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Autore: Pervinca95    31/05/2015    27 recensioni
Avete presente "La guerra dei mondi" di Steven Spielberg? Ecco, immaginate qualcosa di vagamente simile in cui i protagonisti, però, sono due ragazzi del liceo e il cui unico sentimento capace di accomunarli è l'odio reciproco: David Trent e Sarah Anderson.
Il primo è il tipico bello e dannato, arrogante fino al punto giusto e indisponente oltre i limiti dell'immaginazione.
La seconda è una ragazza come tante, determinata e testarda, che non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno; al contempo, però, è anche sensibile e dolce, un'inguaribile romantica.
*REVISIONE E CORREZIONE IN CORSO- POSSIBILI AGGIUNTE*
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Dal capitolo tredici:
Con la mano libera mi afferra il polso e lo stringe.- Sarei comunque in grado di fermarti in tempo, quindi la tua minaccia non mi sfiora nemmeno di striscio-
Sollevo un sopracciglio scettica.- Non è vero, non ce la faresti- replico convinta.
- Vuoi scommettere?-
- Ci sto-
- Ok, allora, se io vinco...- Fa una pausa e guarda il soffitto in fase meditativa, dopo poco riporta lo sguardo su di me, ma una strana luce illumina i suoi occhi.- Se io vinco tu dovrai spogliarti-
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Sono già trascorse due ore da quando siamo entrati in questo immane deposito di armi. David ha raccolto la dinamite all'interno di un sacco di logora stoffa, con la speranza che durante il tragitto verso casa non si rompa e non mandi in fumo tutta la nostra fatica ed il nostro piano. 
Ma ancora manca il detonatore. Ogni volta che alzo la testa ed osservo la grandezza di questo posto e la quantità di armi in esso contenute, mi sento sconfortata. Ho il pressante timore che impiegheremo più tempo di quanto ne abbiamo a disposizione. Anche se più volte, per la mente, mi è passato il dubbio che forse un detonatore non ci sia, e che magari stiamo solo perdendo tempo. Ma David è sicuro che si trovi qui da qualche parte, perciò mi fido delle sue parole e persisto nella mia ricerca. 

Sposto con delicatezza una cassetta di legno su cui è minacciosamente marchiata la parola "dangerous" e la apro. Suppongo siano delle bombe a mano, piuttosto inquietanti oltretutto. Ogni arma qui presente mi fa salire l'ansia, perché ho sempre paura che mi possano scoppiare tra le mani da un momento all'altro. Perciò ripongo la cassetta a terra facendo attenzione a smuoverla il meno possibile.
Sbuffo pesantemente e mi passo una mano sulla fronte. Sgranchisco la schiena e ricomincio la mia ispezione, sperando porti a qualche esito positivo. 
Un tonfo assordante mi fa sobbalzare impaurita. Mi volto di scatto e punto i miei occhi sgranati dal terrore su una frana di armi e casse pesanti a pochi metri da me.
Lì per lì resto impietrita, subito dopo un pensiero mi trapassa la mente come un proiettile. David. 
Tiro un calcio ad un qualcosa di non identificato ed inizio a correre verso la catasta di armi.

- Oh mio Dio- sussurro terrorizzata.- Oh mio Dio- ripeto con un tono più alto. 

Mi passo le mani fra i capelli e cerco David con lo sguardo. Non può essere sotterrato sotto questa montagna... No, non è possibile. 

- David!- urlo disperata, fiondandomi sul cumulo per spostare le armi. Con una furia cieca lancio tutto ciò che mi capita sottomano e tento di scavare sempre più a fondo.- David, ti prego!- grido ancora, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. 

- Dio!- sbotto straziata, ritirandomi dalla catasta per prendermi i capelli fra le mani.- David!- urlo scuotendo la testa. 
Non voglio credere che sia seppellito là sotto. Mi sento morire al solo pensiero. Lui non può essere...
Mi scaglio un'altra volta contro la montagna di armi e con il doppio della velocità scavo in profondità, graffiandomi le mani e spezzandomi le unghie. 

- Che stai facendo?- Sposto di colpo lo sguardo ed i miei occhi incontrano quelli di David oltre il cumulo di macerie. Mi sta osservando con un sorrisetto divertito pennellato sulle labbra. Uno di quei suoi sorrisetti usati per sfottere. 

Il cuore rallenta la sua folle ed incessante corsa, mentre la rabbia si fa padrona della mia mente. 

- Razza di deficiente- sbraito ritirando le mani e pestando le varie armi per giungere dalla sua parte.- Cosa accidenti ti costava rispondere? Eh?- Giungo davanti a lui, che persiste a fissarmi con quell'odioso sorriso, e gli tiro un pugno sul petto.- Volevi farmi morire? Ti ho chiamato un sacco di volte.- 

- Uh, siamo nervosetti?- mi canzona sollevando un sopracciglio.

Non so se il mento mi sia già caduto a terra, ma le braccia sicuramente sì. 
Il mio sguardo s'infiamma come la torcia olimpica e sono costretta ad inspirare profondamente per mantenere la calma. Espiro con lentezza e rilasso i muscoli. 

- Vuoi forse scherzare, ibrido decerebrato che non sei altro?- sbraito mandando in fumo i miei tentativi di contenere la rabbia.- Quando fai così ti prenderei a schiaffi- confesso scuotendo il capo.- Pensavo che tu fossi stato sommerso da quell'ammasso di roba- urlo indicandolo.- Ti ho chiamato un sacco di volte e... quando non mi hai risposto...- Vengo scossa da un brivido e mi stringo nelle spalle.- Sei proprio uno stupido- dico in un sospiro, appoggiando la testa sul suo petto.

Mi cinge i fianchi e mi attira a sé, poi sento le sue labbra sui capelli far pressione per farmi alzare la testa.- No, sei uno stupido. Non ti voglio nemmeno guardare- borbotto imbronciata.

- Nervosetta?- sussurra divertito.

Alzo lo sguardo di scatto e lo punto nel suo.- Vuoi scherzare?- 

Si apre in un mezzo sorriso beffardo ed abbassa la testa, finendo per posare le labbra su una mia guancia.- Era l'unico modo per farmi guardare da te. Sei molto suscettibile alle provocazioni. Lo sei sempre stata- mormora depositando dei piccoli baci sulla scia di una lacrima.

- Mm... non sei così stupido, a volte- gli concedo con un'alzata di spalle.

Ridacchia sulla mia pelle e mi stringe a sé, dopodiché ritrae la testa e mi guarda intensamente negli occhi. In meno di un secondo il suo sorriso si spegne ed il suo sguardo s'incupisce. Come se io gli avessi ricordato qualcosa di spiacevole o gli avessi fatto formulare dei pensieri negativi.

- A cosa stai pensando?- gli domando in un sussurro. 

Insiste a fissarmi con quei suoi occhi profondi senza proferire parola per una manciata di secondi, alla fine sospira e sposta l'attenzione sul cumulo di macerie accanto a noi.- Non credo che sia una buona idea- prorompe increspando le labbra.- Intendo il piano.-

Corrugo la fronte ed inclino il capo.- E perché non dovrebbe? È l'unico modo alla nostra portata...-

- Non è alla nostra portata- ribatte improvvisamente nervoso. Torna a guardarmi e slaccia le mani dai miei fianchi per distanziarsi di qualche centimetro. Scuote il capo e si passa una mano fra i capelli con uno sbuffo.- Tu non capisci.-

- E cos'è che non capirei? Sentiamo- lo incito con un gesto della mano.- Sai benissimo che potremmo non uscirne mai più da questa situazione. Potremmo continuare a sopravvivere in queste condizioni per quanto ancora? Forse fino a quando non verremo scoperti e...- Deglutisco e resto immobile ad osservare i suoi freddi e distaccati occhi, incapace di pronunciare quell'ultima parola. Poi volto la testa ed appoggio lo sguardo sul pavimento, mentre con i denti mi massacro l'interno guancia. 

- È questo il punto- pronuncia lentamente.- Tu pensi solo a quando questo finirà, a come sarà la nostra vita dopo quest'inferno, ma mai al modo in cui questa tanto proclamata fine arriverà. Dimentichi sempre il passaggio più importante.- 

Scuoto piano il capo e stringo gli occhi.- Non è affatto vero- affermo puntando lo sguardo nel suo.- Ci penso continuamente e...-

- Allora ci pensi in modo molto superficiale- m'interrompe con freddezza.- O forse non hai capito bene- conclude contraendo la mascella. 

- D'accordo- accondiscendo allargando le braccia.- Io non ho capito niente. Quindi cosa vuoi fare? Mandiamo tutto a monte per delle tue insicurezze? Decidi tu dato che sei l'unico che capisce.-

Riduce gli occhi a due fessure e m'indica.- Ma ti rendi conto di cosa stai parlando?- domanda alzando il tono di voce.- Di cosa dovrei essere sicuro secondo te? Si tratta di far saltare in aria dei mostri con la dinamite, non di giocare con le bambole! Metto in gioco tutto senza sapere quale potrà essere l'esito! Hai idea di quanto mi costi?- 

- Sai, non sei l'unico a trovarsi in questa fantastica situazione- replico con sarcasmo.- Siamo in due. E l'affronteremo insieme fino alla fine.- 

- Non saremo insieme- controbatte sempre più innervosito.- Ci dovremo dividere ed ognuno dovrà fare la sua parte nel miglior modo possibile.- 

- E qual è il problema?- sbraito gesticolando.

- Il problema è che dovrò vederti attirare quei mostri nel punto in cui piazzeremo la dinamite!- grida avvicinandosi.- Chi mi dà la certezza che ne uscirai sana e salva? Chi mi dice che ce la farai a correre da me prima che io debba far saltare tutto in aria? E tu queste le chiami insicurezze?- S'inumidisce le labbra e sospira pesantemente.- Ho paura, Sarah- ammette voltando la testa e perdendo le sue pozze d'ambra nel nulla.- Come non ne ho mai avuta in vita mia- termina in un flebile sussurro.

Rimango ferma sul posto, con gli occhi pieni di tristezza ed il cuore che batte rapido. Mi fa male vederlo così, vederlo soffrire per me. È una specie di pugnalata al cuore, ma non abbiamo altre possibilità. Solo una, con la speranza che vada a buon fine.

Intreccio le dita e ci gioco agitata.- Scusa- mormoro fissando le mie mani. Lo sento girarsi verso di me e deglutisco in difficoltà.- Non... non avevo capito che ti stavi riferendo a me. Mi rendo conto che sarà estremamente rischioso, ma... se ci fosse stata un'alternativa  l'avremmo già adottata, no?- domando retoricamente.- Insomma... mi dispiace per quello che ho detto- concludo sollevando gli occhi su di lui.

Lo sguardo che mi restituisce è per metà serio e per metà tranquillo. Probabilmente è solo una mia sensazione o un frutto della mia immaginazione, anche perché sta continuando ad osservarmi senza pronunciare una sola sillaba. E la cosa non è affatto positiva, ma solo capace di farmi agitare ulteriormente.

Ad un tratto scuote la testa e sbuffa, tira un leggero calcio ad un ciottolo sul pavimento ed incrocia le braccia sul petto.- Farò venire con me Kevin- esordisce sicuro.

- No, no- ribatto avanzando.- David ti prego, ne abbiamo già parlato- lo supplico posando le mani sui suoi avambracci. Mi scruta profondamente con i suoi severi pozzi d'ambra ed irrigidisce la mascella.

- David- lo chiamo in un sussurro, scuotendolo piano.- Ascoltami bene, anche io ho paura. Forse fino a qualche mese fa non conoscevo nemmeno che cosa fosse la vera paura, ma adesso lo so. E so anche che sono capace di affrontarla quando sei con me. Non possiamo continuare a farci logorare e mangiare da questo terrore, dobbiamo reagire. Me lo hai detto proprio il giorno in cui è morto Bim. Mi hai spronata a reagire e a tirare fuori il coraggio. Te lo ricordi? Non abbiamo altre soluzioni. Qui non c'è un'altra scelta plausibile. È l'ostacolo più grande che ci toccherà affrontare, ma insieme possiamo farcela, possiamo scavalcarlo. Ti prego, abbi fiducia in me. Ti prometto che tornerò da te e che correrò più veloce del vento solo per raggiungerti. Credimi David, tornare tra le tue braccia è l'unica cosa che desidero davvero. Ce la farò. Non sono mai stata così tanto sicura in vita mia- concludo con un piccolo sorriso.

Si morde un labbro, si volta a guardare da un'altra parte ed infine sospira. Abbassa la testa ed adagia la fronte sulla mia, avvicinandosi per baciarmi la punta del naso.- Scusa- pronuncia in un sospiro.- Non volevo alzare la voce- asserisce seriamente.- E non volevo nemmeno dirti quelle cose- aggiunge depositando un bacio a stampo sulla mia bocca.

Lo abbraccio e sorrido sul suo petto.- Sei perdonato.-

Mi sposta i capelli su una spalla e si china per appoggiare le labbra sul mio collo. Rabbrividisco d'istinto ed affondo il viso nel suo torace per ispirarne l'odore. L'unico che mi faccia sentire a casa e che riesca a tranquillizzarmi.

- È evidente, no?- domanda sfiorandomi l'orecchio con la punta del naso.

- Cosa?- 

Posa le mani sui miei fianchi e mi stringe a sé.- Che quando si tratta della mia nana perdo la testa.-

Sollevo un sopracciglio e mi allontano per guardarlo negli occhi.- E questo dovrebbe suonare romantico? La mia nana?- 

- Be'- inizia a dire, con un ghigno divertito ed un'alzata di spalle.- Una cima non sei, ma...- Corruga la fronte ed il suo sguardo si fa interrogativo.- Chissà come vedi le cose da laggiù, probabilmente riesci a vedere le formiche più grandi rispetto a come lo vedo io, essendo tu più vicina al livello della terra- ipotizza trattenendosi a stento dal ridere.- Ma non temere- aggiunge dandomi una leggere pacca sulla testa.- Rimani sempre e comunque la mia nana preferita.- 

- Saluta questa nana, perché tra poco di te non rimarrà che un cumulo di polvere- lo minaccio scherzosamente, aprendomi in un sorriso. 

Ride di gusto, facendomi riscaldare il cuore, e mi attira di nuovo a sé, cullandomi piano tra le sue braccia.- La cosa certa e su cui non si discute è che sei mia- bisbiglia al mio orecchio, prima di farmi voltare la testa per baciarmi dolcemente. Sorrido sulle sue labbra e poco dopo mi allontano sia per riprendere fiato che per colpa della mia coscienza che mi richiama al dovere.

- Dobbiamo cercare il detonatore- gli ricordo, mentre con la bocca sfioro il suo mento. 

Mi prende il volto tra le mani e punta i suoi occhi, adesso seri, nei miei.- Me lo giuri, vero? Me lo giuri che tornerai subito da me qualsiasi cosa accada, anche se andasse tutto storto?- 

Annuisco.- Te lo giuro. Qualsiasi cosa accada.- 

Resta a fissarmi con un'intensità tale da scuotermi in ogni parte del corpo e della mente, dopodiché si fionda sulle mie labbra e ci deposita una marea di piccoli baci frenetici.- Ricorda bene il tuo giuramento, perché se ne verrai meno sarò io a correre da te- afferma risoluto. 

Annuisco con sicurezza, mentre la mia mente soppesa ognuna delle sue parole come fossero macigni. Alla fine riprendiamo ad occuparci della nostra ricerca, nella speranza di un esito positivo. 






Dopo circa un'altra ora di ricerca tra le mie mani giunge qualcosa di molto pesante e simile a ciò che stiamo disperatamente cercando. Lo soppeso e lo esamino da più angolazioni, scrutando la leva arrugginita e verdastra che immagino sia fondamentale per la riuscita del piano. 

- David?- lo chiamo voltandomi dalla sua parte.- Forse ho trovato qualcosa.-

Lo sento correre da me mentre io continuo ad osservare l'attrezzo che tengo tra le mani.

- Accidenti è questo!- esclama su di giri.

Sorrido e punto lo sguardo nel suo illuminato dalla gioia. Mi restituisce l'occhiata e subito dopo prende il detonatore, lo appoggia a terra e mi abbraccia.- Ci si avvicina ad una probabile fine- afferma baciandomi i capelli.- E se tutto andrà secondo i piani potremmo comunicarlo a tutte le centrali militari dello Stato.-

Alzo la testa e lo guardo negli occhi.- E come faremo a far sapere che farli saltare con la dinamite serve ad eliminarli?- 

Sorride sghembo e mi scocca un'occhiata beffarda.- Con chi credi di parlare? Ti ricordo che hai difronte a te niente popò di meno che la perfezione- si vanta con una scrollata di spalle.

Rido e gli mollo un leggero pugno sul petto.- Dai, sto dicendo sul serio.- 

- Credi che io stia scherzando?- insiste divertito, iniziando a cullarmi.- Sulla mia evidente perfezione non scherzo mai.-

- Evidente- ripeto scettica, alzando un sopracciglio.

- Esatto- sussurra con un sorriso, facendosi sempre più vicino alla mia bocca.- Evidente come molte altre cose- mormora sfiorando le mie labbra con le sue. Mi faccio più vicina e le catturo in un piccolo bacio che viene immediatamente corrisposto, come se lui non avesse aspettato altro che una mia mossa.
Porta una mano sul mio viso e mi accarezza teneramente una guancia, finendo per farmi rabbrividire. 

- Mi fai il solletico- lo informo ridacchiando. Cerco i suoi occhi e li trovo che mi osservano divertiti e con così tanto amore da farmi battere furiosamente il cuore.- E comunque non mi hai ancora detto come faremo a comunicare con le altre basi militari- gli ricordo.

Si distanzia e m'indica una piccola e malridotta scala a chiocciola dietro le sue spalle.- Ho fatto una piccola perlustrazione, e proprio lassù si trova una centrale di controllo ancora funzionante- spiega alzando la testa per guardarla.- Se il nostro piano andasse a buon fine e riuscissimo a distruggere le macchine che attireremo nella trappola... Be' potremmo tornare qua e comunicarlo a tutte le centrali dello Stato, cosicché possano diffondere la notizia in tutto il pianeta ed impiegare la dinamite per porre fine a quest'inferno- conclude tornando a posare gli occhi su di me.

- Wow- esclamo impressionata e con la bocca mezza spalancata.

- Cosa?- mi canzona sghignazzando.

- Sei un genio- mi tocca ammettere con un certo orgoglio per lui.

Si batte le mani sul petto e le alza con un che di spavaldo.- Sempre sostenuto- afferma con un'espressione compiaciuta. 

Rido e raccatto da terra il detonatore.- Dai, ora prendiamo la dinamite ed andiamocene di qui. Mi fa un certo effetto questo posto. È inquietante- noto guardandomi attorno con uno sguardo torvo. 
David rimane in silenzio, e così torno a concentrare la mia attenzione su di lui. I suoi occhi si sono rabbuiati e la sua postura si è irrigidita un'altra volta, mentre sul suo volto si leggono nitidamente le preoccupazioni e i dubbi che lo assillano. 

- Appena usciremo di qua inizierà tutto- afferma con serietà, perforandomi con lo sguardo. Fa una pausa significativa durante la quale la paura inizia a farsi sempre più concreta nella mia mente.- Sei pronta?- 

Deglutisco e per un attimo ascolto il battito del cuore nelle orecchie. Dopodiché inspiro profondamente ed annuisco con convinzione.- Sono pronta.-






Siamo nascosti dietro ad un palazzo, in una stretta via lontana dalla nostra abitazione e dalla caserma, così ha detto David. Abbiamo corso a perdifiato per una quantità di tempo incommensurabile, forse un'ora o forse solo dieci minuti. Ad ogni passo da bendata ho sentito la paura crescere e diffondersi come un'infezione. Completamente in balia dei miei sensi e della mia mente. 
Fino a poco tempo fa ero io quella che cercava d'infondere coraggio a David, adesso mi sembra di aver perso tutta quella verve, risucchiata nel vortice del terrore. 
Ciò che più mi fa agitare è l'aver visto David, per la prima volta, così tanto impaurito. 
Appena abbiamo messo piede in questa strada ha cercato di abbassare la leva del detonatore per sentire quanto fosse pesante, in modo da poter far a cambio di ruoli. Io col detonatore in mano e lui ad attirare i mostri. Ma sfortunatamente per lui la leva non si è abbassata facilmente, anzi tutt'altro. Perciò le nostre parti sono rimaste invariate. 
Solitamente era lui quello che mi spronava e che mi donava sicurezza con la sua di sicurezza. È sempre stato la mia colonna portante. Adesso che lo vedo bacillare mi sento come... come se fossi scoperta e priva di un appoggio solido. Mi sento traballante ed instabile. Priva di quella sicurezza che mi stava aiutando a controllare i miei attacchi di panico. 
Ed ora che siamo giunti fin qua non c'è nessuna possibilità di tornare indietro. So bene che se solo facessi presente a David tutti questi miei dubbi, ci metterebbe tre secondi a riportarmi a casa, chiudermi lì e correre da Kevin. Ma sono io a non voler tornare indietro. Voglio stare al suo fianco fino alla fine, comunque vada. Nel bene e nel male. Sempre. Anche se, come in questo momento, la paura mi divora da dentro e mi rende difficile la concentrazione.

Mi sento attaccare con le spalle al muro ed immediatamente dopo, sui miei occhi, si posa un velo di oscurità.- Ti tolgo la benda, d'accordo?- mi domanda David, fiatando sul mio viso. 

Annuisco soltanto, sentendo la saliva mancare ed il respiro farsi più concitato.

- Guarda subito me, non concentrarti su altro- mi ordina tra il perentorio ed il dolce. 

Annuisco ancora e deglutisco a fatica mentre avverto la benda scivolare via dai miei occhi chiusi. Li apro lentamente e li punto in quelli lucenti e concentrati di David, cercando di non farmi distrarre dallo sfondo rosso che vedo oltre la sua testa. 

Mi prende il viso tra le mani e si fa più vicino.- Tutto bene?- domanda con uno sguardo apprensivo. 

- Tutto bene- riesco a dire sotto i suoi occhi indagatori. Non voglio mostrargli quanto invece tutto non stia andando bene, quanto io sia terrorizzata dalla sola idea di andare allo scoperto per attirare quei mostri vicini e di quanto abbia paura di perderlo per un mio stupido errore. È questo il punto: ho troppe responsabilità che mi gravano sulle spalle. Un mio passo falso e tutto andrebbe a monte. E la cosa più folle è che quest'immenso terrore di sbagliare mi sta salendo minuto dopo minuto, quando fino ad un'ora prima non ci stavo neanche pensando. 
Forse perché solo adesso si sta concretizzando quello che per giorni ho immaginato nella mente, o forse perché prima mi rifiutavo di comprendere fino in fondo. 

- Adesso devo andare là in mezzo- mi comunica indicando con un cenno del capo il viale perpendicolare alla nostra stretta viuzza.- Devo piazzare la dinamite al centro e collegarla al detonatore. Ci metterò il minor tempo possibile. Tu devi aspettarmi qua senza muoverti. Chiaro?- 

Annuisco convulsamente e deglutisco ancora.- Sta' attento, ti prego- sussurro con un filo di voce.

Si apre in un piccolo sorriso e mi bacia rapidamente a stampo.- Chiudi gli occhi- ordina con un tono calmo e pacato. 

Ubbidisco alla sua richiesta e subito dopo mi ritrovo a sorridere. Esattamente nel momento in cui avverto le sue labbra prima su una e poi sull'altra palpebra.- Torno subito- mormora distanziandosi e lasciandomi scoperta. 

Rabbrividisco e mantengo per altri secondi gli occhi chiusi, ma appena lo sento scattare ed iniziare a correre li apro di colpo, spalancandoli come fanali.
Tant'è la mia attenzione sulla sua figura che si allontana rapida, che non faccio neanche caso a tutto ciò che mi circonda. Lo osservo correre per metri e metri con il sacco logoro in una mano mentre sottobraccio tiene il detonatore ed i suoi cavi. 
Ad un tratto si ferma, si guarda attorno con una certa tensione ed inizia a rovesciare il contenuto del sacco sulla strada, creando una piccola montagna. 
Ormai non noto nemmeno più il battito impazzito del mio cuore, sta diventando un'abitudine.  Solo che stavolta non mi sembra di avere il cuore nel petto, ma incastrato nella gola. 
Lo vedo allacciare i due cavi a due bussolotti di dinamite e collegarli poi al detonatore. Ricontrolla che siano attaccati bene ed infine afferra il detonatore, sciogliendo i cavi e lasciandoli cadere sull'asfalto man mano che torna verso di me.
Dopo qualche minuto di tensione allungo un braccio e lo agguanto per tirarlo al riparo tra i due palazzi. 
Gli concedo giusto il tempo di appoggiare il detonatore a terra, poi gli salto letteralmente addosso, aggrappandomi a lui come un koala. 

Ridacchia nel mio orecchio e mi stringe a sé.- Che caloroso bentornato- ironizza affondando il viso tra i miei capelli sul collo. 

Chiudo gli occhi ed inspiro a fondo il suo odore.- Ce l'hai fatta- sussurro emozionata, baciandogli l'orecchio. 

Mi chiude tra il muro ed il suo petto e ritrae la testa per guardarmi profondamente.- Devi farcela anche tu- afferma con gli occhi lucidi, forse per la corsa. 

- Te l'ho giurato- ricordo con un piccolo sorriso. Alzo lo sguardo ed osservo alcuni suoi ciuffetti ribelli sulla fronte, li prendo tra le dita e ci gioco.- Ce la farò- confermo risoluta, probabilmente più per convincere me stessa.

Sospira pesantemente ed abbassa il capo, finendo per appoggiare la fronte contro la mia.- Vorrei che le nostre parti fossero invertite, vorrei che quella leva fosse meno arrugginita e che potessi abbassarla tu- confessa con un altro sospiro. 

- Andrà tutto bene- dico soltanto, troppo provata per aggiungere altro.
 
Annuisce piano e torna a guardarmi. E nel suo sguardo leggo così tanta preoccupazione, così tanta paura e così tanta tensione da farmi, per un attimo, venir voglia di piangere. 

- Torna subito da me appena si saranno avvicinati. Non m'importa di quanto e non m'importa nemmeno se saranno vicini o meno alla dinamite, tu devi tornare da me- scandisce con un'occhiata perforante e decisa.- Sarah...- Mi tocca i capelli fino a far scivolare il palmo sulla mia guancia. S'inumidisce le labbra ed abbassa per un secondo la testa, ma subito la rialza e ripunta i suoi pozzi d'ambra fusa nei miei occhi.- Sei ciò che ho di più importante al mondo. Non mi abbandonare, ti prego. Torna da me il prima possibile- asserisce con un tono più rauco.

Restiamo a fissarci intensamente per del tempo, non sapremo mai quanto. Alla fine lo abbraccio stretto e lo stesso fa lui, quasi stritolandomi tra le sue braccia. 
Mi tira delicatamente i capelli ed appena dopo mi ritrovo la sua bocca sulla mia che si muove con una disperazione che non gli avevo mai sentito prima. Stringo delle sue ciocche di capelli tra le mani e lo attiro più vicino a me, facendo combaciare i nostri petti e i battiti furiosi dei nostri cuori.
 
Mi prende una mano e se l'appoggia su un pettorale.- Lo senti questo?- domanda col fiato corto a pochi millimetri dalle mie labbra.- Questo batte per te. Non farlo smettere mai- sussurra prima di ricominciare a baciarmi, facendo arrestare il mio di battito. 

- Ti amo, David- bisbiglio sulla sua bocca, andando poi a nascondere il viso nel suo collo. 

In risposta mi stringe a sé e continua a cullarmi dolcemente, mentre dissemina la mia spalla, i miei capelli ed il mio viso di piccoli baci. 

Trascorrono ancora dieci minuti buoni prima che ci si divida per andare a ricoprire i nostri ruoli. Minuti pieni di raccomandazioni e di abbracci silenziosi.
Inspiro profondamente ed osservo il cumulo di dinamite che dovrò raggiungere tra pochi secondi. Il cuore mi lancia una fitta e la vista per un istante mi si appanna dal terrore. 
Espiro lentamente e mi volto verso David.- Vado- pronuncio agitata. 

Lui non dice nulla, si morde un labbro ed annuisce. E così parto, scatto in una corsa non troppo rapida per conservare le forze per la corsa successiva, quella decisiva. 
Non so, ma mentre le mie suole toccano lo sporco e fetido asfalto, mi sento strana. Come se non riuscissi a realizzare per davvero ciò che sta succedendo, come se il mio corpo e la mia mente fossero scollegati. Da una parte sento il mio corpo pesante, dall'altra la mente leggera per via dell'impossibilita di formulare un singolo pensiero. Una sensazione paradossale.

Raggiungo il punto indicato e mai per una volta decido di voltarmi verso David. Sarei troppo tentata di correre da lui e di mandare in fumo tutto quanto. Un lusso che non voglio assolutamente permettermi. Devo farcela con le mie forze. E so che posso farcela. 

Il mio sguardo si stende lungo la devastazione più totale, lasciandomi impietrita. 
Come la prima volta che vidi quest'orrore, il mio stomaco comincia a ribellarsi e a farmi salire dei conati di vomito che prontamente ricaccio indietro. 
Mi appoggio due dita sulle tempie martellanti e cerco di raffreddarle con il mio sudore ghiaccio. Ma non sento nessun giovamento, anzi. 
Sbatto più volte le palpebre e dischiudo le labbra per prendere dei grossi respiri e calmarmi. 

E mentre i secondi scorrono inesorabilmente e la temperatura del mio corpo sembra oscillare tra il caldo ed il freddo, avverto una vibrazione che mi fa alzare di scatto la testa e sgranare gli occhi. 
In meno di un secondo mi trasformo in una statua di pietra. Immobile. 
Anche se la mia mente incita le mie mani a muoversi, loro rimangono ferme, come se si fossero paralizzate.
E subito dopo sento salire quella tanto familiare sensazione di terrore puro. Quella che oscura la vista e che fa impazzire il cuore. Quella che ero stata in grado di accantonare per settimane, quella che avevo imparato a controllare. 
Chiudo gli occhi, senza quasi accorgermi che i miei denti battono e che le dita mi tremano, e cerco di riacquistare il controllo della mia mente.
La prima persona a cui penso è David. Espiro piano e rilasso i muscoli del corpo. Ripenso a quanto sia fondamentale la riuscita di questo piano e a quanto le nostre vite cambierebbero se tutto finisse. Ripenso alla mia famiglia e al momento in cui riabbraccerò ognuno di loro. Ripenso a Clarice, a Kevin e agli altri ragazzi nella casa, persino a Jessica. Ripenso a Bim e a TJ, a come le loro morti non siano state invane... Ed è questo, proprio questo a farmi riaprire gli occhi e a convincermi che posso lottare anch'io per qualcosa e per qualcuno che amo, che posso farcela, che posso donare un futuro migliore a David e a tutti gli altri. Che posso farlo solo con quel coraggio che ho sempre creduto di non possedere. 

Alzo la testa e punto lo sguardo al cielo. Immediatamente dopo, dalla mia bocca, parte l'urlo più forte e acuto che abbia mai cacciato in vita mia. Continuo ad urlare finché non inizio ad avvertire che la vibrazione sta dirottando verso di me e che man mano si fa più vicina. 
Mi fermo per riprendere fiato mentre all'orizzonte individuo la testa di uno di quei mostri. 
Porto le mani attorno alla bocca e ricomincio a gridare. E proprio mentre l'enorme macchina si fa più vicina, percepisco un'altra vibrazione che mi fa gelare il sangue nelle vene. 
Volto la testa alla mia destra e scorgo l'imponente testa di un secondo mostro. 
Loro avanzano ed io rimango immobile, ma stavolta non per la paura. 
Mentalmente continuo a convincermi che ce la farò e che ne usciremo tutti sani e salvi, dandomi così la forza ed il coraggio per affrontarli. 

- Sarah torna qui!- sento gridare a David. Lo evito, pur sapendo di farlo soffrire, e mi concentro sui due esseri che distanziano da me ormai pochi metri. 
Posso farcela. Devo solo farli avvicinare il più possibile senza farmi catturare. 
Stringo le mani sudate in due pugni e deglutisco agitata. 

I loro tentacoli si muovono come serpenti, sbattendo le teste le une con le altre come se fossero divertiti. Ed i loro occhi mi esaminano con fare circospetto, ma al tempo stesso con curiosità. 
Rabbrividisco e continuo a controllare i loro movimenti.

La terra sotto i miei piedi trema ed io mi ritrovo a traballare e a tenermi in equilibrio con le braccia. Poi un tentacolo si scaglia contro un massiccio edificio e lo dilania, sparando in tutte le direzioni macigni di cemento e provocando un frastuono assordante. 
Mi copro le orecchie e mi volto su un fianco per proteggermi dai detriti, chiudendo gli occhi per evitare di farci entrare qualche scheggia della nube di polvere che mi sta avvolgendo. 

- Sarah!- urla David, scuotendomi profondamente. Perché nel suo tono di voce percepisco non solo preoccupazione, ma anche disperazione ed impotenza. Un mix di sensazioni che non gli ho mai visto manifestare, nemmeno nei momenti più difficili. 

Il boato cessa ed io ritorno a guardare davanti a me, stringendo gli occhi per osservare oltre la coltre grigia che aleggia nell'ambiente. 
Improvvisamente un tentacolo mi compare davanti e mi punta addosso il suo enorme occhio privo di pupilla. Strillo per lo spavento e retrocedo di qualche passo, finendo per pestare un bussolotto di dinamite.
Deglutisco in difficoltà mentre una goccia di sudore mi scivola dalla tempia lungo il contorno del viso.

- Sarah accidenti torna qua!- continua ad urlare David, stavolta con una sfumatura di rabbia. 

Non posso. Non posso correre da lui adesso. Prima devo farli avvicinare alla dinamite, o tutti i nostri sforzi saranno stati inutili. Vorrei urlarglielo, ma la paura mi ha bloccato il respiro in gola. 
Il tentacolo oscilla davanti a me, dissipando la coltre di polvere e rendendo visibile il suo intero corpo madre ancora troppo distante. 

Mi volto di scatto ad un rumore simile al ferro arrugginito che si piega. Ed è proprio in quel momento che i miei occhi si posano sui piedi dell'immenso mostro che stava arrivando dalla mia destra. Alzo lentamente la testa col cuore che batte frenetico, aspettandomi da un momento all'altro il peggio. Perché esattamente sopra di me sono radunati quattro lunghi tentacoli che mi puntano col loro inquietante occhio. 
Stavolta retrocedo in direzione di David, non perdendo mai di vista tutte quelle iridi che mi osservano con appetito. 
E in meno di dieci secondi se ne aggiungono altre quattro, alcune delle quali si allungano verso di me per provare a toccarmi. Le scanso riluttante e dirotto verso la dinamite, cercando di trarre i due corpi madre ancora più vicini.

- Sarah! Adesso basta!- sbraita David con più vigore di prima.- Dannazione torna qua!- 

Scuoto piano la testa ed abbasso erroneamente lo sguardo sui piedi dei due mostri che si muovono verso di me. 
D'un tratto tutto si fa confuso. Sento David urlare il mio nome talmente forte da perforarmi le orecchie e per un attimo il mio cervello va in black out. Poi riacquisto lucidità e mi scanso appena in tempo, proprio prima che un tentacolo mi avvolga tra le sue squame aperte. 
Rotolo su un fianco e mi rialzo rapidamente. Poi comincio a correre e salto dietro la montagna di dinamite, facendomi inseguire dalle due macchine. Mi volto a guardarle col cuore in gola e mi rendo conto della loro prossimità al cumulo di esplosivo. 

- Ora Sarah!- grida David. Stavolta ubbidisco e dirotto verso di lui, dando il via alla corsa più importante della mia vita. Quella decisiva, quella che decreterà il mio diritto alla vita, quella conclusiva.
Il vento mi frusta la pelle mentre i miei piedi quasi volano sull'asfalto, facendomi bruciare tutti i muscoli del corpo e gli occhi.

- Più veloce Sarah!- m'incita la mia meta in persona, tendendo un braccio verso di me. 

Stringo i denti per contenere il dolore ed intensifico la velocità, sentendo male persino ai polmoni e alla gola. 
Ma devo farcela. Posso farcela. Posso farcela per tutti coloro che sono morti, per Bim e TJ, per coloro che nasceranno, per le persone che amo e soprattutto per David. 
Lui che è sempre stato al mio fianco, che mi ha protetta mettendo a rischio la sua vita, che mi ha insegnato a lottare e a reagire, che mi ha donato il suo cuore rubandosi il mio, che mi ha consolata quando non c'era nessun altro e che amo più di ogni altra cosa al mondo. 

- Tappati le orecchie!- mi ordina posando le mani sulla leva. Ubbidisco e con un ultimo enorme sforzo giungo da lui. 
Mi afferra per un fianco e rapidamente mi nasconde dietro il suo corpo, poi, con la stessa velocità, abbassa la leva e scatena un'esplosione immensa. 
Non ho il tempo di guardare cosa stia succedendo che mi agguanta una mano ed iniziamo a correre lungo la nostra stretta via, nella direzione opposta agli scoppi assordanti che si susseguono minacciosamente.

Svoltiamo in una strada dopo l'altra, probabilmente a caso, ma con la certezza che ci stiamo sempre più allontanando da quell'inferno di fuoco e polvere. 
Poi, dopo circa dieci minuti di corsa ininterrotta, David inizia a rallentare fino a fermarsi del tutto. Si volta verso di me e mi osserva con i suoi occhi lucidi e provati da un turbinio di emozioni. 
Per vari secondi restiamo immobili, con il fiato corto, a scrutarci. Mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che mi sono specchiata nelle sue iridi ambrate, e più volte ho avuto la sensazione che non ne avrei più avuto la possibilità. Ed invece...
Gli sorrido e mi fiondo tra le sue braccia. Nascondo la testa nel suo petto mentre mi sento stringere da lui con disperazione. 

Un boato più forte degli altri ci scuote e ci fa voltare a guardare nella sua direzione.
Lingue di fuoco si stendono oltre gli edifici insieme ad una colonna di fumo talmente grande da avvilupparsi su se stessa e protendersi verso il cielo. 

- Ce l'avremo fatta?- domando continuando ad osservare impressionata quello spettacolo agghiacciante.

David mi passa un braccio attorno ai fianchi e mi avvicina a sé.- Spero di sì- risponde soltanto, appoggiando le labbra sui miei capelli.- Dopo torneremo a controllare, adesso è troppo pericoloso.- 

Annuisco e mi abbandono tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dai suoi lenti movimenti. 

- Se non ti sgrido per ogni volta che sei venuta meno al tuo giuramento è solo perché adesso sei qui- afferma in un sussurro al mio orecchio.

Sorrido ed alzo la testa per guardarlo.- Quindi non mi sgriderai mai.- 

Solleva un sopracciglio e si apre in un mezzo sorriso.- Fossi in te non ne sarei così sicura- dichiara avvicinandosi alla mia bocca.- È solo che adesso ho in mente qualcos'altro- bisbiglia prima di lambire le mie labbra con le sue, in un bacio delicato e casto. Il bacio più bello, rilassato e comunicativo che ci si sia mai dati.






Ad un'ora di distanza siamo tornati sul luogo dell'esplosione. A parte alcune zolle di suolo ancora incendiate, ci sono saltati immediatamente all'occhio i due corpi arsi e prosciugati dalle lacrime vitali delle due macchine. 
La gioia di quella vista raccapricciante è stata infinita. David mi ha sollevata in aria e mi ha fatta volteggiare come una bambina, per poi imprigionarmi in un abbraccio stritolante.
Senza sprecare altri secondi preziosi abbiamo fatto ritorno alla centrale militare e, dopo una serie di frustranti e deprimenti tentativi, siamo riusciti a metterci in contatto con le vicine caserme dello Stato. 
David ha spiegato per filo e per segno ogni passaggio del piano ai militari che sono riusciti a mettersi in linea con noi. Non ha saltato neanche un particolare. 
Ci hanno lasciato con una marea di complimenti per il coraggio e la promessa di porre fine alla situazione con tutta la dinamite in loro possesso. 
Ma sono ormai trascorsi cinque giorni da quella promessa. In ogni momento ci chiediamo se là fuori stia davvero cambiando qualcosa o se tutto sia rimasto invariato. 
Non sappiamo nulla e viviamo nel dubbio. Un dubbio irritante e continuo.

Sprofondo nel divano e sospiro mentre mi raccolgo le gambe al petto. Appoggio il mento sulle ginocchia e guardo davanti a me.- Credi che ce la faranno?- domando atona.

David smuove la piccola padella con le uova e si allunga per prendere dei piatti dalla minuscola e sciupata credenza.- Lo spero- risponde soltanto.

Sposto lo sguardo sulla sua schiena ed inclino la testa.- Di solito sei più sicuro- noto con un velo di malinconia.

Fa scivolare le uova nei piatti e li porta sulla tavola con un'espressione tranquilla. Alza gli occhi e me li punta addosso, rivolgendomi un'occhiata profonda.- A volte bisogna solo sperare- asserisce con una scrollata di spalle.

Mi alzo dal divano e lo raggiungo con un sorriso.- Sei diventato più saggio, lo sai?- 

Alza un sopracciglio e si stampa in faccia un sorriso compiaciuto.- Lo sono sempre stato, ma in effetti adesso sto toccando le vette della saggezza- afferma divertito, appoggiando le mani sui miei fianchi e sollevandomi per mettermi a sedere sul tavolo.- Chiamami pure David Gandhi.- 

Arriccio il naso e scuoto la testa.- Suonerebbe troppo simile al nome del bellissimo modello David Gandy- noto ridacchiando.

David perde il sorriso e reclina leggermente la testa all'indietro.- Bellissimo?- domanda scettico.

- Be', non si può certo dire che sia brutto- ribatto stringendomi nelle spalle. E mentre dentro di me rido come una pazza, lui sbuffa dal naso e borbotta uno scocciato "mm".  

- Dubito che sia più bello di me- aggiunge facendosi vicino e dirottando la bocca sul mio collo.- Dico bene?- mormora suadente.

- Stai cercando di corrompermi?- domando divertita, assecondando la sua volontà di farmi inclinare la testa per seguire con le labbra tutto il profilo del mio collo. 

- Assolutamente no- ribatte baciandomi lascivamente la pelle.

Ridacchio e porto le mani sulla sua nuca, avvicinandolo a me.- Comunque sì, per i miei gusti sei più bello tu- confesso divertita. 

- Mi pare ovvio- borbotta portando la bocca davanti alla mia. Mi guarda intensamente negli occhi e con una mano va ad accarezzarmi i capelli.

- Sai cosa ci starebbe bene in questo momento?- lo stuzzico sorridendo. 

Mi fissa le labbra ed annuisce.- Ho una mezza idea.- 

- No, mi riferisco ad alcune paroline magiche- butto là con un'espressione da bambina monella. 

Sorride sghembo e torna a guardarmi negli occhi.- Lo vuoi davvero?- 

Annuisco con convinzione e sorrido felice. Il cuore ricomincia a picchiare contro il mio petto come un forsennato e le gambe mi scalpitano da sotto il tavolo per l'emozione.

- Ok- accondiscende con un'alzata di spalle.- Lo faccio solo perché lo vuoi così tanto.-

Batto le mani ed il mio sorriso si allarga ancora di più.- Davvero?- 

Sorride beffardo.- No- scandisce, mandando in frantumi la mia gioia.- Scordatelo- infierisce divertito. 

Un attimo dopo scoppia a ridere della mia faccia delusa e per poco non si si ribalta all'indietro dalle risate. Scendo dal tavolo stizzita e recupero il mio piatto per portarlo con me sul divano.- Me la pagherai- borbotto non degnandolo di uno sguardo.

E proprio nel momento in cui David attacca a ridere più forte ed io ingoio un pezzetto del mio uovo, sentiamo una sirena d'allarme diffondersi per la città. 
Sgrano gli occhi e li punto in quelli adesso seri di David. 

- Rimani qua- comanda avviandosi alla porta.- Vado a vedere cosa sta succedendo. Ci metterò poco- mi tranquillizza prima di precipitarsi per le scale.

Per un istante rimango immobile, spaventata dalla novità dell'allarme, poi appoggio il piatto sul divano e corro verso la porta. Esco sul pianerottolo e resto in ascolto di ciò che si propaga per il condominio dal portone centrale aperto.

- A tutti i sopravvissuti- pronuncia una voce da un altoparlante. Una scarica di adrenalina mi s'incanala nelle vene con la conseguente reazione di farmi tremare.- A tutti i sopravvissuti. La guerra contro le forze aliene è finita. Ripetiamo: la guerra è finita. Le forze armate di tutto il mondo hanno posto la parola fine al supplizio. Ripetiamo: la guerra è finita. Siete liberi.- 

Mi porto una mano sulla bocca e rilascio un gridolino di felicità mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime. 

- David!- urlo correndo giù per le scale. 

- Sarah!- mi chiama lui, venendomi in contro con rapidità. Non faccio caso agli ultimi gradini che ci dividono e mi lancio tra le sue braccia, mentre per la città si propaga ancora la voce all'altoparlante. 

- Oddio, non ci credo- esclamo singhiozzando e stringendolo a me con tutta la forza di cui dispongo. 

David appoggia la fronte sulla mia spalla e scuote il capo.- Nemmeno io- sussurra emozionato.

Per circa dieci minuti non ci muoviamo di un solo millimetro. Ma restiamo in silenzio ad abbracciarci stretti e a confondere i nostri respiri agitati. 
In quei minuti la mia mente vola su così tante frequenze da lasciarmi confusa e spaesata. Il primo pensiero va alla mia famiglia e al momento in cui riabbraccerò ciascuno di loro, poi vola a Clarice e alla gioia che adesso starà provando, ed infine a tutte le persone che come noi hanno vissuto quest'inferno. 

- Voglio farti vedere una cosa- pronuncia David, facendomi rimettere i piedi su un gradino.- Vieni.- Mi afferra una mano e scendiamo di corsa le rimanenti rampe. 

Appena mettiamo piede fuori dal malmesso condominio noto subito le persone che si sono riversate sulla strada. Ciascuna con uno sguardo incredulo, ma al tempo stesso specchio della felicità, più precisamente della libertà ritrovata. Sorrido nell'osservarle e tiro su col naso per la commozione.

- Guarda il cielo- mi dice David, baciandomi sulla tempia. Alzo la testa e rivedo quell'azzurro che per settimane mi era mancato. Quel colore vivo e luminoso che ricorda tanto la vita e lo scorrere del tempo. Ed istintivamente mi scivolano delle lacrime di gioia. 
Ho creduto di morire così tante volte, mi ero convinta che nulla sarebbe mai cambiato e che saremmo rimasti a marcire in quell'inferno, e adesso che rivedo la vita... che so che smetteremo di sopravvivere e che ricominceremo a vivere... mi sembra quasi impossibile. Un sogno. Una mera illusione della mia mente.

- Non piangere- mi consola David, sfregandomi una mano sul braccio.- È tutto finito adesso.-

- Proprio per questo piango- affermo asciugandomi gli occhi.

Mi rivolge un sorriso divertito e solleva un sopracciglio.- Già ti manca, eh?- mi canzona sghignazzando.

Sorrido e cerco di tirargli un leggero pugno sul petto, ma lui intercetta la mia mano e mi afferra il polso per attirarmi di scatto a sé. Mi prende anche l'altro polso e se li porta entrambi dietro la schiena, dopodiché mi cinge i fianchi e punta i suoi allegri occhi nei miei.- Sei pronta adesso?- domanda facendomi dondolare.

Sorrido raggiante.- Pronta per cosa?- 

Scrolla le spalle e fa vagare lo sguardo per il cielo.- Per cercare le nostre famiglie, per tornare alla realtà di sempre...- Si apre in un sorriso sghembo e riporta i suoi occhi nei miei.- Per costruirti una vita con me.-

- Mm, sembra allettante- affermo passandogli le braccia dietro al collo.

Accorcia le distanze ed annuisce.- Lo è.- 

- Allora sono pronta- dichiaro sorridendo.- E tu?- domando, facendo cadere lo sguardo sulla sua sempre più vicina bocca.

Sorride sghembo e scrolla le spalle.- Sono nato pronto- si vanta divertito, fissandomi le labbra. 

Ridacchio e lo stringo a me, beandomi della luce viva nelle sue iridi. Quando le palpebre gli cominciano a calare mi ritraggo e scuoto la testa.- Tieni gli occhi aperti- sussurro.- Non li chiudere.-

Riapre gli occhi e mi osserva con intensità. E basta quel momento per farmi riprendere contatto con la vita e farmi sentire sicura di essere dove voglio stare per il resto dei miei giorni. 
Senza quasi accorgercene ci avviciniamo l'uno all'altra, fino a che le nostre labbra non s'incontrano e suggellano le silenziose promesse che ci siamo fatti. 

  





FINE








Angolo dell'autrice: 

Ed eccoci qua. Giunti alla fine di questa storia. Mi sento estremamente emozionata se penso a quando iniziai a scriverla. Esattamente due anni fa. 
Tra poco mi scioglierò in un pianto melodrammatico, me lo sento ahahahah.
Ho amato David e Sarah dal primo momento in cui la mia mente ha iniziato a dargli forma. Li sento come delle mie creature, dei figli ahahah. 
Ma devo ringraziare, in primis, ognuna di voi per avermi sempre spalleggiata e spronata a scrivere. Non dico che avrei lasciato la storia inconclusa, neanche per sogno, ma che probabilmente questa fine sarebbe arrivata ancora più tardi. 
Quindi il ringraziamento più grande va a voi. Vi devo tutto. Le soddisfazioni più grandi le ho avute per merito vostro, che mi avete sempre fatta sentire fiera del mio lavoro.
GRAZIE!
Vorrei nominare tutte coloro che hanno messo questa storia tra i preferiti, le seguite e le ricordate, ma siete un po' tante ahahahah. Però sappiate che avete tutta la mia gratitudine, ed un GRAZIE speciale anche a coloro che hanno sempre seguito questa storia in silenzio.
Oddio mi viene da piangereeeeeeeeeee *^* 
Ed infine, prima che mi dilunghi troppo, vi chiedo umilmente perdono per i continui ritardi. 
Spesso non sono stati di mia volontà, ma solo delle conseguenze di altri motivi. (Frase enigmatica XD) 
Ok, qui concludo! 
Prossimamente arriverà il seguito di questa storia: "Keep you eyes 2 la Vendetta", ahahahah.
Un bacione immenso a tutteeeee!!
GRAZIE!!! 



Federica~


 
  
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