Anime & Manga > No. 6
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Autore: Nicholas_    16/06/2015    0 recensioni
Nezumi è tornato, e Shion fa il possibile perché riallacci i rapporti con le sue vecchie conoscenze e nasca in lui il desiderio di restare a lungo. Ciò nonostante, sentendosi messo da parte da Nezumi e Inukashi durante un'uscita con loro, sperimenta una forte gelosia nei confronti di Nezumi, che solo il diretto interessato potrà riuscire a debellare.
Dal testo:
[...] tra loro rimaneva qualcosa di latente, sentimenti sopiti che chiedevano di essere esternati e vissuti, come la lava che bolle sotto la crosta di un vulcano erroneamente considerato inattivo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inukashi, Nezumi, Shion
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei diventato più socievole di prima, per quanto non lo credessi possibile”, si lamentò Nezumi alzandosi malvolentieri dal vecchio letto da poco riconquistato. Shion, in quei mesi, non aveva neppure spostato la coperta, né aveva riordinato le pile di libri che aveva lasciato in giro per la stanza alla partenza. Certo, quasi ogni sera ne prendeva uno per leggerlo, ma poi lo rimetteva nell’esatta posizione che Nezumi gli aveva inconsapevolmente assegnato.
In quella stanza sembrava che il tempo non fosse mai passato. La sera prima Nezumi si era chiesto, in preda alla stanchezza del ritorno, se avesse il diritto di starsene lì sdraiato, se non stesse forse usurpando un letto che spettava al suo fantasma del passato, quasi si aspettasse di vederlo arrivare per reclamarlo da un momento all’altro.
“Oh, dai!” Shion gli afferrò un braccio e lo tirò per velocizzare i suoi movimenti, spezzando inconsapevolmente il filo dei suoi pensieri. “Tu e Inukashi non vi vedete da un sacco di tempo! E anche se non lo ammette, credo che anche lei”, Shion ne aveva sempre parlato al femminile, sebbene Nezumi gli avesse fatto più volte presente di non essere così certo su quale sesso fosse da attribuire a Inukashi, “credo che anche lei abbia sentito la tua mancanza”, concluse Shion sorridendo e varcando la porta. Nezumi si limitò a roteare gli occhi e lo seguì.
 

*

“Ah, Nezumi!” lo salutò Inukashi appena uscirono, appoggiata con la schiena e un piede a una delle pietre lì fuori, sopravissute alla ricerca di materiale di costruzione dei primi tempi in cui se n’era andato. “Ce ne hai messo di tempo! Ti stavi mettendo in tiro per vedermi?”, lo sfotté ridendo e allungandosi a distribuire grattini tra i cani che la circondavano.
“Come se ne avessi bisogno!” ghignò Nezumi in risposta, accennando un attacco nei suoi confronti.
“Il tempo passa ma non perdi il senso dell’umorismo, Nezumi!” replicò sarcasticamente, e al suo fischio i cani bloccarono e restituirono l’attacco del ragazzo. Nezumi si liberò facilmente del branco, e Inukashi lo invitò alla calma, accarezzando i dorsi dei cani ridendo. Anche lui rise, sebbene non di gusto come tante volte aveva fatto in risposta alle speculazioni utopistiche di Shion.
Inukashi e lui non avevano sentito la mancanza reciproca se non per queste loro baruffe, più o meno serie che fossero, e per questo Inukashi non portava gli portava rancore per l’assenza, né pareva che questa ci fosse mai stata.
Neanche con Shion, in realtà, sembrava fosse passato più di un giorno soltanto, ma tra loro rimaneva qualcosa di latente, sentimenti sopiti che chiedevano di essere esternati e vissuti, come la lava che bolle sotto la crosta di un vulcano erroneamente considerato inattivo.
“Ehi, Nezumi,” lo richiamò Inukashi, “non puoi immaginare quante informazioni mi siano arrivate dalla caduta del muro! Ce n’è qualcuna che ho tenuto in caldo solo per te!”
“Alla ricerca di soldi come sempre, eh? Eppure sai come stuzzicare la mia curiosità!” esclamò Nezumi alzandosi e avviandosi insieme ad Inukashi verso la pensione. “Shion?”
Il ragazzo alzò come trasognato lo sguardo che aveva tenuto piantato per terra fino a quel momento. Tirò un sorriso. “Andate, io torno dentro.” Notando la perplessità degli amici, aggiunge: “Non mi sento bene, mi gira la testa...”
 
*

È possibile essere tanto stupidi?, si chiese Shion tornando nella stanza, mentre gli altri due sparivano in lontananza, parlando e punzecchiandosi a vicenda. Shion si riferiva a sé stesso.
Aveva avuto veramente a cuore che Nezumi rincontrasse Inukashi. In generale, ci teneva che Nezumi ritrovasse famigliarità con quel luogo che aveva sicuramente subito alcuni cambiamenti durante la sua assenza, perché continuasse a sentirsene parte – per quanto avesse mai potuto esserne sentito in passato – e non se ne andasse nuovamente, o almeno non troppo presto.
Eppure, sentendolo scherzare con Inukashi come se si fosse trovato in famiglia, Shion aveva sentito un enorme tristezza. Tutt’un tratto, il peso di quanto era rimasto in sospeso tra loro era diventato concreto e gravoso sulle sue spalle, mentre assisteva invisibile a quella gamma – piuttosto ristretta in verità – di emozioni crude e sterili che avevano da sempre caratterizzato il rapporto tra Nezumi e Inukashi.
Se pensava alla scintilla di provocazione che aveva visto danzare nello sguardo di Nezumi... avrebbe combattuto con lui come Inukashi, se fosse stato l’unico modo di farsi guardare con quello stesso guardo, l’unico modo di convincerlo a restare una volta per tutte, a parlare di quei sentimenti sopiti che avevano taciuto, complici le attività rischiose in cui erano stati impegnati. Purtroppo, Shion non sapeva combattere. Si sarebbe solamente reso ridicolo ai suoi occhi.

*

“Carino da parte tua costringermi ad uscire per poi tornartene a casa”, lo apostrofò Nezumi, del cui ingresso Shion non si era neppure reso conto, sfilandosi la giacca e appendendola.
“Mi girava la testa, ti dico, non sto ben-“
“Non è la testa, Shion”, lo interruppe l’altro, facendo in pezzi l’espressione difensiva che Shion aveva messo su aspettandosi qualcosa di più simile a un Balle, Shion! che una pseudo analisi come quella. Che cosa voleva dire, poi?
“È questo”, riprese Nezumi più dolcemente, sollevando una mano e andandogliela a poggiare sul petto, in corrispondenza del cuore, con quella sua gestualità particolarmente teatrale. Dopotutto era un attore, ma sul palcoscenico risultava così naturale che più volte Shion si era ritrovato a domandarsi quale dei due mondi – quello in cui vivevano e quello del teatro – equivalesse alla realtà per Nezumi.
“Non sei l’unico ad avere conoscenze mediche di base, sai?” soffiò Nezumi sulle sue labbra prima di baciarle. Sentendo le braccia dell’altro distendersi e chiudersi sulla sua schiena, spostò una gamba sul letto e lo spinse ad appoggiarsi al cuscino che da poco aveva riacquistato il profumo di Nezumi, e che per questo Shion aveva stretto a sé prima che rincasasse. Nezumi si abbassò contro di lui e lo baciò di nuovo.
“Per che cos’è il secondo bacio?”, domandò Shion con un velo di timore nella voce, facendo scivolare l’anello formato dalle sue braccia attorno alla vita di Nezumi.
“Un bacio di bentornato”, fece questo, che progettava di non ammettere tanto presto – sarebbe stato meno divertente! – che gli piacesse baciarlo per quel semplice piacere di baciare la persona di cui si è innamorati.
“Dovrei essere io a darti un bacio di bentornato”, obiettò Shion, “se hai intenzione di restare.”
Nezumi appoggiò le mani sul materasso ai lati del suo corpo, in modo da sollevarsi del necessario per rivolgergli uno sguardo eloquente al punto che era facile leggervi, forse grazie alla grande espressività acquistata da Nezumi sul palcoscenico, qualcosa come Era da ieri che non aspettavo altro.
Shion lo baciò.
   
 
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