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Autore: Choi Yume    18/06/2015    1 recensioni
2min| OnKey appena accennata|
Minho si era trasferito da poco in quell’appartamento a Seoul, si era fatto convincere dal suo migliore amico Jinki ad affittarlo “Andiamo amico, non costa tanto e poi abiteremmo spalla contro spalla in pratica”
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"[...] È dal primo giorno che ti ho visto che sono maledettamente attratto da te, ogni tuo gesto, ogni tua movenza, tutto il tuo essere perfetto e imperfetto insieme io lo amo [...]"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Ragazzo del Mio Migliore  Amico

Minho si era trasferito da poco in quell’appartamento a Seoul, si era fatto convincere dal suo migliore amico Jinki ad affittarlo “Andiamo amico, non costa tanto e poi abiteremmo spalla contro spalla in pratica” aveva detto festante, il ragazzo dai capelli neri all’inizio aveva rifiutato la sua proposta nonostante in effetti quell’appartamento fosse più vicino al suo lavoro rispetto a quello in cui abitava, ma lui proprio non voleva allontanarsi dalla sua ragazza specialmente in un momento come quello dove le cose non andavano esattamente a gonfie vele, poi però la cosa con la sua ragazza era degenerata, si erano definitivamente mollati e lui aveva deciso di scappare e ricominciare lì accanto al suo migliore amico, la sua spalla da sempre.
Minho e Jinki si erano conosciuti alle superiori, all’inizio nessuno avrebbe mai creduto che quei due potessero diventare amici, appartenevano a due mondi completamente diversi. Il più grande era un cantante, uno di quelli fissati con la musica, uno di quelli che respirava di musica mentre il più piccolo era un fanatico dello sport, il capitano della squadra di basket, un mito dell’atletica leggera e genio del calcio, due persone diametralmente opposte. Si erano incontrati per caso grazie ad alcuni amici comuni che li avevano trascinati la stessa sera in un locale dove Jinki aveva iniziato subito a parlargli felice di fare nuove conoscenze mentre Minho gli rispondeva spesso a monosillabi; non che il più grande gli stesse antipatico, anzi il contrario, ma lui non era aperto e solare come lui, era piuttosto un tipo chiuso a tratti timido, ma Jinki quello scudo di apparente freddezza e menefreghismo lo sorpassò in breve tempo occupando un grande posto nel cuore del ragazzo, difatti la loro amicizia continuò anche dopo il liceo nonostante i vari impegni loro erano rimasti amici e questo confortava in qualche modo il più piccolo, Jinki era una specie di punto fermo nella sua vita.
 
“Dai Minho non c’è bisogno che tu metta tutto a posto oggi, in fondo vi siete mollati da poco so che ci stai male, dovresti svagarti invece di stare qui a riordinare tutta questa roba” disse il più grande passandogli un braccio attorno alle spalle.
“Hyung sto bene, te l’avrò detto mille volte” sbuffò scostando il braccio dell’amico.
Jinki era parecchio preoccupato per Minho da quando lui e la sua ragazza si erano detti addio, diceva di vedere il più piccolo perso nel suo mondo, più freddo del solito, se ne stava sempre chiuso in casa e ormai si era inneggiato a suo psicologo personale, però Minho non la vedeva così tragica certo non poteva dire di stare proprio bene, ma chi è che può dire di stare davvero bene in questo mondo, si diceva con noncuranza. In realtà la cosa che più preoccupava il ragazzo con i capelli neri era proprio il fatto che non stesse male, nonostante fossero stati insieme ben due anni lui non soffriva per il distacco, forse aveva smesso di amarla già molto tempo prima eppure aveva continuato a starci insieme quasi per noia come se l’amore fosse un’abitudine e questo lo rendeva profondamente triste nei confronti di se stesso, aveva sempre pensato ingenuamente che l’amore fosse un sentimento che si rinnova ogni giorno e alla fine proprio il suo aveva finito per consumarsi per primo.
Il rumore delle nocche contro la porta gli fece perdere il filo dei suoi pensieri, qualcuno bussava alla porta semi-aperta; un ragazzino, circa vent’anni, i capelli biondissimi e ondulati gli zigomi alti gli occhi castani a mandorla lo guardavano timidi, si passò appena la lingua sulle labbra gonfie mentre il fisico magro era teso. “Jinki, amore ho preparato il pranzo” disse appena probabilmente imbarazzato dalla presenza dell’altro. Il suo amico gli aveva detto che il suo ragazzo era una persona estremamente timida quando conosceva qualcuno di nuovo e questo lo fece sorridere mentre il castano si fiondava verso di lui lasciandogli un dolce bacio sulle labbra. “Arrivo! E vieni anche tu Minho, giusto?” disse facendo comparire il suo solito immenso sorriso sulle labbra facendo sorridere anche lui.
“Se non disturbo…”.
“Certo che no e muoviti che ho fame”.
Si sedettero a tavola tutti e tre insieme e ci fu un principio di imbarazzante silenzio fino a quando Jinki non si era fiondato sul cibo ringraziando prima il suo ragazzo per averlo cucinato.
Il ragazzo dai capelli neri invece si prese il suo tempo per osservare quei due insieme, il più grande nonostante fosse quasi completamente assorbito dal cibo non smetteva mai di lanciare occhiate al ragazzino che gli sorrideva tra un boccone e l’altro, anche lui come il più grande si riempiva completamente la bocca quando mangiava, sorrise per poi abbassare la testa sul suo piatto e iniziare a mangiare con loro.
“Ora che ci penso…” aveva pronunciato a fatica il castano con la bocca piena “Questa è la prima volta che voi due vi incontrate vero?”.
“Si” disse il biondo guardando il suo ragazzo mentre si teneva una mano davanti alla bocca per evitare di sputacchiare cibo. “Ma è come se lo conoscessi, mi parli sempre di lui, sono quasi geloso” disse per poi rubare un bacio al suo ragazzo prima che quest’ultimo si riempisse di nuovo la bocca di cibo.
“Oh non preoccuparti…Taemin giusto? Anche lui mi parla sempre di te” sorrise il moro, ed era vero Jinki parlava SEMPRE di lui, ogni singola cosa lo portava a dire qualcosa sul più piccolo e Minho si limitava a sorridere mentre lo vedeva parlare, un po’ lo invidiava, avrebbe voluto essere felice e innamorato come lui.
“Quindi è un po’ come se ci conoscessimo già, giusto Minho?” disse lui accomodando la testa sul palmo di una mano.
“un po’ sì” disse lui sorridendogli gentile.
“Poi chissà magari un giorno diventiamo amici anche io e te come lo siete tu e Jinki” disse ricambiando il sorriso facendo appena arricciare il naso.
Minho si limitò ad annuire continuando a tenere le labbra distese in un sorriso confortante.
 
E in effetti fu così, quei due legarono in fretta forse a causa della loro comune natura timida. Taemin era diventato come un fratellino per Minho, correva sempre da lui quando aveva un problema, uno di qualsiasi tipo, specialmente se Jinki era a lavoro o se il problema era proprio Jinki, chiedeva consiglio, parlava e ascoltava e il ragazzo con i capelli neri sapeva di poter fare lo stesso con lui. Certe volte si ritrovavano insieme anche solo per chiacchierare in uno di cui pomeriggi pigri nei quali erano entrambi a casa, questo, però, accadeva abbastanza raramente in quanto il lavoro di Taemin aveva orari davvero molo variabili, era un ballerino di professione anche se Minho non l’aveva mai visto ballare, e capitava spesso che avesse prove ad orari improbabili, lo chiamavano e lui doveva andare; non l’aveva, però, mai visto fare storie per quello.
Quel pomeriggio, erano liberi entrambi, Minho dai suoi impegni di allenatore di calcio di una piccola squadra di ‘piccoli mostri’ come li chiamava Taemin e il biondo non aveva prove in giornata. Erano stesi entrambi sul pavimento fresco, il modo migliore pe resistere all’arsura di quelle giornate primaverili che riportavano all’estate sempre più vicina.
“Sai Taemin, ora che ci penso non ti ho mai visto ballare” aveva detto allargando le braccia quasi come per fare un angelo nella neve solo che lui era disteso sul parquet.
“E mai lo farai” rise lui “Mi vergogno troppo” disse per poi posarsi un braccio sugli occhi a mandorla.
“E tu faresti il ballerino?” disse l’altro inarcando il sopracciglio voltandosi appena nella sua direzione usando un lieve tono sarcastico.
“Quando balli davanti a qualcuno che non conosci è diverso” obiettò lui continuando a non guardarlo. “Poi quando sono sul palco non ci penso, sono tutti come…non so formiche, alle formiche non fai caso” disse alzando appena le spalle. “Piuttosto tu non so come fai a sopportare quei piccoli mostriciattoli che tu chiami bambini” disse togliendo finalmente il braccio dai suoi vispi occhi scuri.
“mi piacciono i bambini lo sai, e poi non discriminarti così, infondo anche tu sei un mostriciattolo” rise il più grande dei due scompigliandogli i capelli.
L’altro lo scacciò con la mano ridendo “Detesto i bambini quindi non trattarmi come tale”.
“Ma tu sei un piccolo e tenero bambino Taeminnie” disse pizzicandogli giocosamente gli zigomi.
“Mi fai male, stupido” disse il più piccolo che però continuava a ridere divertito dalla situazione.
Minho si sedette sul pavimento continuando a lasciargli pizzichi ovunque le sue dita riuscissero ad afferrare carne mentre l’altro si contorceva dal dolore e dalle risate.
Il ragazzo con i capelli  neri rise, lo vedeva pararsi con le braccia magre mentre le mani piccole gli coprivano il viso liscio, la croce del rosario che portava al polso seguiva ogni suo movimento mentre da quegli spazzi che si creavano tra le mani vedeva stralci del suo viso femmineo: i denti bianchi che spuntavano mentre sorrideva, gli occhi neri liquidi, i capelli biondi che si attaccavano alle ciglia lunghe e scure; e si ritrovò involontariamente a pensarlo, a pensare quanto Taemin fosse bello, quanto tutto di lui fosse così carino anche mentre si contorceva sul pavimento. Quei pensieri lo spaventarono quando iniziò a concepirli davvero come suoi. Si fermò di scatto scuotendo la testa, non poteva assolutamente pensarlo davvero, si rifiutava di pensare queste cose di un ragazzo che per giunta era fidanzato, con il suo migliore amico. Lui era etero e anche se fosse stato gay, bisessuale o qualsiasi altro orientamento sessuale esistente non sarebbe mai stato attratto da qualcuno di fidanzato, specialmente se era fidanzato con una persona importante per lui.
“Finalmente hai deciso di piantarla”. Taemin si era erto sui gomiti e aveva scosso appena la testa nel tentativo di rimettersi almeno un po’ in sesto i capelli biondi.
A Minho si seccò la gola, lo guardava e la parola bello risuonava nel suo cervello al pari di un campanello d’allarme, qualcosa nella sua testa sembrava dirgli –è troppo bello, fuggi il più veloce che puoi prima di fare cazzate-. Il ragazzino si passò la lingua sulle labbra secche fissandolo con uno sguardo lievemente preoccupato, d’altronde il più grande si era come bloccato all’improvviso, inconsapevole che quei piccoli gesti mandarono a quel paese anche i campanelli d’allarme nel cervello del ragazzo con i capelli neri che in un gesto secco guidato come un burattino dai fili dell’istinto fece combaciare le sue labbra con quelle del biondo che rimase immobile mentre una mano di Minho gli teneva il mento con due dita, i suoi occhi si chiusero e le dalle sue labbra uscì un lieve sospiro solo quando la lingua del maggiore fece pressione sulla sua bocca gonfia, si baciarono, niente di famelico, niente di affrettato o con secondi fini, si baciarono e basta, guidati da un regista folle che forse si sarebbe potuto chiamare destino. La mano del più piccolo si arpionò ai capelli dell’altro mentre le loro lingue si intrecciavano non si era mai sentito così confuso e leggero in vita sua, mentre il più grande superato un primo stato di pace e benessere stava iniziando a provare disgusto nei suoi stessi confronti. Si separò dall’altro che lo guardava stralunato “Minho hyung…” provò a dire con il fiato corto.
“Dimenticalo” di affrettò a rispondere “Mi dispiace, tu…tu dimenticalo”. Un batter di ciglia ed era già scappato.

Così Minho si ritrovò ad affrontare i suoi problemi nell’unico modo in cui era capace di farlo, ne stava fuggendo, se ne stava chiuso in casa, inventandosi che era malato quando Jinki bussava alla porta preoccupato e infondo l’aspetto era quello, i capelli incollati al viso, gli occhi rossi, tirava spesso su col naso, la voce era rauca e l’andatura era ciondolante; quello che Jinki non poteva sapere che in realtà era ridotto in quello stato dalle lacrime e dagli urli soffocati nel cuscino, si sentiva una merda e non perché avesse baciato il biondo, nossignore di quello non aveva rimorso, aveva voluto farlo e si era sentito bene mentre lo faceva, il suo problema era tutto il resto: aveva tradito la fiducia del suo migliore amico senza che lui sapesse nulla, perché ne era certo Taemin non gliel’aveva detto, infondo era colpevole quanto lui di quel bacio dato che l’aveva ricambiato; il fatto che non fosse pentito del bacio poi, lo avrebbe portato di certo sull’orlo di una crisi di nervi, si dava del verme meschino da solo per quello che aveva provato, stava mettendo in dubbio la sua stessa eterosessualità e peggiore di tutti i problemi, lui per Taemin cosa provava? Perché qualcosa provava di sicuro, ma cosa?
“Minho-ssi, come ti senti oggi?” aveva detto il suo migliore amico presentandosi sulla porta del suo appartamento come ogni mattina prima di andare al lavoro, ormai da una settimana a quella parte.
Il ragazzo si limitò a guardarlo, avrebbe voluto urlargli la verità in faccia, ma la realtà era che la verità non la conosceva neanche lui. “Meglio” pronunciò con voce nasale.
“Credo che tu debba farti dare un’occhiata da un medico, ormai è tanto che stai così” disse sporgendosi appena per toccargli la fronte e verificare la temperatura dell’altro che però si tirò prontamente indietro “Oggi lo chiamo” esclamò “Giuro che lo chiamo, ma tu ora così fai tardi a lavoro”.
Il più grande lo guardò corrucciando le labbro in un misto di offesa e preoccupazione. “Va bene, ci vediamo più tardi allora”.
Minho chiuse la porta gettandosi sul letto con un gemito di pura frustrazione, doveva smetterla di tormentarsi così, poteva anche essere stato un gesto dettato unicamente dal momento, una specie di istinto primordiale. Si certo Minho illudiamoci pure così.
Neanche dieci minuti dopo l’ultima visita di Jinki che già il campanello suonava di nuovo, probabilmente il suo migliore amico era ripartito all’attacco.
Si alzò trascinando i piedi per terra, cercando di assumere l’aspetto più malato che avesse in repertorio per poi aprire la porta, ma quello che si trovò davanti non fu Jinki, ma il suo bellissimo, fidanzato che ciondolava nervosamente da un piede all’altro con lo guardo basso.
Per un attimo il più grande fu tentato di chiudere la porta, ma quando gli occhi femminei del ragazzo si posarono su di lui sapeva di non avere scampo. “Dobbiamo parlare”. Le parole più detestate sulla faccia della terra.
“Di cosa?”. Che domanda stupida.
“Lo sai”.
“Ti avevo detto di dimenticarlo, è stato un errore”.
“Tu però non sembri averlo dimenticato, anzi stai facendo preoccupare Jinki inutilmente”.
Il moro inarcò il sopracciglio “Inutilmente?”.
“Lo hai detto tu è stato un errore allora perché ne fai una questione di stato?”.
“Perché? Mi stai chiedendo davvero perché?”. A Taemin non era mai piaciuto che gli si urlasse addosso come stava facendo Minho in quel momento, ma si sforzò di tenere una facciata di calma e freddezza. “Ho baciato il ragazzo del mio migliore amico, io che sono etero” e mi è anche piaciuto. Ma questo non lo disse.
“Un bacio accidentale” rimarcò il più piccolo quasi con fastidio.
Al moro sfuggì un sogghigno mentre il più piccolo tirava indietro il suo labbro inferiore con i denti per il nervosismo. “Accidentale un corno” mormorò abbassando la testa. “Magari fosse stato accidentale” continuò con il medesimo tono.
Taemin non parlò, si limitò a guardarlo con lo stupore che trapelava dagli occhi neri. “La verità è che l’ho pensato e l’ho fatto, ho pensato è fottutamente bello voglio baciarlo e l’ho fatto e dio, non me ne pento neanche un po’. Capisci perché ci sto così di merda?” ancora una volta il più piccolo non fiatò ingoiando cemento al posto della saliva. “E vaffanculo non guardarmi così, dì qualcosa, qualsiasi cosa” disse scuotendolo con volenza mentre premeva le dita forti nelle sue braccia esili.
Il corpo di Taemin si mosse piano, prese il viso di Minho tra le dita corte e lo avvicinò al suo, stavolta era stato lui a baciarlo con la stessa calma quasi maniacale della volta prima e ancora una volta nessuno dei due si ritrasse a quel tocco dolce tra le loro lingue; si tirarono indietro solo parecchi minuti dopo, il primo a staccarsi fu il biondo che lo guardò dritto negli occhi con una sicurezza disarmante “Cos’ hai provato?” gli chiese in un tono che di domanda aveva davvero poco.
La testa del maggiore vorticava “Confusione” disse per prima cosa “Paura” continuò “Pace” concluse.
“Vuoi farlo ancora?” chiese ancora fissando le iridi scure in quelle dell’altro.
Il moro annuì appena quasi spaventato da se stesso e lo fece in un’ attimo le loro labbra si toccarono di nuovo, stavolta più fameliche mentre i loro corpi si stringevano lì sulla porta di casa del più grande, senza alcuna preoccupazioni mentre le loro lingue si cercavano sempre più bisognose di contatto, nessun pensiero loro due contro la parete del corridoio di casa con le mani che si insinuavano sotto i vestiti e la porta veniva chiusa alla cieca senza staccare le loro labbra, nessun rumore solo il fruscio dei vestiti diventati superflui lungo la strada verso la camera da letto e lo schiocco di qualche bacio; per un attimo si creò un silenzio quasi assordante poi arrivarono chiari e distinti i gemiti che si diffondevano nelle stanze e si attaccavano alle pareti della camera da letto.
Stesi entrambi a pancia in su riprendendo fiato dopo l’orgasmo che si erano appena donati, ma quello era tutto tranne che fare l’amore, era sesso, cercarsi come animali, sentimenti confusi, un bisogno, tutto, ma non era amore.
“E di questo? Ti penti?” disse ansante il più piccolo.
“No, per ora no, ma quando sarò costretto a guardare Jinki negli occhi ne riparleremo” disse passandosi una mano sulla faccia come distrutto.
“Minho tu cosa provi per me?” il ragazzino si era seduto nel letto, tra le lenzuola sfatte.
Il maggiore continuò a fissare il soffitto…cosa provava lui per Taemin? “Non lo so, mi sento attratto da te, una sensazione strana che mi attanaglia le viscere, ma siamo chiari io non sono… gay”.
Taemin fece una smorfia quando sentì dire a Minho la parola gay con un tono quasi dispregiativo “Non mi pare ti dispiacesse farlo con un uomo fino a poco fa” si leccò le labbra “Non mi sembra che ti sia dispiaciuto proprio per nulla tutto quello che abbiamo fatto” sibilò per poi chiudere gli occhi e fare un lungo respiro “Sai una cosa Minho, non so neanche perché l’ho fatto, non so perché sono qua a parlare ancora con te quando ho qualcuno che mi ama davvero” il ragazzino iniziò a raccogliere i suoi boxer al lato del letto “Quelli come te sono davvero patetici” sputò per poi precipitarsi in corridoio raccogliendo i pezzi del suo vestiario sparsi come molliche di pane sul pavimento freddo di casa dell’altro mentre il maggiore stava lì a fissare il vuoto perso di nuovo nei meandri della sua mente.
 
Minho stette quasi ogni giorno, quasi fosse un appuntamento con uno psicologo, a fissare con lo sguardo vacuo il soffitto ripensava alle parole di Taemin, era patetico, probabile anzi sicuro, ci aveva fatto sesso, gli era piaciuto e anche tanto, più di quanto si sarebbe mai aspettato.
Io non sono gay. Ripensava alla pelle bianca di Taemin, ai suoi occhi liquidi di piacere, alle sue dita corte che gli si conficcavano nella schiena, ai suoi polsi ossuti e alle due gambe magre che si stringevano attorno suo bacino e non era poi più così sicuro.
Decise di smetterla di pensarci, ormai era passato quasi un mese ed era inutile rimuginarci su, tutto era tornato normale o almeno in apparenza perché l’amicizia tra lui e il ragazzino non esisteva più, al contrario il più piccolo ora lo guardava con disprezzo ogni volta che i loro sguardi si incrociavano per sbaglio e se lo meritava, lo capiva benissimo anzi c’erano giorni in cui quasi avrebbe voluto che lo picchiasse con una mazza, sarebbe stato di certo meno mortificante.
Andò a suonare il campanello di casa dell’amico, gli servivano alcune cose per la cena e si era scordato di fare la spesa, aveva la testa completamente da un'altra parte in quel periodo, e inutile negarlo la sua Testa era ancora a letto con Taemin.
Jinki gli aprì la porta un po’ sfatto, i capelli arruffati e la camicia troppo sbottonata, a Minho venne da ridere almeno finche non vide Taemin dietro di lui con gli occhi languidi correre da lui abbracciandolo da dietro con i palmi aperti sul suo petto “Dove scappi amore mio”. Lo stomaco si strinse su se stesso, voleva vomitare.
“Scusate, non volevo disturbare” provò a sorridere ma quella che ne uscì fu una specie di smorfia, cos’era quella sensazione? Era per caso gelosia quella che provava? Assurdo, non voleva neanche considerare questa possibilità.
“No dai può aspettare, dimmi cosa ti ha portato a casa nostra?” la risata di Jinki gli arrivò quando ormai aveva voltato le spalle, poi un sussurro “No che non può aspettare, dobbiamo festeggiare” un soffio indispettito, come quello di un gatto si disse Minho, un gatto dispettoso, stava per caso cercando di ferirlo di proposito?
“Non preoccupatevi, solo una visita, così per passare il tempo, ma voi avete passatempi migliori vedo”. Non si voltò, non voleva dargliela vinta facendogli vedere la smorfia di dolore che gli piegava la faccia perché c’era anche questo nei sentimenti contrastanti che stava provando in quel momento, c’era anche il dolore che lo colpiva dritto alla bocca dello stomaco.
“Uhm…sicuro Minho sembri strano” la voce di Jinki era preoccupata, lui era una delle persone migliori del mondo, questo lui lo aveva sempre pensato sorridendo, ma in quel momento il suo essere così solare, dolce e perfetto gli fece provare solo disgusto, ma non nei confronti dell’amico, nei confronti di se stesso, era lui il problema, solo lui e basta.
“Si , sto bene, ci vediamo un altro giorno, quando avrai tempo per parlare”.Jinki non fece caso a quelle parole, lui e Minho erano soliti chiacchierare di tutto per ore, ma il più piccolo parve irrigidirsi stringendo le mani sul petto del suo ragazzo, aveva afferrato il messaggio.
 
Infatti il giorno dopo il biondo era davanti alla sua porta, si torturava le braccia lasciate scoperte dalla t-shirt rossa che portava quel giorno.
Minho finse di non aspettarlo guardandolo con un sopracciglio inarcato “Che ci fai qui?”.
“Lo sai, fa meno il finto tonto, che vuoi? Lo dirai a Jinki? Di quella volta intendo” sputò guardandolo nervoso.
“No, credevi davvero volessi parlarti di questo?” disse l’altro sorpreso.
“Si, perché di cos’altro volevi parlarmi?”.
“Non far finta di nulla, ieri sera ti sei divertito a provocarmi vero?” disse afferrandolo per un braccio.
“Volevo solo fare l’amore con qualcuno che mi ama, avevamo qualcosa di importante da festeggiare se ti interessa tanto e poi tu non sei gay, non dovrebbe provocarti in nessun modo quello che stavamo per fare”.
Minho rise “Dannato ragazzino io non sono gay, ma per te cazzo lo diventerei”.
“Questo che vuol dire? Ti stai per caso divertendo a prendermi per il culo?” disse con un che di isterico nella voce.
“Taemin, ho capito” soffiò con un sorriso rilassato sulle labbra.
“Capito cosa Minho? Smettila di parlare per misteri, non ne posso più. Prima mi baci poi scappi. Prima andiamo a letto insieme e poi non sei gay. Prima dici che vuoi parlarmi e poi fai dannati indovinelli, non sono uno da rompicapo quindi parlami e basta”.
“Ho capito cosa mi ha spinto a fare quelle cose con te. È dal primo giorno che ti ho visto che sono maledettamente attratto da te, ogni tuo gesto, ogni tua movenza, tutto il tuo essere perfetto e imperfetto insieme io lo amo, amo semplicemente te, non so come ho fatto ad essere così cieco fino ad ora” posò la testa sulla sua spalla “Forse è presto per dire che ti amo, ma qualcosa di forte c’è Taemin, non voglio che tu vada più a letto con qualcun altro non voglio che baci nessun altro, voglio che ti sia mio e io sono fottutamente geloso delle mie cose”.
Taemin ingoiò a vuoto “Minho…” avrebbe voluto piangere sentiva quella voglia crescergli prepotente nella gola “Perché ci hai messo tanto?”.
“Perché devo sbatterci la testa prima di capire qualcosa, scusami sono al pari di un mulo” disse sollevando appena il capo per poterlo guardare negli occhi.
Taemin lo allontanò con riluttanza “Non posso lasciare Jinki. Minho, io non posso” qualche lacrima aveva lasciato i suoi occhi, detestava piangere davanti a qualcuno più di qualsiasi altra cosa al mondo e questo lo portava solo a piangere più forte  “Anche tu mi piaci, anche tu sei qualcosa, qualcosa di forte che mi è cresciuto dentro, ma Minho io non posso”.
“Perché?” chiese il maggiore guardandolo stralunato.
“Lui…”. Sospirò pesantemente, doveva calmarsi “Lui ha salvato la mia compagnia di ballo grazie all’agenzia nella quale lavora, tutto questo rischiando tanto e solo perché mi ama, io non posso fargli questo, non posso”.
Il moro lo guardò, il viso in lacrime, era ancora più bello del normale e se lo chiese “Se non puoi perché le tue dita sono arpionate ai miei capelli?” lo disse ad alta voce senza neanche rendersene conto.
“Perché non voglio lasciare andare neanche te” sussurrò tra le lacrime “Scusami, sono un egoista, mi dispiace”.
“Non mi importa, anche se dovessi stare con te così, di nascosto, ferendo il mio migliore amico non voglio più rinunciare, mi sei entrato sotto la dannata pelle per quanti giorni ho passato a pensarti, poi magari un giorno quando sarai pronto lo diremo a Jinki ok?” gli alzò il viso con un dito e posò un delicato bacio sulle sue labbra. Minho era una di quelle persone che nonostante tutto all’amore credevano e per lui l’amore aveva un solo nome Lee Taemin.
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Erano ormai quattro mesi che quei due avevano quella strana relazione se relazione era il modo giusto di definire il loro rapporto, vivevano come normali fidanzati, almeno fino a quando Jinki non era nei paraggi.
“Oggi sono quattro mesi dalla tua dichiarazione Minho hyung” aveva sorriso il più piccolo seduto a cavalcioni sulle sue gambe.
“Non mi sono dichiarato non sono una dannata ragazzina, ho solo aperto gli occhi mettiamola così” aveva sbuffato mentre le sue guance si tingevano appena di una sfumatura di rosa.
“Il solito guastafeste” disse il più piccolo gonfiando le guance al pari di un bambino “Comunque io stavo per dirti che avevo un piccolo regalo, ma se non ti sei dichiarato oggi non è nessuna data particolare e io me ne torno in camera da guardare la tv” aveva detto alzandosi dalle gambe del maggiore, o almeno ci provò da che Minho lo trattenne per un braccio “Che regalo?” chiese senza realmente guardarlo preso da più totale imbarazzo.
“Se mi lasci lo vado a prendere” sorrise l’altro sornione e le dita di Minho gli lasciarono il braccio libero.
Il più piccolo afferrò il telecomando dell’impianto stereo facendo partire una canzone, fece un bel respiro e iniziò a ballare sinuoso, era la prima volta che mostrava a qualcuno che conosceva il suo modo di ballare e questo lo metteva un po’ in ansia, ma quello che il moro vide gli piacque parecchio, il corpo di Taemin sembrava fatto per muoversi a ritmo di musica, il modo in cui il suo corpo flessuoso seguiva il ritmo lo incantava, ma la danza non durò molto, il maggiore si alzò bloccandolo per la seconda volta per baciarlo con passione, la musica si fermò e loro si ritrovarono a fare l’amore.
“il miglior regalo che potessi farmi” rise il maggiore abbracciandolo tra le lenzuola.
“Se non mi hai neanche fatto finire la coreografia che avevo preparato” disse l’altro dandogli una lieve spinta “Ci avevo lavorato tanto”.
“Non è colpa mia se sei dannatamente provocante mentre balli in quel modo” sussurrò altro fissandolo steso su un fianco ora sicuro dei suoi sentimenti, sicuro di amarlo.
Vide gli occhi del ragazzino dilatarsi come terrorizzati. “J-Jinki” un misto di terrore e sollievo si fece largo dentro di lui. Era arrivata l’ora della resa dei conti.
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Quasi un anno che stavano insieme, si erano trasferiti in un monolocale vicino alla sala prove dove Taemin imparava le sue coreografie assieme ai suoi amici e colleghi, gli piaceva tanto vederlo tornare festante dopo le prove nonostante fosse zuppo di sudore. Aveva cambiato compagnia dopo che Jinki li aveva scoperti insieme, diceva che continuare a lavorare lì lo faceva sentire un po’ alle dipendenze del castano e questo non gli piaceva per nulla, fortunatamente il talento innato per la danza del ragazzo glie aveva permesso di essere preso facilmente in un'altra compagni, alcune gli avevano fatto addirittura una proposta per averlo con loro.
“Minho” quasi urlò aprendo la porta.
“Dimmi Taemin-ah” ridacchiò il moro provando a metterci la stessa enfasi dell’altro.
“Preparati ad uscire stasera, un mio collega ci ha invitato a cena con lui e il suo ragazzo”.
Minho lo guardò inarcando un sopracciglio, poi guardò se stesso in quella vecchia tuta logora e scolorita “Avvertirmi prima no?” sbraitò.
“Volevo farti una sorpresa” aveva detto sporgendo il labbro inferiore facendolo sembrare solo più carnoso.
Il moro sbuffò per poi sorridere, come faceva a dirgli no? “Ok, ok cercheremo di sbrigarci eh Temminie?”.
Il più piccolo annuì felice per poi schioccare un bacio sulle labbra dell’altro “Magari la doccia dovremmo farla assieme però sai per risparmiare tempo” aveva detto poi sogghignando appena stringendo il minore per i fianchi.
Taemin arrossì per un istante per poi mormorare un “Meglio di no o ci perdiamo delle ore” e la bocca del moro si riempì del gusto dolce delle risate a cui da quando stava con il biondo si era ormai abituato, ma era come il gusto del suo piatto preferito, non lo stancavano mai.
Arrivarono con venti minuti di ritardo al ristorante mentre Taemin bofonchiava sul fatto che lui l’avesse detto che fare la doccia assieme era una pessima idea, perché si alla fine il più piccolo aveva ceduto.
“Scusaci Kibum davvero abbiamo avuto dei problemi con…ehm la caldaia” disse avvicinandosi al ragazzo che li aspettava fuori dal locale, la sua chioma mezza verde si distingueva chiaramente tra le persone.
Al ballerino però non sfuggirono le guance rosse del suo collega più piccolo e le sue labbra a cuore si piegarono in un piccolo ghigno divertito “Non importa, sapessi quanti problemi ho avuto io con la caldaia negli anni” ridacchiò mentre si muovevano tra i tavoli.
Taemin e Minho sarebbero voluti sprofondare nell’imbarazzo più totale.
“Oh eccoti finalmente Kibu… oh”. Entrambi gli amanti alzarono la testa di scatto al solo udire quella voce. “Jinki” pronunciarono entrambi in coro quasi terrorizzati.
“Vi conoscete?” chiese il ragazzo piegando appena la testa in un lato esprimendo ad alta voce la sua confusione.
“Vecchi amici Kibum” disse il ragazzo sorridendo per poi baciargli piano le labbra.
“Jinki” ripeté ancora il moro guardandolo colpevole cercando in qualche modo le parole giusto per scusarsi con quello che un tempo era il suo migliore amico.
“Non preoccuparti Minho-ssi, rivedervi ancora insieme dopo quasi un anno mi ha fatto capire molte cose” Il castano li guardò per un secondo e sorrise radioso, i due tirarono un sospiro di sollievo ora sapevano che lui li aveva perdonati “E poi ora ho il mio piccolo Bummie come potrei essere arrabbiato ancora per quella vecchia storia” rise ancora stringendo la mano del compagno.
Il ragazzo con gli occhi felini dal canto suo lo guardò corrucciando appena le labbra per poi avere un improvvisa illuminazione che lo portò a mordersi le labbra, poteva aver fatto una potenziale immensa cazzata, ma vedere il viso rilassato della persona che amava lo faceva stare più tranquillo anche se la sua mano si era stratta più forte alla sua. “Non chiamarmi Bummie idiota” ridacchiò poi facendo finta di nulla.
“Visto Minho anche a lui non piacciono i nomignoli” aveva sorriso il minore del gruppo al suo ragazzo.
“Ma a Taeminnie come posso non usare nomignoli con questo tuo bel faccino” disse per poi stampargli un bacio sulle labbra, per la prima volta senza rimorsi.



[angolino dell'autrice]
ehy innanzitutto se sei arrivata fino a qui meriti un biscotto perchè questa....ehm...cosa era davvero molto lunga (19 pagine di word). come ho anticipato questo dovrebbe essere il prequel della Onkey che avevo pubblicato un po' di tempo fa a cui ho aggiunto non solo l'attimo della veità vista dal punto di vista opposto sia un incontro di quasi un anno dopo e beh..nulla spero vi sia piaciuta.
Baci
Chloe x
  
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