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Autore: Kary91    15/06/2015    5 recensioni
[Post-Epilogo | Gale, Haley (bimba) Mellark & Joel Jr. (bimbo Hawthorne) | Missing moment de "La cometa del Distretto 12]
“Chi sei?” chiese, sorridendo con fare birichino.
L’uomo si irrigidì; cercò di calmarsi cercando un contatto con il figlio e ci riuscì quando la mano del bambino scivolò istintivamente nella sua.
“Sono il padre di Joel” rispose infine l’uomo, abbozzando un mezzo sorriso. “Mi chiamo Gale.”
Lo sguardo della bambina si illuminò.
“Tanto piacere, papà-di-Joel-Gale!” esclamò, tendendogli una mano. “Io sono Haley, tipo la cometa. Joel mi ha detto che siete venuti qui nel Distretto 12 per vedere la cometa di Halley che passa solo ogni tantissimi anni! ”
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We Might Fall - La Cometa di Halley.'
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Premessa. Questa storia è ambientata a quattro o cinque anni di distanza dall’epilogo de “Il Canto della Rivolta". Gale sta tornando per la prima volta nel Distretto 12, assieme a suo figlio, Joel. Haley Mellark è la primogenita di Peeta e Katniss. La storia è un missing-moment di una precedente one-shot, “La cometa del Distretto 12”, ma si può leggere anche senza aver letto l’altra.

 

 

Diversi da loro

450

 

Incassò le spalle, quasi a volersi nascondere da quelle strade non più rovinate e sporche di carbone.

Le stesse vie che un tempo ospitavano le sue corse da piccolo, e il suo avanzare a fatica più tardi, con la tracolla per la selvaggina in spalla.

Non li riconosceva più quei vicoletti puliti e pieni di gente in salute; non riconosceva i negozi sotto i portici che incorniciavano una piazzetta alla sua destra, né la persona che lo fissava da lontano, senza avere il coraggio di raggiungerlo.

La donna dai capelli neri che si stringeva nel golfino come se avesse freddo, nonostante fosse estate. La persona che fino a quindici anni prima aveva considerato un’estensione del suo stesso essere, la metà integrante di ciò che era. La sua migliore amica.

Riconosceva tuttavia qualcosa, in quel mosaico di dettagli nuovi incollati con precisione nella zona in cui un tempo si trovava il Giacimento. Era il sorriso vispo di una bambina che stava correndo incontro a lui e a suo figlio Joel. Erano la carnagione olivastra della ragazzina e la treccia corvina che le oscillava sulle spalle. Un ricordo sbiadito attraversò la mente di Gale, mentre la piccola salutava lui e Joel a gran voce e quasi non gli capitombolava fra le braccia per lo slancio. Rivide una ragazzina identica a lei – forse solo un po’ più grande e con due trecce al posto di una. La ricordò mentre fissava incuriosita le sue trappole, e quasi sorrise – un sorriso amaro – ripensando a come aveva farfugliato il suo nome, quando lui l’aveva sorpresa alle spalle.

 

Catnip.

 

Non ebbe bisogno di chiedere a quella bambina chi fosse; l’aveva già capito quando Joel gli era corso incontro con un entusiasmo insolito per i suoi modi fare solitamente controllati, spiegandogli che aveva fatto amicizia con una bambina che sapeva cacciare. Una bambina vivacissima, che sfidava i maschi a gare di corsa e vinceva quasi sempre; una ragazzina che l’aveva invitato a fare merenda in panetteria: la panetteria dove lavorava il suo papà.

 

A Gale bastò guardare la bambina negli occhi, per avere conferma della sua teoria. Una morsa dolorosa gli azzannò lo stomaco, nel momento in cui due iridi azzurre ricambiarono incuriosite il suo sguardo. La piccola aveva gli occhi del padre e forse anche qualcosa del suo sorriso, così aperto e solare, in perfetto contrasto con i modi diffidenti e riservati della madre. La stretta allo stomaco si fece più intensa, nel momento in cui la vide sorridere a suo figlio e dargli il cinque, nonostante si conoscessero da poche ore; erano bellissimi, così emozionati per la novità di quel pomeriggio. Joel con il berretto del padre calcato sugli occhi, la bambina con le guance rosse e una bretella della salopette scivolata lungo il braccio. La guardò ancora, mentre l’attenzione della piccola tornava a rivolgersi a lui; notò come i geni dei genitori si fossero mischiati in maniera perfetta, dando vita ad una bambina che un giorno sarebbe diventata splendida.

Qualcosa dentro di lui incominciò a bruciare, come una ferita sporca di sabbia. Avrebbe voluto andarsene, portare suo figlio con sé e non fermarsi fino a quando non avrebbe riconosciuto i familiari, quanto anonimi palazzi del Distretto 2.

Restò invece immobile – sul volto una maschera d’impassibilità, nonostante i suoi occhi stessero minacciando di farsi lucidi. La rabbia e il dolore lo schiaffeggiarono con violenza, quando la bambina si convinse a rivolgergli la parola.

 

“Chi sei?” chiese, sorridendo con fare birichino.

L’uomo si irrigidì; cercò di calmarsi cercando un contatto con il figlio e ci riuscì quando la mano del bambino scivolò istintivamente nella sua.

“Sono il padre di Joel” rispose infine l’uomo, abbozzando un mezzo sorriso. “Mi chiamo Gale.”

Lo sguardo della bambina si illuminò.

“Tanto piacere, papà-di-Joel-Gale!” esclamò, tendendogli una mano. Un po’ nervoso, Gale le porse la propria e la piccola la strinse con energia. “Io sono Haley, tipo la cometa. Joel mi ha detto che siete venuti qui nel Distretto 12 per vedere la cometa di Halley che passa solo ogni tantissimi anni![1]

“È così”  confermò l’uomo, inginocchiandosi per essere all’altezza dei due ragazzini. “Tempo fa ho promesso a qualcuno che sarei stato qui, la sera del passaggio della cometa.”

Non disse che quel qualcuno era sua madre; non ce n’era bisogno.

Haley gli sorrise e si mise a saltellare su un piede solo.

 

“Ma è vero che sei un pilota e che tu e Joel siete arrivati fino a qui volando?” chiese poi, scrutandolo con aria indagatrice e un pizzico di ammirazione nello sguardo.

Gale annuì.

“In realtà è stato proprio Joel a guidare per un bel tratto di strada” aggiunse, circondando le spalle del figlioletto con un braccio, per stringerlo a sé. Il ragazzino sorrise orgoglioso, annuendo in direzione della nuova amica.

“Wow, che bravi!” esclamò compiaciuta la bambina, intrecciando le dita dietro la nuca. Tutto a un tratto aggrottò le sopracciglia con fare serioso.

“Ma non è che venite tipo da un altro pianeta, voi due, eh?” chiese, agitando inquisitoria l’indice. “Insomma, sapete volare, sapete cacciare e siete pure un sacco belli. Avete troppe cose fiche, siete tipo degli extra-terrestri!”

Joel si mise a ridere, arrossendo lievemente. Anche le labbra di Gale riuscirono finalmente a inarcarsi per formare un vero sorriso.

“Tu sei più bella” rivelò infine, prendendo il suo berretto dal capo di Joel per posarlo su quello della bambina.

Haley ridacchiò a sua volta mentre gli occhi azzurri - e, assieme ad essi, gran parte di ciò che la collegava a Peeta – sparivano sotto la visiera del cappello.

“Possiamo andare a giocare al Prato, papà?” domandò a quel punto Joel, mettendosi le mani in tasca e stringendosi nelle spalle. “Torno tra un’oretta, promesso!”

L’uomo esitò, ma alla fine acconsentì.

Mentre li osservava correre via –  i due ragazzini con la carnagione scura e i capelli neri e lisci, da Giacimento – la morsa tornò a farsi beffe del suo stomaco, ferendolo in profondità.

Sembravano fratelli, complici ed entusiasti delle loro corse, delle loro mani intrecciate.

Lo sguardo di Gale tornò a muoversi in direzione della donna che ancora l’osservava, gli occhi sbarrati e l’espressione diffidente, la stessa che assumevano gli animali selvatici quando incappavano sulla loro strada, nei boschi.

Era l’espressione di un’estranea. L’espressione di una donna qualunque.

Sostenne comunque il suo sguardo, osando un passo avanti come il cacciatore che era stato un tempo e che avanzava con movimenti felpati, per non spaventare la preda.

Intanto, in lontananza, poteva ancora udire le schiamazzi di Haley e Joel.

Perfino le loro risate suggerivano quanto si stessero divertendo.

Si conoscevano appena, eppure sembravano davvero amici – migliori amici.

 

Almeno loro.

 

Note Finali.

Questa storia è stata scritta per il DrabbleWeekend indetto da We are out for prompts, con il prompt di Eisblume: “Gale, Figlia di Katniss/Peeta - Quando la vide notò come i geni dei genitori si fossero mischiati in maniera perfetta, dando vita ad una bambina che un giorno sarebbe diventata splendida. "Chi sei?"

La storia partecipa anche all’iniziativa Ready, Set, Prompt proposta dal gruppo FacebookThe Capitol” con il promptocchi azzurri” e alla challengeIl banco dei prompt” indetta da Eireen_23 con il promptocchi”.

 



[1] Riferimento a “La cometa del Distretto 12”. Haley sta parlando della cometa di Halley; Joel l’ha infatti soprannominata proprio Halley.

   
 
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