Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Manny_chan    16/06/2015    5 recensioni
Mai giocare d'azzardo con un angelo.
Anche se all'inizio può sembrare una buona idea...
Piccolo Missing Moment/spin off di "Il frutto dell'Eden", Belial e Sariel sembrano aver preso per il verso giusto la loro convivenza...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Inferno e Paradiso'
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"Non posso crederci!"

Belial gettò con stizza le carte sul tavolo, fissando sconcertato quelle che Sariel aveva abbassato. "Un full di re?!"

L'angelo si strinse nelle spalle. "Quindi ho vinto di nuovo io, giusto?", chiese pacato.

Il demone serrò con forza le labbra. "Stai barando, non è possibile che tu...", esclamò, venendo interrotto dalla lieve risata dell'altro.

"Tu... Stai accusando me di barare?", chiese Sariel, divertito. "Sul serio?"

Belial si morse il labbro inferiore, scrollando le spalle, irritato. "Nemmeno sapevi le regole fino a dieci minuti fa!", brontolò, sfilandosi i jeans e tornando a sedersi.

Voltò lo sguardo verso la finestra, sentiva la grandine battere contro le imposte. Tutte le persone sane di mente si erano rintanata in casa e lui, per una volta, era riuscito a convincere Sariel a fare lo stesso.

Poi aveva avuto la brillante idea di proporgli una partita a strip-poker. O almeno gli era sembrata brillante all' inizio, prima di scoprire che l'angelo aveva una fortuna sfacciata.

Gli era sembrata ottima, prima di ritrovarsi letteralmente in mutande mentre l'altro non si era ancora slacciato nemmeno un bottone.

Prese le sue carte, continuando a borbottare, irritato.
Quella volta aveva una buona mano, stranamente.
Dall’inizio della partita quella era la prima volta che aveva delle carte decenti.

Si raddrizzò sulla sedia, prestando attenzione al gioco.

All’ultima mano stirò le labbra in un ghigno vittorioso. “Ah!”, esclamò. “Poker di re”, disse, scoprendo le sue carte. Fissò L’angelo, con aria di sfida. “Dubito tu possa avere di meglio.”
Sariel sorrise, mite, abbassando le carte. “Dalle regole che mi hai spiegato penso di aver vinto ancora, invece”, disse con calma, scoprendo le proprie carte. “Dovrebbe essere… scala reale? Mi sbaglio?”

Belial fissò le carte, stringendo convulsamente le dita. “All’inferno!”, esclamò. “Ora mi dici come hai fatto!”, ringhiò, dando una manata sul tavolo e sparpagliando in giro le carte. “Tu hai imbrogliato, te lo dico io. Non esiste!”

L’angelo appoggiò un gomito sul tavolo, sostenendosi il viso con una mano, tranquillo. Era abituato ormai alle intemperanze del demone. “Sai che non sono il tipo”, disse pacato. “Ora se non sbaglio dovresti…”, aggiunse, indicando l’nico indumento rimasto addosso all’altro. “Se ho capito le regole quella dovrebbe essere la parte fondamentale del divertimento di questa particolare versione del gioco, no?”

“... io internet non dovevo fartelo scoprire”, sbuffò Belial, voltandogli le spalle e allontanandosi. “E comunque no, scordatelo, imbroglione. Non ci gioco più con te”, sbottò, andandosene in camera e lasciandolo lì.
O almeno pensò di averlo lasciato lì fino al momento in cui l’angelo gli circondò la vita con un braccio, tirandolo contro di sé. Rabbrividì, sentendo il suo respiro caldo sulla nuca. “Sar…”, mugolò, sentendo l’altra mano che scendeva fermandosi all’altezza dell’inguine. “Che cosa stai facendo…?”, bisbigliò, roco.
Sariel rise sommessamente, strofinando il viso tra i capelli corvini del demone. “Vorrei capire cos’è questo improvviso attacco di pudicizia”, disse, afferrando il bordo dello slip tra le dita. “Non mi pare che fossi provvisto di questa virtù…”
Belial cercò di divincolarsi, inutilmente. “Allora, primo, che sia una virtù è tutto da vedere”, sbottò. “E poi non è… non è quello, insomma! Quando ti ho sfidato…”
“Pensavi di vincere facile contro qualcuno che non aveva mai giocato, vero?”, lo rimbeccò l’angelo. “Come se non ti conoscessi…”
Il demone serrò le labbra con forza, colto in fallo. “Non ci sarei andato pesante”, provò a giustificarsi. “Giuro che non è così…”
“Non spergiurare, morditi la lingua”, sibilò Sariel a quel punto, tagliente. costringendolo a voltarsi verso di lui e facendogli sollevare il viso. “Sai che ci sono cose che non devi fare, e spergiurare è una di quelle.”
Belial sostenne il suo sguardo, senza timore, quasi con aria di sfida, fino a che l’angelo non lo lasciò, spingendolo verso il letto.

“Sei tremendo”, sospirò Sariel, slegandosi i lunghi capelli candidi. “Forza, fa quello che devi fare, ho vinto, tu hai perso, paga pegno.”
“Vuoi forse…?”
“Quel che voglio non ti è dato saperlo, fallo e basta.”

Belial si sedette sul bordo del letto, fulminandolo con lo sguardo e digrignando i denti, sfilandosi gli slip con stizza, gettandoli sul pavimento. “Soddisfatto?”, sbottò. “Bravo, hai vinto, ti senti grande e forte ora?”

Sariel si avvicinò, prendendolo di peso e tirandolo sul materasso. “Sei peggio di un bambino capriccioso, lo sai?”, sbuffò, premendo le labbra sulle sue, per farlo tacere.  
Il demone provò a protestare, ma ogni tentativo si perse in un languido mugolio. Era così raro che Sariel prendesse l’iniziativa che non ci teneva proprio ad allontanarlo.
Gli infilò le mani tra i capelli, approfondendo quel bacio. “Ah… di solito non è chi perde che riceve un premio…”, ansimò, voltando poi la testa per riprendere fiato.

“Non sei proprio capace di morderti quella linguaccia, vero?”, rispose pacato Sariel, mordendogli piano una guancia, scendendo lungo il collo, la clavicola, le anche, fino a trovarsi esattamente tra le gambe di Belial, che sgranò appena gli occhi. “Cos… non vorrai…?”, mormorò il demone, un attimo prima che l’angelo abbassasse la testa, accogliendo in bocca la sua erezione.

Soffocò una colorita imprecazione, annaspando e stringendo le lenzuola tra le dita. “Questo non te l’ho insegnato io…”, ansimò, gemendo piano. “Ritiro tutto quello che ho detto su internet…”, una cosa del genere solo lì poteva averla imparata. O sulla tv via cavo degli alberghi, avrebbe dovuto indagare.

Fu l’ultimo pensiero lucido, gli altri si persero in un languido momento di piacere...

 

*        *        *

 

“Dimmi la verità. Hai barato vero?”

Sariel roteò gli occhi, voltando la testa sul cuscino per guardare il demone che si stava avvicinando, strofinandosi i capelli con un asciugamano. “Vuoi davvero parlare di questo?”, chiese, dando un colpetto sulle coperte, accanto a lui. “Sul serio?”
“Non me lo dirai mai, vero?”
“Esatto.”
Belial sospirò, lasciando scivolare l’accappatoio a terra e raggiungendolo, scuotendo la testa piano, e rannicchiandosi contro il suo petto. “Continuo a sostenere che tu abbia barato, però…”, soffiò, soffocando uno sbadiglio.
L’angelo rise sommessamente, scuotendo la testa e lasciando perdere.

Sentiva la tempesta fuori scemare, quietarsi. Ma per quella notte, non sarebbe uscito comunque...
   
 
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