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Autore: Adhafera    14/06/2015    2 recensioni
Sedicesimo secolo, l'impero Moghul ha conquistato le terre dei Rajput nell' India del nord, e il suo imperatore si prepara a incontrare per la prima volta la sua terza moglie : la Rajkumari (principessa Rajput) Heera Kunwari...grazie a questa unione, l'imperatore Akbar il Grande si aprirà alla cultura Rajput induista, creando nel suo impero un clima di tolleranza apertura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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JODHAA

Abu'l-Fath Jalal ud-din Muhammad Akbar, quello era il suo nome, imperatore Mughal, figlio di Humayun, controllava un impero che andava dal Punjab al fiume di Narmada,da Dheli a Kabul, era stato soprannominato “Il Grande” grazie alle sue doti militari, aveva sconfitto i Rajput e preso il controllo di Amer, un imperatore, insomma, di cui Allah sarebbe stato fiero, eppure nonostante ciò sarebbe dovuto scendere a compromessi, sì perché pure sconfitti questi Rajput, questi Hindù, continuavano, come la loro natura guerriera gli imponeva, a ribellarsi, aveva cercato invano di trovare una soluzione militare, ma nulla, non cedevano, non si piegavano i devoti di Krishna, ragion per cui l' unica scelta che gli era rimasta era scendere a patti con il loro sovrano, il pomposo e saccente, e grasso Raja Bharmal, a lui quell' uomo non piaceva proprio però doveva consolidare il suo dominio, per cui quando gli fu proposto di prendere come terza moglie la sua primogenita, Heer Kunwari, pensò di aver finalmente risolto i suoi problemi, una moglie Rajput avrebbe sicuramente aumentato il suo prestigio tra gli Hindù, stupido idiota, ecco che cos'era,


Per cui la principessa Heer ha accettato la proposta mia e di suo padre? Diventerà terza imperatrice?”

Akbar era sicuro che la risposta sarebbe stata affermativa, del resto che possibilità aveva una donna per quanto nobile di imporsi sulla volontà del padre e dell' imperatore? Nessuna,assolutamente nessuna, tuttavia l' ambasciatore che era tornato dalla trattativa non aveva la faccia di chi aveva concluso con successo una missione diplomatica, cosa diavolo era successo?

Ha accettato mio signore...la Rajkumari Heer Kunwari esaudirà il desiderio del padre e diventerà vostra sposa per il bene dei Rajput...”
“Ma?”
“...ma ha delle condizioni mio signore”


Lui, Akbar il Grande, sarebbe sceso a compromessi con una donna, una Rajput induista, se suo padre fosse stato vivo lo avrebbe ammazzato con le sue mani, se avesse saputo che suo figlio convolava a nozze con una donna che stabiliva condizioni per diventare imperatrice avrebbe abdicato in favore dei fratelli pur di non lasciare l' impero nelle mani di un figlio tale, la sua adorata imperatrice madre dal canto suo si era messa a ridacchiare quando glielo aveva raccontato, avrai finalmente pane per i tuoi denti imperatore Akbar, così gli aveva detto, neanche sua madre era una alleata in quella situazione folle in cui si trovava.


Sulle prime alzò un sopraciglio, come aveva pensato il sovrano Raja non doveva essere una grande personalità se si faceva mettere i piedi in testa da sua figlia, una femmina, ma questo spiegava come mai non fosse riuscito a contrastare il suo esercito, se non aveva spina dorsale nell' educare la sua prole figurarsi se ne avrebbe avuta alcuna per vincere una guerra,

E quali sarebbero queste condizioni sentiamo! Vuole gioielli? Un palazzo personale? Portarsi dietro le sue ancelle e vedermi solo la notte?”
Ridacchiava l' ingenuo Akbar, e più lui ridacchiava più il suo ambasciatore sudava freddo...e la cosa non gli piaceva per nulla

No mio signore...lei...come dire mio imperatore...rifiuta la conversione...vuole restare induista, e vuole un tempio dedicato a Krishna all' interno del palazzo per pregare liberamente”

e il suo sorriso si spense, al suo posto montò invece una rabbia irrefrenabile.


Temeva che presto l' unico titolo che la sua gente gli avrebbe riservato sarebbe stato Akbar il Grande demente se avesse accettato tali condizioni.

Camminava spedito verso l' accampamento dei Rajput, avrebbe annullato le nozze, e li avrebbe ammazzati tutti, come osava? Una donna, la sua donna, futura imperatrice, rifiutare il culto di Allah, con Salima e Ruqaya era stato tutto più facile, non si erano opposte, non avevano posto condizioni, ed erano Islamiche di nascita, decise che non avrebbe sopportato gli insulti e le insolenze di quella infida serpe, doveva essere una prova di Allah, e lui doveva superarla, andò dritto da Raja Bharmal, senza guardare i soldati e le ancelle, senza curarsi dei suoi consiglieri che gli consigliavano prudenza, voleva porre fine a quella pagliacciata, un tempio dedicato a Krishna nella casa di Allah, questi Rajput sono insolenti come pochi.

Raja lo accolse con un gran sorriso, possibile che per lui quella fosse la normalità? Si ritrovò dispiaciuto infondo, non doveva essere facile per un uomo del genere avere a che fare con una vipera quale era sua figlia, lo commiserava e pregava, semmai avesse avuto figlie femmine, che crescessero serve di tutt' altra natura, fece un lieve inchino, appena accennato, giusto per educazione

“Raja Bharmal...sono qui per comunicar-”
“Oh Akbar, vieni, vieni avanti ragazzo...Kalì vai a chiamare mia figlia”
vide una ragazzina sgambettare via e scomparire dietro la tensa poco distante da loro

“In realtà io sarei qui per-”
“Non sai che gioia per la nostra gente, il vostro matrimonio porterà la pace, anche se ti accorderai che la mia Heer ha un carattere un po' difficile”

Certo! Come se non avessi già avuto prova...ora basta adesso glielo dico

Era deciso e determinato, cercava di ignorare le risatine di scherno che gli riservava Raja Bhagwan Das, fratello maggiore di quest' ultima, che al contrario del padre era alto e dal fisico asciutto e atletico, un vero guerriero a sentire le storie che gli erano state racontate.

“Raja Bharmal, Raja Bhagwan Das, io sarei venuto in relatà per-”

Ma il resto della frase gli morì in bocca non appena dalla tende riemerse la bimbetta di prima seguita da quella che doveva essere Heer Kunwari, avvolta in quello che doveva essere un Sari, giallo decorato con pietre preziose e perline, trasparentissimo, lasciava intravedere tutto ciò che il Choli* non riusciva a coprire, il Mundanai che portava sulla testa, e che era del medesimo colore del Sari e decorato con altrettante pietre preziose, era tirato di fronte al volto e non gli permise di studiarne gli occhi finché la principessa non fu a pochi passi dal padre e dal fratello, solo allora scostò il velo in maniera tale che coprisse solo parte della testa, e rivelò occhi nocciola, affettuosi solo per il fratello, sorpassò il padre piena di orgoglio e arroganza, non doveva essere contenta dell' unione, e sifermò a pochi passi da lui come pronta a cominciare una guerra, una guerra che Akbar aveva perso già da quando l' aveva vista lasciare la tenda, lo divorava e lo sfidava con lo sguardo che mai, avrebbe dovuto accettarlo in fretta, avrebbe visto abbassato e accondiscendente come quello delle altre due mogli, lei lo sapeva, lei sperava, che lui fosse venuto a rifiutare l' offerta, che non la portasse via,

“Allora l' imperatore è pronto ad accettare le mie condizioni?”

Akbar non sapeva cosa dire, Bhagwan Das ridacchiava e lo scherniva con lo sguardo, se tutta la popolazione Rajput aveva negli occhi la stessa determinazione di quei due fratelli non c'era da stupirsi che lui non fosse riuscito a piegarli

Jodhaa Bai!”
quelle parole uscirono come un rimprovero dalla bocca del padre, non provocarono però nessuna reazione nello sguardo della Rajkumari, Jodhaa Bai, lo aveva già sentito quel nome, gli erano giunte notizie di una principessa Rajput che si batteva per l' integrazione tra musulmani mughal e induisti Rajput, aveva sempre pensato che fosse una stupidaggine, una mera leggenda di Amer, eppure lei stava lì di fronte a lui con le mani e gli avanbracci decorati dai tatuaggi di henné, comuni tra le donne della sua gente, e sorrideva, perché sapeva di aver vinto in ogni caso, sapeva che o lui avrebbe rifiutato l' offerta del padre lasciandola libera, oppure l' avrebbe sposata, senza negarle nulla, perché già era riuscita a farlo capitolare con la sua forza ostentata dagli atteggiamenti e gli sguardi,

“Avrai ciò che vuoi, nessuno ti obbligherà ad abbandonare il tuo credo, nessuno ti negherà le tue preghiere né un luogo appropriato dove onorare il tuo Krishna, e se diventerai la mia imperatrice mi renderai l' uomo più felice dell' impero”
lo aveva detto quasi in un sussurro, come se fosse diretto solo a lei, che lo guardava soddisfatta e pronta a fare quel passo

“Che la nostra unione possa allora unire anche le nostre genti Akbar”

aveva lasciato senza parole sia i suoi consiglieri che i familiari della ragazza.

La osservò allontanarsi, e seppe con certezza che mai per lui sarebbe stata la terza, ma solo la prima, e che sarebbero stati suoi i figli che avrebbero guidato l' impero dopo di lui, comprese finalmente una parte di quella strana cultura tramite la sua nuova futura sposa, lei era una Rajput, della casta dei guerrieri Kshatrya e sebbene fosse vestita di giallo e pietre preziose il suo colore rimaneva il rosso, del sangue e della passione, della forza e della determinazione, era una guerriera quanto lo era suo fratello, e sarebbe stata la sua Jodhaa.



   
 
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