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Autore: Sheera Kavannah    08/06/2015    1 recensioni
Beritra è stato annientato, le sue truppe sono scomparse, ma la pace stenta a tornare. Un nuovo, possente nemico minaccia Atreia e i suoi abitanti, ancora deboli per il precendente conflitto. Entrambe le fazioni sono troppo deboli da sole per debellare questa nuova minaccia, ed è per questo che un'alleanza potrebbe essere l'unica soluzione possibile.
Gli eventi accadono dopo quelli narrati in Aion 4.8, la storia è soggetta a continue variazioni, come il titolo o parti dei capitoli stessi. Il titolo non è sicuramente definitivo.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il Palazzo Dorato fu costruito poco dopo la sconfitta di Beritra, allo scopo di sorvegliare l'intera Gelkmaros grazie al panorama mozzafiato che offriva l'enorme vetrata decorata in argento, nella Sala dei Congressi: questa offriva un vasto spazio da dedicare a incontri di vario genere. O almeno, questa era l'idea principale: visti gli ultimi eventi, la Sala ospitava soltanto Generali e Deputies delle più importanti legioni e gli argomenti trattati erano esclusivamente di natura bellica.

Un folto gruppo di importanti legionari Asmodiani si era ritrovato in quella sala per discutere sulla situazione e fare un bilancio delle perdite: in poche parole, i soldati a disposizione erano pochi, i fondi quasi inesistenti e il terreno asmodiano andava via via diminuendosi.

Syria era seduta su trono dorato decorato di pietre preziose, mentre accanto a lei erano disposti altrettanti sedili a formare un cerchio. Su ognuno di essi vi era seduto un Generale di Brigata nominato appositamente per dare consulto durante i periodi di guerra, affiancato dal Deputy di maggior spessore.

Sul lato destro della vetrata, quasi nascosto dalle tende di velluto bordeaux, un ragazzo ascoltava distrattamente lo svolgersi della riunione, alternando lo sguardo tra i membri e una coppia di shugo che cercavano di vendere un sacchetto di erbe a una ragazza, visibili dal finestrone.

Un uomo dalla folta barba color smeraldo attirò l'attenzione della giovane Generale: «Lei non crede che i giovani reclutati siano pochi?»

«Non saranno pochi» rispose Syria «Loro saranno al comando di un ordine soldati incredibilmente più vasto.»

«E lei è sicura della sua scelta?»

«Sono sempre sicura di quel che faccio.»

L'uomo annuì. I visi di tutti i Daeva presenti in quella Sala erano cupi, tristi, pensierosi.

«Quanti Daeva sono disposti a partire?» Intervenne una donna dai capelli lunghi.

«Circa dodici mila, più tremila infermieri che non interverranno se non per dare sostegno ai caduti. Un centinaio di mercanti shugo si è messo in viaggio per reperire materiali da lavorazione, e numerosi chimici e alchimisti stanno preparando pozioni e pietre di rianimazione. Gli Elisiani stanno facendo altrettanto.»

«Gli Elisiani… Possiamo davvero fidarci?»

«No. Ma non vedo altre alternative. Per quanto l'odio sia profondo e radicato nei loro confronti siamo costretti a farci aiutare. Se hanno accettato quasi immediatamente, anche loro hanno seri problemi economici, ergo, ritengo che non verremo traditi. Dopotutto, sappiamo quanto egoisti siano gli Elisiani, si farebbero aiutare persino dai Lefaristi se necessario.»

La donna si stropicciò gli occhi e aggiustò il vestito di seta. «Mi vedo costretta a concordare con lei.»

Syria fece un lieve segno con il capo ad indicare approvazione. Il ragazzo di fianco alla finestra schioccò la lingua e scosse la testa. Allora Syria si voltò di scatto e gli urlò contro: «Hai idee migliori?!»

Il giovane abbassò la testa e tacque.

La ragazza trattenne il respiro per calmarsi e continuò piano: «Signori, vi è tutto chiaro? Avete qualcosa in contrario?»

Il Generale di Brigata della Legione del Ghiaccio parlò in nome di tutti i presenti: «No. I piani andranno come stabilito. I giovani prescelti si presenteranno fra due giorni a Valetta, è corretto?»

«Sì.»

«Ottimo.»

Syria si alzò e si rivolse ai presenti: «Signori, la giunta è sciolta. Il prossimo incontro è fissato a domenica notte con i prescelti di entrambe le fazioni per l'illustrazione del piano. Andate.»

Nel giro di cinque minuti, la Sala tornò deserta. Rimasero soltanto in due: Syria e il misterioso ragazzo. La donna si avvicinò in fretta a lui e lo costrinse a voltarsi verso lei, tirandogli con violenza il colletto del lungo cappotto di pelle.

«Devi per forza farti notare? Hai sempre qualcosa da dire!»

Il ragazzo non mosse un muscolo, ma la guardava dritta negli occhi: aveva uno sguardo cupo, penetrante e magnetico. Una scintilla rossa illuminò brevemente gli occhi rossi di lui.

Syria strinse i denti: non aveva paura di quel ragazzo, ma quando lui la guardava così, un brivido scendeva prepotente lungo la sua schiena.

«Io… Capisco cosa provi… Ma non puoi rivolgerti in questo modo durante un convegno… Mi capisci, giusto?»

Il viso del Daeva era debolmente illuminato dalla luce del tramonto e la sua pelle assumeva delle lievi sfumature di lilla e arancio, che sottolineavano i suoi lineamenti delicati; era raro trovare in Asmodae un maschio di una bellezza tale da essere definita quasi… elisiana.

Syria spostò dagli occhi del ragazzo delle ciocche di capelli e gli accarezzò il viso.

«E' una misura necessaria. Finita la guerra, non li vedremo mai più.»

Lui afferrò fermamente la mano della giovane e la allontanò con forza; allora, a passo veloce, si avviò verso la porta della Sala dei Congressi, la aprì e se andò sbattendola.

Syria rimase sola. Appoggiò le mani alla vetrata e chinò il capo. È l'unica soluzione, non puoi fare altrimenti. Il peso delle responsabilità era elevato, ma lei aveva abbastanza esperienza nell'arte della guerra. Il suo respiro si fece affannoso. Stai calma Syria. Calmati. Vincerai, sarà merito tuo. Rilassati.

Il sole tramontò definitivamente, e il cielo fu illuminato dalle stelle. Nessuna nuvola in cielo, nessun rumore, solo il silenzio. Incuteva un certo terrore, come la calma prima della tempesta: sei pienamente cosciente del fatto che qualcosa sta per accadere, ma sei impotente, puoi soltanto restare a guardare e aspettare che la pioggia ti scivoli fredda sul corpo. La calma non sarebbe durata a lungo. Syria si sedette e chiuse gli occhi, liberando la sua mente dai pensieri oscuri.

 

 

   
 
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