Capitolo finale
La vie en Rouge
La vita andava avanti. Adesso che
Kayla aveva quell’obiettivo che le penzolava sugli occhi come se avesse portato
un paraocchi, tutto era circondato da una patina rossa. Il lavoro, le persone
che cercavano di ribellarsi, i prigionieri, le teste di metallo. Quelle
maledette teste di metallo che continuavano ad entrare nei pressi della città,
e che ogni volta alla pattuglia 27 toccava andare a respingere, perdendo uomini
ogni giorno.
Eppure, non era un problema per
il barone, non era un problema per Erol. Loro avevano la loro missione, le loro
cose... Però la città stava cedendo. Le mura costruite durante quella battaglia
non erano più resistenti come una volta, e il deserto avanzava.
Kayla, in tutto questo, stava
elaborando il suo piano. C’erano diverse opzioni su come bloccare il capitano in
un qualche posto buio e farlo fuori, però restava sempre la variabile “ce la
posso fare”?
Forse doveva chiedere aiuto a
qualcuno, organizzare una trappola, non fare tutto da sola, ma di chi poteva
fidarsi? No, era meglio agire da soli... poi la colpa sarebbe ricaduta
unicamente su di lei. Già troppe persone erano dentro a questa cosa... e Kayla non voleva tirarci dentro nessun
altro.
Era nel suo ufficio, quando sentì
bussare, e disse avanti, sempre concentrata sul suo pensiero fisso. ≪Ehi, cuginetta, sono secoli che
non ci vediamo!≫.
Aloh... Aloh era lì! Kayla gli andò subito incontro, abbracciandolo forte. ≪Aloh... cosa ci fai qui?≫. quello che un tempo era stato
un ragazzo sbarbato, ora era un uomo, grande e solido, grazie agli allenamenti
con le guardie Krimzi e le mille battaglie contro le teste di metallo.
≪Siamo venuti a darvi manforte
contro il prossimo attacco di quelle bestiacce. Noi ci combattiamo da sempre, e
sappiamo come fare. Voi siete sempre stati diretti alle retate...≫. e non volle sottolineare che
tipo di retate intendeva lui, anche se il pensiero fece tossire vagamente il
capitano donna.
≪Grazie, Aloh, davvero, stiamo
perdendo uomini a raffica... giusto la scorsa settimana ho dovuto sostituire il
mio secondo perché Feerd è rimasto ferito...≫. Anche se forse era stata un po’
colpa sua di quello, ma aveva visto l’occasione e la schiena di Feerd era a
portata di mano... Fece un sorriso imbarazzato, e in quel momento si quando si
sentì la sirena. Era il momento di andare.
Kayla ordinò agli uomini di
prepararsi e prese le sue armi, salendo sulla sua moto. Seguiti dalla pattuglia
di Aloh, arrivarono sul luogo dell’invasione, ed iniziarono a lavorare... Notò
solo con la coda dell’occhio che c’era pure Erol con una delle sue pattuglie,
ma non era importante, al momento dovevano sconfiggere le teste di metallo
prima che si insidiassero nel resto della città.
Fu una battaglia neanche troppo
lunga, e ad un certo punto, si ritrovò spalla contro spalla con lui, Erol. Le
ricordava tanto quel giorno della retata, dove lui aveva ucciso il padre di
Sophie per salvarla.
Quando le polveri si placarono, e
fecero la conta dei feriti... Per fortuna non avevano nessun caduto. Kayla non
sapeva se avrebbe resistito ad altre morti inutili. Erol le posò una mano sulla
spalla, solidale.
≪Ha fatto un ottimo lavoro,
Capitano 3309, mi permetta di offrirle il pranzo...≫. E che altro poteva fare Kayla
se non accettare?
Una volta all’Hip Hog Heaven
Saloon, la donna potè togliersi il casco dalle lenti rosse, che aveva
ricominciato a portare per nascondere le continue occhiaie, ormai non dormiva
che una o due ore per notte, e una volta messa a suo agio, ordinarono da
mangiare.
Consumarono il loro pasto in
silenzio, ascoltando la musica proveniente dall’alto parlante sopra di loro, e
una volta terminato, Erol insistette per pagare lui.
≪Non preoccuparti, Kayla, ormai
posso permettermi questo e altro… ≫.
E alla donna venne istintiva la domanda.
≪E… come puoi permettertelo se la
città sta morendo di fame?≫
Non era vero, però i bassifondi
morivano di fame. La gente che viveva nella zona allagata non aveva case ma
palafitte. La pioggia trasformava i bassifondi in un oceano di fango. Chi
viveva nella zona residenziale rischiava di trovarsi le teste di metallo in
casa. Tutta la città stava andando in rovina, e Erol diceva di potersi permettere
“questo e altro”. Con che stipendio quindi?
Kayla quasi non lo riceveva più lo stipendio, mangiando nella mensa e
con i vestiti di ordinanza e vivendo nell’alloggio da capitano, non ne aveva
bisogno.
Erol fece uno sbuffo alla sua
frase, alzando le spalle.
≪Non è propriamente affar mio di
come la città possa tenersi in piedi. E poi, non tutti muoiono di fame… - fece
accennando con la testa alla massa corporea del padrone del locale, Krew- però
spesso devolvo le mie vincite ai poveri. Che in questa città, sono tanto,
Kayla. ≫
Il capitano della pattuglia 27
annuì, seguendo il suo discorso. Nel frattempo, nella sua testa sapeva che non
avrebbe avuto un’occasione migliore di quella per abbattere il suo “nemico”,
doveva solamente trovare il momento e il luogo giusto per farlo.
≪Vogliamo fare una passeggiata?≫
Propose allora, con un lieve
sorriso mentre accennava a rimettersi il casco, ma Erol la fermò.
≪La passeggiata la faccio
volentieri, ma… non rimetterti il casco. Per favore. Preferisco guardarti negli
occhi, per quanto trovo gradevole lo specchiarmi…≫ ed accennò una risatina, seguito
a ruota da lei, conoscendo l’atteggiamento vanesio del suo ex-comandante. Però,
ai suoi occhi, non vi era per nessuna ragione al mondo essere più perfetto.
Camminarono brevemente per le vie
del porto, passarono avanti al poligono di tiro, e si addentrarono nella zona
residenziale. In silenzio, godendo unicamente l’uno la compagnia dell’altra. A Kayla
sembrava quasi di stare in un sogno… un eterea dimensione dove tutto era
possibile, pure il tempo sembrava rallentare, ma nel frattempo la sua mente
lavorava veloce, cercando un luogo dove compiere il suo “dovere”. Stava quasi
pensando di trascinarlo con una scusa ad ispezionare le fogne, ma non fu
necessario. Trovò la sua occasione in una testa di metallo che si aggirava sui
tetti, terrorizzando la gente. Mise mano alla pistola, e si mise a correre,
arrampicandosi quasi, e seguita da Erol.
Non era armata con qualcosa tipo
un fucile da cecchino, solo la solita pistola, ma fu più che abbastanza. Una
volta arrivati sul tetto, riuscirono a fare fuori la creatura, la cui gemma del
teschio schizzò fuori, e rimase lì, a roteare accanto al corpo che dopo qualche
attimo si dissolse in eco oscuro.
≪Giusto l’ideale per digerire, no
Kayla? ≫
Le chiese Erol, appoggiandole una mano sulla spalla, mezzo col fiatone per la
corsa su per le scale. E quella era l’occasione.
La donna gli afferrò il braccio
torcendolo e facendogli fare un giro, per poi buttarlo a terra, bloccandolo con
il suo peso. Doveva agire in fretta, doveva tirar fuori la pistola, mentre il comandante
sotto di lei si agitava e gridava. Una volta presa l’arma, Kayla fece il gesto
di puntargliela addosso, un colpo, forse due, e tutto sarebbe andato per il
meglio, avrebbero vinto il primo passo per la battaglia contro il barone,
finalmente le formiche che lui tanto disprezzava si sarebbero ribellate e…
Quegli occhi. Quegli occhi
gialli, terrorizzati, consapevoli del suo destino. Gli occhi dell’uomo che
amava, che mai avrebbe potuto avere. Esitò. Le cadde la pistola di mano.
Erol si divincolò dalla sua stretta, e in un attimo la afferrò, e prima che Kayla se ne rendesse conto, venne buttata nel vuoto.
Epilogo.
≪Torn, ehi Torn! ≫ Ashlein lo raggiunse davanti ad
una tomba, immobile.
≪ Ho appena visto la tomba di mio
padre, il piccolo ci ha messo accanto dei fiori… Di chi era questa?≫
≪Di una persona che ha combattuto
sempre e solo per la sua famiglia. È morta in un modo ignobile. Poverina. ≫ Ashlein si avvicinò per leggerne
il nome.
≪Kay… Kayla… Ma non era la ragazza
di Erol? ≫
≪No, quella era Kai. Che è morta
per gli esperimenti di Eco oscuro. Kayla era una ragazza in gamba… Mi spiace
immensamente per lei. Due giorni dopo l’incidente, è accaduta la gara dove Erol…
è finito contro i barili di Eco… No. Non mi dimenticherò mai di lei. Anche se
sono passati tanti anni, tante avventure…≫
Cinse la vita di sua moglie,
prese per mano il figlio, ed insieme uscirono dal cimitero.
Fine.