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Autore: Cleo    07/01/2009    1 recensioni
In tedesco, 'gegen' significa 'contro, ma ha lo stesso suono di 'gay gen', cioè 'gay per'. Il significato potrebbe quindi essere 'uomo contro uomo', oppure 'uomo gay per uomo'; su questo doppio senso si basa la fanfiction. - Sistemandosi gli occhiali sul naso, Luca sospirò di nuovo e sorrise al pensiero che tutte loro, invece, avrebbero dovuto invidiare lui.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV. Mir scheint die Sonne ins Gesicht, doch friert mein Herz an manchen Tagen [Il sole splende sul mio viso, ma il mio cuore congela certi giorni]

Quel giorno, Marco non lo baciò. Lo guardò con aria greve, ingobbì le spalle, in una posizione di sconfitta che non gli si addiceva per niente, e a Luca bastò un secondo per capire le parole che gli avrebbe mormorato con voce rotta qualche secondo dopo.
Finì tutto com’era iniziato, semplicemente. Marco gli spiegò che era troppo presto, che erano troppo giovani, che non dovevano e basta, gli spiegò le mille altre ragioni per cui non poteva – per cui non riusciva a rivelargli quel ‘ti amo’ che aveva in mente da mesi, gli spiegò che era pericoloso, ma non specificò per chi lo fosse, in realtà. Gli spiegò tutto come se fosse un bambino un po’ stupido, ma Luca rise. Rise, gli carezzò una guancia, con tanta pietà nello sguardo da uccidere l’orgoglio dell’amante, e gli disse quello che, sin dall’inizio, gli avrebbe sempre voluto dire: era solo un vigliacco, patetico, un bugiardo. Con queste parole e con un sorriso che letteralmente lo spezzò dentro, Luca se ne andò, lasciando Marco in quella stanza troppo piccola a deglutire il ‘ti amo’ che continuava a correre fra il suo cuore e la testa.

Quel giorno, Luca si sedette al tavolo silenzioso della cena e parlò, senza toccare quell’insalata odiosa che giaceva inutile sul suo piatto; parlò davanti alle lacrime della madre, che lo abbracciò stretto come se fosse un bambino, e allo stupore del padre, che strinse la forchetta come se con essa dovesse infilzarlo, ma parlò, con la voce di un adulto e l’aria di chi ha finalmente risolto tutte le questioni della vita, mentre gli occhi della sorella si illuminarono di ammirazione e di un sorriso che conteneva tutto l’affetto del mondo, condensato nel semplice colore della sua iride.
Luca parlò e sentì la libertà inondargli le vene, colpirgli il cuore, il fegato e lo stomaco, mentre aria nuova di esistenza gli entrava nei polmoni, incatramati dal segreto; parlò e d’un tratto fu come se niente fosse accaduto, come se nessun problema fosse mai esistito davvero, come se tutto fosse sempre stato così. Si sentì sommerso da quell’amore che trapelava dai loro sorrisi incerti, dalle loro parole insicure che volteggiavano nella stanza, come frecce spuntate timorose di ferirlo, e pensò a quel ragazzo che paura di ferirlo non aveva mai avuto; sorrise, respirò l’aria nuova e parlò ancora.

Quel giorno, Marco si rese conto di avere un grande buco nel cuore, ma di non possedere filo per ricucirlo; l’unico collante che era riuscito per un po’ a tenerlo insieme aveva deciso di esaurire le sue proprietà ed ora non c’era alcun pezzo di scotch che avrebbe potuto ripararlo. Il suo buco nel cuore pulsava ad ogni movimento, terribilmente vivido, fisico, e Marco, per la prima volta in vita sua, si sentì davvero vivo, ma, come ogni sensazione che provava, decise di nasconderlo.
Si guardò allo specchio e osservò quella figura estranea dalla pelle pallida e lucente, con gli occhi quasi incastonati nel viso, bellissimi e orribili, spaventosi, pensando che neanche lui avrebbe mai potuto amare qualcuno con quegli occhi di zaffiro che sembravano appartenere ad un pazzo, ad un disperato. Pensò che avrebbe voluto piangere, per renderli più umani, ma tutto ciò che gli uscì fu una smorfia a metà fra il dolore e fastidio; così rinunciò, come aveva sempre fatto per ciò che considerava importante, e indossò un sorriso agonizzante, camminando fuori da quella stanza le cui pareti urlavano affinché le loro storie fossero ascoltate.

Il giorno dopo, Marco e Luca fecero come sempre finta di non conoscersi.
Marta strinse più forte la mano del ragazzo che un giorno avrebbe sposato in una morsa gelida e dispensò sorrisi a destra e a manca, come un candidato alla presidenza del Consiglio, subito imitata dall’altro, impegnato a fomentare la sua immagine virile tra le ragazze della scuola; nessuno dei due si accorse di Luca e dell’amica, seduti sull’ampio davanzale della finestra, che si stringevano ridendo, in un abbraccio che d’amicizia aveva davvero il gusto.
  
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