Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Cinnamon_Anonymous    07/06/2015    1 recensioni
Questa è una storia di vita quotidiana. E' la storia dei ragazzi della quarta F del liceo classico Giovanni Pascoli che si ritrovano, di punto in bianco, un professore di italiano che li mette faccia a faccia con la grande letteratura.
"leggendo, dovete trovare il personaggio che vi rappresenta. Il personaggio che non solo è simile a voi di carattere, ma che ha gli stessi sogni, le stesse aspirazioni, lo stesso modo di parlare… "
Perché non è vero che i ragazzi di oggi sono senza speranza, che vivono per futilità, e il professor Casadei lo sa bene. basta solo incoraggiarli un po' e falo capire. Non agli adulti, ma a loro stessi.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Quel giorno un pallido sole splendeva nel freddo cielo settembrino.
Le mattine, dall’estate, si erano fatte molto più fredde, e alla fermata davanti al liceo classico Giovanni Pascoli molti ragazzi indossavano felpe e giacche sopra le maglie smanicate che attendevano, assieme ai proprietari, i pomeriggi assai più caldi.
Dalla pensilina dove arrivavano tutti i tram che passavano dal quartiere –il tre, il dodici e il settantatré- molti ragazzi già si incamminavano su per la breve salita che portava al cortile che precedeva l’entrata della scuola. Il cortile aveva due spiazzi di fresca erba verde che affiancavano la strada pavimentata che giungeva alle scale, che a loro volta portavano ad una grande porta a vetri. E una volta lì, eri dentro al liceo.
Ma tra lo scendere dal tram e l’entrare a scuola, c’era di mezzo la sigaretta del buongiorno, le chiacchiere di quegli amici che non erano così amici da scriversi ogni cosa su whatsapp, le chiacchiere di quelli che, anche se si scrivevano di continuo, avevano comunque cose da dirsi, la gente che si affaccendava a copiare i compiti…
Chi prima chi dopo, però, per il suono della campanella erano tutti dentro –a parte i soliti ritardatari cronici o saltuari-
L’edificio aveva ben quattro piani, tutti molto ampi, in modo che oltre alle normali aule, ci potessero essere laboratori, una biblioteca, la palestra e, ovviamente l’aula magna.
Purtroppo, però, la scuola non era provvista di ascensore, e quindi gli studenti dovevano salirsi tutte le imponenti scale che aveva ogni vecchio edificio che si rispettasse.
E per quelli che, come i ragazzi della quarta F, stavano all’ultimo piano, era una vera faticaccia. Senza contare che le cartelle minacciavano in ogni momento una brutta scoliosi per tutti.
Ma, una volta arrivati in classe, la vista che c’era dalle finestre ripagava tutto.
Come pensava spesso Marco, uno dei ragazzi della classe, vedere la città dal livello dei tetti ti faceva sembrare ogni ostacolo superabile. Non come camminare per le strade, dove ogni casa ti copriva la visuale, opprimendoti nella tua situazione di piccolo essere umano.
Il quartiere dove si trovava il liceo Pascoli era molto centrale, e quindi tutti gli edifici lì attorno –compresa la scuola- erano circa dell’epoca medioevale, tutt’al più rinascimentale.
La vista dalla classe era, quindi, mozzafiato. Inoltre, vista la mancanza di muri opprimenti davanti ai vetri, il sole era libero di filtrare e illuminare la stanza, e le sue file di banchi disposti a coppie.
I ragazzi, dopo la scarpinata su per le scale, entravano, vociando come quegli amici che hanno condiviso venticinque ore a settimana, nove mesi l’anno, per quattro anni.
 Ovviamente, ognuno aveva il suo posto, e le cartelle precipitavano a terra, con sonori tonfi, mentre la gente si sedeva su banchi e sedie, approfittando di quegli ultimi minuti prima che il professore facesse il suo ingresso.
-Marco, Caterina… non cominciate, per favore- mugolò qualcuno dal centro della stanza, mentre da una parte la coppia storica della classe (stavano insieme dalla prima superiore) iniziava a sbaciucchiarsi come se il giorno prima non fossero stati al parco a fare esattamente quello.
Caterina arrossì subito, con la carnagione chiara abbinata ai capelli biondi che la rendevano di una bellezza classica. Era una ragazza molto piacevole, simpatica e dolce.
Il suo ragazzo, Marco, aveva anche lui i capelli biondi, leggermente troppo lunghi sulla nuca e ribelli sulla fronte. I suoi occhi chiari brillavano di una luce particolarmente giocosa. Era il tipico bravo ragazzo, anche se prima di mettersi con Cate aveva la nomea di uno a cui piacevano molto le donne, se capite che intendo.
A parlare, invece, era stato un ragazzo con le treccine rasta fermate da una fascia nera, e gli occhi scuri sul viso abbronzato. Era Lorenzo, il migliore amico di Marco.
Mentre tutti iniziavano a ridacchiare, però, la Mege entro in classe.
La Mege –da tutti gli studenti chiamata La Megera- era una donna di media altezza, con i capelli grigio topo e gli occhi azzurri, coperti da un paio di occhiali che parevano due fondi di bottiglia.
Aveva sessant’anni e ne dimostrava centosettanta, con le sue spalle gobbe e il viso più rugoso di una maglia appallottolata nella borsa da educazione fisica per una settimana.
Ma non era solo terribile all’aspetto! Oh, no. Se apriva bocca, potevi dire addio ai tuoi timpani, a causa della sua voce acuta e stridula come un uccellaccio.
Era la croce di molti studenti, essendo la professoressa di Matematica.  
La donna gracchiò un “buongiorno” e si sedette alla cattedra, appoggiando le dita ricurve sul piano verde acqua.
-Ragazzi. So che è il primo giorno di scuola, e per questo non vorrei darvi un rapporto.- Disse, con il tono che già le si alzava di due ottave buone.
A quel punto, tutti i ragazzi si sedettero, scocciati dal brutto inizio, e presero libri e quaderni, ancora intonsi.
Beh, non lo rimasero a lungo.
Senza tanti preamboli, la Megera iniziò a spiegare il programma dell’anno, e dopo cinque minuti, avevano già iniziato il primo argomento.
Raffaele detestava la matematica. Non della serie “la odio perché ho brutti voti” o “la odio perché non la capisco e non mi riesce”. No, a lui la matematica destava una odio radicato, che gli provocava un’insofferenza che mandava in bestia la professoressa, spingendola ad essere più acida con lui che con tutti gli altri. E il fatto che lei lo prendesse di mira faceva aumentare l’odio di Raffaele. E così via. Era un circolo vizioso.
Tanto per cominciare bene l’anno, il ragazzo fissava fuori dalla finestra, con un ricciolo nero attorcigliato alla penna, e le dita che grattavano nervosamente il principio di barbetta sul mento.
Il suo libro era già pieno di caricature della prof estremamente poco lusinghiere, e inchiostro di ogni colore macchiava le pagine. Infondo, Raffaele era un artista, e il suo astuccio lo confermava.
Aveva tre tipi diversi di lapis, un paio di gomme, due appuntalapis, e penne di ogni colore. Lui non si limitava a quelle nere, blu, rosse e verdi. Lui le aveva arancioni, verdi, viola, marroni, gialle, azzurre… Senza contare, poi, un astuccio a parte per le matite.
Peccato che, da due anni a questa parte, non riuscisse più a disegnare nulla di serio. Sì, una caricatura qui, una là, qualche disegno scherzoso sugli argomenti scolastici e così via. Ma niente più paesaggi, niente più rappresentazioni di ciò che riempiva la sua testa, niente più ritratti.
E tutto perché? Non ne era sicuro. Però sapeva che la perdita di ispirazione coincideva con il periodo in cui una certa consapevolezza lo aveva travolto come un treno in corsa: era gay.
Non era stato bello rendersene conto di punto in bianco, baciando per scherzo un ragazzo.
Raffaele era il famoso pagliaccio del gruppo, quello che faceva ridere tutti e non veniva mai preso sul serio da nessuno. Quando Rocco era arrivato con la bellissima notizia che aveva le soluzioni del compito di chimica, lui, ridendo, aveva esclamato: “in questo momento potrei baciarti”. E mentre tutti gli davano dell’esagerato, lui aveva afferrato l’amico per le spalle e gli aveva stampato un bacio sulle labbra.
Aveva riso con gli altri, dopo. Dio, non avrebbe dovuto piacergli.
Non che gli piacesse Rocco. Era simpaticissimo, ma non era decisamente il suo tipo. Non lo attraeva per niente. No, ad attrarlo era qualcun altro, qualcuno a cui Raffaele continuava a lanciare lunghe occhiate tormentate, senza che nessuno se ne accorgesse.
L’oggetto dei suoi desideri era seduto in prima fila, ma spostato sulla destra. E lui, che era in ultima fila, sulla sinistra, vedeva troppo bene i suoi capelli biondi come il grano estivo che ricadevano in morbide ciocche sul viso bianco, con i suoi occhi castani concentrati alla lavagna, e le lunghe dita eleganti strette sulla penna, mentre prendeva appunti, e…
-D’Innocente- il sentire il suo nome pronunciato da una voce stridula e fastidiosa lo riportò alla realtà. –Ci degna della sua attenzione o preferisce uscire dalla classe?-
Il ragazzo forzò un sorriso, ben consapevole che tutta la classe lo stava guardando.
-Ma no, prof, che vuole che ci faccia fuori? Non c’è neanche la bidella con cui chiacchierare.- disse, sfacciato come suo solito.
Solo l’urlo sguaiato della Megera bloccò il flusso di risate che aveva invaso la classe. E ovviamente Raffaele si ritrovò sbattuto fuori dall’aula.
 
Ma, nonostante la prima ora non fosse stata delle migliori, i ragazzi della Quarta F aspettavano con ansia la seconda. Erano masochisti, o peggio, gli piaceva studiare? No, figuriamoci. Ma all’ora dopo sarebbe arrivato il nuovo professore di Italiano.
Per i quattro anni passati al Pascoli, i ragazzi avevano avuto l’incredibile “fortuna” di avere il Diani, un professore talmente vecchio quanto rimbambito. Avrebbero dovuto leggere, in seconda, i promessi sposi, ma il professore se ne era scordato e per tutto l’anno aveva continuato a leggere La Divina Commedia.
In prima avrebbero dovuto iniziare latino, ma il professore se ne era scordato, e gli aveva fatto fare il programma di terza. In terza, a questo punto ferratissimi sul programma di latino di quell’anno –ma con scarse basi-, avevano ricominciato la storia dalla preistoria.
Ma quell’anno il Diani si era deciso –“fate partire un coro angelico”, disse Rocco quando lo ebbe saputo- ad andare in pensione, e quel giorno i ragazzi avrebbero conosciuto il nuovo professore, che per la prima volta metteva piede al Giovanni Pascoli.
Nella classe c’era solo un basso vocio, mentre Andrea, un ragazzo basso e magro come un chiodo, sbirciava dalla porta.
-Oh, oh! Arriva!- A quel richiamo, tutti si agitarono per mettersi ordinatamente ai loro posti.
-No, no, fermi, si è fermato a parlare con Egide!- Borbottò Andrea, con i muscoli che fremevano.
-Com’è? Dai, d’aspetto, com’è?- Chiese Caterina, sporgendosi come per vedere anche lei dalla porta.
-E’ alto, ha i capelli scuri, la barba, porta una camicia a quadretti e i jeans!-
-Oddio, ma quindi è giovane?- chiese Elena, amica di Caterina e parte dell’altra coppia storica della classe.
-ma sì… avrà trent’anni.- riprese Andrea, prima di sussultare e scattare al suo posto.
Appena la porta si aprì, tutti i ragazzi si alzarono educatamente e proruppero in un “buongiorno” corale.
Il nuovo professore era davvero giovane. Oltre alla breve descrizione di Andre, subito notarono tutti gli occhi verdi allegri e gentili. L’uomo si diresse alla cattedra e lasciò la borsa, sorridendo a tutti.
-Salve, ragazzi. Sedetevi pure! Io sono Alberto Casadei, e sono il vostro nuovo professore di Italiano, Storia e Geografia e Latino.- esordì, mentre tutti si accomodavano, tranne lui.
Lui si sedette sulla cattedra, intrecciando le mani in grembo. Tutti lo fissavano, curiosi.
-Ma siccome questa è l’ora di italiano, vi parlerò di ciò che faremo ad italiano: mi odierete, all’inizio.- Detto ciò, cominciò a scrivere sulla lavagna. Il pennarello volava sulla superficie bianca.
Romeo e Giulietta (William Shakespeare)
I Miserabili (Victor Hugo)
Piccole Donne (Louisa May Alcott)
I ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F.)
I ragazzi della via Pal (Ferenc Molnar)
Il giardino segreto (Frances Hodgson Burnett
)
I Promessi Sposi (Alessandro Manzoni)
Il ritratto di Dorian Gray (Oscar Wilde)
Il Piccolo principe (Antoine de Saint-Exupéry)
Il vecchio e il Mare (Hernest Hemingway)
Alice nel paese delle meraviglie (Lewis Carroll)
Il Signore Degli Anelli (J.R.R. Tolkien)
La Strega, il leone e l’armadio (C.S. Lewis)
Matilde (Roald Dahl)
Il giro del mondo in ottanta giorni (Jules Verne)
MacBeth (William Shakespeare)

I ragazzi fissavano la lavagna, aggrottando le sopracciglia o dischiudendo le labbra. L’uomo, dopo aver scritto l’ultimo titolo –la lavagna era ormai zeppa, non c’entrava neanche più uno sputo- si girò a guardarli.
-Per cominciare, leggeremo questi libri. Quando li avremo finiti, ce ne saranno altri.- li informò. La classe, dopo un attimo di completo shock, scoppiò in un lamento inarticolato, seguito da un cora di “cosa??” e “no!”
Il professore attese pazientemente che la classe smettesse di parlare, senza rimproverarli per la reazione.
-Non dovrete relazionarli. Potete anche non leggerli, se volete. L’unico compito che io assegno e che pretendo che sia fatto, è questo: - la classe trattenne il respiro –leggendo, dovete trovare il personaggio che vi rappresenta. Il personaggio che non solo è simile a voi di carattere, ma che ha gli stessi sogni, le stesse aspirazioni, lo stesso modo di parlare… non so se mi spiego. Quando lo avrete trovato, potrete smettere di leggere i titoli che vi assegno. Ma non provate a pescare il primo personaggio che vi capita. Non basta aprire una pagina e leggere un nome, perché io vi chiederò perché lo avete scelto, e vi terrò tutta l’ora a fare un dibattito su quel personaggio.- terminò allora lui, mentre la classe non sapeva se il sospiro da tirare era di sollievo o di abbattimento.
 
---estratto delle chat sul gruppo di classe, dal telefono di Caterina---
QUARTA EFFFFFFFE – OLE’ OLE’ DOMANI CE SE VEDE

 <- Il Casadei è completamente fuori
Anna<3 ma chi vuoi che li legga tutti quei libri!
Rocco (SiffredixD) mi è presa l’ansia alla sola idea di prendere in mano “giro del mondo in ottanta giorni”
Amore<3<3 io neanche ce li ho tutti quei libri!!
<- ma neanche io, cosa credi!
Andrea no, gente, ma la Megera che compiti ha dato? Cmq il casadei è completamente pazzoooo
Alessio Andrea, ti prego, scrivi in modo decente
Andrea sìvvabbene
Raffa! Hahahahaha ma che, ti diverti a farlo incazzare?
Andrea da morire!
Raffa! Auh, sono geloso :c
Alessio mi fate schifo.
Ezio:3 dai, ragazzi, poteva andarci peggio.
<- Peggio di dover leggere sedici classici pallosissimi, Ezio??
Ezio:3 ma sì, dai. Vi ricordo che in seconda abbiamo fatto la Divina Commedia.
Amore<3<3 sì, ma un solo classico in tutto l’anno!
Ezio:3: beh, sì, in effetti…

Rocco(SiffredixD) ha cambiato l’oggetto del gruppo in “QUARTA EFFFFFFFFFFFFFFFFFFFE VE SE AMAAAAA”
 
 La stanza di Raffaele era di colore azzurro. Era molto piccola, tanto che il letto era ad una piazza sola, invece che ad una piazza e mezzo.
Per risparmiare lo spazio dell’armadio, i vestiti erano nel largo cassetto sotto di esso, oltre che negli scaffali sotto il lungo e basso mobile blu difronte al letto.
La scrivania era davanti alla finestra, completamente disordinata. Fogli e matite giacevano sparsi ovunque, assieme a cartacce e biancheria intima che il ragazzo era troppo pigro per mettere in ordine e che finiva per ammassarsi negli angoli.
Per questo motivo Raffaele faceva i compiti sul letto, sul quale era disteso ora, con la vecchia copia di Romeo e Giulietta di sua madre.
Aveva saltato le note preliminari, dato una breve scorsa ai personaggi, e si apprestava a cominciare il testo.
“Nella bella Verona, dove noi collochiam la nostra scena, due famiglie di pari nobiltà; ferocemente l’una all’altra oppone da vecchia ruggine nuova contesa, onde sangue civile va macchiando mani civili.”
-Va bene. Fantastico. Che cosa ha detto?- borbottò il ragazzo tra se e se.
Quando si addormentò, aveva letto sessantasei volte la frase e continuava a non capirne il senso.


 


N.d.A

Ed eccolo qua, un primo capitoletto, giusto per introdurre la situazione.
Ce la faranno i nostri eroi a leggere tutti e sedici i romanzi? xD
no, vabbè, senza scherzi… so che ci sono alcuni personaggi (tipo Ezio e Alessio) che appaiono in chat ma non si sa bene chi sono, ma vi assicuro che vi presenterò tutti e venti i ragazzi della classe! (poi mi ucciderete, ma pazienza)
E adesso, se volete farmi sapere che ne pensate, sarò ben felice! *Cinnamon si ritira in un angolino e fissa tutti tipo avvoltoio*
-Cinnamon

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Cinnamon_Anonymous