Sono quel corpo pallido e ammattito,
Mentre trascino il dito
Su di un piano verticale sbilanciato,
inseguo un percorso
a pianti,
fronde di ciglia sbattute.
Per le intemperie di una mente che si sgretola,
quando alito sulle parole che hai segnato.
Addosso, ma le lascio rigare
Su di uno specchio appannato,
le cancello col bagnato
della tua immagine sbiadita.
Lo so, aspetti che mi specchi,
ma sei pezzo di vetro affilato,
rifletti un frammento diagonale,
alle spalle,
un po’ sbagliato.
Scroscio d’acqua,
scorcio d’attimo,
dimenticato.