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Autore: wintersea_    07/06/2015    1 recensioni
Era cosi maledettamente bello. I capelli erano stati lasciati ricadere morbidi e alcuni erano scivolati sul viso, gli occhi erano luminosi e privi di stanchezza o paure e le sue labbra, Dio le sue labbra, non so cosa mi tenne fermo al mio posto invece di correre da lui e riempirle di baci come se non ci fosse un domani.
Questa JongKey è dedicata alla mia migliore amica a distanza, per un anno della nostra conoscenza. Spero che possa piaccere a lei cosi come a voi.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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365 giorni, 200 km, mai nemmeno incrociate, eppure siamo ancora qui a sfidare tutto e tutti. La distanza non ci batte. Ti voglio bene. Questo lo dedico a te.
 
Ero poco più di un bambino la prima volta che lo vidi, occhi felini e scuri, capelli che gli cascavano sul viso. Ricordo ancora come le maniche della tunica, troppo grande per lui, gli coprivano le mani. Ricordo il suo sorriso mentre vagava tra le bancarelle in cerca di qualcosa di interessante. E ricordo lo straziante momento in cui il mio cuore si spezzò quando lo vidi andare via.
Ero troppo piccolo per capire quel sentimento che si era impossessato del mio cuore. In realtà non lo credevo nemmeno possibile. Insomma, sono un ragazzo, è normale che il mio cuore appartenga ad un altro? Ma soprattutto, è normale che glielo abbia donato con un semplice sguardo?
Sono figlio di un fabbro e non me ne sono mai vergognato. Solo quando lo rividi una seconda volta compresi la sua natura nobile, troppo lontana dalla mia realtà quotidiana.
Ci trovavamo in piena dominazione mongola quando, nel 1392 il generale Yi Seong-gye, grazie ad un colpo di stato, riconquistò il potere e fondò la dinastia Joseon dal quale discendeva anche il ragazzo. In questo periodo la vita per noi fabbri non era esattamente quella che può definirsi una passeggiata. Passando dalla dominazione mongola a quella della dinastia Joseon l’unica cosa che per noi è cambiato è lo stemma da imprimere sulle spade. Il nostro stato di povertà rimase invariato, cosi anche le umili condizioni di vita che facevamo. Ma non ci lamentavamo, eseguivamo gli ordini facendo il nostro lavoro con passione e velocità e tenevamo da parte tutto ciò che riuscivamo a risparmiare. Mio padre mi insegnò il mestiere appena divenni capace di capire come usare gli attrezzi e mi lasciò a lavorare in bottega da solo a soli 18 anni.
Fu allora che lo rividi. Ero intento a forgiare una spada per la casata reale, imprimendo lo stemma sulla lama, quando improvvisamente qualcosa mi fece ombra.
“Scusi signore, mi fa ombra, potrebbe gentilmente togliersi?” dissi abbastanza scocciato senza alzare lo sguardo dal mio lavoro.
“Chiedo scusa, non credevo bisognasse chiedere il permesso per controllare il lavoro dei propri sudditi.” Quella voce, cosi calda e sicura, mi obbligò ad alzare gli occhi, fino ad incontrare i suoi. Occhi felini, capelli scuri, labbra perfette. Era lui. Erano passati circa 10 anni, ma non ne avevo dubbi, era proprio lui. Il bambino che possedeva il mio cuore. Probabilmente lo teneva chiuso in uno scrigno d’oro contornato di diamanti. Mai come in quel momento mi sentii povero. La mia umile divisa, aperta sul petto per mancanza di bottoni, era sporca e macchiata, con qualche rattoppo qui e la. Lui… beh, lui era la perfezione e se qualcuno è ancora convinto che questo non possa essere possibile, io lo compatisco per non essere stato li in quel momento .
La sua tunica verde acqua e oro era perfettamente coordinata con il ciondolo che portava al collo che racchiudeva lo stemma della sua famiglia. I raggi del sole incorniciavano perfettamente il suo viso pieno di lentiggini , i capelli neri erano tirati indietro lasciando qualche ciuffo fuggiasco qua e la, gli occhi scuri mi scrutavano attentamente mentre le labbra rosee erano appena socchiuse.
Probabilmente mi ero fissato a guardarlo perché cominciò a sventolarmi una mano davanti agli occhi.
“Hey ci sei?”chiusi gli occhi e scossi la testa per cercare di riprendermi “Sapevo di essere popolare fra le donne, ma non sapevo di fare questo effetto anche sugli uomini”  scoppiò a ridere.
In quel momento ricordai di che fama era macchiato il principe Kim Kibum. Un ragazzo bellissimo, che sapeva di esserlo, e se ne andava in giro per il regno a spezzare il cuore alle fanciulle ignare di tutto.
Mi passai una mano tra i capelli scuri e mi morsi il labbro inferiore nervoso.
“Scusatemi” sussurrai facendo un lieve inchino “Mi spiace, vuolete controllare il lavoro?”
Ridacchiò divertito e si avvicinò “Ma non sei un po’ troppo piccolino per lavorare qua?”
“Sono grande abbastanza per sapere che anche i reali sono mortali e una delle mie spade può ucciderli” risposi con non so che coraggio per pronunciare quella frase.
Il principe Kibum rimase un momento indignato, indeciso sulla risposta, ma si ricompose subito tornando a sorridere “Bene fabbro, allora mostrami questo tuo eccellente lavoro”
Deglutii a vuoto e presi una delle mie spade rigirandomela tra le mani “E’ leggera mio signore, maneggevole” gli mostrai qualche affondo e alla fine gliela puntai contro il viso “e letale” la abbassai e feci di nuovo un lieve inchino.
“Non sapevo che i fabbri sapessero maneggiare cosi bene una spada” cominciò a girarmi intorno squadrandomi da capo a piedi “Interessante”
“Mi scusi signore ma non vedo come possa essere interessante un fabbro che si allena da solo con la spada qualche ora al giorno” risposi senza alzarmi dal mio inchino
“Com’è che ti chiami ragazzo? E per favore alzati, non voglio che ti si spezzi la schiena”
“Il mio nome è Kim Jonghyun signore”
“E quanti anni hai Kim Jonghyun?”
“Diciotto signore”
“Mmh… interessante. Saresti interessato ad entrare a far parte delle mie guardie personali? Dopo un ovvio allenamento eh”
“G-guardia personale? M-ma signore.. ne siete sicuro?”
“Mai stato più certo” mi sorrise incrociando le braccia continuando a scrutarmi con i suoi occhi felini
“N-ne sarei onorato signore” mi inchinai nuovamente mentre il principe Kibum rideva
“Oh su alzati. Finisci queste spade e prepara la tua roba, domani verrò a prenderti e partiremo per il palazzo reale” detto questo si girò e scomparve silenziosamente come era arrivato
Non so cosa mi trattenne dall’urlare di gioia. Perché finalmente lo avevo rivisto, perché mi aveva parlato, perché gli sarei stato sempre accanto. Non sapevo da dove cominciare, cosi, con un sorriso che nasceva dal cuore, mi rimisi a lavoro. Prima finivo prima potevo tornare da lui.
 
Quella sera chiusi prima la bottega e corsi a casa, il cuore mi martellava nel petto e i polmoni rischiavano di scoppiare, ma non volevo fermarmi.
“Padre! Madre! Dove siete devo parlarvi!”
“Jonghyun cosa urli, siamo qui, a tavola ad aspettare te” mio padre mi fissò per qualche secondo e poi mi sorrise “Era tanto che non ti vedevo cosi contento, cosa è successo?”
“Il.. il principe Kibum è venuto in bottega e…” cerca di riprendere fiato poggiandomi al muro per potermi reggere sulle gambe dall’emozione “E mi ha chiesto di entrare a far parte della sua guardia personale. Parto domani”
Mia madre lasciò cadere i piatti di colpo “D-domani?” balbettò per poi scoppiare in lacrime “Nemmeno il tempo di salutarti”
Andai ad abbracciarla “Andrà tutto bene madre, diventerò un’ottima guardia e i reali saranno riconoscenti con la nostra famiglia”
“E.. e se dovesse accaderti qualcosa?” mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.
“Non mi accadrà nulla madre, diventerò il guerriero più bravo di tutta la corea!”
“Noi crediamo in te, figliolo” mio padre si asciugò una lacrima senza farsi vedere e riprese a sorridere “Quello che ti è stato offerto è una grandissima occasione, vedi di non sprecarla”
“Sarete fiero di me padre, ve lo giuro”
“Bene” mia madre si asciugò le lacrime e tornò in cucina “Allora cena ricca sta sera, domani il mio bambino parte per la sua nuova vita e ha bisogno di forze. Tutti a tavola su”
 
Passai una nottata insonne, troppo preso dal pensiero di rivederlo la mattina dopo, troppo eccitato all’idea di partire con lui, al suo fianco. La mattina dopo arrivò troppo in fretta, avevo paura, all’improvviso. L’idea che io, giovane fabbro, e lui, giovane principe, restassimo da soli per un viaggio cosi lungo mi spaventava a morte.
Quando verso metà mattinata bussò alla mia porta il mio cuore di fermò di colpo. Era cosi maledettamente bello. I capelli erano stati lasciati ricadere morbidi e alcuni erano scivolati sul viso, gli occhi erano luminosi e privi di stanchezza o paure e le sue labbra, Dio le sue labbra, non so cosa mi tenne fermo al mio posto invece di correre da lui e riempirle di baci come se non ci fosse un domani.
“Buongiorno” disse dolcemente “Sono venuto a prendere Jonghyun e portarlo con me per farlo entrare a far parte delle mie guardie personali”
I miei genitori, ancora inchinati, non dissero una parola e mi lasciarono andare via con lui. Non ebbi il permesso di salutarli, forse il principe Kibum aveva paura che non volessi più partire.
 
Dopo diverse ore  di viaggio, in cui il mio cuore aveva rischiato più volte di esplodere anche per un semplice sorriso, si decise a parlare.
“Sai ragazzo, il viaggio è lungo e anche se non dovremo, potremmo fare quattro chiacchiere per passare il tempo”
“Certo signore, come volete voi” risposi drizzando la schiena. Non avremmo dovuto parlare ma lui voleva farlo comunque. Il mio cuore era decisamente sul punto di schizzarmi dal petto.
“Per prima cosa quando siamo soli chiamami Kibum. Niente principe o signore. Soltanto Kibum.  Sono cosi stanco di essere conosciuto soltanto per il mio appellativo di principe, io sono anche una persona sai?”
“Beh allora preferirei che voi mi chiamaste Jong se non vi è di troppo disturbo. Il mio nome è davvero lungo”  risposi con una punta di imbarazzo
“Jong eh? Mmh, chi è che ti chiama cosi?” si passò una mano nei capelli mandando in tilt il mio sistema nervoso
“I-I miei amici e-e la mia f-famiglia..”  risposi nervoso abbassando lo sguardo e mordendomi un labbro.
“Va bene allora. Oh un’altra cosa, dubito che con i tuoi amici vi date del voi, quindi preferirei che mi trattassi come un amico. È tutto chiaro?” impose quell’ordine con dolcezza, non c’era nulla di autoritario o spaventoso. Era quasi una supplica.
Capii che il principe Kibum aveva un disperato bisogno di compagnia, di amicizia, di qualcuno con cui confidarsi, e aveva scelto me per quel ruolo. Da parte mia, avevo un disperato bisogno di stringerlo tra le braccia, sentire il suo profumo, assaporare le sue labbra. Arrossii violentemente a quel pensiero e annuii velocemente alla sua domanda di prima.
 
Il viaggio passò più in fretta di quello che pensavo. Kibum  era una persona meravigliosa, niente in confronto a tutte le cazzate che giravano sul suo conto. Non era affatto un bastardo senza cuore, non andava affatto in giro a conquistare fanciulle, non aveva ucciso nessun mongolo che cercava di riprendersi il potere della Corea.. insomma qualsiasi storia circolasse sul suo conto era assolutamente sbagliata.
Il principe Kim Kibum era sempre stato rinchiuso nelle sue stanze reali fin da bambino, aveva il permesso di uscire pari a zero se non in rarissime occasioni. Era cresciuto in una campana di vetro, passando nelle mani di una balia a quelle di un’altra, senza essere mai riuscito ad affezionarsi a nessuna di esse. Dopo la morte della madre, in seguito alla sua nascita, il padre aveva vietato che il piccolo si affezionasse a qualcuno. Cosi, alla soglia dei suo diciassette anni, si ritrovava solo, senza amici o qualcuno con cui poter parlare. Forse proprio la mancanza di una madre o di una figura femminile stabile avevano fatto avvicinare i suoi modi di fare a quelli di una ragazza. Ma quel commento lo tenni per me.
“Ecco, ora sai tutta la mia storia. Ti va di raccontarmi qualcosa di te?”
“D-di me? B-beh ma io non ho una vita interessante..”
“Dimmi qualcosa comunque, voglio conoscerti meglio, ti prego”  mi prese la mano e mi guardò supplichevole. Kibum aveva davvero bisogno di un amico. La sua fragilità d’animo mi sorprese, o forse mi sorprese il fatto che lui sembrava aver bisogno di me.
Sospirai e cerca di tirare fuori solo l’indispensabile “Sono nato nella casa dove sei venuto a prendermi, sono sempre vissuto li e mio padre mi ha insegnato il mestiere di fabbro. Lavoro con passione e quando capita che ho del tempo libero vado alla taverna con i miei amici. E..” mi fermai a riflettere
“E..” mi incitò lui guardandomi
“E ti ho amato dal primo momento che ti ho visto” sussurrai velocemente per poi affrettare il passo.
Ma cosa cavolo mi era venuto in mente di dire? Gli avevo confessato di amarlo. Lui restava pur sempre il principe e io un semplice suddito e poi non avrebbe mai potuto ricambiare i miei sentimenti. Mi diedi dello stupido più volte finchè non mi sentii afferrare la mano all’improvviso. Alzai di scatto lo sguardo verso di lui che mi sorrise.
“E’ una cosa molto dolce da dire sai? Mi avevi già visto prima?”
Annuii “Dieci anni fa, alla fiera che si tiene giù nella piazza principale. Portavi una tunica rossa troppo grande per te e i tuoi occhi curiosi correvano da una parte ad un’altra e..” non potei finire la frase perché lui mi stava già baciando.
“Questo contalo come un altro piccolo segreto fra me e te” mi sorrise per poi far combaciare nuovamente le nostre labbra.
Mai come in quel momento mi ero sentito felice e spensierato e libero e.. innamorato. Il cuore sbatteva sulla cassa toracica e minacciava di sfondarmela. Le mie mani erano intrecciate ai suoi capelli, mentre le sue mi stringevano i fianchi. Fu il momento più bello di tutta la mia vita.
 
Passarono tre mesi da quel bacio e non ce ne furono mai altri, in verità non lo vedevo praticamente mai quindi era praticamente impossibile.
Mi allenavo duramente tutto il giorno con il mio maestro Minho e i miei due compagni Jinki e Taemin, con il quale mi stavo legando particolarmente.
“Okay ragazzi, siamo quasi arrivati al termine del nostro allenamento settimanale. Domani ci sarà l’incoronazione del principe Kibum e..”
“Incoronazione?” mi alzai di scatto interrompendolo
“Certo Jonghyun, incoronazione. Domani il principe Kibum diventerà re e nello stesso giorno ci sarà l’arrivo della principessa Lyn, sua futura moglie”
“M-moglie?” il labbro mi tremò involontariamente e dovetti deglutire più volte per non scoppiare a piangere.
“Jonghyun ma che ti prende?” mi chiese Minho osservandomi “Stai bene? Sei pallido”
“Io.. io.. scusatemi” scappai via con le lacrime che mi bruciavano gli occhi. Non potevo credere di essere stato davvero cosi cretino. Quel bacio non significava nulla per lui. Kibum era il principe e io non ero nulla di più che il suo nuovo giochino. Mi fermai sotto un albero, lontano da qualsiasi sguardo e scoppiai in lacrime. Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo. Sarei stato disposto a stargli lontano ma non a vederlo sposato. Il pensiero che qualcun altro gli stesse vicino, che lo toccasse, che lo amasse mi faceva impazzire.
Con il viso nascosto sulle ginocchia non mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino  a me finchè non mi abbraccio.
“Da quanto tempo sei innamorato di lui Jong?” Taemin, mi aveva seguito e aveva capito tutto. Era l’amico più caro che potessi desiderare.
“Tanto tempo Tae, sono più di dieci anni ormai. L’ho amato fin da subito, ero un bambino e gli avevo già donato il mio cuore” scoppiai in una risata isterica “Capisci che cretino? Io già lo amavo già da bambino” alternai le risate con il pianto.
Tae mi strinse più forte poggiando la testa sulla mia “Tutto si sistemerà, vedrai. Troverai qualcuno che ti merita davvero, che ti ama con tutto il cuore e che sarà tuo per sempre e.. e..” si bloccò e mi baciò all’improvviso.
Mi tirai improvvisamente indietro “Scusa Tae.. non posso, non ora..” mi alzai e corsi di nuovo via.
Mi chiusi nella mia stanza e mi buttai sul letto svuotato di tutto e con un gran mal di testa.
“Jong..” quella voce.. mi alzai di scatto e lo vidi, un fascio di luce illuminava i suoi occhi felini mente si avvicinava a me “Hai saputo a quanto pare” continuava ad avvicinarsi
“Avevo sempre saputo di essere un cretino, un folle anche solo a sperare in qualcosa” scattai in piedi e annullai la distanza tra noi due “Ma dannazione quel bacio mi ha mandato in pappa il cervello. Io ti amo Kibum ma tu sei il principe dannazione e io solamente un servo. Anche se ora sono qui, anche se ora sono la tua guardia personale e sorveglio le tue stanze resto sempre il figlio di un fabbro” gli afferrai la tunica “E maledizione preferirei tornare a battere il ferro piuttosto che fare la guardia alla tua porta mentre tu sei li dentro che ti lasci amare da qualcuno che non sono io. Ti amo. Ti amo e non riesco ad amare qualcun altro.” Lo baciai di scatto, senza pensarci su. Il sapore delle sue labbra non era cambiato, l’esitazione era sparita. C’era più sicurezza in quel bacio, più passione.
Mi trascinò sul letto con lui e mi tolse l’armatura “Anche io ti amo, idiota. E voglio andare via con te” riprese a baciarmi senza aspettare una mia risposta.  Poco a poco qualsiasi barriera ci fosse tra di noi spari, trascinata via dalla passione, dall’amore. In quel momento, mentre mi baciava e mi stringeva tra le braccia, non era più il principe coreano che stava per diventare re ma solamente il mio Kibum.
 
Qualche ora più tardi mentre lo stringevo tra le braccia, accarezzandogli la schiena nuda, lui alzò la testa e mi guardò negli occhi “E allora?” mi chiese.
“E allora cosa?” gli spostai un ciuffo di capelli dal viso.
“Allora scapperai con me?” mi sorrise
Lo baciai dolcemente “Con te andrei anche in capo al mondo. Ma.. la corona, il regno, tutto questo… tu ci rinunci per me?”
“Rinuncerei a sentire il sole sulla pelle per te, o all’aria che respiro se posso starti vicino, o anche al mio cuore che batte pur di stare con te. Quindi rinunciare alla corona o a tutto quello che porta non è un sacrificio per me, se tu mi resterai vicino”
Gli sorrisi e lo baciai “Quando si parte?”
 
 
Era passato un mese dalla scomparsa del principe Kibum e, anche se nessuno ci aveva fatto caso, anche di Jonghyun. Le ricerche erano state interrotte per permettere al cugino del principe di prendere il suo posto.
“Hey Tae, andiamo? C’è l’incoronazione tra qualche minuto. Dobbiamo andare a prendere il principe”  Jinki si era affacciato alla mia camera senza nemmeno bussare. Lui e il maestro Minho erano preoccupati per me perché sostenevano che avevo smesso di sorridere.
“Si arrivo, dammi solo un minuto”  mi alzai e cominciai a cambiarmi.
Quello che Jinki e il maestro Minho non sapevano era che in realtà ero davvero felice. Jong era col suo principe, era felice e innamorato e di questo non sarei potuto essere più lieto.
Sorrisi appena e uscii. Se lui era riuscito ad essere felice lo avrei fatto anche io, non lo avrei mai deluso cosi. Sorrisi al maestro Minho e presi posto vicino a loro. Infondo nulla mi impediva di innamorarmi ancora, no?

 

Angolino dell'autrice

Ciao a tutti, e ciao a te tesoro. Scontato come regalo per il nostro anniversario eh? La cosa importante è che ti sia piaciuto, avrei voluto metterlo a mezzanotte ma ci sono state complicazioni qui e la e non ci sono riuscita, sorry.
Ci troviamo verso la fine del medioevo in Corea. Le informazioni storiche le ho prese da wikipedia perchè non conosco la storia della Corea io hahah
Anyway non voglio annoiare nessuno, voglio solo festeggiare per quest'anno passato con la mia migliore amica a distanza e basta.
Spero comunque che vi sia piaciuto,
baci
-Nessa x
  
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