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Autore: Bloody Q    30/05/2015    0 recensioni
[Storia partecipante al contest " THE MELANCHOLY SPIRIT - Dark Horror Story", indetto da Yuko Chan ]
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"Sotto la flebile luce emessa da una lampadina, prendeva posto un banco da lavoro in legno visibilmente logorato dal tempo. Il resto della stanza appariva buia e silenziosa. Sul banco si distinguevano ingranaggi di varia misura e spessore, sottili catene, una serie di viti e bulloni, un cacciavite, una chiave inglese e tre fogli rappresentanti qualche strano progetto, messi esattamente al centro.
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Poco più a destra, una figura maneggiava un bisturi con movimenti leggeri, quasi delicati. L'individuo operava una persona, una donna. All'interno del suo corpo inseriva i vari ingranaggi, viti, catene e quant'altro."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sotto la flebile luce emessa da una lampadina, prendeva posto un banco da lavoro in legno visibilmente logorato dal tempo. Il resto della stanza appariva buia e silenziosa. Sul banco si distinguevano ingranaggi di varia misura e spessore, sottili catene, una serie di viti e bulloni, un cacciavite, una chiave inglese e tre fogli rappresentanti qualche strano progetto, messi esattamente al centro. Il tutto si presentava sistemato con una perfezione quasi maniacale. Dalla penombra apparve una mano che, coperta da un guanto, si diresse verso un chiodo leggermente spostato per rimetterlo nella giusta posizione.
Poco più a destra, una figura maneggiava un bisturi con movimenti leggeri, quasi delicati. L'individuo operava una persona, una donna. All'interno del suo corpo inseriva i vari ingranaggi, viti, catene e quant'altro. Ricucite le incisioni, la figura portò la donna in un'altra stanza, più grande rispetto alla prima.
Qualche minuto più tardi, la stessa mano, che poco prima stringeva il bisturi, premette sul pulsante di una tastiera che si collegava a un grande schermo. Si accese e, illuminando gran parte della stanza, nell'ambiente si diffuse una voce femminile robotizzata che accompagnava ogni operazione svolta dal computer.


Avvio Sistema Operativo Elisabeth I

Montagne Arkhor, West Virginia

Aprile 29 2014 10:34 p.m.

Digitare l'operazione che si desidera svolgere



Questa volta entrambe le mani digitarono sulla tastiera. Dei fari illuminarono la parte destra e sinistra di quello che sembrava essere un laboratorio, così scoprendo delle vasche cilindriche posizionate in verticale. Ognuna conteneva una persona nuda immersa in acqua color ciano, con un tubicino inserito tramite un ago nel polso sinistro e altri due nelle tempie.


Trasferimento dati funzioni cerebrali da Soggetto 012 a Elizabeth I in corso...


Tutti i fari si spensero e se ne accesero altri più piccoli posti all'interno della base della vasca 012, illuminando una ragazza snella dalla pelle candida e dai capelli lunghi e biondi. La stessa ragazza che poco prima veniva operata.


Trasferimento dati funzioni cerebrali completato

Apertura Archivio Memoria Soggetto 012

Digitare il file memoria che si desidera aprire



Sul monitor apparvero una serie di documenti nominati tutti con le stesse quattro lettere ma con numeri differenti. I documenti furono fatti scorrere fino alla fine. L'indice di quella mano destra cliccò su uno degli ultimi file.


Apertura file memoria TYLR04222014 in corso...

Attendere...

Operazione riuscita, lettura file in corso...

Lettura conclusa con successo

Avvio riproduzione file



La ragazza nella vasca spalancò di colpo i grandi occhi verdi. Nella sua mente iniziarono a scorrere frammenti di ricordi che pian piano si collegarono tra loro e che vennero riprodotti sullo schermo.



                                         Passo del non ritorno


Ricordo il sole. Ricordo gli alberi. Ma dov'ero? In una foresta forse. Sì, era proprio una foresta, sulle montagne Arkhor se non mi sbaglio. Camminavo, dovevo cercare la legna per il fuoco. Perché ero lì? Ero sola? No, adesso ricordo. Ero insieme a Lauren e Alison, e c'era anche Karen. C'erano tutte le ragazze del gruppo scout. Si ero lì con loro. Greta, anche lei era con me. Non sarei andata senza di lei.
Ricordo che camminavo e pensavo. Non guardai più la strada. Pensavo a quella volta in cui mi persi in un luna park e fu Greta a ritrovarmi. Me ne disse di tutti i colori. Io mi perdo sempre, specialmente nei miei pensieri.
Continuavo a pensare, fin quando non mi resi conto di essermi allontanata troppo. Ero rimasta sola. Un brivido mi corse lungo la schiena, lo ricordo bene. La foresta si era zittita, nessun rumore. Qualcuno mi osservava, ne ero certa. Il sole era scomparso, lo avevano coperto le nuvole. L'atmosfera non mi piaceva, rivolevo la luce.
Un rumore. Sentivo un rumore strano.
Denti. Qualcuno batteva i denti.
Ma da dove arrivava? Non lo capivo. Qualcosa si era mosso tra gli alberi e i cespugli. Iniziai a girare su me stessa, ma non vedevo niente. Un colpo di vento improvviso alzò una nube di terra che mi arrivò negli occhi e iniziai a lacrimare. Lì stropicciai. Nel frattempo iniziai a camminare in avanti, ma inciampai e poi caddi a terra. Sono sbadata, troppo. Ricordo di aver riaperto gli occhi e di essere sobbalzata quando qualcuno mi si pose davanti di colpo. Scattai immediatamente in piedi e poi indietreggiai. Ricordo che davanti a me c'era un ragazzo moro, sulla ventina credo. Era carino. Iniziò ad avvicinarsi con uno sguardo malizioso. Questo non mi piaceva.
«Perché scappi?» Mi si rivolse così, fermandosi a pochi passi da me. «Sembra che tu abbia visto un fantasma.»
«Ti conviene starmi lontano, pratico il Ju-Jitsu da otto anni.»
Ero diffidente e mi misi in guardia.
Scoppiò in una fragorosa risata e dopo riprese a camminare verso me. Fu fermato da un'altra ragazza che s'intromise nella discussione. Esclamò a gran voce «Stai lontano da lei!»
Riconobbi quella voce: Greta!
«Oh che carina, una bambina. Ti sei persa? Dove hai lasciato i tuoi genitori?» Quel ragazzo la prese in giro per la bassa statura. Non sapeva contro chi si era messo.
«La bambina è aggressiva e se non ti allontani subito dalla mia amica, ti strappo le palle e te le faccio ingoiare a forza.»
Ricordo che gli rispose così e che si pose davanti a me.
«Calma tigre, le facevo un po' paura per divertirmi.»
«Divertiti con qualcun altro!» Lo esortò afferrandomi per mano e portandomi via.
Lui rimase fermo.
«Comunque mi chiamo Dan,» urlò lui «se vi va di giocare lasciate le vostre tendine da girlscout e venite da me e i miei amici!»
Ricordo di averla ringraziata per essere arrivata, ma lei m'ignorò.
«Hei Greta, parlo con te, ti sei arrabbiata?»
Già conoscevo la risposta.
«E me lo chiedi pure! Certo che sono arrabbiata. Prima te ne vai in giro senza dirmi niente. Io ti raggiungo e dopo qualche secondo sparisci di nuovo lasciandomi sola in una foresta enorme. Poi, dopo venti minuti spesi per cercare te, ti ritrovo con un ragazzo che probabilmente è un serial killer e vengo in tuo aiuto prendendo le tue difese. Per finire in bellezza non hai neanche trovato uno straccio di legnetto!»
Era molto seccata.
«Prima di tutto quello non è un serial killer, è solo un idiota come tanti. Secondo, sai che a volte può capitare che mi perda nei miei pensieri e che me ne vada involontariamente per conto mio. E per finire...» mi abbassai e presi un pezzo di legno «... ecco il legnetto.»
Mi ero stampata un sorriso sulle labbra. Greta mi tolse di mano il pezzo di legno e me ne diede un colpo in testa. Lieve. Delicata come sempre quando si tratta di me.
«Stupida! Non posso tenerti sempre gli occhi puntati addosso e non posso difenderti a vita, devi responsabilizzarti. Dico sul serio Taylor, devi imparare a cavartela da sola.»
Mi sentivo in colpa. Le ero di peso. Lo sono tuttora. Mi gettai a braccia aperte verso lei e la strinsi in un forte abbraccio.
«Giuro che lo farò, ma ammettilo che mi ami per questo!»
Le stampai un bacio sulla guancia. Mi piace riempirla di coccole, è così adorabile.
Il bene che le voglio è il più sincero e forte. Non so cosa farei se la perdessi.
«Sei sempre la solita! Beh, ricordami di comprarti un collare e un guinzaglio, così magari non ti perdo più.»
Iniziammo a ridere. Quando ride, sto bene. La faccio disperare sempre. Lei mi vede scherzare anche sulle cose più serie. Non le faccio capire che in realtà mi sento morire ogni volta che per colpa mia sta male. Cerco solo di farla ridere. Se glielo facessi capire, si sentirebbe in colpa per tutte le volte che mi rimprovera. Starebbe peggio e io non voglio.
Ricordo il buio. Ricordo la notte. Se non sbaglio era passata qualche ora e il caldo sole diede il cambio alla romantica quanto misteriosa luna. Amo la luna. Vedevo i suoi delicati raggi accarezzare le fronde degli alberi. Lei mi dona sempre una sensazione di tranquillità. Come Greta. Ci riunimmo intorno al fuoco per poi procedere al nostro rito. Il racconto di storie dell'orrore. Per ultima lasciammo la nostra “Horror Lady”, ovvero Lauren. È sempre così angosciante ascoltarla!
«Ebbene ragazze, 'sta notte non vi racconterò qualcosa inventato da me. Ho fatto delle ricerche su questo posto e sono emerse delle vicende dai risvolti raccapriccianti.» Iniziò a spiegare Lauren. Solo due frasi, eppure con quel tono basso e quello sguardo inquietante riuscì a far rabbrividire metà delle ragazze.
«Qui l'unica cosa raccapricciante sei tu.»
Ricordo Greta commentare così le parole di Lauren mentre liberava i capelli ricci e castani dall'elastico che li teneva riuniti in una coda. Tra loro due non correva buon sangue. Si detestavano. Da piccole Lauren la prendeva in giro e spesso la mortificava per il fisico paffuto. Adesso che Greta ha una forma fisica anche migliore della sua, usa il suo unico punto debole per insultarla. Me. «Se fossi in te non scherzerei, c'è un motivo se questa foresta si chiama anche “Passo del non ritorno”.» Affermò Lauren con sguardo serio e impassibile intimorendo tutte. «Ci sono parecchie storie al riguardo, ma adesso vi racconterò quella più famosa.»
Ricordo un particolare silenzio che durò circa dieci secondi. Tutte ci scambiammo sguardi inquietati.
«Circa cinque anni fa, un pullman scolastico con a bordo ventuno ragazzini di seconda media era diretto alla Baita Verde, che era situata al lato opposto delle montagne Arkhor rispetto al punto in cui si trovavano loro. Lì avevano appuntamento con altri due pullman.» Prese una pausa di un secondo scrutandoci tutte. «Non arrivò mai!» esclamò.
«Il conducente, per guadagnare tempo, seguì un sentiero attraversò la foresta che gli avrebbe permesso di tagliare metà della strada, ma si perse. Inoltre bucò uno pneumatico e a causa del tardo orario decise di cambiarlo il giorno seguente. Così lui, il professore e i ventuno ragazzini rimasero a pernottare in quel posto freddo, sconosciuto e lugubre. Si sistemarono tutti dentro il pullman e quando anche l'ultimo degli schiamazzi ebbe fine, un particolare silenzio invase l'area che li circondava. Strane ombre iniziarono a prendere forma e a svanire in un lampo. Losche figure si aggiravano fuori dal pullman e, il dettaglio più inquietante: chiunque si trovasse lì fuori iniziò a sbattere i denti molto velocemente. Tutti nel pullman iniziarono ad allarmarsi, ma il professore riuscì a calmare i ragazzi. Qualcosa piombò sopra il pullman e tutti si zittirono di colpo. Quel qualcosa iniziò a muoversi sul tettuccio fino a cadere sul cofano continuando a sbattere i denti a una certa velocità. L'autista, seduto al suo posto, si avvicinò con cautela al parabrezza per cercare di capire cosa fosse quell'essere dall'aspetto vagamente umanoide. Più lui si avvicinava, più il rumore dei denti rallentava e quando l'uomo si fermò, cessò improvvisamente anche quel rumore. Per una manciata di secondi ci fu un silenzio totale, anche le ombre e le figure parvero scomparire.»
Lauren si bloccò guardandoci intensamente. Ci fissava sfoggiando uno dei suoi sguardi più macabri «BAM!» Urlò facendoci sobbalzare tutte.
Ricordo perfettamente la mano di Greta sulla mia. Ricordo la sua stretta. Così forte da farmi sentire un intenso dolore.
«Quella cosa si fiondò sull'autista sfondando il parabrezza. Urla e pianti ebbero inizio mentre altre cose simili a quella iniziarono a entrare dai finestrini. Alcune attaccarono immediatamente, mentre altre camminavano a testa in giù sul tetto e a quattro piedi in cerca di una preda. Panico e caos regnavano dentro quel pullman. Quelle cose trascinarono via a forza tutti i passeggeri e nessuno fu più ritrovato. C'è chi dice che questa è solo una fantasia, una leggenda, chi invece afferma di aver udito quei rumori o visto delle strane figure. C'è chi ha addirittura avvistato un ragazzino con la faccia ridotta in brandelli vagare, ma una cosa è certa, nessuno qui è al sicuro.» Finì così il racconto di Lauren.
«Tutte cazzate. Enormi, immani cazzate.»
Ricordo Greta convinta nel dire quelle parole.
«Saranno tutte cazzate, eppure hai stritolato così forte la mano della tua ragazza che non credo sia più in grado di usarla. Come farà a soddisfare le tue particolari voglie adesso?» Rispose Lauren, con un sorriso cattivo e malizioso stampato in faccia mentre tutte le altre ridevano di gusto.
La stessa storia, ogni volta. Non le sopportavo.
«Non è la mia ragazza!» Greta si difese arrabbiata.
«Davvero? Ma se le stai appiccicata al culo come una fidanzata gelosa. Non può voltarsi un attimo che ti ritrova davanti.»
Karen, un'altra stronza. Scatenò in Greta una rabbia pronta a esplodere in qualsiasi momento. Ricordo il suo volto. Serio. Solo io capii che quella serietà nascondeva un'espressione ferita. Io riesco a guardare oltre quello che Greta mostra e riesco a capirla. Sono la sola a esserne capace. Stava per sputare in faccia a tutte la sua furia, lo ricordo davvero molto bene. Io la precedetti chiedendo loro di smetterla.
«Vuoi che ci diamo un taglio? Solo se prima vi date un bacetto.» Così Lauren diede il via a una catena di versi di baci rivolti a noi. Greta si alzò e si diresse verso la nostra tenda. Io mi alzai e la seguii. Prima però lanciai a tutte un'occhiata di dissenso.
Entrai nella tenda. Ricordo Greta seduta a terra. Tremava dalla rabbia. Io m'inginocchiai accanto a lei. Cercavo di calmarla.
«Ricordami per quale motivo abbiamo accettato di venire quaggiù con quelle stronze madornali.» L'ultima volta che la vidi così arrabbiata finì col prendersela con me, anche se non centravo niente. Sempre per lo stesso identico motivo. Mi ferì sul serio. Disse che ero un peso, uno sbaglio. Ma io non avevo colpe. Non ne avevo.
«Siamo venute qua per allontanarci dai vari drammi sociali e familiari» Le risposi con la mia solita naturalezza e semplicità.
«Allora perché ho l'impressione che i veri drammi iniziano quando siamo con loro?» Ricordo le sue lacrime agli occhi. Non ricordo invece di aver mai odiato tanto le mie compagne come in quell'istante.
«Ascolta, la verità è che quelle sono delle viscide serpi che si pugnalano alle spalle in continuazione e sono invidiose del nostro vero e sincero rapporto di amicizia.» Sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori nonostante dentro bruciavo dalla rabbia. Apparire infuriata non sarebbe servito a calmarla. L'avrebbe fatta stare peggio. Iniziai ad accarezzarle la schiena, riusciva a calmarla. Greta poggiò la testa sulla mia spalla e si lasciò coccolare un po'.
È davvero adorabile.
Passò circa un'ora quando Greta ed io ci infilammo nei nostri sacchi a pelo. Sentii anche le altre entrare nelle loro tende.
Ricordo della musica. Musica rock in lontananza. Pensai che con molta probabilità fosse quel ragazzo con i suoi amici.
Ricordo delle urla. Iniziai a sentirle un quarto d'ora dopo essermi coricata. Grida che sovrastarono anche il volume alto della musica.
«Greta.» La chiamai scuotendola piano ma si voltò dal lato opposto.
«Greta svegliati!» Insistetti riuscendo poi nel mio intento.
«Che vuoi?»
Si mise seduta e iniziò a stropicciarsi un occhio.
«Non lo senti anche tu?» Le chiesi.
«Questa musica assordante? Si la sento.» Mi rispose guardandomi con un pizzico d'irritazione.
«No, non la musica. Le urla!»
«Senti, a fare sto casino sono quei ragazzi e ti svelo un segreto, i maschi sono stupidi. Vorranno sicuramente spaventarci, ma a prendersi lo spavento saranno loro quando vedranno la faccia di Lauren.»
«Sì, ma...» Greta m'interruppe, mi guardò negli occhi e affermò di avere sonno tornando a dormire. Tornai a coricarmi. Poco dopo sia le urla sia la musica cessarono. Un silenzio non poco inquietante ci circondò.
Ricordo di aver avuto la sensazione che qualcuno si stesse aggirando tra le tende. Poi sentii di nuovo quel rumore. Denti. Continuavano a sbattere senza sosta, a una velocità sempre maggiore come se fosse un tic nervoso.
Ricordo quel rumore rallentare e avvicinarsi alla mia tenda.
«Non è vero, non esiste, non è vero, non esiste, non è vero, non esiste...»
Iniziai a sussurrare queste parole in preda al panico. Serrai gli occhi. Rividi mio padre nella mia testa. Lo stesso uomo che mi diede la vita. Lo stesso uomo che tentò di togliermela.
«Tay! Taylor!» Era la voce di Greta. Mi scuoteva con forza.
Sa che da quell'orribile giorno, durante la notte, posso essere vittima di un attacco di panico.
Ricordo di aver spalancato gli occhi e di essermi zittita di colpo.
«È fuori» le sussurrai intimorendola.
Anche Greta si accorse del rumore dei denti che proveniva dall'esterno. Proprio dietro di lei. Si voltò lentamente. Il rumore cessò.
Un attimo di silenzio totale.
La tensione si poteva percepire sulla pelle.
Si sentiva solo il respiro carico di ansia di Greta.
Ricordo cristallinamente l'attimo in cui la tenda fu strappata. Ricordo di essere stata afferrata per i capelli e di essere stata scaraventata bruscamente fuori dall'accampamento. Ricordo di aver visto tutte le altre essere state catturate, proprio come me. Ricordo le urla. Da quel momento tutto è diventato confuso nella mia mente. Quelle persone, o forse erano animali o cose, non so, ma quegli esseri iniziarono a trascinarci molto velocemente dentro la foresta. Uno di loro mi tirava dalla caviglia tenendola ben salda. L'ultima cosa che ricordo è Greta che, trascinata da qualcun altro poco più avanti di me, gridò il mio nome sovrastando le urla delle altre ragazze. Poi buio.


Fine riproduzione file



Qualche altra parola

Buonasera a tutti voi che siete arrivati fin quaggiù. Dopo un lungo periodo di pausa, riparto con questa storia che, ribadisco, partecipa al contest "The Melancholy Spirit - Dark Horror Story".
Questo non è il mio lavoro migliore, ma spero che possa ugualmente esservi di gradimento.
Vi invito, per chi volesse, a recensire. Ve ne sarei grata!

Grazie per l'attenzione.


Bloody Q
   
 
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