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Autore: cartacciabianca    11/01/2009    2 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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L’inizio di un nuovo inizio










La porta della stanza era grigia, come sempre.
Le federe del letto erano sempre quelle: grigie.
I pannelli del soffitto mi soffocavano, ed io cosa potevo fare per impedirlo?
Così mi alzai dal letto e mi accorsi, che come sempre, indossavo i vestiti di sempre, che guarda caso erano sempre uguali anche nell'armadio di sempre. Cominciavo ad odiare quel posto, come Desmond, ma lui si era già fatto un'idea bella e chiara a proposito di quelli del'Abstergo che ci avrebbero ucciso se non avessimo collaborato, come avevano fatto con i poveracci prima di noi.
Così mi accorsi che durante i pochi istanti in cui la mia testa si era sollevata dal cuscino, la grigia porta di sempre si era aperta. Uscii dalla stanza guardando dritto davanti a me, come ero abituata.
Lucy picchiettava con violenza sul suo portatile, mentre il Prof sorseggiava il suo caffé fumante con le spalle verso l'Animus.
-Dov'è Desmond?- chiesi, ma subito dopo riproposi la domanda schiarendomi la voce.
Riuscii ad attirare l'attenzione di Lucy, che dopo avermi fissata qualche istante, tornò al suo lavoro dicendo: -ci raggiungerà quando avremo finito con te-.
Spaesata, guardai verso Vidic che beveva, ma nessuna perla di saggezza quella mattina.
Tirai un grosso sospiro di sollievo e mi avviai al secondo Animus: sì, proprio così. Non da molto di macchine del tempo ce n'erano due.
Lucy le aggiornava spesso entrambe all'ultimo software così che io e Desmond potessimo catapultarci nel passato nello stesso momento, e la cosa fruttava innumerevoli guadagni di tempo sia all'Abstergo che alla collera del Prof, quindi alle nostre povere anime tormentate.
-C'è qualcosa che il soggetto 17 non può sapere, a riguardo?- domandai.
Nessuna risposta, e  improvvisamente mi sentii salire la pressione. Stava succedendo qualcosa e nessuno voleva forse dirmi cosa?
Il vecchio disse -Si sieda- con un tono di voce che non gli apparteneva, così... calmo.
Giusto per precisare, non ero mai entrata nell'Animus senza Desmond. Ovviamente, la cosa non mi dispiaceva affatto, ma c'erano certe paure che, fin dal primo istante in cui avevo toccato l'Animus, non se n'erano mai andate.
Mi avvicinai all'Animus, mi sedetti, mi sdraiai. Avvenne tutto come al solito.
Un prurito alla schiena mentre la macchina analizzava il midollo della mai spina dorsale, una nausea immensa quando davanti ai miei occhi verdi si parò lo schermo della televisione con la quale passo più di 12 ore al giorno. In fine, la sensazione di cadere nel vuoto che avevo quando la mia coscienza raggiungeva quella della mia antenata.

Ad Acri non brillava neppure quel giorno il sole. Ad Acri non brillava mai il sole, ad Acri le nuvole erano per sempre. Era debitrice ad Acri.
Le nuvole nascondevano il suo viso, e la pioggia lasciava cadere dietro di lei le guardie che la inseguivano. Il sole l'avrebbe mostrata, e lei non sarebbe più stata l'Angelo della Morte che voleva diventare. Sarebbe stato difficile, troppo difficile.
Così, quando provò ad arrampicarsi su un muro, Acri le si rivoltò contro, e lei scivolò dove l'acqua aveva reso tutto inafferrabile, imprendibile.
Presto fu circondata da battaglioni di guardie, che le gridavano contro che non poteva andare oltre, mentre il colpo alla schiena la faceva star male, e si reggeva a malapena in piedi. Era persa, ma trovò d'improvviso la forza per tirarsi su, e guardarsi attorno, in cerca di una via di fuga. Che ovviamente, non c'era.
Sfoderò la lama con quanta forza le rimaneva, e contrattaccò con la leggerezza di un uccello che vira di grazia a destra.
Era una spada rozza, la prima che si riesce a pescare, la spada che si affida ai novellini. Ma lei sapeva trasformare una tela vuota, una rozza tela bianca, nel paradiso che la notte sognava.
Roteò e scivolò per evitare un fendente mal piazzato, così ne approfitto. La povera guardia Ospitaliere andò all'Inferno senza un braccio.
Le era difficile concentrarsi, perché qualcosa di maledettamente doloroso le pulsava in testa.
Levò un grido premendosi le tempie, e la spada cadde al suolo, ai piedi di uno degli uomini che stavano per colpirla. L'uomo si fermò, e tutta la gente che attorno stava fuggendo, per un attimo si voltò a guardarla, come ancora gridava.
Era un dolore che non aveva mai provato, un dolore dentro che le bloccava lo scorrere del sangue e il respiro!
Doveva andarsene, approfittare del fatto che fossero tutti distratti dalle sue urla euforiche. Si lanciò attraverso una bancarella, inciampò e travolse tanta, tanta gente. Ma non cadde, e continuò a correre verso l'unico luogo sicuro che conosceva.
Stava per voltare in un vicolo buio, tra l'oscurità che l'aveva sempre protetta, quando tutto cambiò, di nuovo.
Era tutto finito.
Il dolore, la pioggia, e le grida si dissolsero in un incredibile sensazione di sollievo.
Sopra la sua testa volteggiò un falco che andò ad accovacciarsi sull'alto di una torre poco distante.
Le guardie l'avevano raggiunta.
Lei era senza un'arma per difendersi, ma sorrise sotto il bianco e candido cappuccio, mostrando denti perfetti. Era un sorriso divertito, e le sue mani si allungarono verso la cintura di cuoio. Dove, cosa che la divertiva tanto, c'erano cinque coltelli da lancio per cinque guardie.

-...Ma che cosa?!...-
-Signorina Stilman trovi un modo per tenere la sincronia!-
-Non posso fare di più, i comandi dell'Animus non rispondono.- Così Lucy si voltò verso la porta della stanza di Desmond, che era in piedi sull'uscio.
-Cos'è tutto questo casino, Doc? Per una volta che mi lasciate dormire...- il ragazzo fece qualche passo avanti.
Il prof sembrava preoccupato, perché aveva una faccia inguardabile, colma di stupore per quello che stava succedendo. -Le sembra ora di fare lo spiritoso, signor Miles? Su, se ne torni nella sua stanza e faccia il bravo!- il vecchio era vicino a Lucy, che controllava nervosamente file e cartelle.
Desmond alzò un sopracciglio. -Perché avete cominciato senza di me?- domandò guardando il corpo di Andrea sdraiato sull'Animus, che pareva tanto in via di surriscaldamento.
Il dottore sbuffò. -Si può sapere chi gli ha aperto la porta della camera?- indicò furioso il ragazzo, e si rivolse a Lucy.
-Forse sto riprendendo il segnale, ma è debole- Lucy deviò l'argomento.
-Ah, basta, ne ho fin sopra i capelli!- gridò il vecchio prof tornando alla sua scrivania. -Ricominceremo da capo quando avrà trovato una soluzione anche a questo dilemma, signorina Stilman-. Si sedette sulla sua poltrona e bevve un sorso di caffé.
-Forse- intervenne Desmond -posso essere d'aiuto-.
Lucy lo guardò un attimo. -Non credo che tu possa fare molto, qui ce la caviamo. Torna in camera-.
-Hmm. Non posso far a meno di pensare che tutto questo è proprio stano!...- commentò Desmond massaggiandosi il collo.
Lei alzò gli occhi dal computer un'ultima volta. -Ti spiegherò più tardi- gli sussurra a bassa voce. -Ora va'- aggiunse.

C'è una piccola parte di me che non sa spiegarsi cosa sia realmente successo. Per ora, so di certo, che qualcuno mi ha tirata fuori dall'Animus, perché il formicolio alla schiena è cessato. Sono anche sicura di aver sentito delle voci che parlavano di qualcosa che non sono riuscita a comprendere. Onestamente, non m'importa tanto. Ma dovrei preoccuparmi del fatto che non vedo nulla? Forse no, o forse sì.
Ah, quasi dimenticavo di lasciare spazio ad un ultimo pensiero, prima di aprire gli occhi e rendermi davvero conto di cosa mi ronza attorno.
Si tratta di quello che è successo all'Animus. Be', sappiate solo, cari ascoltatori, che la vita che stavo incarnando non era quella della mia antenata.
La mia antenata era una donna che vendeva tappeti pregati nel centro di Damasco, nel quartiere nobiliare, non una ragazzina fuorilegge. Quella non era la mia antenata.
Ecco, di questo sono totalmente certa. Sicurissima. Al 100%. Non era lei. Non poteva essere lei. Non lo era. No, no.
-Ahi!-

-Ecco, le hai fatto male, guarda!- rise Desmond.
Lucy sbuffò. -Desmond, perché non ti levi dai piedi? Sto lavorando-.
Ero ancora stesa sull'Animus, e aprii gli occhi non appena l'ago toccò il mio braccio.
-Ehi! Ma cosa stai facendo?!- mi spinsi il più possibile lontana da Lucy che teneva in mano la più grossa siringa che avessi mai visto. -Cosa avevi intenzione di fare con quella?!- domandai terrorizzata indicando l'oggetto che tanto mi spaventava.
-Non è più un problema- rispose Lucy. - Sono già riuscita nei miei intenti- sorridente si allontanò.
-Che cosa ti è successo?-
Mi girai verso Desmond. -Che intendi?-
-Be' Lucy mi ha detto che hai respinto l'Animus, più o meno come ho fatto io la prima volta. Ma che ti è preso?-
Non sapevo che rispondere, ma forse condividere con Desmond sarebbe potuto essere utile. Magari a lui era già successo. -Ecco, se hai qualche dritta a riguardo, o sai qualcosa- mi guardai attorno, e fui contenta che il vecchio Doc non fosse in sala. -Quando ero lì dentro, non ero nella mia antenata-.
Desmond annuì beffardamente -stai scherzando, vero?-.
-No, e la cosa mi spaventava a tal punto che non ci volevo più restare là- gli confidai.
Il ragazzo mi diede le spalle. -Magari Lucy può darci una mano…-
-Desmond- prima che potesse aggiungere altro Lucy lo chiamò.  -Ora devi andare. Il professore mi ha lasciato scritto che devo spiegare in privato ad Andrea cosa le è successo-.
-Bene!- balzai giù dall'Animus. -Non vedevo l'ora!-.
-Sei sicura- disse Desmond rivolgendosi a Lucy -che ci sia scritto "in privato"?-
-Desmond...- lo riprese la donna, che aspettava a braccia incrociate davanti al suo portatile.
-Vattene- aggiunsi io guardandolo.
Lui, afflitto, spostò gli occhi da me a Lucy e da Lucy a me. -Certo, certo. Roba da femmine, ho capito. Vorrà dire che il pro-pro-pro-pro nipote di Altair si farà un altro sonnellino- s'incamminò verso la sua stanza e la porta si chiuse.
-Ok- mi voltai verso Lucy. -Spero che il guasto tecnico si possa risolvere al più presto, per quanto riguarda...-
Lucy scosse la testa -non era un difetto tecnico. Era voluto che tu passassi in quel corpo; la tua precedente antenata è morta-.
-C-c-c-cosa?!-
A quel punto mi balzarono in mente le immagini di ciò che avevo vissuto nell'Animus poco prima. Mi chiesi per quanto tempo sarei riuscita a stare in piedi.
Lucy, guardandomi in  un modo strano, annuì come se avesse ottenuto conferma di qualcosa. -So che la cosa può confonderti, ma ti prego, non lasciarti prendere la panico, anche perché non ce n'è bisogno. Ma sappi che se c'è qualcosa che vuoi sapere su questa storia, dovrò prima parlarne col capo-.
Mi sentii offesa da quelle parole. -Che fine ha fatto la mia antenata? E perché Desmond non ne può sapere nulla?!- domandai, ma Lucy non rispose e sparì oltre la soglia della sala conferenze.
Ero rimasta sola nel laboratorio, sconcertata e avvilita.
C'era sempre stato qualcosa sotto, e come aveva detto Lucy, era voluto che io passassi in quel corpo. 
Avevo bisogno di sapere di più, di confrontarmi con la fonte più vicina che avevo, di porre delle domande a qualcuno.
Non avrei mai voluto arrivare a tanto!

-Desmond!- bussai un colpo alla porta chiusa della stanza, ma non rispose nessuno, così riprovai. -Desmond, sono io, dai apri!-
Dall'altra parte sentii una voce poco chiara che si avvicinava. -Sono chiuso dentro, ma non preoccuparti, sto bene!- disse il ragazzo con ilarità.
-Buon per te- mi volati e andai verso la mia camera.
Mi accorsi, poco prima di entrare, del professore che faceva il suo ingresso dalla sala conferenze.
-Doc, proprio lei cercavo!- feci qualche passo indietro e gli andai incontro.
-Oh, altrettanto- senza voltarsi andò dritto alla sua scrivania. -Speravo- cominciò lui mentre lo raggiungevo davanti al tavolo -speravo che la signorina Stilman le dicesse di più, o meglio, che se ne assumesse lei l'incarico, ma sarò comunque lieto di occuparmene di persona-.
-Se sono tanto un peso perché tenermi qui dentro? Me ne vado senza problemi- scherzai.
Vidic mi guardò di sottecchi. Ultimamente sopportava poco sia le mie che le battute di Desmond.
-Avanti, sono qui per rispondere alle sue domande al fine di non rallentare il nostro operato più del dovuto- poggiò i gomiti sul tavolo e congiunse le mani a mezz'aria.
-Sono confusa, Doc. Prima di tutto perché sono informazioni riservate? Poi cos'è successo alla mia antenata? anzi, risponda a questa domanda: che cosa cercate da me? Insomma, Desmond vi ha portato al tesoro dell'Eden consegnandovelo su un piatto d'argento! Ora non capisco cosa c'entro io... cosa c’entro io?-
-Lei si pone troppe domande, Andrea, e lasci che le spieghi come andranno le cose: una volta che certe informazioni le saranno rivelate, non possiamo assicurarle la vita quando tutto sarà finito-.
Soffocai una risata, e attirai lo sguardo di Vidic su di me.  -Non rendiamo il discorso più deprimente di com'è, Doc. Questo lo sapevo già, furono le sue prime parole quando entrai qui dentro per la prima volta! Ormai sembra essere diventata la procedura standar avvertire i pazienti del pericolo di morte se ficcano il naso troppo oltre. Sbaglio, o ve ne siete accorti troppo tardi che Demson sapeva già tutto? Be' ora ho il diritto anche io di sapere, ma non sto parlando di quanto riguarda l'Abstergo e la sua "casa farmaceutica". Parlo di me, e del motivo per cui da due mesi tenete la mia trisavola e la sua bancarella di tappeti sotto osservazione!-
-Le cose non sono cambiate, Tomas. I suoi scopi qui dentro restano sempre quelli che Lucy le ha illustrato il giorno del suo arrivo-.
Strinsi i denti. -Non credo che la sua ricerca si basi solo su quello, Vidic!- era la prima volta che lo chiamavo per nome, e la cosa lo fece irrigidire di colpo.
-Non tollererò questa conversazione ancora a lungo, se non comincerà a mostrare rispetto per l'Abstergo e il suo operato, sono stato chiaro?!- mi gridò contro. Ad un tratto il vecchio si alzò e ripeté. -sono stato chiaro?!?!-
Annuii appena. -Possiamo andare al sodo?-
-Certamente-. Si risistemò comodo sulla poltroncina e accese il portatile. -Siamo riusciti a recuperare una piccola parte di quello che stavamo cercando. All'inizio credevamo che la sua antenata precedente potesse condurci all'uomo che sa dove si trova il frutto più vicino a dove precedentemente stavamo lavorando con Desmond. Ebbene, prima che la sua antenata morisse di lebbra, eravamo già consapevoli di aver buttato due mesi di lavoro con lei al vento, poiché l'Animus aveva analizzato e archiviato i ricordi sbagliati-.
-La prego, continui, la seguo-.
L'uomo si massaggiò le tempie. -La nuova antenata che stiamo sperimentando è la sua più lontana cugina, Andrea, ed ella conosce l'uomo che cerchiamo di persona. Sfortunatamente, quando abbiamo provato ad agganciarci al ricordo che c'interessava, ci siamo resi conto, io e la signorina Stilman, che non avevamo nessun CheckPoint precedente cui l'Animus ha bisogno per funzionare. In poche parole, nella sua mente ci sono troppi pochi ricordi a riguardo, e quello più vicino che abbiamo risale a 4 mesi e 32 giorni prima dell'incontro con la fonte-.
Mi passai una mano tra i capelli. -Quindi non è stata colpa mia se...-
-Invece sì- mi interruppe Vidic. - è stata anche colpa sua, che per tutta risposta ai problemi tecnici dell'Animus ha cominciato ulteriormente a ribellarsi, e abbiamo dovuto arrestare il sistema-.
Rimasi a riflettere sul discorso giusto un attimo, per riordinare le idee. -Ok, fin qui ho tutto chiaro. Un'ultima cosa, Doc-.
Il vecchio non si mosse continuando a scrivere al portatile, senza guardarmi disse: -sarebbe?-.
-Chi è la nuova antenata? Posso sapere che tipo di vita conduce, magari questo può aiutare me a ricordare e l'Animus- feci spallucce.
L'uomo emise un gran sospiro. -Ancora non sappiamo molto di lei, e vorremmo entrare a conoscenza di più ricordi possibili e al più presto. Si accomodi sull'Animus signorina Tomas, cominceremo da ora e per oggi sarò io a gestire il suo passato-.
Indicò con un gesto sfuggente della mano la macchina.
-Non si preoccupi Doc- dissi io mentre mi avviavo verso l'Animus. -Siamo in due a volerci capire di più- mi voltai e gli feci l'occhiolino.

   
 
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