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Autore: jarmione    15/06/2015    4 recensioni
[I Dalton]
[I Dalton]Mamma Dalton trova una bambina abbandonata e la tiene con se e i fratelli l'adorano.
divenuta grande la ragazza scompare e i fratelli, che si trovano al penitenziario, cercano un modo per trovarla.
tra rocamboleschi tentativi di evasione, nuovi amori e divertimento i quattro fratelli riusciranno a trovarla?
Genere: Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Dalton ed Evelyn'
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Ciao a tutti, è la mia prima storia in questo fandome e anche sui fratelli Dalton (li adoro da morire).

Di storie che parlano di eventuali ragazze, sorelle e cose simili ne ho viste e so che la mia è ormai una specie di “ripetizione” ma posso giurarvi che nulla è copiato e tutto spunta fuori dalla mia testa. Io provo a pubblicare se a voi piace continuo e se invece non vi piace o altro me lo dite ed io la toglo, critiche ben accette e stessa cosa i consigli.

Un bacione e vi lascio alla lettura

 

 

 

La sera era ormai giunta e un temporale aveva invaso tutta la zona.

Faceva freddo e una flebile fiamma di candela illuminava la stanza.

Joe Dalton faceva avanti e indietro per tutta la casa, ancora vestito con l'uniforme di scuola, mentre i suoi fratelli dormivano già da un pezzo.

Mamma Dalton era uscita nel tardo pomeriggio per fare spese e non era ancora tornata.

Passò mezz'ora quando Joe ebbe l'idea di andare. Prese uno zaino e ci mise dentro tutto quello che un ragazzino pensava potesse servire per cercarla, ma si bloccò quando vide la porta spalancarsi e la mamma che entrava.

“Che stai facendo Joe?” domandò la donna stupita

“Stavo venendo a cercarti mamma” confessò Joe notando che teneva in mano il cestino della spesa e un fagotto

“Sei molto premuroso ma adesso fammi passare e aiutami” passò il cestino a Joe, che subito sistemò il contenuto nei mobili, poi si sedette sulla poltrona osservando i figli che dormivano con un lieve sorriso -Erano stanchi- pensò -Averell avrà fatto lui la cena per tutti avrà un futuro da chef-

“Mamma vuoi dare a me?” disse Joe indicando il fagotto che mamma Dalton non lasciava un istante

“Vieni qui Joe” lo fece avvicinare “dimmi figliolo quanti anni hai?”

“Dodici mamma perchè? Non ti ricordi la mia età?”

Mamma Dalton rise “Me la ricordo benissimo e sai cosa significa?” Joe scosse la testa “che sei grande abbastanza per avere responsabilità”

“Che responsabilità mamma?”

a quel punto mamma Dalton scoprì il fagotto rivelando un neonato, di pochi giorni e con qualche capello biondo qua e la, che dormiva.

“Un bambino?”

“Bambina Joe, è femmina”

Joe rimase in silenzio senza capire poi, attentamente, osservò la neonata.

Per quanto cercasse di non darlo a vedere era molto curioso.

La osservò dormire e sentiva dentro di se il cuore battere all'impazzata e di colpo avvertì una strana sensazione.

Sentiva il bisogno di proteggerla.

“Che mi succede mamma?”

“Lo capirai” rise la donna per poi tornare a guardare la bambina “devono averla abbandonata”

“Se pesco chi è stato lo fucilo!”

“Calmati figliolo” disse la madre “tu avrai il compito di proteggerla sarai la sua guida e scordati i fucili!”

Joe sbuffò e annuì “Come si chiama?”

“Non lo so...e non ci avevo pensato...che ne pensi di Evelyn?” domandò “penso ci calzi a pennello”

“Si...si mi piace!”

“E Evelyn sia”

“Cosa diremo agli altri?”

“Sarai tu che glielo dirai” mamma Dalton carezzò i capelli del figlio “dopotutto è il compito del fratello maggiore”

 

DICIOTTO ANNI DOPO

 

“Joe io ho fame!” si lamentò Averell tenendosi una mano sullo stomaco “E' da stamattina che non mangio”

“Averell, abbiamo fatto colazione un ora fa” gli ricordò Jack

“Lo so ma è troppo tempo” sbuffò

“Piantala imbecille, dobbiamo trovare un modo per evadere” Joe lo fece zittire e meditava in cerca di qualsiasi oggetto o buco che gli permettesse di uscire da li.

Erano quasi ventiquattro ore che non aveva un piano e questo lo mandava in escandescenza.

Tutto era tranquillo e noioso tanto che le guardie si stavano quasi addormentando e facevano scommesse su quale detenuto fosse svenuto per primo a causa del sole cocente che batteva sulle teste.

La signorina Betty si stava dedicando alla lettura ed era talmente immersa che non si accorgeva di Rantanplan che le correva intorno seguendo una delle poche farfalle che spuntavano ogni tanto.

La giornata sembrava esattamente come le altre quando si udì la voce del signor Peabody che risuonava per tutto il penitenziario

“Nuovo arrivo!” gridava “nuovo arrivo!”

Joe e i suoi fratelli rimasero sbalorditi e così anche gli altri detenuti.

Quando c'era un nuovo arrivo lo sapevano sempre il giorno prima, in quanto la persona catturata veniva messa nella prigione della città dove era stata beccata e poi spedita al penitenziario.

Le guardie e Peabody raggiunsero il portone in ferro e lo aprirono per far spazio al carro.

“Oh bene eccolo!” esclamò baldanzoso il signor Peabody.

Il carro raggiunse a gran velocità il penitenziario, sfuggendo ad alcune frecce degli indiani Bracciarotte che odiavano quando un carro passava nel loro territorio.

“Benvenuto mio caro” Peabody accolse con un gran sorriso il detenuto, che scese lentamente e a fatica dal carro.

Aveva l'uniforme più grande di lui di almeno tre taglie, magrolino e con il cappello che gli copriva tutta la testa.

“Perdonami per l'uniforme, tra qualche giorno ci arriveranno quelle nuove e potrai cambiarti” fece andare via il carro “Io sono il signor Peabody e questo è il mio penitenziario”

“Ed io sono la signorina Betty” nonostante fosse presa alla sprovvista era sempre organizzata per accogliere calorosamente tutti i nuovi arrivi.

Joe si avvicinò ad Emmet, la guardia “Ma chi è questo si può sapere?”

“Si chiama Everett Dalon” rispose “beccato mentre cercava di entrare in una banca con un finto fucile, otto anni per tentata rapina”
“Caspita” commentò William raggiungendo il fratello “così tanto solo per essere quasi entrato in banca, è sfortuna”

“Ti troverai bene qui e se ti serve qualcosa chiedi pure a me” Peabody strinse la mano al detenuto e se ne andò lasciandolo in mezzo agli altri.

Il poveretto si guardò attorno, era spaventato e gli tremavano le gambe quell'ambiente non gli piaceva affatto e dentro di se si pentiva di aver anche solo pensato di fare una rapina.

Molti lo guardavano da cima a fondo lanciandogli sguardi di fuoco.

Indietreggiò toccando il muro e cercando con le mani un buco dove poter passare per andarsene.

“Ragazzi ho un piano!” esclamò Joe“il nuovo arrivato ha voglia di evadere ed è anche quello che vogliamo noi giusto?” i fratelli annuirono “allora dobbiamo accoglierlo tra di noi, sfrutteremo la sua paura, appena prenderà un grosso spavento troverà sicuramente un buco dove poter uscire e noi lo seguiremo”

i fratelli lo guardarono accigliati. Avevano tanti commenti da fare ma nessuno osò dirli in quanto sapevano che Joe si sarebbe infuriato.

Quel piano era un idiozia.

“Salute compare!” Joe si avvicinò al nuovo arrivato ma non appena fu visto il detenuto si spaventò e scappò via nascondendosi dietro a dei barili

“Ma che ho detto?”

“L'hai spaventato” gli fece notare Jack

“E' la tua brutta faccia Joe” aggiunse Averell beccando un ceffone dal fratello, che subito dopo si avvicinò ai barili

“Ciao!”

il detenuto si spaventò ancora ma trovò il muro invece che una scappatoia

“Non ti faccio mica del male” lo rassicurò Joe “io mi chiamo Joe Dalton e ho tanta voglia di evadere”

il ragazzo tremava come una foglia e quando arrivarono anche gli altri fratelli sembrò ancora più terrorizzato.

“E-Everett...Dalon”

“E che lavoro facevi Everett?”

“Ero...maniscalco”

“Oh bene, allora tra noi nascerà una bella amicizia” sorrise Joe nascondendo bene il suo piano.

“Dalton!” gridò una guardia “in parlatorio ci sono visite!”

  
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