Ormai era di abitudine,quell'angolino del parco, all'ombra dell'enorme pino era il suo rifugio, si poteva isolare dai rumori e dal fumo della città. Odiava la città, per non parlare di quella.
Gli riportava alla mente ricordi orribile, rimossi con il passare degli anni.
Le pagine del libro che teneva tra le mani, svolazzavano a causa del vento estivo. Annabeth amava leggere, la trasportava in un altro mondo, un mondo pieno di fantasie e sogni. Era molto intelligente per la sua età, sedici anni , colmi di paura e di tristezza.
La grande ombra la proteggeva dal torrido caldo estivo, anche se il sole stava già calando lei non si scomponeva si rannichiava contro l'albero e continuava a leggere. Nessuno si preoccupava dell'ora in cui tornava,i suoi genitori erano via tutto il l'anno e lei era sempre sola. Anche se i "suoi genitori" non era il termine giusto, i suoi veri genitori erano morti quando era piccola e lei era stata data a una famiglia affidataria.
Nel silenzio del parco, il ticchettio dell'orologio scandiva lentamente il tempo. A volte annabeth si perdeva nella contemplazione dell'orologio da taschino, detto anche cipolla, unico regalo da parte di sua madre. Il quadrante di madreperla risplendeva alla luce del sole e le lancette argentee come I suoi occhi scintillavano. Il tutto racchiuso in un ciondolo dorato. Lo sportellino conteneva, come a volerla proteggere, una vecchia foto, come d'altronde l'orologio, che ritraeva sua madre,lei e suo padre. Molte volte Annabeth si chiedeva il motivo per il quale sua madre glielo avesse dato ma nessuna risposta sembrava valida.
Quando la lancetta rintoccò l'inizio della nuova ora, annabeth si alzò e con malavoglia si incamminò lungo il selciato che portava dritto verso casa.