Qualcosa di buono.
Oggi sono felice che la squadra di volontari a cui
appartengo sia di servizio alla Wembley Arena.
Stasera suonano i 5 Seconds of Summer che sono uno dei
miei gruppi preferiti, l’amarezza per non essere riuscita a
comprare il
biglietto per il loro tour è svanita quando mi hanno detto
che saremmo stati
qui.
Per ora è tutto tranquillo, ci siamo occupati solo di
qualche persona svenuta prima del concerto, succede a causa della
troppa
tensione, immagino. Lottano come leonesse per la benedetta prima fila e
alcune
quando ci arrivano hanno dei cali di zuccheri o di pressione. La cosa
più grave
di cui ci siamo occupati è stato il naso di una ragazza a
cui hanno rifilato
una gomitata.
Era rotto ma Zack l’ha aggiustato subito e una volta
pulito via il sangue era pronta per godersi il concerto esattamente
come me.
Noi siamo messi appena sotto il palco e godo di una
visione particolarmente buona, ho seguito prima gli Hey Violet poi
tutto il loro
concerto canticchiando le loro canzoni e sorridendo come
un’ebete. Anche io
avrei voluto saltare e cantare a squarciagola, ma ho dovuto darmi un
contegno.
Sarebbe stato poco professionale e poi i miei colleghi mi prendono in
giro già
adesso. Dicono che alla mia età non dovrei seguirli, ma non
me ne importa
niente.
Come dicevo, sta andando tutto bene quando Michael
cammina troppo vicino a uno degli effetti pirotecnici – una
colonna di fuoco a
essere precisi – e i suoi capelli prendono fuoco.
Il mio cuore si ferma, lui invece decide saggiamente di
mettersi un asciugamano e di andare nel backstage.
Adesso tocca a noi, mi dico con il cuore che mi è
risalito in gola dalla preoccupazione, amo questa band e amo i
componenti, ma
ho un debole per Michael.
Corriamo nel backstage e gli prestiamo le prime cure, lui
sembra spaventato e preoccupato, borbotta frasi a mezza voce su come
sia stato
stupido. Io vorrei dirgli che gli incidenti capitano a tutti, ma la
bocca mi si
è come seccata.
Subito dopo arrivano gli altri ragazzi, sono tutti
preoccupati.
“Cosa è successo?”
Chiede Luke con voce tremante, mentre Zack armeggia
attorno alla faccia di Mike.
“Si è bruciato con uno degli effetti pirotecnici,
il
fuoco insomma. Lo porteremo all’ospedale, ma starà
bene, non preoccupatevi.”
Cerco di rassicurarli, ma la mia vocina incrinata
fallisce.
Calum inizia a piangere silenziosamente così come Luke.
“Andiamo a dire al pubblico che il concerto finirà
prima
stasera.”
Dice Ashton piano guardando preoccupato il suo amico.
“Mi dispiace.”
Sussurra quest’ultimo.
“Non dirlo, non è colpa tua.”
Gli risponde gentilmente il batterista prima di sparire con gli altri
tre.
“Dobbiamo portarlo in ospedale. Katy, Yukari, preparate
la barella.”
Yukari sarei io, una ragazza anglogiapponese con lunghi
capelli di un rosso vivace e Katy è la mia compagna di team,
bionda.
Insieme prepariamo la barella e aiutiamo il chitarrista a
salirci, sembra piuttosto avvilito e si lascia legare senza emettere un
suono.
“Sono un disastro.”
Mugugna quando abbiamo finito.
“No.”
La mia voce rimbomba come una fucilata nella stanza silenziosa.
“Sono incidenti che possono capitare a tutti, eri preso
dal concerto e ti sei dimenticato di quel coso. Succede, non e-essere
troppo
severo con te stesso.”
“Questa ragazza ha ragione.”
La voce di Luke fa eco alla mia, sul volto di Calum ci
sono ancora i segni delle lacrime, Ashton invece è
innaturalmente pallido,
tanto che lancio un’occhiata a Katy.
“Signor Irwin…”
Inizio.
“Ashton.”
“Va bene, Ashton. Sei molto pallido, vuoi del the?”
Lui scuote la testa.
“Sei molto gentile a preoccuparti per me, ma adesso
è
Michael che conta. Berrò del the in ospedale.”
“Va bene, volete salire sull’ambulanza?”
“Sì.”
Io e Katy iniziamo a spingere la barella seguiti da Zack e Andrew
–
il resto della squadra – e dalla band. L’ambulanza
è parcheggiata dietro
all’arena e ci arriviamo con difficoltà
perché ci sono accalcate un sacco di
ragazzine che vogliono vedere Mike ei ragazzi.
Vorrei tanto avere un lanciafiamme, tanto per rimanere in
tema, non capiscono che intralciano solo il nostro lavoro?
Senza contare che non aiutano affatto Michael.
“Qualcuno faccia qualcosa!”
Urla Zack esasperato, i capelli neri irti per la
tensione.
Finalmente arrivano i bodyguards e l’ultimo tratto
riusciamo a percorrerlo agilmente, carichiamo la barella aiutati dalla
band e
poi saliamo tutti, Katy corre al posto del guidatore e la mette in moto
con
tanto di lampeggianti.
Corre come una matta, le luci della città si scontrano i
vetri e poi scorrono via riempiendo il silenzio che
c’è nell’abitacolo. Zack e
Andrew si prendono ancora cura di Mike che continua a borbottare
qualcosa su
quanto sia stato stupido. Fa venire voglia di coccolarlo, non pensa a
sé
stesso, ma alle persone che ha deluso.
Io invece cerco di rincuorare un po’ Luke, Calum e Ashton
dicendo loro che non sembra un’ustione grave, che il pronto
soccorso è molto
attrezzato e all’avanguardia e che probabilmente non
rimarrà nessun segno di
questa avventura.
Annuiscono tutti e tre, non sono nemmeno se mi abbiano
sentito in ansia come sono.
Io cerco di fare del mio meglio, ma mi sento tanto
impotente. Vorrei averlo preso io in faccia quel getto, così
staremmo meglio.
“Pensi che ci vedrà ancora?”
“Sì.”
Risponde deciso Andrew.
“Il getto non ha preso gli occhi, solo la guancia.
È
stato fortunato nella sua sfortuna.”
I tre tirano un sospiro di sollievo.
“Se non avesse più potuto suonare la chitarra
sarebbe
stato terribile.”
Mormora Calum.
“Suonerà ancora la chitarra, ve lo
prometto.”
L’ambulanza rallenta definitivamente, segno che siamo
arrivati all’ospedale.
“Siamo arrivati.”
Apriamo il portellone, io e Zack caliamo la barella e la
spingiamo all’interno dell’edificio, non appena
varchiamo una porta a vetri un
medico e delle infermiere si fanno avanti e prendono in consegna il
nostro
paziente.
La band li segue, io e Zack rimaniamo sulla porta.
Poco dopo un medico torna indietro.
“Cosa gli è successo di preciso? È
troppo sotto shock per
parlare.”
Ci chiede concitato.
“Ha camminato troppo vicino a una colonna di fuoco che
c’era su palco e i suoi capelli e la faccia hanno preso
fuoco.”
Rispondo coincisa.
“Bene, grazie. Potete andare.”
Zack si avvia verso la porta, ma io non mi muovo.
“Yukari…”
“Io vorrei rimanere se non vi fa niente.”
Il mio amico mi guarda un attimo, soffermandosi sul pallore del mio
volto e sul
fatto che giochino nervosamente con le mani, poi mi sorride dolcemente.
“Sta bene. Ce la faremo da soli, il grosso del concerto
è
andato.”
Io annuisco e lo guardo andarsene.
Trovare dove abbiano portato
Michael è stato complicato,
ma alla fine ce l’ho fatta. Ho visto i ragazzi fuori da una
stanza e mi sono
seduta su una delle sedie del lungo corridoio a una debita distanza.
Non voglio essere invadente, ma mio malgrado li vedo
andare avanti e indietro preoccupati, darsi reciproche pacche sulla
spalla e
guardare verso la porta.
È lì che curano le ustioni, il chitarrista
è in buone
mani. Una volta mio padre si è ustionato con una padella nel
suo ristorante e lo
hanno rimesso a posto, gli è talmente grato che il medico e
l’infermiera che
erano di turno quella sera non pagano mai quando vengono a mangiare da
noi.
Vorrei fare qualcosa sul serio, mi guardo le mani, ho il
pollice che va a sangue perché mi sono tolta di nuovo le
pellicine.
Sospiro.
Ok, sono vecchia.
Ho ventisette anni, ma ci tengo a questi ragazzi, la loro
musica mi aiuta ad andare avanti, e vorrei aiutarli.
Mi alzo silenziosamente dalla sedia e vado nel cucinino
delle infermiere, preparo del the per tre persone, metto le tazze su un
vassoio
e recupero persino qualche biscotto, poi prendo una bottiglietta di
coca alla
macchinetta. Guardo lo smartphone e noto che Michael ha twittato delle
scuse
per quello che è successo. C’è gente
che è arrabbiata con lui o lo prende in
giro. La trovo una cosa profondamente ingiusto.
Tutto è profondamente ingiusto a partire dal fatto che
lui si scusi per aver avuto un incidente a fine concerto.
A passi tremanti mi dirigo verso di loro e noto con gioia
che anche Michael è uscito, ha un bendaggio sul viso
trattenuto da qualcosa di
viola e sembra parecchio giù di morale.
Luke è il primo a vedermi e mi indica agli altri che mi
guardano stupiti.
“Mi dispiace disturbarvi, ma volevo sapere come sta
Michael e dirgli che non è assolutamente colpa sua e che non
deve rimproverarsi
di niente o scusarsi.
Volevo anche darvi questo the, penso che ne abbiate
bisogno.”
Alzo il vassoio e abbasso la testa, rossa come un
pomodoro, in attesa di una qualche reazione.
Oh, sono stata sicuramente un’importuna!
Non diversa dalle ragazzine che sento urlare fuori
dall’ospedale e che quando la band uscirà si
accalcheranno per avere una foto,
sebbene non sia proprio il caso o la circostanza giusta.
“Grazie mille, per chi è la coca?”
“Per Michael. Ho pensato che non volesse o potesse bere
cose calde.”
Dico senza alzare la testa.
“Grazie per il pensiero carino.
Sei una fan?”
“Sì, ma se vi disturbo me ne vado
subito.”
“Rimani, per noi non è un problema.”
Bevono tutti quello che ho portato e mangiano i biscotti.
“Mi dispiace per aver rovinato lo show.”
Ashton fa per aprire bocca, ma io lo precedo.
“Non è colpa tua. È stato un incidente,
poteva succedere
a chiunque, la cosa importante è che tu stia bene.
Perché stai bene, vero?”
La mia voce è poco più che un sussurro timido.
“Sì, sto bene. Domani potrò suonare
ancora senza
problemi. Non era una scottatura grave.”
“Ne sono felice.”
“Davvero dici che non dovrei scusarmi?”
“Sì, non ti sei fatto male
volontariamente.”
“Ma Dave Grohl ha suonato con una gamba rotta e Andy Biersack
con non so quante
costole rotte.”
“Ognuno reagisce in modo diverso al dolore e una
scottatura non è una cosa da prendere sottogamba, io penso
che tu abbia fatto
bene a sospendere il concerto.
Come ti ho già detto l’importante per me e per le
altre
fans è che tu sta bene.
Davvero.
Se qualcuno si lamenta o ti insulta fregatene.”
Lui mi rivolge un sorriso timido.
Ha l’aria stanca, credo che sia meglio che me ne vada, ha
bisogno di riposare.
“Io, ecco, me ne andrei. Devi riposare.”
“Aspetta.”
La voce di Luke giunge inaspettata.
“Come ti chiami?”
“Yukari.”
“Potresti voltarti per un attimo?”
“Sì, certo.”
Li sento confabulare tra i loro e cinque minuti dopo
Calum mi dice che posso girarmi.
Io lo faccio esitante, Ashton mi consegna un foglio.
Io lo leggo sbigottita.
“A
Yukari.
Che si è presa cura
di noi e ha aiutato Michael quando ne aveva bisogno.
Sei la nostra
infermiera preferita e speriamo di rivederti a qualche concerto senza
nessuno
di noi ferito.
Grazie mille.
Io arrossisco violentemente
stringendo a me il foglio.
“Sono io che vi devo ringraziare per non avermi cacciata.
Ti auguro una pronta guarigione.
Grazie mille per tutto.”
“No, sei tu quella che va ringraziata.”
Con un ultimo scambio di sorrisi mi congedo da loro.
Non appena esco dall’ospedale l’aria fresca della
notte
mi colpisce in pieno volto facendomi capire che – a causa
della divisa – sono
sudatissima.
Sinceramente non mi importa, tutto quello che conta è che
sono fiera di me.
Stanotte ho fatto qualcosa di buono restituendo un po’ di
amore a delle persone che mi hanno aiutato immensamente.
Sì, stanotte ho davvero fatto qualcosa di buono.
Angolo di Layla.
Mi è uscirta di getto quando ho letto dell'incidente di Michael. Scusate se è corta e magari fa schifo.