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Autore: Curse_My_Name    17/06/2015    4 recensioni
-Il disastro è già iniziato, e coloro che ti hanno inviato non ti hanno nemmeno detto cosa cerchi-
-E sarebbe?-
-Ciò che bramano tutti quelli che praticano la magia: la conoscenza-
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa è la prima fic che ho scritto, e negli anni il mio stile è decisamente cambiato. Dovessi riscrivere questa storia, cambierei una marea di cose, ma ho evitato di cancellare questo racconto per rispetto verso gli sforzi miei e di quelli che si sono presi la briga di recensire.

1. L’Accademia



La piacevole vampata di tepore che la circondò per qualche attimo spazzò via il gelido vento del monte Anthor. La donna non riaprì gli occhi finché non percepì di aver assorbito fino all’ultimo rimasuglio di anima, poi girò i tacchi e si allontanò in fretta, senza voltarsi a contemplare l’enorme scheletro che si lasciava alle spalle.
Le prime volte era rimasta quasi affascinata da ciò che restava di un drago dopo uno scontro contro di lei, dalla sua capacità di trasformarlo in un mucchio d’ossa, ma ormai l’idea di ridurre a niente una creatura, fosse anche un mostro, la disgustava.
Essere un Sangue di Drago non voleva per forza dire essere un cacciatore, e lei si limitava a uccidere i dovah che incontrava sul suo cammino o che attaccavano qualche città.
Sfortunatamente, era quello accaduto in quel caso. Il suo itinerario la aveva costretta a passare per uno dei luoghi segnati come possibili tane di drago e l’incontro, anche se previsto, aveva rallentato di non poco il suo viaggio, tanto che Nara si trovò a chiedersi se fosse il caso di proseguire nonostante il sole si trovasse sulla traiettoria discendente del suo arco. Girare per le montagne durante il crepuscolo non era una proposta allettante, ma accamparcisi per dormire, rischiando di ricevere qualche visita spiacevole nel sonno, lo era anche meno, per cui la redguard si risistemò la
faretra sulle spalle e imboccò il primo sentiero in discesa che riuscì a trovare.
L’enorme statua di pietra le fu visibile solo grazie alla luce combinata delle due lune di Nirn. Svettava alta sui monti, scura come l’ombra più nera, maestosa e possente nonostante la forma sinuosa. Nara, mentre saliva gli scalini che conducevano all’altare di Azura, dovette zittire quella voce dentro di lei che si chiedeva perché mai stesse andando a mettersi sotto il dominio di un altro daedra. Certo, farsi campioni dei principi poteva avere vantaggi anche materiali, ma anche dei doveri. E dei pesi. Giurare fedeltà a qualcuno era come donargli il proprio corpo e il proprio spirito: farlo con tanti comportava inevitabilmente una divisione di essi in altrettanti frammenti, e tutto in cambio di qualche briciola di potere.
Un potere di cui lei però aveva bisogno. Non per una qualche ambizione personale, quella la lasciava agli uomini come Ulfric o i thane di Solitude. A lei serviva per..
Una voce femminile, limpida e profonda, la riscosse dai suoi pensieri
-Azura ha previsto il tuo arrivo, viandante- Nara alzò lo sguardo e incontrò quello di una dunmer incappucciata, che proseguì senza aspettare una sua risposta -in una visione, ti ho visto salire i gradini di questo santuario molto prima che tu nascessi- Nara non conosceva la propria età, ma supponeva di avere almeno passato i trenta anni. L'elfa avrebbe potuto averne anche trecento -sarai il suo campione-
-Sono al servizio della Regina del Cielo Notturno- il tono della redguard era remissivo. Come al solito.
-Devi raggiungere una fortezza, minacciata ma non ancora raggiunta dall’acqua. Al suo interno troverai un mago elfico, in grado di rendere la stella più luminosa oscura come la notte-
-Dove si trova questo luogo?-
-Purtroppo i segni di Azura, anche se sempre corretti, sono oscuri. Ritengo che tu debba andare a Winterhold, e chiedere informazioni su questo incantatore elfico- Nara annuì, poi si guardò intorno. Oltre alla statua colossale, l’altare semispoglio e una tenda dall’aria malandata, non c’era niente e nessuno a riempire lo spiazzo innevato
-Ci siete solo voi, qui?- lo sguardo della sacerdotessa sembrò accendersi di stupore alla domanda, ma fu solo un istante
-Sì. Un tempo non era così, ma piano piano gli altri sacerdoti se ne sono andati tutti. Vedi, Azura comunica con noi attraverso delle visioni. Ci mostra il futuro di Tamriel, e anche il nostro. Questa conoscenza è pericolosa e impegnativa, e loro non se la sentivano di portare questo fardello- si irrigidì un poco al ricordo del momento in cui si era vista abbandonata da tutti i suoi compagni -ma io non ho paura. Sono rimasta fedele alla mia signora, e sempre lo sarò!- abbassò la testa come vergognandosi di questo ultimo scatto di enfasi, quindi le diede le spalle -devi essere affaticata. Puoi dormire lì, nel mio giaciglio, prima di proseguire-
-..grazie- Nara non insistette oltre. Era evidente che la dunmer non aveva voglia di parlare. Raggiunse la tenda sbrindellata e si infilò nel sacco a pelo. Fece appena in tempo a chiudere gli occhi che cadde in un sonno profondo.
 
Winterhold appariva quasi come un villaggio fantasma nella nebbia perenne di quella regione nordica. Nonostante fosse passata da un pezzo l’ora di apertura delle attività, le strade erano deserte, ad eccezione delle poche guardie che si limitarono a lanciare appena un’occhiata alla nuova arrivata, senza farle domande o ammonirla come accadeva nelle altre città.  La neve assorbiva anche il rumore dei loro passi, e solo il vento che ululava attraverso i resti anneriti di alcune case distrutte rompeva il pesante silenzio in cui ogni cosa era avvolta.
Nara entrò nella locanda “il focolare ghiacciato” e si scrollò la brina dai vestiti osservando la sala illuminata: a parte l’oste e due avventori che se ne stavano chini sui propri boccali senza parlare, non c’era nessuno. Forse l’ora non era la più adatta, ma nelle altre capitali dei feudi c’era almeno un bardo a disposizione ventiquattr’ore su ventiquattro.
Una donna dai corti capelli ramati e il sorriso tirato le si avvicinò non appena lei si sedette a un tavolo
-Benvenuto, viaggiatore. Volete riempirvi la pancia? Cosa vi posso portare?-
-Solo un po’ di carne e della birra, grazie- lei annuì e poco dopo tornò con il suo piatto. Nara ne approfittò per chiederle come mai ci fosse così poca gente
-Parlate della locanda o di Winterhold? In ogni caso la risposta è la stessa. Winterhold ha affrontato tempi molto duri, per così dire. Quasi tutti gli abitanti hanno fatto armi e bagagli e se ne sono andati anni fa. Alcuni di noi però sono troppo cocciuti o troppo pazzi per partire, quindi cerchiamo di vivere meglio che possiamo. Forse non è un granché, ma tiriamo avanti- non le diede il tempo di fare altre domande perché un cliente seduto sul lato opposto stava chiedendo a gran voce che gli fosse portato altro idromele. Finito di mangiare, Nara si alzò e si avvicinò al bancone dell’oste per saldare il conto. L’uomo, un nord dall’aria affabile, le spiegò che a Winterhold c’era un malcontento generale per la presenza dell’Accademia dei maghi.
-La maggior parte dei nostri affari li stringiamo con quelli che sono venuti a visitarla, perciò noi non abbiamo nulla contro di loro. Ma gli abitanti del luogo non la vedono di buon occhio, potete capire perché- certo, i nord non erano mai stati amanti della magia e delle arti arcane, e tutti conoscevano quella vecchia storia secondo la quale gli stregoni che studiavano lì avevano quasi reso al suolo Winterhold anni prima. Evidentemente nessuno aveva dimenticato, né perdonato.
-Sapete dove posso chiedere informazioni riguardo a un mago che studia le stelle?-
-Sicuramente all’Accademia, sempre che ti facciano entrare. Tuttavia, forse Nelacar.. anzi no, come non detto-
-Nelacar?-
-È un anziano dell’Accademia che ha una stanza qui, ma al momento non è in città, è  partito due giorni fa per non so quale ricerca. Non so quando ritornerà-
-Grazie comunque-
-Buona giornata- non rimaneva quindi che cercare di entrare nell’Accademia. Non doveva essere un grande problema per lei, dato che praticava incantesimi da parecchio tempo. Forse sarebbe stata anche un’occasione per imparare qualcosa di nuovo e diventare così più forte. Più potente. Alla fine tutto girava sempre intorno a quello, da quando aveva scoperto chi era davvero. Uno shock, soprattutto perché non ricordava chi era prima.
Doveva smettere di pensare a queste cose in continuazione.
Nara raggiunse il ponte che costituiva l’ingresso alla famigerata Accademia. A bloccarle la strada trovò una altmer, che la scrutò da capo a piedi con aria critica prima di presentarsi in tono lievemente ironico
-Benvenuto all’Accademia di Winterhold. Io sono Faralda, uno dei maghi più importanti. E tu sei?-
-Nara- la risposta concisa sembrò bastarle
-Devo avvisarti: se sei qui per lamentarti di noi o per protestare, faresti meglio ad andare dallo jarl in città-
-Sono qui per entrare nell’Accademia. è possibile?-
-Forse- rispose lei dopo qualche istante -ma cosa ti aspetti di trovarci?- era evidente che si era trovata ad avere a che fare più volte con uomini e donne che disprezzavano lei e il suo ordine e che questo la aveva abituata a restare guardinga
-La conoscenza necessaria per diventare un buon mago-
-Capisco. Ma sai, non tutti possono entrare. Coloro che desiderano farlo dovranno mostrare un certo.. livello di capacità magiche. Una piccola prova, diciamo- 
-Va bene. Cosa vuoi che faccia?-
-Sono un po' stanca per via di tutte queste ora passate al freddo, e avrei bisogno di una cura veloce- le sue labbra dorate si piegarono in un lieve sorriso -potresti..- non aveva ancora finito la frase che Nara puntò la mano destra davanti a lei, socchiudendo appena gli occhi mentre infondeva parte della propria energia in Faralda, che sospirò soddisfatta.
-Molto bene. Ti do il benvenuto, apprendista- ora l’elfa sorrideva, decisamente più amichevole di prima -seguimi. Ti guiderò oltre il ponte. Quando saremo all’interno dovrai andare a parlare con Mirabelle Ervine, il nostro maestro-
-L’arcimago?-
-Oh, no- l’altmer lanciò una sfera luminosa su un pozzo circolare che segnava un angolo del ponte, e da questo si alzò una colonna di luce blu -lei è una sorta di sovrintendente. L’arcimago è sempre molto impegnato nei suoi studi e nelle sue ricerche, quindi è lei che guida l’Accademia-
-Stai segnalando il nostro arrivo?- chiese la redguard quando la maga innalzò un’altra colonna di luce
-Sì e no. Sto anche disattivando gli incantesimi di protezione che ricoprono l’Accademia. Attenta, in questo punto il ponte è rovinato. Colpa di un vecchio esperimento che aveva a che fare con fulmini e saette-
-Molto rassicurante-
 
Le vesti da mago erano incredibilmente comode. Per Nara fu una delizia riscoprire la piacevole sensazione della stoffa morbida sulla pelle e sentire le spalle libere dal peso dell’armatura. Tuttavia, avrebbe voluto poter tenere al fianco qualcosa di più rassicurante del semplice pugnale di acciaio che portava ora, ma, come Mirabelle le aveva spiegato fin da subito, erano costretti a sottostare a rigorose procedure a causa dei problemi con i nord del posto.
-Ora possiamo andare alla Sala degli Elementi, dove la maggior parte dei membri si allenano. È lì che i tuoi compagni di corso, insieme al maestro Tolfdir, si trovano in questo momento. Forse sei ancora in tempo per assistere alla prima lezione- le piaceva il modo di fare di Mirabelle. Era sintetica e precisa, non si perdeva in complessi giri di parole come altri studiosi e diceva chiaro e tondo quello che pensava. La aveva infatti trovata mentre richiamava un altmer, sicuramente più anziano e forse anche più esperto di lei, per il suo comportamento inappropriato. La scena la aveva colpita non poco, perché l’elfo indossava le vesti tipiche dei Thalmor, e non era da tutti rivolgersi così severamente agli ambasciatori del regno che controllava l’Impero.
La Sala degli Elementi era grande e circolare, con un soffitto altissimo e una doppia fila di colonne che percorrevano tutta la sua circonferenza formando un porticato. Al centro svettava un pozzo simile a quelli che percorrevano il ponte, e la colonna blu che si alzava da lì si rifletteva sulla pietra grigia delle pareti e delle colonne, dando al tutto una luce fredda e quasi spettrale. Un piccolo gruppo di persone sostava in fondo alla sala, e Nara li raggiunse con passo veloce, alzando il cappuccio da apprendista. Un vecchio in vesti viola la accolse con enfasi
-Ti do il mio benvenuto! Stavamo giusto per iniziare. Il tuo nome?-
-Ejinara Lan’kam-
-Redguard, eh? Non se ne vedono spesso da queste parti. Ma bando alle ciance. Come stavo dicendo, la prima cosa da capire è che la magia, per sua natura, è mutevole, nonché pericolosa. A meno che non sappiate controllarla, essa può distruggervi-
-Maestro- intervenne una ragazza posizionata proprio di fronte all’anziano -questo lo comprendiamo bene tutti. Non saremmo qui se non fossimo capace di controllarla-
-Certamente, mia cara Brelyna, certamente. Voi tutti possedete un dono innato, lungi da me volerlo mettere in dubbio. Quello che intendo io è il controllo autentico, la maestria nella magia. Ci vogliono anni, se non decenni, di pratica e di studio per acquisirlo-
-E allora che cosa stiamo aspettando?- intervenne un altro studente, un khajiit, con tono spazientito -cominciamo subito!-
-Calma, calma. È proprio questo a cui mi riferivo. L’impazienza deve essere mitigata dall’accortezza, o la catastrofe sarà inevitabile- Nara iniziava a comprendere che avrebbe avuto a che fare con aspiranti maghi fin troppo esuberanti
-Siamo appena arrivati, non avete idea di cosa è capace di fare ognuno di noi. Perché non ci date la possibilità di mostrarvi cosa sappiamo fare?- a intervenire stavolta era stato il terzo ragazzo, a cui la donna lanciò un’occhiataccia. Forse non era stata una così buona idea venire lì. Tolfdir sospirò rassegnato e si voltò verso di lei
-Fin qui non hai detto nulla. Cosa dovremmo fare secondo te?-
-Credo che non dovremmo avere fretta di metterci a distruggere oggetti a caso- forse aveva usato un tono troppo severo, perché i tre compagni la guardarono chi con stupore chi con rancore, mentre il vecchio mago rideva
-A quanto pare gli altri non la pensano come te. Vi farò provare qualcosa che soddisferà tutti. Una dimostrazione di come proteggervi dalla magia. Ejinara, conosci un incantesimo di difesa e come usarlo?-
-Sì-
-Allora non dovresti avere nessun problema- detto questo,  le chiese di posizionarsi di fronte a lui e le disse di prepararsi a bloccare un suo incantesimo. Lei evocò una barriera che la protesse tranquillamente dai dardi di fuoco che lui le lanciò contro. Seguirono simili esercizi con gli altri studenti, e tutti riuscirono senza difficoltà nella prova, il che li rese ancora più sicuri e insistenti nel chiedere qualcosa di più impegnativo
-A quanto pare allora siete già pronti a studiare le varie applicazioni della magia nel corso della storia- osservò Tolfdir con aria malevola -ora che ci penso, l’Accademia ha avviato un’affascinante operazione di scavo presso le vicine rovine di Saarthal. È un’eccellente opportunità di apprendimento, non credete?- l’impallidimento di Brelyna si notò nonostante la sua pelle da dunmer -suggerisco di incontrarci là tra qualche ora per vedere che cosa ci aspetta. Grazie, per il momento è tutto- e così il maestro si allontanò lasciandoli a bocca asciutta
-Non era quello che J’zargo si aspettava- esordì il khajiit dopo qualche istante di silenzio
-Speriamo che quel vecchio pazzo non ci rinchiuda in una tomba piena di draurg per vedere se riusciamo a restare vivi- brontolò l’altro ragazzo che, sorprendentemente, era un nord
-Saarthal è oggetto di studi da molto tempo- sospirò Nara -avranno già ripulito la zona da tutti i pericoli. Tolfdir avrà voluto spaventarci un po’-
-Non.. credo metterebbe mai a rischio di proposito la vita dei suoi allievi, giusto?- il tono di Brelyna era molto meno sicuro di prima
-Già, lui tiene a J’zargo. Gli ha solo lanciato delle palle di fuoco addosso per asciugargli la pelliccia- la battuta fece scappare un sorriso agli altri tre
 
La sangue di drago non era particolarmente spaventata di entrare a Saarthal: non era diversa da altre rovine nord che aveva visitato nei suoi viaggi, solo più antica, il che la rendeva anche interessante sotto certi punti di vista. La seccava un po’  non poter subito chiedere informazioni sul mago che stava cercando per Azura, ma si era convinta che la spedizione non le avrebbe portato via molto tempo. All’ingresso delle rovine aveva trovato Tolfdir e un’irrequieta Brelyna, che le avevano detto che J’zargo e Onmund, il giovane nord, erano già entrati
-Nervosa?- chiese Nara alla dunmer mentre seguivano il loro maestro all’interno
-E me lo chiedi? Girano voci inquietanti su questo posto, e a Tolfdir sembra non importare minimamente-
-In effetti sembra un bambino a cui abbiano appena regalato un dolcetto- l’anziano stava infatti illustrando loro con sguardo acceso i lavori eseguiti e le scoperte fatte
-Questa per noi è una grande opportunità, non trovate? Studiare una civiltà così antica e le magie che qui venivano impiegate..- non ci voleva un genio per capire che amava più la storia che l’utilizzo in sé di quella magia. Forse proprio per questo gli era stato dato il compito di occuparsi dei principianti; un maestro che li avesse subito spronati a usare gli incantesimi per fare ciò che volevano avrebbe cresciuto stregoni potenti e arroganti sulla cui accortezza non si sarebbe potuto contare.
Gli altri due studenti si unirono a loro e Tolfdir si fermò davanti all’entrata di un cunicolo, girandosi a guardarli -prima di proseguire, ci sono domande?-
-Cosa stiamo cercando, esattamente?- domandò Onmund, che di tutti sembrava il più annoiato
-Qualunque cosa possa suscitare un minimo interesse. Ecco perché adoro questo posto, non sappiamo ciò che troveremo-
-Oh certo, lui lo adora- borbottò Brelyna tra i denti
-E se, strada facendo, qualcuno di voi dovesse recepire il mio messaggio sui pericoli della magia, tanto meglio-
-Il vecchio sa il fatto suo- replicò Nara divertita a bassa voce
-Dunque, che incarichi potrei affidarvi.. Ejinara, perché non vai da Arniel Gane e vedi se ha bisogno di aiuto? È uno dei nostri studiosi, lavora qui per catalogare le sue scoperte-
-Certo, maestro-
-Penso che gli farà piacere un po’ d’aiuto per scovare altri manufatti magici. Qualunque oggetto incantato andrà bene: se trovi qualcosa, la classe potrà esaminarlo- la donna entrò dunque dentro il buio cunicolo, evocando una piccola palla di luce per illuminare la strada e non inciampare sul terreno sconnesso. Trovò il mago che cercava solo dopo aver superato una stanza piena di passerelle sopraelevate dall’aria non proprio robusta
-E tu chi diavolo saresti?- domandò l’uomo in tono sgarbato senza alzare gli occhi dal libro che aveva in mano
-Mi manda Tolfdir- spiegò lei chiedendosi come facesse a leggere in quella semioscurità
-Cosa? Ah, devi essere uno dei suoi nuovi pupilli. Bene, ti concedo di aiutarmi, ma non mandare all’aria il mio lavoro- Nara dovette trattenersi a fatica dal rispondergli a tono -sono alla ricerca di alcuni manufatti nascosti qui intorno.. anelli, collane, cose simili. Io ho esplorato solo in una parte di questa sezione, tu puoi controllare le stanze a nord. E fai attenzione, intesi? Non dobbiamo rompere nulla-
L’energia che emanavano i gioielli li rese piuttosto facili da individuare. L’unico sforzo che la redguard dovette fare fu spostare delle pietre di pavimentazione e scavare nel terreno umido e marcio per portare alla luce un anello dorato, così piccolo che a malapena le entrava nel mignolo. Non sapeva con esattezza quanti ne dovesse trovare, ma decise di proseguire ancora per qualche minuto, finché non notò una strana stele di pietra incassata in una parete, decorata con spirali e simboli. Era alta quanto lei, a forma di arco stretto, e proprio all’altezza del suo petto c’era una rientranza dove era poggiato un ciondolo rettangolare, probabilmente un amuleto, quasi del tutto coperto di polvere e ragnatele. Non appena Nara lo prese si sentì una click, seguito da un tonfo secco alle sue spalle che la fece girare di scatto: delle sbarre si erano alzate dal terreno per bloccare l’entrata, e ora lei era rimasta chiusa dentro. Imprecando, la donna si avvicino alle sbarre e cerco di forzarle, prima con le mani, poi con degli incantesimi. Tolfdir accorse dopo nemmeno un minuto, attirato dal trambusto, e la guardò preoccupato
-Cos’è successo? Va tutto bene?-
-Sono in trappola qui dentro- spiegò lei irritata. Era la seconda volta che le accadeva una cosa simile nelle sue avventure, e si vergognava tanto quanto quella in cui era rimasta bloccata mentre Farkas veniva circondato da cinque guerrieri mano d’argento
-Come è potuto accadere?-
-Ho preso questo amuleto dal muro, deve aver fatto scattare qualcosa-
-Davvero? Forse questo ha una qualche importanza. Ma non trovi incredibile che dopo tutti questi anni i meccanismi di difesa funzionino ancora? Strabiliante,  è davvero strabiliante- la donna sospirò rassegnata. Davvero non era stata una così buona idea venire lì.
  
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