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Autore: Shainareth    17/06/2015    6 recensioni
«In ogni caso, non funzionerebbe», misi in chiaro, arrendendomi a lasciar correre. «Non vi assomigliate per niente.»
«È quello che dico anch’io», concordò Armin, rigirandosi la consolle fra le mani in attesa che Kentin, ancora in fila alla cassa, ci raggiungesse.
«Siamo gemelli!» protestò invece Alexy. «Abbiamo la stessa faccia.»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexy, Armin, Dolcetta, Kentin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCAMBIO DI RUOLI




«Aiutami a convincerlo!» mi implorò Alexy non appena mi vide arrivare al tavolo della mensa con il mio vassoio del pranzo.
   «A far cosa?»
   Fu Armin a rispondermi con fastidio. «Questo pazzo vuole convincermi a scambiarci i ruoli.»
   Inarcai le sopracciglia con aria decisamente stupita. «Perché?» domandai, sedendomi insieme a loro.
   «Non lo immagini?» Mi strinsi nelle spalle, non sapendo cosa aspettarmi, e Alexy fu più chiaro. «Fingendomi Armin, avrei l’occasione per avvicinarmi in sordina a Kentin. Così, non appena lui abbasserà la guardia… puff!» Con quell’onomatopea, che comunque non c’entrava nulla con i suoi loschi propositi, fu più chiaro che con mille parole.
   Non seppi se ridere o piangere. «Sarebbe oltremodo scorretto», ci tenni però a fargli sapere.
   Lui mi fissò con espressione indignata. «Anche fargliela annusare e non dargliela mai è scorretto», mi accusò senza troppe cerimonie.
   «Alexy!» esclamai, battendo la mano aperta sul tavolo e avvampando per l’imbarazzo. Sentii la risata divertita di suo fratello dargli ragione e rivolsi anche a lui uno sguardo torvo. «In ogni caso, non funzionerebbe», misi in chiaro, arrendendomi a lasciar correre. «Non vi assomigliate per niente.»
   «È quello che dico anch’io», concordò Armin, rigirandosi la consolle fra le mani in attesa che Kentin, ancora in fila alla cassa, ci raggiungesse.
   «Siamo gemelli!» protestò invece Alexy. «Abbiamo la stessa faccia.»
   «Non mi riferivo a quella, infatti», lo contraddissi subito.
   «Se è per il colore di capelli», riprese allora lui, «posso tingerli di nero. E togliere le lenti colorate.»
   Scossi il capo con decisione. «La questione è un’altra: tu sei iperattivo, mentre Armin è pigro da far schifo.»
   «Senti da che pulpito…» borbottò l’accusato, senza però degnarmi di uno sguardo, impegnato com’era a smanettare con chissà quale videogioco.
   Non che avesse torto, in effetti, dal momento che anch’io amavo oziare in compagnia di un buon libro piuttosto che fare attività fisica o gettarmi nella folla cittadina. «Pensaci», tornai a dire, rivolgendomi sempre ad Alexy, «Kentin se ne accorgerebbe anche da un altro particolare: tu ci metteresti troppa cura nel vestirti, mentre Armin sa a malapena indossare qualcosa da solo.»
   «Il bue che dice cornuto all’asino…» fu il commento indolente che arrivò in risposta a quella mia seconda osservazione. Anche qui, mio malgrado, dovetti dare ragione ad Armin – ma non lo dissi ad alta voce, chiaramente.
   Alexy intrecciò le braccia al petto con fare seccato. «Tu stai solo cercando di scoraggiarmi», affermò fissandomi dritta negli occhi.
   «Perché dovrei?» domandai con finta innocenza. In realtà sì, nonostante la logica impeccabile del mio discorso, di fondo speravo che lui abbandonasse quell’assurda idea. Non tanto per una questione di gelosia, quanto perché sapevo che, scoprendo le sue bieche intenzioni, Kentin sarebbe andato su tutte le furie e gli avrebbe sbraitato contro più del solito.
   «Perché sei la mia rivale diretta», mi sentii rispondere. «Vuoi depistarmi per avere Kentin tutto per te.»
   Scrollai le spalle. «Pensa ciò che vuoi», sospirai, decidendo di lasciargli fare quel che voleva. Ammesso che Armin lo avrebbe assecondato in quella follia – ma dubitavo che l’avrebbe mai fatto.
   Corrucciando le sopracciglia scure e mettendo per un secondo da parte la consolle, proprio lui alzò lo sguardo su di me e, con una smorfia disgustata, azzardò: «Da tutto questo ne evince che io e te ci assomigliamo.» La cosa stupiva anche me, in effetti, ma non c’era bisogno di fare quella faccia nauseata. Gli facevo tanto ribrezzo? Un po’ mi risentii, devo confessarlo. Almeno fino a che Armin non aggiunse: «Devo dedurne che sarei l’uomo ideale di Kentin?»
  Scoppiai a ridere, anche perché Alexy saltò su stizzito. «Non puoi rubarmi il ragazzo!»
   «Non ne ho alcuna intenzione, fidati!» ribatté suo fratello, accentuando la smorfia che non rendeva affatto giustizia ai bei tratti del suo viso.
   «Ehi, che avete da urlare così?» La voce di Kentin ebbe il potere di farci ammutolire, benché io continuassi ad essere scossa dall’ilarità del momento. Mi morsi il labbro inferiore per evitare di esternarla troppo. «Che hai?» volle sapere lui, sedendosi accanto a me con il suo vassoio per il pranzo.
   «Chiedilo a loro», dissi soltanto, nascondendo la bocca dietro al palmo di una mano.
   Kentin rivolse la propria attenzione ai gemelli, ma nessuno dei due parlò. Armin si limitò a ruotare gli occhi azzurri al soffitto e a riprendere la propria partita, mentre Alexy, immusonito, incrociò le braccia al petto. «Che è?» riprese allora l’ultimo arrivato, tornando a parlare con me. «Hanno litigato?»
   Feci per parlare, ma Alexy non riuscì più a trattenersi. «Di’», cominciò sporgendosi in avanti per fissare il suo prediletto con un’intensità ed un ardore che fecero rabbrividire persino me. «Chi preferisci fra me e Armin?»
   «Ehi, non mettermi di mezzo!» sbottò suo fratello, in un tono che lasciava trasparire tutta la propria contrarietà al riguardo.
   Kentin tacque, forse nella remota speranza che Alexy stesse scherzando. Invece era mortalmente serio, e questo gli costò una risposta più che sincera. «Nessuno dei due. Per i miei gusti, avete entrambi qualcosa di troppo fra le gambe.»
   «Grazie al cielo», sbuffò Armin, riprendendo nervosamente a giocare. «Sappi che mi dissocio da ogni singola parola che dirà questo pazzo sull’argomento», volle precisare a scanso di equivoci.
   Alexy invece parve quasi illuminarsi di speranza. «Quindi tutto il resto va bene?»
   «No!» chiarì vivacemente Kentin, mostrando tutto il proprio dissenso.
   Anche l’altro allora inalberò un’espressione infastidita, ma per tutt’altra ragione. «Perché no?»
   «Ti manca qualcosa all’altezza del petto», cercò di spiegargli senza diplomazia l’altro.
   «Anche lei non ha tette, eppure le sbavi dietro comunque!» fu la protesta che ne seguì, mentre gli occhi violetti di Alexy si piantavano su di me con fare accusatorio.
   «Ehi!» esclamai, incrociando le braccia sui seni con cipiglio offeso nonostante sapessi che quella era la triste verità.
   Kentin prese le mie difese come al solito e, dopo una rispostaccia data al nostro amico, avvicinò la propria sedia alla mia. «Non dargli retta, sei perfetta così come sei», mi incoraggiò, cedendomi parte delle sue patate fritte. Non che fossero chissà quale premio di consolazione, ma accettai comunque il pensiero – tanto più che non si poteva certo dir di no alle patate fritte.
   «Beh», si permise di dissentire Armin con fare distratto, «una o due taglie in più di reggiseno non la renderebbero certo più brutta…»
   Strinsi le labbra con irritazione, ma di nuovo Kentin si mostrò più cavaliere di loro. «Il suo corpo non ha niente che non vada, chiaro?!»
   A quelle parole, quei disgraziati dei gemelli sghignazzarono. «Significa che l’hai osservato bene, eh?» ci tenne ad informarsi Armin, mettendo via la consolle per iniziare infine a mangiare.
   Colto sul vivo, l’altro non riuscì a trovare le parole per ribattere e fu costretto ad imprecare sottovoce, arrossendo per la vergogna. Sospirai, imbarazzata allo stesso modo, ma evitai di commentare oltre. Quando però Alexy mi picchiettò su un gomito con un dito e mi fece cenno di avvicinare la testa alla sua, mi sentii chiedere con fare complice: «Senti, e se provassimo a scambiarceli noi due, i ruoli?»
   «Buon appetito!» esclamai a voce alta, dichiarando così di non voler dar corda alle sue assurdità e sperando di chiudere lì la questione una volta per tutte.












Ed eccoli tornare alla carica, i miei gemelli preferiti! ♥ Mi è mancato scrivere di loro, perciò non ho potuto fare a meno di assecondare l'ispirazione non appena mi è balenata in mente quest'idiozia.
Un grazie a tutti i lettori e alla prossima! Buona giornata!
Shainareth





  
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