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Autore: Tynuccia    30/05/2015    2 recensioni
Ma ciò che trovò gli fece desiderare di non aver mai seguito Chrom, Lissa e compagnia cantante. [Fire Emblem: Awakening]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Henry, Miriel, Tharja
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rancio
 
***
 
 Vaike sospirò in maniera affatto velata nel constatare che gli unici due posti disponibili al tavolo erano quelli di fronte ai maghi neri della Plegia. Da quando si erano uniti al loro gruppo non era ancora riuscito a sopprimere la primordiale paura che gli faceva tremare le gambe nel vederli, ma ovviamente sarebbe morto prima di ammettere un’emozione così da femminuccia.
 Per sua sfortuna, poi, sua moglie Miriel sembrava estremamente curiosa di capire l’origine di tutto quel malsano interesse per il lato oscuro, quindi si ritrovò trascinato dalla suddetta fino alla panca di legno su cui si sarebbero seduti.
 “Ehi, il Vaike non si spintona così, moglie!” esclamò il biondo in un fallimentare tentativo di litigio. Tutto pur di scappare da lì.
 “Interessante,” fece Miriel mentre appoggiava il piatto sul tavolo. “La tua voce è tremata leggermente. Potresti farlo di nuovo, così che possa analizzare meglio questa situazione?” Si sedette, assolutamente presa da quell’inaspettata piega. “Sarà ansia? Oppure rabbia? Non ti piace essere toccato in pubblico?”
 Per la prima volta nella sua vita Vaike si sentì una persona normale, quindi decise di lasciar perdere e di lasciarsi cadere al fianco della rossa.
 Come da copione i due plegiani non li degnarono neppure di uno sguardo, essendo troppo impegnati a confabulare tra di loro. Il piatto di Tharja era vuoto, ma una lunga scia di brodo macchiava la superficie lignea, finendo sospettosamente vicino alle mani della ragazza. Il Maestro allungò il collo, improvvisamente incuriosito.
 La scena che gli si parò davanti agli occhi gli fece gelare il sangue nelle vene: lei reggeva il suo pezzo di carne di orso in un palmo, mentre l’altro era teso a qualche centimetro dal rancio, ben arpionato dalle sue lunghe unghie laccate di nero.
 “Guarda bene. Si fa in questa maniera,” annunciò Tharja con il suo solito tono basso ed inquietante. Parve concentrarsi un millesimo di secondo prima che luminose scintille violacee lasciassero la sua mano aperta per scagliarsi sul cibo. Fu con orrore che il Maestro vide il boccone contorcersi atrocemente, come se fosse stato infilzato da migliaia di frecce accuminate, e poi esplodere in vari pezzetti, che andarono a sporcare la tunica scura ed il viso dell’altro mago plegiano. Spostò lo sguardo su di lui, aspettandosi una reazione assolutamente inviperita: in tempi di guerra non era bene sprecare così il pasto, e inoltre sarebbero dovuti ripartire a breve, quindi la prossima battaglia l’avrebbe combattuta con il sugo ad appestargli la veste. Ma ciò che trovò gli fece desiderare di non aver mai seguito Chrom, Lissa e compagnia cantante.
 Sul volto dell’albino campeggiava il sorriso allegro di sempre e dalle sue labbra uscì un fischio prolungato. “No, ma tu sei assolutamente pazza!!” esclamò a mo’ di complimento sincero. “Un giorno di questi devi proprio insegnarmi come si fa!”
 Tharja abbassò lo sguardo, infastidita. “Non darmi ordini, o il prossimo a esplodere sarai tu.”
 Henry continuò a ridere divertito, pulendosi distrattamente con il tovagliolo. “Niahah, che caratterino!”
 Vaike si alzò in piedi, le gambe tremolanti come budini di rabarbaro, deciso a non mangiare più carne di orso e a nascondersi per sempre nella sua tenda. Purtroppo però sua moglie non sembrava essersi accorta di nulla perché si sistemò gli occhiali e puntò lo sguardo sui due plegiani di fronte a loro. “Hai paura di Henry e Tharja. Ecco perché hai tremato, prima,” dichiarò professionalmente e con voce neutrale.
 Finalmente i maghi neri si accorsero della loro presenza e lo guardarono. Ovviamente le loro espressioni facciali erano immutate, come se non provassero neanche mezzo sentimento dopo quell’uscita così poco felice della giovane ylissiana.
 “Un giorno ti incollerò l’ascia alla mano, così non la perderai più,” fece Tharja, incomprensibile se fosse un’offerta di pace o una minaccia immediata.
 “Ah tu sei quel tipo tutto scemo!” cantilenò Henry, agitando il dito indice in aria. Con lo spezzatino nei capelli candidi non era affatto credibile. “Nella prossima battaglia potremmo combattere assieme! Ti farò vedere tutti i miei malefici niahah!”
 A Vaike parve che un brivido gelato gli avesse appena attraversato la colonna vertebrale, quindi si affrettò a fare uso della sua ingente massa muscolare e, arpionato un braccio intorno alla vita sottile di Miriel, la sollevò come se fosse stata una valigia leggera e se la diede a gambe, ricordandosi di non arrivare mai più così tardi a cena onde evitare un pasto saltato o, peggio, esploso in mille pezzettini.
  
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