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Autore: Love_My_Spotless_Mind    19/06/2015    1 recensioni
Una storia sospesa tra presente e passato, divisa tra l'adolescenza e l'età adulta, ricca di riflessioni e sentimenti. Lasciatevi conquistare dall'amore, anche se sembra nascondersi dietro indecifrabili parole o sorrisi pieni di timori.
#KenHani #Exid #Hani #Vixx #Ken
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ken, Ravi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(( 우리 가 처음 만난 그 날 기억 하나요? ))









14 febbraio 2008,

In quella giornata Heeyoun aveva provato in tutti i modi a convincere la sua amica a non andare a scuola. La temperatura era mite, fuori splendeva il sole, la ragazza avrebbe preferito di gran lunga andare a passeggiare in centro piuttosto che restare tutte quelle ore chiusa in una classe.
Aveva provato persino a proporle di andare in spiaggia, non le importava quanto tempo ci sarebbe voluto per raggiungerla, avrebbe persino preferito trascorrere l’intera giornata in autobus e non tornare in orario a casa pur di non rinchiudersi in quella classe polverosa e, a suo parere, deprimente.
Ma Junghwa aveva fatto di tutto per distoglierla da tale idea.
-Non ci pensare nemmeno! – aveva rifiutato con l’espressione che assumeva quando era irremovibile sulle proprie decisioni. Si trattava di un’espressione che ormai Heeyoun conosceva fin troppo bene, perciò non le rimase che sbuffare, incrociando le braccia al petto. – Sto aspettando questa giornata da troppo  per mandare tutto all’aria solamente perché c’è un po’ di sole. –
-Ma è febbraio! Chissà quando ricapiterà una giornata così. – aveva continuato a lamentarsi invano la ragazza, tenendo ancora le braccia contro il petto e lo sguardo basso per dimostrare tutta la sua delusione.
L’estate le sembrava fin troppo lontana esattamente come lo erano le prossime vacanze. Il solo pensiero di dover studiare seriamente per il test del primo semestre ormai imminente le faceva venire i brividi. Avrebbe voluto trascorrere le proprie giornate in maniera completamente differente rispetto a come le era imposto. Aveva così tante puntate arretrate delle sue serie tv preferite, spendere intere mattinate guardando la televisione le sembrava uno dei programmi migliori che potessero esistere. Se il tutto fosse stato completato da una confezione di patatine fritte allora non avrebbe davvero potuto desiderare nient’altro dalla vita.

Ed invece eccola lì, a percorrere il viale che conduceva alla scuola, in compagnia della sua amica che solitamente condivideva insieme a lei l’intenzione di trascorrere la mattina lontano da quell’istituto ma che proprio in quella magnifica giornata di sole sembrava essersi ricreduta.
-E che cos’è che staresti aspettando da questa giornata, esattamente? – le domandò allora, senza troppo entusiasmo nella voce.
L’amica si voltò fissandola come se la risposta a tale domanda fosse molto più che ovvia. I suoi occhi nerissimi la scrutarono severamente per brevi istanti, poi si sfiorò i capelli con le dita. Aveva una pettinatura del tutto anonima, però in compenso aveva tinto i capelli di castano, per potersi differenziare dalle altre ragazze della loro classe. Quella tinta le era costata la punizione di un mese, ma ormai i genitori sapevano che se anche le avessero tagliato tutti i capelli lei avrebbe continuato a tingerseli e magari questa volta avrebbe tentato con colori improbabili, pur di far loro un dispetto. Junghwa era così, una paladina delle più ridicole ribellioni.
-Scherzi, Heeyoun? Seriamente non sai che giorno sia oggi? –
-Non ne ho la più pallida idea. – rispose lei, senza sorprendersi di non conoscere qualcosa che per l’amica fosse tanto ovvio.
-Ma la professoressa di inglese non ha fatto altro che parlarne, per tutta la scorsa lezione! –
-Devo essermelo persa… -
-Sei un caso disperato. – borbottò sfiorandosi con l’indice il centro della fronte, parlare con la sua amica era sempre un grande sforzo di concentrazione.  – Oggi è il giorno di San Valentino, dove le ragazze regalano ai ragazzi qualcosa che rappresenti il proprio amore nei loro confronti. Io non mi lascerò sfuggire quest’occasione, finalmente in questa giornata il ragazzo che mi piace saprà della mia esistenza.  Dovresti segnarti questa data sul calendario perché sconvolgerà la mia vita, lo ricorderemo per sempre. –
Heeyoun era poco convinta da quello che l’amica aveva appena detto. Non comprendeva a che cosa potesse mai servire istituire una giornata nella quale forzare le persone ad esprimere il loro amore verso qualcuno. Per di più sapeva quanto fossero volubili le cotte di Junghwa, perciò non aveva molta fiducia nemmeno in questa. Si conoscevano fin da quando erano bambine, per tale motivazione era sempre stata informata su tutti i ragazzi che le erano piaciuti e si trattava di una lista davvero lunga.
Però vederla così entusiasta le fece comprendere perché avesse deciso di andare a scuola a tutti i costi quella mattina. Sperava davvero che il suo San Valentino riuscisse, vederla felice era una bella immagine, anche se non lo aveva mai ammesso apertamente.
Per quel che la riguardava la cosa non le importava poi molto. Certo, le sarebbe piaciuto essere entusiasta come la sua amica ma proprio non ci riusciva, era convinta che avrebbe trascorso la giornata nell’apatia più assoluta. Per di più era convinta di aver dimenticato la maggior parte dei libri a casa. La mattinata, insomma, non iniziava nel migliore dei modi.

-Devi sapere, Heeyoun, che se il ragazzo a cui consegnerò il mio regalo oggi dovesse ricambiare i miei sentimenti potrà dimostrarmelo solamente durante il White Day. Fra un mese potrà ricambiare il mio gesto regalandomi qualcosa che dimostri la sua volontà di amarmi. Non ti sembra fantastico? In tutto questo mese non farò tanto che aspettare e sperare! Mi sembra lo svolgimento di un film romantico. –
Nel raccontarlo le si erano illuminati gli occhi. Nella sua mente aveva immaginato tutta la vicenda, in ogni particolare. La sera precedente aveva fatto difficoltà ad addormentarsi pensando a come avrebbe potuto reagire il ragazzo che le piaceva trovandosi fra le mani il proprio regalo. Forse sarebbe rimasto colpito, lo sperava davvero.
Ormai Junghwa era fin troppo allegra, si fermarono di fronte all’ingresso dell’istituto in modo che potesse aprire lo zaino. Mostrò all’amica la scatola di cioccolatini che aveva confezionato la sera prima. Dentro, avvolti tra il tulle color lilla, stavano i cioccolatini a forma di cuore che lei stessa aveva preparato. Spiegò ad Heeyoun l’impegno con cui li aveva confezionati, il modo in cui aveva scelto in che modo farcirli. Alla fine li aveva riempiti di caramello, l’idea era davvero deliziosa, persino Heeyoun era colpita.
-Dovrai aspettare addirittura un mese? Io non credo riuscirei ad essere nel dubbio per così tanto tempo. Certe cose dovrebbero essere dette subito. –
-Ma no, è molto più romantico così. –
La ragazza richiuse la scatola e la risistemò nella borsa. Ormai era il momento di entrare, fra meno di dieci minuti sarebbero iniziate le lezioni e non potevano assolutamente permettersi di entrare in ritardo. 

La sezione maschile era nell’ala destra dell’edificio, quando entravano capitava di incontrarli per caso, gli unici contatti che potevano esserci tra i due sessi era durante l’intervallo e nella pausa pranzo. Forse anche per questa motivazione Heeyoun non si era interessata a nessuno in particolare, ai ragazzi non faceva quasi caso, li vedeva tutti monotonamente uguali.
Junghwa, invece, aveva lo sguardo puntato nella loro direzione per vedere se sarebbe riuscita  a scorgere il ragazzo di cui si era invaghita. Però indossavano tutti la divisa ed avevano i capelli corti, sarebbe stato difficile distinguerlo fra tutta quella confusione. Abbassò lo sguardo delusa dal non poterlo vedere.
-Dovresti pensare anche tu a qualcuno a cui indirizzare un tuo pensiero. Questi sono i ricordi migliori che si possano avere dell’ adolescenza, per questo io a certe esperienze non voglio proprio rinunciare, non dovresti farlo nemmeno tu! Pensa che zitella vecchia e depressa sarai senza avere nemmeno un ricordo di San Valentino! Forza, datti da fare che sei ancora in tempo. –
Inizialmente Heeyoun non diede troppa importanza al richiamo dell’amica, un ricordo di una giornata come quella non le sembrava poi così prezioso. Poi le due ragazze entrarono in classe dove il professore si era già sistemato e stava facendo l’appello, fortunatamente non era ancora arrivato a pronunciare i loro nomi.

Durante la prima ora il professore di storia non fece altro che parlare, Heeyoun aveva voglia di addormentarsi sul banco ma se avesse provato a chiudere almeno un pochino gli occhi sarebbe stata sicuramente sgridata. Non aveva assolutamente voglia di sentire quell’anziana voce brontolante romperle le scatole,  perciò cercò di resistere con tutte le sue forze per restare ad occhi aperti. Era una lotta contro il bisogno del proprio corpo di assopirsi. Ah, se solo la sera prima non avesse guardato per l’ennesima volta la replica di “Titanic” non sarebbe stata così assonnata. Ma Leonardo di Caprio era troppo bello per permetterle di resistere. E poi ogni volta sperava che il ragazzo si salvasse, che Rose si spostasse per farlo salire sulla zattera improvvisata invece di farlo congelare. Che spreco era lasciar gelare quel povero ragazzo.
Però anche questa volta il film era terminato nello stesso identico modo. Quella sgualdrina dai capelli rossi ancora una volta aveva voluto salvarsi da sola. Se il professore avesse provato a sgridarla perché era assonnata gli avrebbe detto che era tutta colpa di Rose, solamente sua.
Quando suonò la seconda campanella rinsavì dai suoi pensieri ed a quel punto si accorse che in realtà le ore di storia che avrebbe dovuto sopportare in quella giornata erano ben due, quindi tornò tranquillamente a concentrarsi su tutto quello che le passava per la mente. Aveva appuntato la matita in maniera strana, non sapeva nemmeno lei come ci fosse riuscita, perciò restò a fissare quella mina per un periodo incalcolabile. Una mina del genere sarebbe stata benissimo esposta in un museo di arte moderna. Magari con quell’opera d’arte avrebbe guadagnato tantissimi soldi e non avrebbe più avuto bisogno di stare rinchiusa tutto il giorno in quella classe polverosa. Tale immaginazione le piaceva così tanto che prese a sorridere, continuando ad osservare la matita che l’avrebbe resa miliardaria. Già ipotizzava il discorso che avrebbe fatto ritirando il Nobel per l’arte ( se esistesse sul serio non ne era poi così sicura). “ Miei cari signori e signore” avrebbe detto, o forse avrebbe optato per ladies and gentleman visto che si trattava di un discorso internazionale, “ la mia matita vuole essere una metafora dell’era moderna, dei soprusi della storia, dell’economia capitalista… “
Il suo discorso si interruppe su quel passaggio poiché il professore le rubò la preziosa matita di mano. Heeyoun sollevò lo sguardo incredula di quanto stesse appena accadendo.
-Allora, signorina, mi stava ascoltando? Sa almeno di che cosa stiamo parlando? – domandò con voce greve, tutta la classe la stava fissando.
Era così concentrata sul proprio discorso per il Nobel che aveva creduto che la classe fosse scomparsa, ne era stata convinta fin quando il professore non aveva arrogantemente rovinato tutto.
-La società capitalista ci rende tutti schiavi dei mass media. – sussurrò accennando il sorriso più innocente che le riuscisse, magari sarebbe rimasto intenerito.
Peccato che l’animo del professore non si lasciò minimamente sfiorare dal suo sorriso, che uomo crudele. E peccato, soprattutto, che la lezione del giorno fosse incentrata sulla religione in epoca medioevale. Era talmente infuriato che lasciò cadere la matita della ragazza, la cui mina cadendo a terra si spezzò. Heeyoun si alzò in piedi, non poteva assistere impassibile alla propria arte che veniva distrutta con tanta rozzezza.
“Lei è un mostro!” avrebbe voluto gridare, esattamente come aveva fatto con Rose la sera prima, vedendola mentre faceva gelare il bel Di Caprio. Quello era un mondo popolato da persone inette, ora ne aveva la certezza.
Le parole le morirono in gola, restò solamente in piedi, con il professore che la scrutava perplesso. Ragionando su quel che stava accadendo si mise repentinamente a sedere decidendo di non dire niente ed abbassò lo sguardo sperando di riuscire un giorno a replicare l’opera d’arte che l’avrebbe resa ricchissima.
 


Durante la ricreazione Heeyoun addentò il suo panino al burro d’arachidi, Junghwa la fissava con aria non proprio convinta.
-Ma che cavolo avevi in mente di fare alzandoti in piedi in quel modo? – le domandò dando un morso alla propria mela, era sempre a dieta e non mangiava altro che frutta.
-Nulla, nulla, le gambe mi si sono mosse da sole. –
Le loro compagne di classe si mostravano l’un l’altra le scatole di cioccolatini che avevano confezionato per i ragazzi dell’altra classe. Ognuna di loro aveva messo a frutto la propria fantasia decorando le scatole piene di cuoricini, scrivendo e persino ricamando delle dediche speciali. Heeyoun si chiedeva se realmente ai ragazzi facesse piacere ricevere quel genere di attenzioni. Magari i cioccolatini fatti in casa non erano neppure così buoni come le sue compagne dicevano ed allora quel dispendio di creatività ed energie non aveva alcun senso.
 
La professoressa d' inglese in quel giorno parlò loro di William Shakespeare. Le ragazze non facevano altro che interromperla implorandole di dire loro altro del San Valentino ma a Heeyoun interessava molto di più quel discorso sulla letteratura, soprattutto sul Sonetto 18 che, anche se non riusciva a comprendere ogni singola parola, aveva attirato la sua attenzione. La professoressa ne parlava con tanta enfasi da suscitare tutto il suo interesse, obiettivo a cui gli altri professori non sembravano nemmeno minimamente aspirare. Il modo in cui quella donna leggeva, l’intonazione della sua voce e la precisione della sua traduzione sfiorarono l’ animo di Heeyoun come non era mai avvenuto in passato sui banchi di scuola. Era una sensazione che generalmente provava solamente quando ascoltava la sua band preferita o quando guardava i film romantici anni Novanta che adorava tanto.
Quando si voltò verso la sua amica, però, notò che la maggior parte delle ragazze erano distratte, tutte intente a parlare l’una con l’altra del ragazzo a cui avrebbero donato i loro piccoli doni. C’era chi rifiniva gli ultimi dettagli dei bigliettini, chi semplicemente si distraeva lasciando andare senza freni la fantasia. Sembrava che solamente lei stesse ascoltando quel discorso e che solamente a lei potesse importare di Shakespeare. Un uomo stempiato in calzamaglia, morto parecchi anni addietro non era proprio il pensiero principale delle sue coetanee in quella giornata.
-Voi non cogliereste l’occasione del San Valentino per dedicare parole tanto belle a qualcuno? Non credo possa esistere regalo migliore, le parole di Shakespeare sono immortali, senza tempo. Chiunque leggendole potrebbe pensare che persino i vostri sentimenti abbiano tali caratteristiche. Rappresentano una piccola promessa, di amare l’interiorità di qualcuno ancor prima della sua esteriorità. –
Disse la professoressa con un sorriso gentile e caldo. Heeyoun non aveva mai sentito nessuno parlare in quel modo, iniziò a vedere le cose in maniera differente, iniziò a desiderare che qualcun altro potesse leggere quelle parole. Se qualcuno le avesse mai dedicato una poesia simile lei l’avrebbe sicuramente conservata per il resto della  vita, almeno questo fu ciò che pensò in quel momento.
 Così quando la lezione fu terminata estrasse dall’armadietto un cartoncino rosa su cui sistemò dei cuoricini viola. Fu completamente distratta durante l’orario di studio individuale pur di terminare il bigliettino. Al suo interno scrisse il sonetto, con la calligrafia più ordinata che le riuscisse, calcando con la penna in modo che l’inchiostro si imprimesse bene sulla carta. Quando ebbe terminato continuò ad ammirare la sua creazione con aria soddisfatta. Sicuramente anche Shakespeare si sarebbe complimentato se avesse visto con quanta dedizione era riuscita a crearlo. Era proprio perfetto.

-Junghwa, ma tu firmerai il tuo biglietto? –
L’amica sollevò il viso dal libro che stava fingendo di leggere e la osservò per qualche istante, cercando di rinsavire dai suoi pensieri.
-Certo che no. Sembrerei una disperata se lo facessi. Deve essere lui a trovarmi! –
Heeyoun annuì poco convinta da quanto l’amica avesse detto. Non riusciva a capire come il ragazzo che le piaceva avrebbe fatto a riconoscerla, con tutte le ragazze che c’erano in quell’istituto sarebbe stata un’impresa impossibile.
-Ma almeno hai scritto qualcosa per farti riconoscere? –
-No, il destino farà il suo corso. Non ho intenzione di forzare le cose. -
Non capiva come potesse essere tanto convinta di quel che stava per fare, in un certo senso la invidiava perché era molto sicura di sé quando si trattava di dichiararsi o scegliere dei ragazzi da corteggiare.
Osservò il  biglietto che teneva stretto tra le mani, ormai era decisa a spedirlo però non conosceva alcun destinatario, era certa che sicuramente Junghwa avrebbe saputo trovare una soluzione anche a questo problema. Quando le ebbe spiegato per sommi capi la situazione gli occhi di Junghwa si illuminarono, sembrava che le fosse venuta in mente una delle sue idee assurde.
-Magnifico! Ho la soluzione adatta a te. – prima di spiegare il proprio piano si avvicinò di più al viso della ragazza e posizionò la mano di fronte ai loro profili in modo che le altre non potessero ascoltare il loro discorso. – Quando suonerà l’ultima campanella per segnalare l’inizio della pausa pranzo noi aspetteremo che tutti siano usciti dalla scuola. A quel punto entreremo nell’aula dei ragazzi, quella dove di cui fa parte il ragazzo che mi piace. Io cercherò di capire quale sia il suo banco ed infilerò la scatola di cioccolatini nella sua borsa. Tu, invece, cercherai sul registro un nome che ti piace, indirizzerai il biglietto a lui e lo imbucherai nella scatola per le lettere che la professoressa di inglese ha fatto sistemare sulla porta di ogni classe maschile. Così sarà il destino a scegliere per te! – c’era da dire che non si era mai spiegata in maniera tanto dettagliata e precisa prima d’allora.
-Poi quando torneranno dalla pausa pranzo controlleranno la scatola e lo troveranno… -
-Esattamente. È un piano perfetto. –

Fu così che le due ragazze si sentirono decise a mettere in atto il loro piano. L’avevano studiato in ogni particolare, quando tutti sarebbero stati in mensa avrebbero semplicemente dovuto sgattaiolare nella sezione maschile senza farsi vedere. Appena suonò la campanella tutti gli studenti abbandonarono le loro classi per uscire dall’edificio principale e recarsi in quello adibito ai pasti principali. In pochi minuti l’istituto intero piombò nel silenzio, i corridoi e le aule erano deserte. Solamente quando fu suonata anche la seconda campanella le due ragazze si decisero a lasciare la loro classe per recarsi nell’altra ala dell’edificio.
Entrarono in classe più in fretta che potessero, si chiusero la porta alle spalle cercando di non provocare alcun rumore. Heeyoun andò immediatamente a nascondersi sotto la cattedra, inginocchiata a terra, confidando nel fatto che se qualcuno fosse entrato a controllare non l’avrebbe vista. Aprì il primo cassetto ed estrasse il registro, ogni classe lo posizionava sempre nello stesso modo e nello stesso luogo, tale abitudine le permise di risparmiare molto tempo che altrimenti avrebbe dovuto spendere aprendo ogni singolo cassetto. La lista degli alunni era numerosa, si trattava di una classe di trentadue studenti, i cui nomi si disponevano ordinatamente in fila. Scorse la lista dei nomi in fretta, la maggior parte di questi non le comunicavano proprio nulla, erano nomi comuni che sembravano non trasmettere alcuna idea a proposito di qualche particolare caratteristica.  Vi erano molti casi di omonimia, i cognomi si ripetevano numerosissime volte. Se mai avesse indirizzato il suo biglietto a qualcuno che aveva lo stesso nome di un altro sarebbe stato tutto molto più complicato.
Junghwa, nel frattempo, stava cercando lo zaino che aveva visto in dosso al ragazzo, quando riuscì a trovarlo posizionò la propria scatola di cioccolatini sul banco cui era appoggiato, confidando nel fatto di aver indovinato. Le due erano tanto intente ognuna nella loro operazione quando sentirono dei passi, se il preside le avesse viste saltare il pranzo sarebbero potuti essere guai. Su certe regole erano particolarmente rigidi, soprattutto sul rispetto degli orari. E le due ragazze avevano trasgredito varie volte, per diverse ragioni, nessuna che però le giustificasse seriamente.
-Sbrigati Heeyoun, dobbiamo andare! – la richiamò sussurrando Junghwa che intanto aveva cercato di mimetizzarsi il più possibile dietro la fila di banchi.
La ragazza presa dalla fretta lesse un nome a caso: Lee Jaehwan;  poteva andare, non era male né troppo banale. Scrisse in fretta il nome sul retro del bigliettino. Poi entrambe sgattaiolarono fuori dall’aula, Heeyoun infilò il bigliettino nella scatola. Chissà quanti ne conteneva e chissà se quel Lee Jaehwan ne avesse ricevuti altri, chissà di che persona si trattasse. Le due scesero in fretta che potessero al piano inferiore, la loro missione era stata compiuta con successo.
  
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