Crossover
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Autore: Faith_03    12/06/2015    0 recensioni
Storia di due fratelli americani uno che vive a New York, 18'anni giovane e bello ma con un buco nel cuore. L'altro di 23 anni trasferito in Californa per lavoro intelligente e responsabile.
Cosa succederà quando si rincontreranno dopo pochi anni di separazione?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Capitolo 2
 
 “Guardate gente, questo ha dell’incredibile: sono le 7.30 qui a Burbank, a New York sono le 11.30 e Kyle è ancora a letto… - Philip riprende con sua videocamera prima gli orologi e poi la porta della stanza del fratello, facendo la telecronaca passo dopo pas- so – Ora ci penso io…”
Riprende pure mentre apre la porta e accende la luce rivelando il fratello addormentato in maglietta e boxer e abbracciato al cuscino.
 “Giorno fratello… - la voce è un po’ sciocca inquadrando Kyle più da vicino – Sveglia !!! Giù dalle brande, dormiglione…”
Il diciottenne si lamenta e si sveglia già incavolato a causa di Philip, infatti gli grida contro:
 “FILI, MA VAFFAN…”
Philip lo interrompe prima che Kyle finisce la parolaccia:
 “Eh… Che parolona brutta e offensiva, - continua a riprendere mentre Kyle si è messo in ginocchio – Sicuro che vuoi che conservi questo ricordo di te infuriato?”
La voce del ragazzo biondo cerca di essere seria ma sta morendo dalle risate, in più inizia anche a tenersi a distanza perché Kyle ha afferrato il suo cuscino e la sua espressione è nera più che mai:
 “Quindi mi stai riprendendo?!”
Dice in tono duro, da vero dark,
 “Certo che ti sto riprendendo, ci ho pensato tutta la notte a, EHI…”
Kyla lancia il suo cuscino addosso alla telecamera e al fratello che fa in tempo, per fortuna, a girarsi per salvare la videocamera. Passato pericolo ritorna con l’obbiettivo sul fratello:
 “Pazzo!… - continua a scherzare – Mi è costata mille dollari questa telecamera…”
 “E io te ne faccio pagare milleuno per i danni morali.”
 “Danni morali?! Quanto mi costi, fratello…”
appoggia la telecamera sul comò, sempre puntato sul letto e poi si fionda su Kyle:
 “VENDETTA!!!”
Saltò sul letto e Kyle gli tirarglielo addosso un altro cuscino e fanno una piccola lotta come quando erano sempre bambini.
Più stanchi di come quando si sono svegliati, escono e si recano a un bar per fare colazione e prendere il tanto amato, e desiderato, starbucks al cappuccino per Kyle, e un thè ghiacciato al limone per Philip.
Seduti fuori in un tavolino, i due fratelli parlano del più e del meno, da come sono buone le bibite a cosa possono fare dopo che Philip  riprenderà a lavorare:
 “Io te la lascerei pure la mia macchina ma… - il tono di voce è titubante – sei stato bocciato cinque volte…”
 “Due.”
interrompe Kyle separandosi dalla cannuccia,
 “Quattro.”
Philip fa il numero con le dita e lo sguardo serio.
 “Due… E mezzo.”
 “Ecco, dì la verità.”
Kyle osserva il fratello con occhi seri e, dato che i suoi sono grandi, sembra davvero cattivo e il suo look lo aiuta molto.
A un certo punto il cellulare di Philip squilla:
 “Pron… Oh!!! Ciao zio… - risponde felicemente – Come stai?...”
Sta sempre seduto sul suo posto mentre il fratello moro cambia espressione, da arrabbiato a confuso, ma poi distoglie lo sguardo.
Vede tutte le persone con i loro via vai quotidiani, le macchine e poi anche il cielo, quel giorno è bello e soleggiato e l’azzurro, il colore sembra uno di quelli che non si trovano nelle tavolozze dei pittori. Gli piace guardarlo senza scopo alcuno.
 “Perfetto, ci saremo, ciao.”
Kyle riguarda il fratello, soprattutto per la frase che ha sentito.
 “Era lo zio Tony.”
 “Zio chi?!”
chiede Kyle ancora più confuso. Philip ripete il nome di quel parente tranquillamente mentre il fratello “cade” dalle nuvole di quel cielo che ha visto prima.
 “Come “Chi?!” Dai lo zio Tony… Il fratello di mamma…”
 “Ah… Il militare…”
esclama, ma il fratello biondo fa no con la testa:
 “Ma no, quello è zio Frank… Dai lo zio di Las Vegas… Non ti ricordi che abbiamo festeggiato il Natale tempo fa…”
Kyle si concentra guardando un punto fisso davanti a sé ma è come se non lo vede, dopo pochi minuti di nuovo parla con quel tono di voce:
 “Oh… Lo zio…”
 “Visto?!”
Philip è contento che ci è arrivato.
Questo zio si chiama Antonio, Tony dalla famiglia, è il primo di tre fratelli, il maggiore, la mamma dei due fratelli è la seconda e invece il terzo si chiama Frank, il più giovane e fa il militare nell’esercito americano.
Questo zio Tony è l’unico dei tre ad avere un nome italiano e l’unico che fu il più fortunato nella carriera lavorativa, infatti è un famoso e stimato architetto e, grazie a questo, può viaggiare per il mondo prendendo ispirazione per molti suoi progetti.
È molto richiesto in molti stati sia americani e sia all’estero, meno male che a lui piace viaggiare e ama molto il suo lavoro ma c’è una piccola pecca nella sua vita: non ha una famiglia sua.
La mamma e i nonni, per scherzare, lo chiamano “il nomade architetto” perché non sta mai fermo in un posto per l’intero anno anche se ha una bellissima casa a Las Vegas. Tony inoltre è il padrino di Philip e, anche se non ha figli suoi, ama e adora i due fratelli come se fossero suoi.
Quando Philip e Kyle erano più piccoli lui veniva spesso a casa loro a trovarli e loro due impazzivano per questo zio perché anche lui inventava storie sui loro due eroi facendogli vedere foto di paesaggi naturali, crescendo le visite si fecero rare purtroppo.
Ma chiamava sempre per i compleanni dei ragazzi, Natali, Pasque e così via, capitava che, a sorpresa si presentasse nel giorno del ringraziamento a casa dei nonni insieme all’altro fratello.
Kyle era ancora piccolo per ricordarlo meglio ma un pensiero si fece largo nella sua memoria grazie alla festività che aveva detto il fratello:
 
Natale 2000
Per festeggiare il nuovo millennio Antonio è riuscito a prendere le ferie così da or- ganizzare Natale e Capodanno a casa sua a Las Vegas invitando la famiglia della sorella, i nonni e anche il fratello minore. La sua casa è abbastanza grande da ospitare tutti e sotto il suo albero di Natale sbucano un sacco si regali per i bambini che non vedono l’ora di scartarli tutti.
Kyle all’epoca ha cinque anni e ricorda di aver avuto un piccolo discorso con lui.
Durante il cuore della notte il piccolo si alza e cerca di orientarsi al buoi, con la sola compagnia del suo orsacchiotto, in una casa non sua. Fortuna vuole che vede una stanza illuminata, sbircia e non solo trova la cucina ma vede lo zio Tony seduto su una sedia chino sul tavolo.
Kili è ancora troppo piccolo per capire ma lo zio sta lavorando su un progetto dei suoi e non si accorge del piccolo “intruso” finché:
 “Zio….”
Facendosi coraggio il piccolo Kyle lo ha chiamato.
Lo zio si volta verso la fonte del sussurro, ed eccolo lì, un uomo di trentacinque anni alto e robusto come il papà del piccolo.
Profondi e bellissimi occhi azzurri incantano chiunque li guardi, in quel periodo porta i capelli lunghi, ondulati, castani scuri e anche lui ha qualche treccia, il che lo rende in qualche modo selvaggio, ma è sempre gentile e caloroso come il suo sorriso, incorniciato da una barba ben curata.
Quando nota il nipotino più piccolo:
 “Kyle…- sposta delicatamente la sedia per non fare troppo rumore e si gira verso il bambino – Vieni, vieni… Che ci fai ancora sveglio? Hai avuto un incubo?”
Il piccolo Kyle si avvicina allo zio che gli fa il gesto con la mano di venire verso di lui e gli accarezza i capelli castani come i suoi:
 “No zio… Ho sete…”
 “Hai sete, piccolo? Vieni allora.”    
il tono di voce è dolce verso di lui, gli prende la manina e si avvicinano al frigo.
Dopo aver riempito un bicchiere d’acqua, lo zio Tony solleva e fa sedere il piccolo sul piano della cucina. Si appoggia anche lui e parla al nipote:
 “Allora, ti sono piaciuti i regali che hai trovato sotto l’albero?”
Kyle fa “sì” con la testa,
 “Quale di più?”
 “La maglietta di Kili.”
Questa è una classica maglietta blu con una figura del suo eroe, Tony ride, anche lui che chiede queste cose…
 “E ti piace che sei qui?”
 “No.”
Lo zio fa una faccia sorpresa spalancando gli occhi:
 “Perché no?!”

 “Non ce la neve qui…”
Il piccolo Kyle aspetta questa festività non solo per aprire i regali sotto l’albero ma anche perché ama la neve, tutti i pomeriggi gioca con il fratello e i figli dei vicini per tutto il giorno e quando c’è il papà è un momento di pura gioia. E poi con la scusa della neve, la mamma gli prepara sempre una buona cioccolata calda con i marshmellow. Peccato per lui che quel Natale è andata diversamente.
 
Con la macchina arrivano nel posto in cui lavora Philip, sono davanti a un locale a due piani che Kyle ricorda grazie a una delle foto del fratello, quella con i colleghi; il piano sotto è un classico studio fotografico con tutte le attrezzature, lo spazio per fare le foto e, seduta vicino alla scrivania c’è una segretaria di bell’aspetto ma vedendola si capisce che ha la stessa età della madre dei due tranne per un piccolo particolare, gli occhi sono azzurri e penetranti, biondi capelli lisci e un sorriso semplice ma vissuto.
Kyle rimane impressionato da tale sguardo e da tale perso- na appena varca l’uscio della porta del negozio.
 “Ciao Alex.”
Saluta Philip mentre, con suo fratello, si avvicina alle scale dietro al bancone per sa- lire al piano superiore ma la segretaria lo blocca:
 “Philip, – il ragazzo si ferma sul posto – ha chiamato il signor de Jackson.”
 “Padre o figlio?”
 “Figlio.”
Le passa un foglio che il ragazzo biondo legge in pochi minuti e cambia espressione in altrettanto tempo:
 “Ma no… Ma…”
 “Lo so, mi dispiace.”
Confessa Alex guardando prima lui e poi Kyle che, prima incrocia i suoi occhi e poi lui si distoglie da quello sguardo, quegli occhi sembrano guardarlo dentro.
Non ha mai avuto una sensazione come questa.
 “Questo qui non è mai contento… - si lamenta – ma la cosa più fastidiosa è che chiama sempre me… Perché chiama sempre me?! Sono in ferie poi…”
Philip guarda il fratello con uno sguardo strano, come se si deve giustificare di  
qualcosa.
Salite le scale si ritrovano nella redazione della rivista, Philip però ha ancora quella faccia.
Kyle pensa che è una cosa davvero comoda avere due lavori nello stesso palazzo.
Lì vede tante persone fare lo stesso via vai di quelle fuori solo che hanno le braccia piene di fogli, riviste e foto, parlano al cellulare tenendolo con una spalla e a volte vengono chiamati da alcuni tizi che sono attaccati al computer che, anche se voltati dalla parte opposta, continuano imperterriti a scrivere chissà che.
Uno di questi è un ragazzo dall’aspetto anonimo, faccia strana, occhiali neri con la montatura nera e grandi lenti quasi quadrate, i classici occhiali da nerd, che gli ingra- ndivano gli occhi scuri, orecchie a sventola e tiene i capelli perfettamente pettinati con il ciuffo da una parte.
 “We Rich – si avvicina Philip – Sono ancora qui, hai visto?”
Lo saluta con la mano facendo un pugno e avvicinandosi al collega di lavoro che lui ricambia imitando il gesto e toccandosi le nocche a vicenda. Anche se non sembra, è più giovane dei due fratelli newyorkesi.
 “Lui è mio fratello Kyle.”
Il fratello moro allunga per salutarlo ma il ragazzo con gli occhiali fa il pugno anche a lui e la scena che il biondo vede è Kyle che afferra il pugno di Rich e entrambi fare una faccia confusa rilasciandosi.
 “Scusa…”
Anche la “S” col fischio ha questo ragazzo che poi torna con il naso attaccato allo schermo del pc.
 “Non fa niente.”
““Sfigato.””
Dice e pensa poi il dark.
Dopo il collega conoscono il capo del fratello biondo che, anche lui in quanto stranezze  non scherza, ha occhi grandi e furbi come il suo sorriso che rivolge loro appena li vede entrare nell’ufficio. I capelli  sono brizzolati e sul davanti non ce ne sono, la sua testa sembra un uovo.
Accolse calorosamente Philip e Kyle.
 “Ciao, è un grande onore per me incontrarti – stringe e agita la mano come se non ha intenzione di lasciarla – tuo fratello mi ha parlato di te. Sei una leggenda, una vera leggenda, dico davvero…”
Dopo un bel po’ il capo lascia la presa e Kyle si allontana da lui quando si gira per avvicinarsi alla finestra.
 “Veniamo a noi. – si fa serio (forse) mentre li guarda dal riflesso nello specchio – Philip, mi dispiace che, anche se hai preso dei giorni devi tornare qui per quel rampol- lo.”
 “Hai detto bene, è proprio un rampollo.”
Il tono del fotografo è scocciato, Kyle intanto li osserva in silenzio, non ha mai
visto il fratello in quel modo, ama fare le foto.
Chi è questo “Rampollo”? Perché vuole Philip? E perché lui reagisce così?
Il capo si riavvicina ai due abbracciandoli come se fossero i suoi figli, per la “gioia” di Kyle.
 “Dai su, non ci pensare – li guida verso la porta – te ne darò altri di giorni se farai le foto a quello lì e poi… Forse sono riuscito a convincere un certe tale, per fare le foto in un certo posto che inizia con la “W”…”
 “Dici davvero?!”
Il morale di Philip sembra risollevarsi,
 “Sì si, anche se non è quello che stai cercando di ottenere ma vedrai che piano piano si realizzerà anche quello. E ora fuori di qui, vi ho già rubato troppo tempo.
Ciao Philip e Kyle.”
sorride mentre saluta i due.
Fuori dal negozio Philip trattiene a stento una risata mentre Kyle scoppia:
 “NON SOPPORTO QUESTI “TOCCA - TOCCA”!”
 “Ma dai che è simpatico.”
 “Simpatico?! Prima mi fai conoscere lo sfigato e poi questo “simpatico” che a me sembra solo un pazzo…”
 “Ehi – il fratello biondo si fa serio – Uno è il mio collega, l’altro il mio capo. Lui mi ha aiutato tantissimo quando sono arrivato qui.”
Kyle non replica ma finalmente capisce quale folle trasferirebbe  tutto il suo lavoro da New York in California..
 
Intanto, in casa de Jackson
Un fratello e una sorella stanno parlando nel salotto della loro villa, lui è il classico ragazzo giovane dai lunghi capelli biondi e così lisci da sembrare finti, occhi chiari dalle svariate sfumature, molto alto e snello. Grazie alla sua bella persona, come passatempo sfila in passerella per le grandi marche americane. La sorella invece è di pochi centimetri più bassa di lui, anche i suoi capelli sono perfettamente lisci e lunghi ma rossi come il fuoco e gli occhi scuri. Anche lei è una bella ragazza e giovane molto magra e sveglia.
 “Per fortuna che ho trovato il mio fotografo di fiducia, anche se era in ferie.”
 “Chi è questo, fratello?”
 “Ah, non è lui… È solo un fotografo tra quelli che lavorano per papà.”
 “Se dici che veramente non è lui, allora chi è?”
Chiede curiosa la sorella alzando gli occhi dal quaderno in cui sta scrivendo seduta nella poltrona di pelle rossa.
 “Non so nemmeno io come si chiama ma dicono che sia il più bravo.”
 “Sei veramente crudele…”
Loro due sono i figli di uno dei più grandi imprenditori che hanno iniziato la sua carriera dal nulla ma ha molta fortuna dalla sua. Il suo nome è Trevor, primo di quattro figli,  ha studiato e lavorato da quando aveva 17 anni, anche se la sua famiglia non era mai stata “alla fame”. Diventò un imprenditore e riuscì a possedere un sacco di attività, e anche un sacco di redazioni di molte riviste lavorano per lui, tra cui quella in cui lavora Philip.
Il figlio, che si chiama Louis, intende seguire le ombre del padre ed è il suo braccio destro anche e se l’università non l’ha ancora terminata e, anche se è bello, in realtà sembra sempre con la puzza sotto il naso. Inoltre è uno di quelli che vuole tutto e subito e a volte è talmente egoista da tenersi tutte le persone che lavorano per il padre, come Philip, tutte per sé.
Il classico figlio di papà viziato.
La figlia dai rossi capelli si chiama Elizabeth, ed è totalmente diversa dal fratello riguardo al lavoro, a lei non interessa proprio niente dell’attività del padre e del patrimonio che hanno, ha deciso fin da subito di intraprendere tutt’altra strada.
È un’insegnante di storia alla scuola elementare di Burbank ed è una di quelle persone sempre impegnate perché, oltre ad insegnare, fa volontariato in ospedale, sempre nel reparto pediatrico. E, grazie a questi due lavori, ha la giusta spinta per iniziare a scrivere nel “tempo libero” quando l’ha.
Scriveva un sacco di storie per bambini, ma mai pubblicate, non ancora almeno.
Anche lei è abbonata alla rivista del fratello di Kyle, le sue foto dei paesaggi le usa per le sue storie e poi a Elizabeth piace molto anche il fotografo, gli piacerebbe incontrarlo un giorno, conoscerlo, parlarci e, una cosa tira l’altra…
Non sapendo dove esso abiti, continuare a vede le sue foto è come sentirlo vicino, immagina sempre di essere con lui e guardarlo fotografare per poi vedere cos’ha visto lui in quello scatto.
E poi aiuta i bambini con piacere nel suo lavoro evitando che si sentano in difficoltà se uno non ha capito la sua lezione. Una donna da ammirare in tutto e per tutto. 
   
 
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