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Autore: happy_me    09/06/2015    0 recensioni
Una ragazza e quattro amici, un sogno e un amore. Ma il problema è... sarà la persona che abbiamo sempre pensato di volere ad essere davvero quella giusta?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Jones, Dougie Poynter, Harry Judd, Nuovo personaggio, Tom Fletcher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*DISCLAIMER*: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei protagonisti,che non mi appartengono,  nè offenderli in alcun modo'

 

*Note dell'autore*: è la prima volta che posto una mia storia dopo molti anni, spero di non essere troppo fuori allenamento e di poter avere qualche feedback da parte di qualche lettore. ;) Spero che questo mio piccolo tentativo di scrittura vi piaccia, a presto.

B.

 

 

FELICITY 


- Ok....ok. E' solo un incubo, uno stupidissimo incubo – sospirai rumorosamente, nel pallido tentativo di recuperare un po' di aria per i miei poveri polmoni, provati da un cuore che batteva a mille e dalla mancanza di ossigeno.

Eccomi qui.

Respiro affannato, mani tra i capelli, sveglia come un grillo alle quattro e mezzo di mattina, pallida come un cencio, e, se devo dirla tutta, schifosamente sudata.

Erano già trascorsi parecchi giorni dalla fine della scuola, ma l'ansia degli ultimi esami mi perseguitava ancora per qualche sconosciuta ragione.

Mi passai una mano sugli occhi stropicciandoli un po', adattando la vista alla poca luce notturna.

Guardandomi nello specchio di fronte al letto, mi resi conto che avrei potuto essere scritturata immediatamente per qualche film horror: i miei capelli, castani e già quotidianamente incasinati, erano diventati un ammasso crespo, metà liberi metà impigliati ancora nella coda che avevo dimenticato di disfare prima di andare a dormire, mentre sotto i miei occhi troneggiavano due occhiaie molto più che evidenti.

Almeno nel mio incubo ero vestita elegante, nulla a che fare con il mio riflesso.

Ero al cospetto della commissione d'esame, e lei, la donna che più odiavo in tutto il mondo, mi aveva posto proprio l'ultima domanda. Immaginai di avere un grosso sorriso, ormai vicina alla fine di quella lunga agonia, per poi rendermi improvvisamente conto che mi aveva incastrato. La risposta non la sapevo!Allora ansia, panico, rosicchiamento di unghie, occhiate lanciate agli altri professori quasi come se sulla loro fronte potesse apparire un led con la risposta. Fino a che LEI, convinta della mia inutilità, mi aveva fatto buttare fuori da due buttafuori in stile discoteca. Alzai gli occhi al cielo ripensandoci.

I buttafuori a scuola. Solo io potevo sognarli.


Mi alzai dal letto incapace di tornare a dormire, così pensai che un bel bicchiere d'acqua mi avrebbe calmato i nervi. Presi dal comodino il mio telefono per farmi luce e aprii la porta della mia camera.

Effettivamente fu una vera impresa cercare di arrivare alla cucina senza uccidere mio cugino Tom, addormentato sul tappeto del salotto (come al solito) incastrato in una strana posizione tra il divano e il tavolo, e qualche altro fagotto, che di mattina sarebbe sicuramente risultato essere James, mezzo svaccato sulla poltrona, mezzo per terra. Ci avrei giurato che fosse lui nonostante il buio, ultimamente scrivevano spesso fino a tarda sera, e la mattina lo ritrovavo in giro per casa, solo con addosso i boxer, come se niente fosse. Ah no beh, a volte boxer e calzini, quando si sentiva di essere una persona più riservata. Quel ragazzo sembrava non avere né una casa propria, né nessun tipo di amore per le sistemazioni comode. Non che Tom fosse diverso.

Attraversato il salotto, arrivai finalmente alla cucina.A tentoni arrivai al frigorifero, lo aprii e lasciai la vista abituarsi alla luce gialla e forte del suo interno. Presi una sorsata d'acqua e riposi la bottiglia nel frigorifero. Feci per richiuderlo e tornare in camera da letto quando la luce che cadeva sul tavolo della cucina illuminò qualcosa: mi avvicinai e vidi un pacchetto, lo presi in mano e lo avvicinai al frigorifero per vedere meglio. Era...un pacchetto di sigarette? Di chi potevano essere? Non era possibile che fosse di Tom e James, non li avevo mai visti fumare.

Feci spallucce e feci per infilarmele in tasca.

Poi una scritta sull'accendino attirò la mia attenzione: era fatta a penna, e con una calligrafia illeggibile. Lo avvicinai agli occhi per metterla meglio a fuoco, quando una voce proveniente dall'entrata della cucina, alle mie spalle, mi fece trasalire.

- Grazie, le stavo cercando -

Il sangue mi si gelò nelle vene.

La voce non era sicuramente di Tom.

E neanche di James. 

  
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