissimo, io vi aspetto! Tanto per fortuna siamo vicini.- esclamò ancora, facendo di nuovo l’occhiolino a Rosie.
Già, per fortuna.
-Si sta facendo tardi, quindi tolgo le tende.- ridacchiò Louis -Grazie di nuovo e buonanotte!-
-Buonanotte Louis, chiamaci pure se hai bisogno di una mano per il trasloco!- gli disse gentilmente Virginia.
-Senz’altro, ciao a tutti!- fu l’ultima cosa che disse prima di chiudersi la porta alle spalle.
Rosie si gettò a peso morto sul divano, sospirando pesantemente.
-Finalmente la pace!- sbuffò portandosi sulla faccia un cuscino, per soffocare un gridolino di contentezza.
-Suvvia Rosie, non è poi cosí malaccio!- la riprese sua madre accrezzandole i capelli.
-Mamma, sai che Rosie non capisce un bel niente!- esclamò Jonah, prendendosi poi una cuscinata in faccia da sua sorella.
-Continuava a farmi l’occhiolino e a prendermi in giro sul fatto che non apprezzo le sue battutine, odio la gente che fa del sarcasmo di continuo e voi lo sapete!- bofonchiò sistemandosi sul divano, incrociando le gambe sotto al sedere.
-Louis è fatto cosí, devi saperlo apprezzare.- asserí Liam e sua moglie annuí d’accordo con lui.
-Fate come vi pare, se a voi piace tanto buon per voi. Adesso faccio qualcosa di produttivo e vado a dormire, buonanotte.- disse andando a dare un bacio sulla guancia ai suoi genitori -Notte teste di rapa.- dette un pugno scherzoso sul braccio dei suoi fratelli e dopo che tutti le ebbero dato la buonanotte, si chiuse in bagno, si struccò, indossò il pigiama, si lavò i denti e andò dritta dritta nel letto.
Era stata una lunga giornata e il giorno successivo sarebbe stato uguale perchè Lauren avrebbe compiuto diciotto anni e non si sarebbe fermata neanche un minuto.

 
Fermi tutti!!
Okay, avevo promesso a me stessa di non pubblicare presto questo dannato sequel del sequel di She is my little sister, maaaaaaaaaaa mi sono scavata la fossa da sola per questo peggio per me!
Ehm... TADAAAA!
Ecco a voi la famigerata storia dei nostri protagonisti di sempre, con aggiunta Rosie e... *rullo di tamburi* Louis Tomlinson!
Lo amo, stop.
In ogni caaaso, questo è un grandissimo esperimento che ho in mente da tipo gennaio?, Idk maa so solo che mi sta fottendo la mente, dico davvero ahahahah
A dire la verità sono mooolto spaventata, e spero che riesca bene altrimenti dovrò mandare tutto a puttane come mi succede molto spesso, lollino
Be', diciamo che la maggior parte dei personaggi li conoscete, eccetto Rosie che ha il volto di quella figa di Sabrina Carpenter che io A M O alla follia dtsgdyey Elijah, aka Cody Christian aka l'amore mio vita mia sole mio cuore mio, Lauren, Ciara Bravo ygdh ammmmmore mio, aka la figlia di Zayn e Chanel, sto m a l e, Ben, aka Avan Jogia, e poi i piccoli Josh(ua) e Jonah Payne, rispettivamente 
Davis Cleveland e Azer Greco :)
Spero con tutto il cuore che piaccia a qualcuno ed anche se so che più avanti sarà fuori dai miei standard anche se sarà incasinata come sempre eheheh -io non mi smentisco mai LOL-, spero che non smettiate (?) di leggerla!
Ringrazio di cuore Letizia che mi ha fatto il trailer di cui vi avevo già postato il link a fine dell'epilogo di Changement, graaazie sole! <3
Vi spoilero anche che nel prossimo capitolo tornerà un personaggio conosciuto ahahah sono troppo sgamabile lol credo abbiate capito di chi si tratta *faccina perversa*
Beeene alla prossima settimana allora!!
Hazel.


 


Rosie:






Elijah:





Lauren:






 

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