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Autore: Shauna    16/06/2015    1 recensioni
Eliza, principessa poco incline alle regole di bon-ton e di galateo, viene mandata dai genitori in un collegio. per lei, diventerà una specie prigione, un inferno umano. dove solo una persona può salvarla. Una persona molto speciale. Che come lei non è.E lei potrà costargli la vita.
Litigate.
Battibecchi a mai finire.
Eliza, al collegio impazzirà. Ma sarà aiutata da Agar, che di nascosto le invia lettere con degli aiuti.Quando finalemente hal'occasione di fuggire, di fuggire dalla sua prigione, non se la fa di certo sfuggire di mano. Anche se il suo compagno di fuga, per lei non è uno dei migliori. Eliza, potrà anche rovinargli la vita. Così, fuggendo dal collegio, fra alberi, e ostacoli. Riesce a capire qualcosa.
Dal testo:
– Devo sentire te che mi prendi in giro per tutto il viaggio? – disse irritata. Will poteva essere anche simpatico. Quasi . – Dai, forza. – disse Will, poi aggiunse, sogghignando – vuoi che ti porti io?- - Invitante … Ma no, mi piace correre – disse Eliza alzando gli occhi al cielo. – Ah, adesso, ti piace correre, eh? - - Dai, idiota, andiamo, non abbiamo certo tutto il giorno, qui. –Quanto desiderava essere meno spietata.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo di un’avventura e di un bacio.
 
Tanti e tanti anni fa, in un reame in Inghilterra, viveva in un castello una principessa poco incline alle regole di bon-ton e del galateo. Il suo nome era Eliza ed era già in età da marito. Fin da bambina era stata sempre accontentata e non ci fu oggetto, giocattolo e qualsiasi altra cosa che non fu passata per le sue mani. Fu viziata sin da quando nacque, eppure si comportava come dicevano i suoi genitori come “scimmia senza cervello”. Si ribellava e durante le cerimonie, i cortei e i pranzi di gala faceva sprofondare i suoi genitori nel più profondo imbarazzo. Il Re e la Regina d’ Inghilterra, ritenevano quel comportamento pura follia. Ma si sbagliavano di grosso. Ad Eliza seccava fare la classica vita da brava principessa. E fare la brava primadonna davanti agli amici di mamma e papà, dicendo quanto fosse brillante la sua famiglia; mentre nella sua famiglia le uniche cose che brillavano erano i diademi di sua madre. A tavola mentre mangiava, metteva i gomiti sopra la tavola, mangiava con le mani e parlava a bocca piena. Non si puliva nemmeno le labbra prima di bere. E per concludere il pranzo, quando c’era in silenzio da tomba, davanti a duchi e alla duchesse tutte messe in tiro, faceva un rutto a bocca spalancata. Dopo un mare di porte sbattute, scene con i suoi genitori e parolacce dette direttamente da lei (e prese chissà dove), il Re e la Regina si stufarono. Per ben diciotto anni avevano lasciato tutto alle spalle e messo tutto dentro un cassetto. Ma ora era arrivato il momento di spedirla in un collegio dove avrebbe imparato le buone maniere e le regole di bon-ton dalla prima all’ultima! Eliza andò su tutte le furie. Corse per i lunghi corridoi del palazzo, prese delle scale nascoste che portavano alla cucina, dove c’erano le camere dei maggiordomi e delle serve, con gli occhi colmi di lacrime. Andò nella camera di Agar, la servetta che lavorava nelle cucine, nonché la sua migliore amica.                                                                                                                                    
- Oh, Agar! - si disperò – come farò adesso? Io non ci voglio andare! Voglio restare qui! – disse disperata con gli occhi colmi di lacrime.     
 – Lizzie … se solo ti comportassi meglio, forse resteresti qui! Io qui non ho nessun potere, e lo sai! – le dispiaceva per Eliza.                                                                                                                                                                  Alla fine Eliza partì per andare al collegio. Prima di partire aveva detto ad Agar di mandarle delle lettere per aiutarla a sopravvivere.                                                                                                                                                      Eliza arrivata lì, vedette tante ragazze e tanti ragazzi. Non ne aveva mai visti così tanti. Ovviamente, c’erano anche un sacco di professori. Da bambina aveva avuto un’istitutrice; durante le sue lezione moriva dalla voglia di uscire da quell’inferno e scappare. Ma ora doveva fare la stessa cosa qui, al collegio. Osservò la struttura di cemento dell’edificio. C’erano corridoi grandi, con pareti tappezzate di carta da parati molto pregiata. In tutti i corridoi c’erano dei lampadari molto antichi fatti di ottone. C’erano anche tavoli di legno grezzo, con centrini e sedie di velluto rosso. Il pavimento era fatto di mattonelle scure. Il solito collegio per gente perfetta e piena di sé! Pensò Eliza.   Poi vedette un ragazzo avanzare verso di lei. Era alto, magro. Aveva dei capelli scuri, quasi neri, e degli occhi di un blu molto particolare, quasi bramosi, forse un po’ troppo sinceri. Lei era sicuramente più bella. Eliza aveva un corpo esile e minuto, degli occhi da cerbiatta e i capelli rossi. Il ragazzo le disse: - Sei nuova qui? Io sono Will Hayes! – Eliza gli fece cenno di sì con il capo. Poi lo vedette ridere. Che cosa ci trovava da ridere? Che idiota! Pensò Eliza. – Vattene! – gli disse e scappò via.                                                                                         Una professoressa, molto gentile, la accompagnò in un dormitorio, con un letto, un armadio e altri mobili. La sua prima lezione era domani. Lezione di matematica avanzata. Il miglior modo per cominciare! Pensò Eliza.              L’indomani si alzò di scatto, si buttò addosso quello che trovò in giro e si avviò per i corridoi. Era nella classe del secondo anno … II B. non riusciva a trovarla. Poi vide dietro di lei il ragazzo di ieri. – In che classe sei? Io sono in II B!- le disse - Anch'io.-rispose                                                                                                                 
- Allora dobbiamo andare nella classe in fondo … - Che palla al piede! Pensò Eliza. E cominciò a correre. – Siete in ritardo, principesse Eliza!-  la sgridò il professore. – Domani deve venire nel mio ufficio! Alle 6 in punto!-             - Sì, sì … come no! – rispose Eliza. Poi guardò Will, che inarcò un sopracciglio, soffocando una risata. Durante la lezione non ascoltò un bel niente. E per ciliegina sulla torta il professore le chiese: - Signorina Eliza, ripete quello che o detto, grazie! -                                                                          
E la mattinata continuò così. La principessa era disperata, tutto andava storto. E poi il professore di matematica era rigorosissimo. Poi doveva seguirei corsi di bon-ton.
Duravano un’eternità.                                                                                    
Proprio quella sera, qualcuno bussò alla sua porta. Eliza, stufata, aprì la porta. E chi c’era? WILL.
– Che vuoi?
  gli chiese.                                                                                                                                                         
– ecco la busta! -                                                                                                                                                                                                               
- Okay. Ciao. – disse Eliza sbattendogli la porta in faccia. Il solito benefattore smidollato! Pensò.                             
La lettera era proprio di Agar! Le diceva che lì dentro c’erano delle chiavi magiche che potevano aprire tutte le porte e si adattava a tutte le toppe. Era entusiasta! Poteva riuscire a scappare! Però, intanto domani doveva andare nell’ufficio dell’odioso professore di matematica .                                                                                  
 
– Buon giorno – disse il professore.                                                                                                                                                                     
– Bene, che mi deve dire? – chiese Eliza.                                                                                                                                                          
– Il suo comportamento è inaccettabile. Ne abbiamo  discusso noi professori. Quindi ti sei beccata una punizione. Devi stare un giorno dentro una cella –                            
 – Che!? Lei se lo scorda! – Al professore mancava solo il gatto bianco tra le braccia ed era perfetto. Eliza si ricordò di avere con sé le chiavi magiche. Aspettò che il professore uscisse e cominciò ad elaborare un piano, poi però vide Will entrare nella stanza. Eliza aprì subito la porta della cella. – Vai via, oppure il prof ci scopre! – sussurrò Eliza. Sgattaiolò fuori, ma Will la afferrò per un polso, lei lo spinse via, e lui la afferrò per l’altro polso: - Ehi, vengo anch’io con te! – le disse. Eliza spalancò gli occhi. – Ehm … Qualcuno ti ha invitato? Eh, no, tu NON vieni con me! – Gli occhi di Will si fecero dolci. Non ho nessuna voglia di supplicarla, ma voglio uscire di qui, e con lei. Pensò Will. – Che idea ti sei fatta di me? Anch’io sto esplodendo qui! Se mi porti con te, ti potrò aiutare a ritornare nel tuo reame, e io poi ritornerò nel mio! E non dovrai vedermi più! – Eliza ci pensò un attimo. Era inutile fare storie, oppure non avrebbero avuto più tempo. – Andiamo, buffone …  - Will ed Eliza cominciarono a correre e svoltarono in corridoi tutti uguali. Scontravano ragazzi e ragazze. – Di qui! – gridò Will prima di girare in un corridoio sconosciuto ad Eliza. Non c’era un fantasma, lì. C’era solo una porta. – Questa è un’uscita segreta di questo inferno umano. Non la usa mai nessuno … e … ma come … - Eliza sbuffò in preda all’impazienza , infilò subito la chiave nella toppa e la spinse con uno strattone degno dei più alti livelli di bon-ton. – Certo che sei veramente delicata, sai? – le disse Will. – Certo che sei veramente insopportabile, Will! – replicò Eliza scoppiando a ridere.  L’uscita portava  in un sentiero di pietra, e oltre c’era il bosco, dove le chiome folte degli alberi spiccavano nella fioca luce del mattino. Il sole stava cominciando ad illuminare le gocce di rugiada e si sentivano  i cinguettii degli
uccelli.                                                                                                                                                                                        
– Dobbiamo attraversare il bosco e poi alcuni giardini privati di ville. Il tuo reame non è lontano da qui, solo un po’ più a nord. E il mio è un po’ più a est del tuo. E non è per niente lontano, posso sempre arrivarci con una carrozza, non c’è problema – disse Will.                                                                                                                                                         
– Scusami, ma ti sei memorizzato la mappa dell’Inghilterra a memoria? – chiese stranita Eliza.                                                       
    – sì, ma solo per sport. E poi è da quando sono appena arrivato che ho progettato questa fuga. – rispose Will. Ma quando ti ho incontrata ho cambiato idea. Pensò Will. 
– Muoviamoci, oppure quel pazzo sadico del professore se ne accorgerà! – Sibilò Eliza avvicinando la faccia a quella del benefattore di buona famiglia. Cominciarono a correre per il bosco, stando attenti ai rami degli alberi e delle querce che sbucavano fuori dal terreno.  Will osservò cosa c’era oltre il bosco, da lontano. Una recinzione.  Un giardino privato.      
Potevano farcela.                                                                                                  
Dovevano.                                                                                                                                                                                                       
 Ad Eliza, cominciarono a bruciare le gambe. Man mano che correvano il fogliame del bosco si faceva sempre più folto. E i raggi del sole penetravano tra i rami degli alberi. Sto per svenire! Gridò Eliza dentro di sé. Un solo passo e poteva svenire.
– Will, la mia indole arrendevole si sta esaurendo …  Fermiamoci.  Per. Favore.  – aveva il fiatone. Will si voltò di scatto e inarcando un sopracciglio la sorresse. Eliza si accorse che in fondo, non era così pieno di sé come pensava. Poteva essere gentile, a differenza di lei.  – Non pensavo che fossi cooosì  debole. Potrai essere anche la regina delle Sfacciate … ma …  - disse Will, scoppiando a ridere.                                                                                                                                                                            

– Devo sentire te che mi prendi in giro per tutto il viaggio? – disse irritata. Will poteva essere anche simpatico. Quasi .                                                                                                                                                                      
– Dai, forza. – disse Will, poi aggiunse,  sogghignando – vuoi che ti porti io?-                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            
- Invitante … Ma no, mi piace correre – disse Eliza alzando gli occhi al cielo.                                                                                                   
– Ah, adesso, ti piace correre, eh? -                                                                                                                                                                   
- Dai, idiota, andiamo, non abbiamo certo tutto il giorno, qui. –Quanto desiderava essere meno spietata.  Continuarono a correre, spostando i pesanti rami degli alberi. Eliza cercava di vedere cosa c’era oltre il bosco, ma il suo sguardo continuava ad andare su Will. Stupida. Pensò. Lei non era di certo il tipo che si faceva distrarre da sciocchezze come i ragazzi.  E poi da ragazzi come Will Hayes. Quando il fogliame del bosco finì si trovarono di fronte ad una recinzione, dove all’interno c’era una lussureggiante villa. In Inghilterra, le uniche persone che possedevano ville e appezzamenti di terreni come questi erano i latifondisti, i ricchi mercanti e altra gente di alto livello.                                                                                                  
– E … adesso che si fa? – chiese Eliza. Stava cominciando a perdere la speranza di poter tornare nel suo reame ad oziare tutto il giorno e a parlare con Agar dei  maggiordomi giovani. C’era troppa strada da fare, troppe proprietà private da attraversare. – Si fa che … scavalchiamo la recinzione, di nascosto (non so come), corriamo per tutto il giardino, e poi scavalchiamo di nuovo la rete e siamo fuori. – disse Will, e poi aggiunse - Ma non so cosa ci aspetterà dopo. – Sembrava preoccupato. Non sono poi neanche così sicuro che ce la faremo. Pensò Will. Poi, agganciando le dita ai buchi della recinzione, cercò di scavalcarla. Si fece su, fece uscire il busto, poi muovendosi atterrò con un tonfo a terra, elevando polvere.                                                                                        
– Cavalleria zero, eh? Mai sentita dire la frase “Prima le signore”, vero? – disse Eliza – Certo che sei proprio un principe a tutti gli effetti, mio caro compagno di fuga!-                                                                                                                                        
- Senti chi parla … Proprio tu che saprai le regole di bon-ton a memoria! – attaccò Will sorridendo. Aveva un sorriso dai denti bianchi, i capelli lucidi per via delsudore.                                                                                         – ehm … ma io adesso qui come faccio? Non sono di certo così agile come sembro! – disse Eliza cominciando a saltare cercando inutilmente di passare oltre la rete. Poi, si fece forza con le braccia, i piedi aggrappati alla recinzione. Will le tese le mani, la tirò verso di sé, la prese da sotto le ascelle e la tirò su.                                            
– Grazie – bofonchiò Eliza, con i capelli spettinati e i vestiti sporchi di terra. Cominciarono di nuovo a correre per il prato, abbassati. C’era qualcuno dentro la villa. Sicuro. In preda al terrore di essere scoperti. Brividi percorrevano la schiena a Will. Era terrorizzato. Dovevano stare attenti, oppure sarebbero andati incontro ad una morte sicura. In Inghilterra, allora, nelle ville private di quel regno magico, gli uomini andavano a cavallo nei loro immensi giardini, a caccia di qualche animale.                                                                                                                       
Si sentirono scalpitare di cavalli. Arme da fuoco. Grida. – Corri! – gridò Will, mettendosi istintivamente davanti a lei, coprendola. Il terreno correva sotto i loro piedi, le gambe indolenzite, e la paura che li assaliva. Forse, non era stata una buona idea fuggire dal collegio e prendere per il bosco. Ma era la migliore che Will aveva. Il battito cardiaco di Eliza aumentava ad ogni passo che faceva. Non ce la faremo mai. Pensò Eliza. Ci spareranno con i loro stupidi fucili da caccia. Dovevo ascoltare al professore o a mio padre. Quanto vorrei avere meno spavalderia. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Aveva la vista offuscata. Le ricacciò indietro. No, decisamente. Non era questo il momento di piangere. Doveva continuare a correre.          
Sentirono degli spari. E ancora. E ancora di più. Continuarono a correre, sempre più velocemente. E sentivano il bruciore alle gambe. Will pensò resteremo qui, morti, tutti. Non dovevo fare lo stupido e fuggire con lei. Ma cosa mi era preso!? E poi fuggire senza neanche un fucile. Eliza perse battiti cardiaci.  Potrei morire al posto di Will. Niente vale la pena di vivere, per me. E se muoio , non fa niente, non conto per nessuno. Se muoio, lascerò Will, solo lui. Ma farò in modo che almeno lui, rimanga vivo. Se muoio lascerò i miei genitori, ma tanto per loro non valgo proprio niente. Guardò Will, girando la testa :- Will, mi dispiace. Mi dispiace per tutto quello che ho fatto, devi lasciarmi qui a morire – sussurrò  tra un singhiozzo e l’altro. – Eliza, tu … ma cosa stai dicendo? – la coprì col suo corpo. – Farei di tutto per te, so … che in realtà sei insicura - la voce gli si affievolì … - Corri, corri più velocemente che puoi – sentirono altri spari. Will si accasciò a terra. – C-cosa … Will! NO! – gridò. Gli uomini con i fucili non c’erano più, se n’erano andati verso i boschi a sparare a qualche altro essere.  Gli occhi le si riempirono di lacrime. E senza preavviso bagnarono le guance fredde di Eliza. –Eliza, scappa, vai via, torna nel tuo reame. Lì sarai al sicuro. – sussurrò Will, la voce spezzata dal dolore. Lei continuò a piangere, incapace di dire anche soltanto una parola. Lentamente, si calò verso di lui e poggiò la bocca sulla sua. Le labbra di Will erano ancor calde, proprio come lui, proprio  come la sua anima. Lo baciò dolcemente, e Will, che era ancora vivo, rispose al suo bacio. Eliza gli mise una mano dietro la testa e poi la passò lungo la schiena, il proiettile l’aveva colpito più volte alla schiena e alla gamba. Ritirò la mano sporca del sangue di Will. Del suo sangue. Si staccò e cominciò a piangere.
 
Eliza
Perché, PERCHÈ, il ragazzo che mi aveva salvata se n'era andato? Chi l'aveva portato via da me? Purtroppo sapevo chi: la Morte. Il suo sorriso strafottente stampato sulla sua faccia da schiaffi. E tutte le volte in cui mi ha fatto divertire e sorridere, anche nel poco tempo che avevamo passato insieme.  Finalmente, nel preciso istante in cui stava morendo tra le mie braccia, dolcemente, ho poggiato le mie labbra sulle sue. Era il bacio che avevo sempre sperato. L'avrei amato terribilmente, per sempre, nessuno poteva sostituirlo. Forse, l'avevo amato così tanto, che il nostro si è trasformato in un amore impossibile. Ci eravamo amati fino allo strazio, e io me n'ero accorta solo ora , di amarlo. Mi dirigo verso il banchetto che mi accoglierà dopo il mio trionfante arrivo nel mio reame.
 
 
Angolo autrice:
Alloooora … Ciao a tutti! Questa è la mia primissima fan fiction e sono molto, ma MOLTO, insicura, e mi aspetto il PEGGIO.  Se siete arrivati fino a questo punto ci sono due motivi:
  1. Vi è piaciuta così tanto la storia da arrivare fino a questo punto.
  2. La storia vi è parsa noiosa e siete arrivati fino alla fine per leggere il finale.
Non sono molto convinta sul finale, però non volevo mettere neanche il classico finale, ovvero: Eliza e Will sarebbero rimasti al collegio, e poi si sarebbero sposati e sarebbero diventati il duca e la duchessa del reame di Nonsocosa. Avete notato che alcune frasi nel finale, sono molto alla pubblicità Sammontana la mia Estate Italiana? Non perdete tutte le speranze. So che la storia si è interrotta, perché non sappiamo cosa farà Eliza. Ma pubblicherò altre fan fiction si di loro … ops … su di lei.
Ciao
Shauna (miglior amica di Zeke Pedrad e Tobias Eaton)

 

 
 
   
 
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