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Autore: Bryluen    12/06/2015    1 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Dante chiuse con uno scatto il portatile e lo allontanò  da sè. Aveva fatto di tutto per distrarsi e non pensare alla situazione ingarbugliata che stava vivendo. Le emozioni attraversavano il suo corpo, facendolo sentire come in balia di una corrente sconosciuta e potente. Aveva sempre pensato di essere una persona forte, con quella superficialità sicura, che non ti fa essere idiota, ma nemmeno tanto profondo da stare male per analizzare ogni piccolo atomo dei propri sentimenti. E invece, in quei lunghi giorni, non aveva fatto altro che domandarsi quali fossero realmente le sue intenzioni, e cosa provasse Federica per lui. Non aveva mai permesso a nessuna ragazza di essere così importante. In realtà non l'aveva fatto nemmeno con Federica. Ma l'amore l'aveva sorpreso, gli era nato dentro, senza chiedere permesso. Era un inquilino strano, arrogante, che stava ridipingendo tutta la sua vita con colori inusuali e abbaglianti.
Le sue labbra si piegarono in modo amaro, ripensando al giorno in cui aveva litigato con il fratello. La gelosia l'aveva accecato completamente, guidando le sue parole e le sue azioni senza un filtro. Senza freno.
Freni. Non ne aveva mai voluti.
Lui era così, spontaneo e privo di regole, però questa sua assoluta libertà aveva ferito la persona che amava. E si era ripromesso di fare qualunque cosa pur di riparare quel torto. Se solo Federica fosse stata lì, si sarebbe scusato ancora, e ancora, e ancora. Non gli importava dell'orgoglio, di sembrare un debole, di apparire ridicolo. Giocava per un premio più alto. La sua stessa felicità.
Dante si era reso conto di come fossero ingrigite le sue giornate da quando Federica non gli sorrideva più. Il mare era diventato una brodaglia calda, il sole troppo aggressivo, la gente troppo chiassosa, e lui insofferente a tutto. Percorse la stanza a passi lunghi e pesanti, stringendo i pugni e agitandosi come un animale in gabbia. Davvero voleva aspettare senza fare niente?
Programmare la serata perfetta era stato faticoso, ma ogni cosa doveva essere al proprio posto, creando un'armonia irripetibile, degna del migliore dei romantici. E tutto doveva avvenire il giorno dopo, durante la festa del paese. Ci sarebbero state centinaia di turisti, accorsi per lo spettacolo pirotecnico e la grande sfilata delle barche storiche, che avrebbero accompagnato la processione del Santo Patrono. Il profumo delle nocciole caramellate miscelato alla musica delle orchestrine sui palchi, sarebbe stato una cornice perfetta per la passeggiata, e poi la cena. Era già tutto pronto. Mancavano solo ventiquattro ore.
Appoggiò le spalle alla parete, respirando a fondo per non dare un pugno al muro. Aspettare senza fare niente non era il suo forte.
Si voltò guardando verso l'orologio sul comodino. Le lancette della piccola sveglia formavano una linea verticale. Le sei del pomeriggio.
La luce inondava ancora la stanza, e non c'erano segni di un tramonto imminente. Aprì la finestra e si sedette al balconcino. Sotto di lui la piccola cittadina ferveva di attività, le madri correvano dietro a bambini disubbidienti, venditori ambulanti ciondolavano da un alto all'altro della strada, piccole e grandi comitive schiamazzavano sorseggiando granite colorate. Dante si sporse più avanti. Avrebbe voluto essere lì, in mezzo alla folla, essere uno di quei volti sorridenti, soddisfatto della propria vita, accanto alla ragazza di cui si era innamorato. E invece era su un balcone del terzo piano, a guardare la vita scorrere attorno a lui. D'un tratto l'assurdità della sua posizione gli fu chiara. Sembrava una principessa di qualche storia per bambine. Proprio lui, Dante l'incorreggibile, quello vitale, quello che non stava mai fermo. Perché aveva scelto di fermarsi ed aspettare? No, quello non era da lui. Stava solo perdendo tempo. Ancor peggio, stava permettendo a se stesso di stare un altro giorno senza Federica. No! Dante Sparda non era uno che attendeva, era uno che agiva e si prendeva ciò che voleva.
Rientrò nella sua stanza e si cambiò alla svelta, anche se fu accorto nella scelta degli abiti. Voleva apparire al meglio. Era eccitato e teso, come chi ha una missione da compiere e non può permettersi di fallire. Avrebbe voluto sapere esattamente cosa fare, prendere l'equipaggiamento adatto alla battaglia. Ma non c'erano pistole da mettere nelle fondine, l'unica arma in grado salvarlo era proprio la sua personalità. Desiderava essere amato per ciò che era, un ragazzo imperfetto, ma leale, che spesso diceva la cosa sbagliata, ma mai quella falsa...E poi era bellissimo!
Per tutto il tempo pensò a Federica, la sua presenza sembrava girargli attorno, in un abbraccio confortante e carico di promesse per il futuro. La sentiva vicina, quasi come se lei fosse proprio lì, appena fuori dalla camera ad aspettarlo. Uscì, chiudendosi la porta alle spalle con uno scatto rumoroso, e per un istante pensò di avere le allucinazioni.
-Federica?- Era proprio dove sperava che fosse, da sola nel corridoio, a fissare il numero della sua stanza. La osservò con stupita attenzione, gli sembrò stanca, con un accenno di occhiaie e i capelli arruffati, ma rilassata. -Che ci fai qui?-
-Dovevo vederti, parlarti. Sono stufa di fare sciocche supposizioni, di avere sospetti, di temere di perderti. Ho bisogno di fare chiarezza, anzi, a dir la verità l'unica cosa di cui ho bisogno sei tu. E voglio sapere se...-
Dante non lasciò che continuasse a parlare, le uniche parole che gli interessavano le aveva già sentite. Le prese il viso tra le mani, spostandole i capelli dietro le orecchie e poi la baciò, come non aveva mai fatto prima. Non c'era nessuna scherzosa allusione in quello sfiorarsi di labbra, nell'assaggiarsi a vicenda. No, c'era un'arroganza che sconfinava nella sete di potere. Si era reso conto di essere geloso, reso insicuro dal sentimento profondo che adesso gli stava scatenando una tempesta in pieno petto. Lasciò una mano sulla nuca di lei, mentre l'altra scendeva lungo la vita, per attirarla ancora di più contro di sè. Si staccò solo un istante, ridendo delle braccia di Federica attorno al suo collo.
-Mi hai chiesto chiarezza e questa è la mia risposta. Noi due. Solo noi due, esattamente come adesso. Tu sei tra le mie braccia e io tra le tue. Entrambi sappiamo di appartenerci, di poterci stringere tanto forte da diventare una cosa sola, un solo piccolo e meraviglioso universo in cui non è invitato nessun altro. So perfettamente quanto stiamo bene insieme, e l'idea di vedere tutto questo svanire mi ha fatto perdere il controllo. Ho agito come un cretino e mi prenderei a schiaffi per averlo fatto.-
-Dante, io vorrei dirti che...- Federica tentò di parlare, ma lui la zittì, con un dito sulle labbra.
-Aspetta, fammi finire. So che ti ho delusa e che pensi che possa accadere di nuovo, ma posso assicurarti che la prossima volta che la prossima volta, prima di dare di matto, mi ricorderò questo momento, questo abbraccio, e saprò con certezza che non c'è spazio per nessun altro.Io ti amo.- Aveva fatto una pausa prima di pronunciare quella frase, perché per la prima volta la diceva con il cuore, con la consapevolezza di star dicendo la verità. Una verità splendida, anche se un po' sofferta. Trattenne il respiro, aspettando la risposta di Federica. Le sue parole sarebbero state decisive, anche se dal bacio che si era scambiati era quasi certo di non ricevere un rifiuto, qualcosa dentro di lui restava in nervosa tensione. Allentò un po' la stretta, fissando la bocca di lei, che iniziò a schiudersi. Era il momento fatidico.
-Ma che cazzo ci fate in mezzo al corridoio? Qua c'è gente che cerca di riposare!-
Dante si girò di scatto, solo per trovarsi di fronte a un arzillo ottantenne in accappatoio rosa, che gli agitava contro un bastone di legno. Fu troppo sorpreso per rispondere, scatenando ancora di più le ire del vecchietto.
-Ma che sei sordo? Prima fai l'esibizionista con tutte queste smancerie e ora non parli? Ma guardate a questo!-
Dante si sentì trascinare verso l'ascensore, appena prima di essere travolto dalla risata scrosciante di Federica, che cercava di tapparsi la bocca con una mano, per attutire il suono della risata sempre più alta. Appena prima che le porte si chiudessero Dante ebbe una fugace visione dell'anziano che ingaggiava un mortale duello di scherma con la propria ombra.
-Dove sei giovanotto? Agli anziani si deve portare rispetto, ora te lo insegno io!-
Ancor prima di capire cosa fosse successo, Dante si ritrovò a passeggiare tra la gente, sul lungo mare affollato. -Che delirio!-
-Sì, c'è molta folla- rispose Federica.
-No, pensavo ancora al signore di prima.-
-Il nonno col bastone? Pensavo volesse dartelo in testa. Che scena romantica!-
-Già... mi ha rovinato il momento.-
Federica rise, stringendogli il braccio, invitandolo ad avvicinarsi. -Secondo me l'ha reso indimenticabile. Folle, ma indimenticabile.-
Le posò un braccio sulle spalle, mentre la guidava verso una panchina libera. -Non hai niente da dirmi?-
-Che provo esattamente ciò che provi tu. E non mi riferisco solo all'essere innamorata di te.- Federica si fermò davanti a lui, che era già seduto, e poi si accomodò sulle sue gambe, guardandolo dritto negli occhi. -Ti ho visto con una, ma Sveva mi ha spiegato che è stato tutto un equivoco, però in quel momento mi sono sentita morire...-
-Mi dispiace.-
-Stai zitto!-
-Ma che signorina gentile!-
-Senti, non sono abituata a fare dichiarazioni smielate, quindi, se proprio la vuoi sentire, lasciami parlare e non mi interrompere.- Abbassò il dito con cui lo stava minacciando e distolse lo sguardo.
Dante le mise un dito sul mento e la fece voltare verso di lui. Non voleva essere estromesso dai suoi pensieri. La lontananza era già stata troppa, però fece come gli era stato chiesto e non intervenne.
-Avevo deciso di essere comprensiva e perdonarti per avermi trattata male, ero sicura che tra noi non fosse finita. E quando ti ho visto con quella specie di barbie punk non ho saputo reagire. Mi sono sentita sola. Ogni volta che ci siamo incontrati, proprio qui, davanti a questo muretto, o più in là, sul mare, un pezzettino di te è entrato nella mia vita. E io non sono mai stata molto accogliente, sai? Però con te non ho avuto scelta, mi hai conquistata ancor prima che io potessi conoscerti davvero. Siamo così simili, così compatibili che a volte mi sembra tutto un sogno. Qualche volta mi sveglio pensando di averti immaginato, di star vivendo la solita estate sfigata, trascorsa con gente di cui non mi importerà niente alla fine di agosto. E poi ti rivedo e capisco che non riuscirei più a stare senza di te. Ti chiedo scusa se ho dubitato di te, ma spero che l'importante ora sia essere qui, insieme.-
Lui gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere. -Sei rossa come un pomodoro!-
-Tutto quello che sai dire è che sono arrossita?- chiese, furiosa, iniziando a prenderlo a pugni sul petto. -Nemmeno tu eri così sciolto prima, un pezzo di ghiaccio avrebbe avuto più charme di te!-
-Non siamo così bravi con le dichiarazioni, eh?- Dante le bloccò i polsi per sottrarsi ai colpi, poi quando si fu calmata intrecciò le dita con le sue, la guardò negli occhi e abbassò la testa, per creare un piccola scia di baci infuocati sul collo di lei, assaporando il gusto fresco della sua pelle. Mille pensieri indecenti gli attraversarono la mente, quando desiderò veder sparire tutta quella gente, e trovarsi da solo con Federica. -Direi che non ci sia bisogno di tante parole, giusto?- La sentì ridere, e avendola così vicina percepì anche il battito sempre più accelerato del suo cuore. Si appartenevano, quella consapevolezza lo spinse a tenerla ancora più stretta, provocando un altro scroscio di risate.
-Amore, così mi stritoli!-
Gli sembrò di perdersi in quel mare color cioccolato che erano i suoi occhi, l'emozione fu così forte che per un attimo smise di respirare. -Dillo ancora.-
-Non avevamo detto basta parole?- domandò lei, cercando di baciarlo, ma lui voltava il viso per negarle quel contatto.
-Dillo ancora.-
-Amore mio.-

Federica ipotizzò di darsi un pizzicotto, per capire se non fosse ancora a letto, con quell'odioso pigiama verde acido e il lenzuolo talmente avvolto attorno a sè che con un balzo si sarebbe impiccata da sola. Le bastò sentire le dita di Dante, maliziosamente carezzevoli, scivolare lungo la sua schiena,  per sapere di essere ben sveglia e all'apice della felicità. Non aveva mai amato i nomignoli affettuosi, tanto che perfino pronunciare "amore mio" le costava fatica, eppure in quel momento le era sembrata l'unica cosa giusta da dire. Quelle due piccole parole avevano perso il loro significato dolciastro, per riempirsi di ricordi e speranze, dei sorrisi di Dante e dei brividi che le provocava il suo tocco. Gli scompigliò i capelli, lasciando un ciuffo dritto come la cresta di un gallo, si divertì nel vedere gli strani riflessi che assumevano quei capelli bianchi sotto la luce di un lampione appena rosato. La luce stava declinando lentamente, e le luminarie per la festa si sarebbero accese presto. La festa del Santo patrono sarebbe stata solo il giorno successivo, ma c'era qualcosa di speciale in quella fervida attesa, nella vigilia piena di aspettative.
-Si stanno mettendo d'impegno per organizzare la festa, quest'anno.-
-Anche io ho organizzato qualcosa per te- sussurrò Dante, solleticandole ancora il collo, con il suo fiato caldo.
Proprio quando credeva di impazzire, l'aveva scaricata sulla panchina e si era eclissato per fare una telefonata. Per quanto cercasse di spiare qualche frammento di conversazione, in preda alla più nera curiosità, Dante si era allontanato troppo per sentire qualcosa. Lo osservò gesticolare animatamente, mentre si sedeva sul muretto di fronte e la osservava con un certo divertimento. Lui sapeva di tenerla sulle spine e questo lo faceva sentire in vantaggio. Accidenti a lui! Federica valutò l'ipotesi di andargli incontro, e sedersi accanto a lui, sfoggiando un portamento da diva e una posa seducente. Ma in quel momento si sentiva sexy come una foca dopo un' esibizione al circo acquatico. Era stanca e scossa da tutte quelle emozioni contrastanti, il dolore dei giorni precedenti, la tensione per Sveva e Vergil e la gioia immensa di aver ritrovato Dante. Era troppo da assorbire in un colpo solo. Decise di restare seduta, iniziò a dondolare pigramente le gambe, cercando di ingannare l'attesa. Si sarebbe goduta qualunque cosa avesse organizzato Dante. In fondo si era impegnato per darle una serata speciale, e lei non voleva rovinare la sorpresa.
Scattò in piedi non appena Dante la raggiunse, ma lui non si sbottonò nemmeno un po' sui suoi piani super segreti. La prese per mano e la invitò a fare una passeggiata, in quel momento esatto le luminarie si accesero sopra le loro teste, quasi per festeggiare il loro cammino con archi colorati e cascate di fiori. Federica si sentì al settimo cielo, una bambina la notte di Natale, accecata dalla bellezza dell'albero e dalla speranza di ricevere il giusto regalo.
-Mi spiace che alcune bancarelle siano ancora chiuse- mormorò Federica, osservando con delusione i tendoni ancora sigillati.
-Sai, avevo pensato di organizzare tutto per domani, così ci sarebbe stata anche la festa del paese, i fuochi d'artificio e tutto il resto...però, poi, mi sono accorto che avrebbe significato starti lontano un altro giorno. E non potevo permetterlo.-
Se non l'avesse baciata, con indecoroso trasporto, avrebbe espresso tutto il proprio stupore. Non immaginava un Dante così romantico e tanto profondo. Non ebbe nemmeno tempo per rispondere, perché continuò a parlare, appena si fu staccato da lei.
-Volevo essere io a creare la giusta atmosfera per noi due, per te. Voglio farti capire che non ti darò mai per scontata e che saprò renderti felice.-
-Lo fai già- sussurrò, emozionata. Dopo quelle parole suggestive non riusciva più a guardare nulla attorno a sè, tutta la sua attenzione era concentrata su Dante, su quel ragazzo fantastico che la guardava come se fosse la creatura più preziosa al mondo. Nessuno l'aveva mai fatta sentire tanto speciale, e fremeva per sapere cosa altro avesse organizzato. -Mi dai un indizio su cosa hai preparato?-
-Hai fame?-
-Che domande? Certo che ho fame!- rispose in fretta. Il solo pensiero di mettere qualcosa sotto i denti la faceva svenire. -Mi sono resa conto che non mangio come si deve da un paio di giorni.-
-Allora dovrai fare ancora qualche altro passo...-
-Smettila di fare il misterioso!- gli ordinò, perlustrando con lo sguardo tutti i locali lì vicino. Non c'era alcun posto che fosse legato a un loro ricordo particolare, o dove lei desiderasse andare. Dovunque avesse organizzato Dante non doveva essere stata una scelta tanto banale. -Avrei pensato alla pizzeria dove siamo stati la prima sera, ma è lontana da qui.-
-Sono così poco originale, secondo te?- chiese con espressione offesa.
-No, anzi, sei fin troppo originale...- Gli andò a sbattere contro, se lui non l'avesse afferrata sarebbe finita col sedere per terra. Una scena davvero delicata e memorabile. -Che succede?- balbettò, cercando di ritrovare l'equilibrio e non assassinare con uno sguardo dei ragazzini che la indicavano ridendo.
-Siamo arrivati.-
Si voltò, leggendo l'insegna di un ristorantino assolutamente anonimo, che non l'aveva mai attratta e di cui non aveva mai neppure sentito parlare. Perché diamine Dante aveva scelto quel posto? Non pretendeva certo un locale con chef stellato, o un panorama da sembrare finto, o un cameriere che ti accogliesse con guanti bianchi e vassoi d'argento, ma almeno un pochino di atmosfera romantica ci sarebbe stata bene. Lo guardò scettica, ma cedette alla sua espressione fiduciosa. Entrò nel locale e studiò con sconforto crescente le pareti bianche con qualche quadro di paesaggi costieri, i tavolini con tovaglie immacolate e le sedie di legno.
Che noia!
-Da questa parte- disse un uomo, che si muoveva con la sicurezza del proprietario del locale.
-Ti ringrazio molto per avermi aiutato-sentì sussurrare da Dante.
-Dovevo un favore a Ester, e sono felice che ora siamo pari. Meglio non avere debiti con una come lei.-
Federica pensò di voler assolutamente conoscere quella ragazza. Anche se l'aveva detestata per la maggior parte del tempo, adesso era diventata molto curiosa e voleva capire quanto ci sapesse fare. Qualcosa stava per scoprirlo, in fondo aveva aiutato lei Dante nell'organizzare tutto. Ma tutto cosa?
Finalmente il lungo corridoio svanì e si ritrovarono in una saletta più piccola, nella quale non arrivava molto del chiacchiericcio degli altri avventori. Federica chiuse gli occhi, pensando che la vista le giocasse brutti scherzi. Li riaprì, ma lo scenario era sempre uguale. Iniziò a ridere, senza badare all'espressione accigliata del proprietario.
-Allora ti piace?- chiese Dante allargando le braccia per indicare la stanza.
A differenza del resto del locale, quel piccolo spazio era arredato con fantasia delirante. Alle pareti erano appese illustrazioni di creature fantastiche, da draghi con inserti steampunk, a eterei vampiri sullo sfondo di castelli in rovina, negli angoli erano posizionati quattro piccoli tavoli quadrati, con tovaglie di un arancione abbagliante, sui quali erano adagiate tutti i suoi stuzzichini preferiti, da minuscole torte rustiche,a  un vassoio vuoto, con un post-it nel centro "patatine fritte in arrivo". Federica accarezzo il biglietto e guardò nei restanti tavoli, su tutti c'erano dei bouquet di fiori finti, e avvicinandosi notò che al loro interno, strette tra petali di carta, si intravedevano le sue caramelle preferite. Un mosaico di frutta e un altro spazio per i dolci, le fecero comprendere quanto quelle prelibatezze fossero studiate solo per il suo gusto personale.
-Non ci posso credere...- mormorò quasi commossa, prendendo le mani di Dante e abbracciandolo forte. Lo strinse, come si stringono i sogni migliori, quelli nemmeno speravi si realizzassero. -E' talmente folle da essere perfetto.-
Lui non disse niente, ma la guidò al tavolo centrale, verso il quale lei non aveva gettato più di qualche occhiata timorosa. Era coperto da una splendida tovaglia viola, sulla quale risaltavano lucidi piatti, quadrati e neri. Le candele già accese ritraevano un drago che si attorcigliava su se stesso. Il tutto sembrava sbucato da una rivista di moda gotica per la casa. Federica tremò sentendo Dante dietro di sè, le teneva le braccia attorno alla vita e il suo fiato caldo le solleticava il collo.
-Avrei potuto prenotare uno di quei ristorantini romantici, a picco sul mare, con musica jazz in sottofondo. Avrei potuto regalarti delle rose rosse e magari un bel vestito, ma questo avrebbe potuto farlo qualunque uomo. E non ci sarebbe stato nulla che parlasse di te e di noi. E per me sono proprio queste le cose importanti. Voglio farti capire che non mi importa di quello che pensa le gente, se dice che siamo un po' pazzi, o sopra le righe, l'importante è che possiamo essere noi stessi e amarci per questo. Non voglio fingere di essere l'uomo perfetto, sappiamo entrambi i miei difetti: sono permaloso, testardo, avventato, ma ti amo da impazzire. Non ti offro un rapporto equilibrato, monotono, scontato, ma un'unione unica, fatta delle sole cose che ci piacciono, che ci fanno star bene. E chi se ne frega se agli altri sembrano assurde. Io desidero renderti felice e farti sapere, sempre, ogni giorno, che per me sei la persona più speciale di questa terra.- 
Sentì un suono metallico, e poi il freddo del ferro scenderle lungo la scollatura. Aspettò che Dante armeggiasse con la chiusura, prima di aprire il piccolo ciondolo ovale, dentro il quale c'era una loro foto e le iniziali intrecciate. Quel regalo era la cosa più banale della serata, ma una volta mangiati i dolci e viste sciogliere le candele, era anche l'unica cosa che le sarebbe rimasta, per ricordarsi sempre di quanto Dante avesse fatto per lei, di quanto l'avesse compresa e voluta.
Non si mosse. Per qualche istante credette di essersi tramutata in una statua di ghiaccio, tranne per le lacrime che continuavano a scorrere lungo le sue guance. Avrebbe rovinato quella serata meravigliosa con un pianto isterico, se lo sentiva. Il fatto era che nessuno le aveva mai fatto una dichiarazione come quella. Non c'era niente di già scritto, di già sentito. Ogni parola era scelta per lei, per colpirla al cuore e farla sentire amata. E lei avvertiva quel calore scorrerle lungo le vene. Solo che tutta quella felicità l'aveva investita tanto d'improvviso da bloccarla. Dante la costrinse a voltarsi, le prese il viso con le mani, dopo averle asciugato le lacrime con i polpastrelli, e poi la baciò come non aveva mai fatto prima. Confidandole tutta la paura di perderla, tutta la voglia di fare l'amore con lei, di sorprenderla, di appartenersi, magari per sempre.
Si staccarono solo per guardarsi meglio negli occhi, leggendo l'uno nell'altra la stessa emozione, colma di fiducia ed eccitazione.


****
E il primo lieto fine è andato.
Acciderboli. Manca un solo capitolo. Posso svenire?
Comunque, non vedo l'ora di conoscere la vostra opinione. Che ne dite della sorpresa di Dante? E del suo essere sorprendentemente romantico?
Per la prima coppia, dopo tanto tempo, siamo arrivati al congedo e devo dire che sento già un certo batticuore per la fine di questa lunga avventura.
Manca un solo capitolo
MENO UNO!
  
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