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Autore: Rynarf    13/06/2015    1 recensioni
" Un giovane viene spronato dai propri genitori a portare al parco il cucciolo di casa, King.
Di malavoglia il ragazzo si appresta nello svolgere il compito. Durante la passeggiata, la sua attenzione vien catturata da qualcuno, o qualcosa. "
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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E come sempre, i tuoi ti hanno costretto a scendere il cane al posto loro. È un reale strazio. Semplicemente ti scoccia dover portare a spasso la bestiaccia ritardata, anche se alla fine ne sei parecchio affezionato; tuttavia la tipica aria serale, caratteristica delle notti di novembre, non ti dispiace affatto. Dunque indossi un’anonima felpa nera, col cappuccio, arraffando poi stracci e scarpe casuali che raccatti in giro per la stanza.
Mentre vesti King della sua pettorina rossa ti ritrovi a pensare ad un inquietante aneddoto raccontato dall’amministratore del palazzo:
“ C’era un uomo nascosto dietro il pino, ed ero sicuro mi stesse osservando! Ma quando individuai la sua sagoma celata all’ombra dell’albero, quest’ultima scomparve, come non fosse mai esistita”.

Sulle prime questo vago ricordo riesce a raggelarti il sangue nelle vene, ma in un secondo momento lo accantoni, come fosse la classica storiella narrata dall’ubriacone di turno.
Acciuffi le chiavi del parchetto e successivamente esci di casa, totalmente scazzato. Avevi voglia solo di buttarti semi-morto nel letto.
Pochi minuti dopo varchi la soglia del cancello privato che dà entrata al parco pubblico, costruito appunto per cani ed esseri umani. Cerchi il cellulare nelle tasche, realizzando poi di averlo dimenticato a casa. Supponi possano essere le undici e mezza, o giù di lì, ma fondamentalmente non t’interessa granché, desideri solo sbrigare questa faccenda il più in fretta possibile per ritornare nella tua dimora.
La zona è inghiottita dalla nebbia, supponi sia a causa dell’umidità. Dunque liberi ugualmente il cane dal guinzaglio, lasciandolo libero di scorrazzare presso tutto il perimetro a lui concesso.
Come di consuetudine individui i muretti che incorniciano le ben poco curate aiuole. Saranno alti più o meno quindici centimetri  e spessi otto, ma a te piace percorrerli come fossi un equilibrista, passando il tempo in modo da concentrarti su di un unico obbiettivo: il non cadere.  Difatti ti applichi su quest’ultimo esercizio, perdendo anche di vista King, sino a quando qualcosa non attira il tuo interesse: era un fruscio di foglie, quello?
Nonostante l’aria pungente di novembre e la coltre livida che appanna la vista, non ti pare di aver scorto nessun altro all’interno del parco. Bene. Allora cos’è quell’ombra?
È più o meno nitida, pare la sagoma di un uomo! Sì, un uomo incredibilmente alto.
Sulle prime annulli tutto ciò che stavi facendo in quell’istante, per convogliare tutte le attenzioni sulla figura appena individuata, per poco non capitomboli dalla lieve recinzione.
Lì immobile credi di aver intravisto qualcuno, senti il suo sguardo addosso! Eppure, sforzando la vista, adesso non riesci ad individuare più nulla oltre alla foschia maligna che ti circonda.
“ Sarà stato un effetto della luce” pensi, quindi riprendi la tua attività, contando i passi che riesci a percorrere in bilico.
Due,
quattro,
sei,
otto,
dieci,
dod- …
c’è qualcun altro qui.
Odi passi stabili nell’erba semi fitta e bagnata dall’umido, alzando quindi lo sguardo dai tuoi piedi ti aspetti di scorgere il cane a passeggiare allegramente tra i prati! Invece no, niente. Eppure questi avanzano. Colto da un’irrefrenabile ansia ti accingi nel prender parola col nulla: “ C’è qualcuno? “
Nessuna risposta, i movimenti cessano improvvisamente. Scruti l’ambiente circostante nevroticamente, alla disperata ricerca di una sagoma.
“ Ho il cane sciolto … è un problema? “
Ennesimo responso mancato.
Una vana sensazione di paura ti attanaglia e la tua persona la respinge immediatamente! Eppure sei fermamente convinto di quel che i tuoi sensi hanno percepito, proprio per questo continui a perlustrare con lo sguardo ciò che ti circonda.
Arricci le labbra, fischiando, così da richiamare la bestiola a rapporto. Questa situazione non ti piace per niente ed è risaputo che in tali zone, nella notte, si aggirino ladruncoli alla ricerca di alcuni appartamenti facili da depredare.
Prendi un profondo respiro e ti avvii verso il cancello con passo svelto, non ci tieni affatto a fronteggiare qualche mal vivente, tra l’altro sei disarmato! Doppio svantaggio.
“ King! A casa! “ inciti il cane a gran voce, dato che non si spiccia a raggiungerti. Intanto sei di fronte al cancelletto; esplori l’ambiente minuziosamente. Dove si sarà cacciato quello stupido?!
Poi eccolo,
non il tuo animale, bensì la persona
quella persona!
Avevi già scorto il suo profilo in precedenza, ed adesso è di nuovo lì, a pochi passi da te, posto accanto all’ulivo che fiancheggia grossolanamente il muro, alto circa tre metri, appositamente eretto per perimetrare il confine tra il parco pubblico e quello del tuo palazzo.
Sulle prime resti impietrito; è una figura evanescente, i suoi delineamenti color pece di disfano nella nebbia come fossero composti della medesima sostanza. Resta immobile osservandoti senza che tu riesca ad individuare le sue orbite oculari. Ti sta studiando , per un attimo ti dà l’impressione di avanzare per scrutarti meglio, poi realizzi di esser tu ad accostarti alla sua immagine.
Hai la fronte corrugata, la quale incornicia un’espressione tanto perplessa quanto infastidita. Ciò che traspare dal tuo volto non combacia con i tumultui di terrore che celi nell’animo.
“ Ohi …” pronunci con tono fermo, tentando di sorreggere la sua presenza corrosiva ed alquanto malsana.
Sei ad una decina di passi dall’essere ignoto, in cuor tuo sai che quello non è un’entità umana! Ma non ti spieghi con quale coraggio stai avanzando verso di esso. Lontanamente percepisci il male: ti sta inghiottendo, ti attira verso di lui, e nonostante il fatto che non possegga volto, è come se riuscissi a riconoscere un vago sorriso.
Un ululo, quasi un guaito, infrange il tutto. D’un tratto riesci a vede l’arto magro dell’essere protendere verso di te, invitandoti. Alle sue spalle c’è King: il pelo rizzo sul dorso ed i denti minacciosamente in mostra, abbaia verso l’ignoto “signore”.
Come un pusher colto in flagrante durante lo spaccio, la sagoma livida pare rivolgerti un ultimo sguardo prima di superare in un sol balzo la muratura di cinta. La scia fumogena che si lascia dietro si dilegua insieme alla sua sagoma nell’oscurità del tuo parco, quasi del tutto privo di luci.
Inconsciamente sai che quell’essere,
quel mostro,
tornerà a prenderti.
  
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