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Autore: jeffer3    20/06/2015    9 recensioni
Brittany e Santana si conoscono in una scuola a diciassette anni. Dopo un amore intenso, per cause maggiori sono costrette a stare divise, per il loro stesso bene.. ma non è facile arrendersi.
Dal testo (capitolo I):
' “Ti rivoglio indietro.” Puntò gli occhi azzurrissimi nei miei “Sono ancora innamorata di te e ti rivoglio indietro.”
Mi colpì forte come un treno.
“Brittany.” Presi un respiro, cercando di ignorare le sue parole “Lo sai che non è possibile”
“Tu ti sei arresa.” Serrò la mascella “Io non l’ho mai fatto. Ti rivoglio indietro.” '
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Si può sapere che hai oggi, San?” mi chiese per l’ennesima volta V.
“Niente…” dissimulai, facendo girare il cucchiaino nel cappuccino, distratta.
“Mh… e che pensi?
“Niente…”
“Ahà.”

Perseverai nelle mie azioni senza senso.
Per un po’.
Prima di rendermi conto che era strano Vivian si fosse ammutolita.
E non era un buon segno.
Alzai lo sguardo per osservarla, pregando che non se ne uscisse con una strana idee delle sue.

Era immobile.
I capelli corti biondi come sempre disordinati.
Gli occhi in una fessura, come a studiarmi.
Indici e medi di entrambe le mani, sulle rispettive tempie.

“Che fai?” chiesi, interdetta.
“Ti studio.”
“Perché?”
“Perché sei strana..” disse, sferrando un morso al cornetto senza neanche staccare gli occhi da me.
“Sono come sempre..”
“Davvero?”
“Davvero.”
“Sarà…” sollevò le sopracciglia “Ma hai la faccia di una persona che scriverebbe in una qualsivoglia chat senza la minima ombra di faccina sorridente.”
“Sul serio?” sorrisi, divertita.
“Sul serio!” confermò, convinta “E’ come se…”
“Come se..?”

Come se quello che consideravo l’amore della mia vita si fosse ripalesato nel mio studio la sera prima?
Come se avesse aperto vecchie ferite che non ero certa neanche si fossero mai chiuse?
Come se Jessie avesse scelto un momento ottimale per parlare di cose ansiogenanti?

“Come se avessi mangiato una grossa ciambella glassata con cioccolata fusa sopra” ragionò “E avessi letto il numero di calorie solo dopo aver intinto l’ultima briciola nel caramello.”

Ma Vivian era Vivian.

“Potrebbe essere!” risi “Ma no V, non è questo”
“Cosa allora?” mi fece un piccolo sorriso, sinceramente preoccupata.
“E’ che..”

Temporeggiai.

Cosa avrei potuto raccontarle?
Vivian non aveva mai saputo tutta la verità.
Non sapeva della mia vita, prima di quel giorno in quella tavola calda.
Non aveva idea.

“Hai mai provato..” provai, cercando di articolare un discorso sensato “Hai mai provato dolore nello stare vicino a qualcuno?”

Mi osservò confusa.

“Intendi…” corrugò le sopracciglia “Tipo una estetista?” provò “Perché onestamente quando anche solo la vedo, inizio a sentire i miei bulbi piliferi iniziare a piangere, implorando pietà in giappon-“
“No, no!” la fermai, divertita. “Cioè anche!” risi “Ma dico..”
“Dimmi.”
“Tu ami quella persona ma la sua vicinanza ti fa star male.”
“Oh!” esclamò, come colta da illuminazione “Tipo quando a cena fuori il tuo partner, seduto esattamente di fronte a te – che non voglia mai il cielo tu non osservi per bene il suo piatto! -  ordina un mega bacon cheeseburger, con contorno di patatine fumanti, e tu sei lì, inespressiva con la tua insalatina da dieta davanti agli occhi piangenti?”

Una delle cose belle di V era proprio quella che se ne usciva con idee strane dal nulla.
Cioè strane poi! Il loro senso lo avevano pure.
Particolare, ma c’era.

Tendeva anche a sdrammatizzare.
Molto.
Come Brittany.

Al contrario forse io prendevo le cose un po’ troppo sul serio.
Ogni tanto.
Ma avevo sempre pensato che questo ci completasse.
Ci rendesse un perfetto miscuglio di eccessi.
Avevamo bisogno l’una dell’altra per equilibrarci.

Mi ero chiesta anche se fosse stato per questo che Vivian era riuscita subito a farsi spazio nella mia vita.
Ad ottenere la mia attenzione.

E’ vero che cerchiamo tracce della persona che abbiamo amato negli altri che incontriamo?
E’ vero che cerchiamo un dettaglio?
Un riflesso di capelli? Un’abitudine? Un atteggiamento?
Vivian aveva attirato la mia attenzione per il suo umorismo?
Per i suoi occhi?
Non lo so.

Però so che, certe volte, per quanto un atteggiamento possa sembrare simile, non lo è.
Per quanto due persone possano sembrare la copia sputata l’una dell’altra, nella realtà non lo sono.
Sono i piccoli dettagli a fartelo capire.
E se questo può farti apprezzare una.
Può allo stesso tempo farti sentire la mancanza dell’altra, in maniera bruciante.
Così fortemente che ti farà male il cuore a pensare di non poter più essere spettatrice di quella sfumatura d’essere.

Ti pentirai di aver trovato quella somiglianza.
E tutto ciò a cui penserai sarà che lei era unica.
A suo modo, lei era unica.
E non è più tua.

“Tipo” sorrisi.

Senza che me lo aspettassi, però, allungò la mano per accarezzare la mia.

“Che succede con Jessie, San?”

Già.
Jessie.

“Stiamo insieme da tre anni..” sospirai.
“Ok…” mi incoraggiò, non capendo.

Mi massaggiai le tempie, stanca.
Ero stata tutta la nottata a pensarci, mentre lui dormiva al mio fianco tranquillo.
Mi ritrovai a fissare il tavolo bianco del bar, come il soffitto di casa giusto qualche ora prima.

“Oè!” mi richiamò Vivian con uno schiocco di mani “Ho capito che state insieme da tre anni, ma non capisco questo cosa c’entri con la tua espressione persa nel vuoto del tipo ‘ciao, la mia vita non ha più senso’.”

Ok.
Presi un respiro.
La fissai.

“Jessie mi ha chiesto di sposarlo.”

Lei mi fissò.

“Ora capisco il perché della tua faccia.”
“Eh…” feci, comprensiva.
“Che ti ha detto?” chiese, poi, curiosa.
“Beh.. ha iniziato prima con un discorso, che onestamente non ho ben capito” alzai un sopracciglio “Pensavo si trattasse di ordinare cinese, non di una proposta di matrimonio!” esclamai facendola ridere di gusto. “Insomma, ha iniziato dicendo che stavamo insieme da tre anni, e per lui era ora di fare un passo in avanti, di ‘cambiare’ in meglio… una cosa del genere.”
“E tu hai pensato al cinese..”
“Beh sì!” feci, ovvia “A lui non piace, a me sì! Pensavo fosse un modo carino per dire ‘dopo 3 anni in cui non te l’ho fatto mangiare, faccio un passo verso di te e ordiniamo cinese’.” Sbuffai “Tremenda delusione.” Conclusi, facendola ridere ancora.
“E poi?”
“Poi mi ha fatto tutto un discorso sulla nostra attuale sicurezza economica, sulle basi forti della nostra relazione…” cercai di ricordare “Sul fatto che nessun momento fosse migliore di questo..”
“E che avevi pensato?”
“Che volesse comprare un cane” sospirai.
“Fantastico” ridacchiò. “E poi?”
“Poi mi si è inginocchiato” continuai, fissando il vuoto “E stavo per svenire”
“Stavi per svenire????”
“Già…” feci “Calo di zuccheri” continuai “Calo di terra sotto i piedi” feci ancora “Calo di stabilità mentale.”
“Direi”
“A saperlo avrei finto di svenire sul serio” mi passai una mano sugli occhi stanchi “Ma mi ha chiesto di sposarlo e io mi sono limitata a farlo alzare in piedi e baciarlo.”

Mi osservò preoccupata.

“E lui l’ha preso per un sì.” Convenne, incerta.
“E lui l’ha preso per un sì.” Confermai “Un sì da chiamo la mamma per dirglielo” sospirai affranta.

Appoggiai la testa sulla mano sinistra, massaggiandomi distrattamente la tempia.
Non poteva scegliere momento peggiore quella sera.

L’incontro con Brittany mi aveva provato molto.
Avevo bisogno di tempo per dimenticare di averla rivista.
Di averla sfiorata.
Di averla guardata in quegli occhi azzurri di cui mi ero innamorata dal primo momento.
E la proposta di Jessie non aveva aiutato.

Aveva riportato alla luce vecchi desideri.
Vecchie speranze.
Era Bittany che sognavo di sposare.
Mi tornarono alla mente le fantasie che avevamo assieme.
Del desiderio di una casa neanche troppo grande, ma in cui potessimo vivere felici.
Di serate, in cui saremmo state contente per solo il solo fatto di essere insieme a vedere un film.
Assieme ai nostri minimo due gatti.
Presi dal gattile, categoricamente.
I nostri desideri combaciavano alla perfezione.

Beh, non del tutto in realtà.
Lei voleva anche un cagnolino.
Io non tanto.
Ma per lei.. potevo anche pensarci.

“San..” mi risvegliò dai pensieri V, stringendomi la mano “Non devi sposarlo, se non è quello che vuoi.”
“Io lo amo V..”

O almeno credevo.
Speravo di amarlo.

“Ma..?”
“E’ solo..” iniziai “Che ogni tanto penso che lui non mi conosca davvero..”
“Tipo?”
“Beh”

Da dove iniziare?

“Ieri, ad esempio, dopo aver chiamato la madre, mi ha abbracciato e mi ha fatto tutto un discorso..” cominciai, sorridendo al pensiero dell’assurdità della cosa “Mi ha detto che mi avrebbe protetto da tutto, mi ha abbracciato, e mi ha detto che sarebbe stato il mio cavaliere dalla scintillante armatura.”
“Spero tu stia parafrasando le sue parole” fece, allibita, facendomi ridere.
“Sì dai” ridacchiai, facendole tirare un sospiro di sollievo “Insomma il succo era che lui mi avrebbe protetto e che io ero un piccola donna delicata e fragile.”
“E?”
“E questo mi fa pensare che non mi conosca davvero.”

Nessuno che sapesse chi fossi io davvero avrebbe mai detto una cosa del genere.
Mi tornò in mente Brittany.
Ancora.

Lei mi chiamava Cerbero.
Il cane a tre teste dell’Ade che avrebbe fatto il culo a chiunque si fosse messo in mezzo.
E mi dava anche del fiorellino ciccino, ogni tanto.
Solo quando si parlava di sentimenti, però eh.

“Beh in effetti..” convenne V, attirando la mia attenzione “Hai fatto medicina, potresti uccidere chiunque in questo locale date le tue conoscenze anatomiche.”

Interessante.

“E’ vero” sorrisi “Non ci avevo pensato.”
“Comunque, San” riprese a parlare “Non capisco perché dovresti sposarlo se non è quello che vuoi.”
“Lo so..” ragionai “Ma il fatto è che non so cos’è quello che voglio. Insomma, lui è un bravo ragazzo, è gentile, onesto, disponibile, mi ama” elencai.
“Ma?”

Ma non è lei.

“Non lo so.”

 

 
“Ordiniamo qualcosa per pranzo?” chiese, lasciandomi un bacio a stampo, Jessie.
“Potremmo.” Convenni, dando uno sguardo a delle analisi che mi aveva inviato via fax uno dei miei pazienti.
“Magari se diciamo che ad ordinare sono neofidanzati ci fanno qualche sconto” scherzò, massaggiandomi le spalle.

Risi.
Cioè, pseudo-risi.
Probabilmente sembrava più un verso da scimmia isterica.

“Dai..” continuò, massaggiandomi le spalle “E’ il tuo giorno libero, lascia queste carte..”
“Un attimo” presi tempo “Si tratta di analisi importanti.”

Non era vero.

“Di chi?”
“Un paziente, gli ho fatto una visita l’altro giorno, sono preoccupata per il pancreas.”

Neanche questo era vero.

“Oh..” fece, comprensivo “Temi qualcosa di grave?”
“Forse..”

Balla colossale.

“Devo analizzarle attentamente.”

Sarebbe stato più vero dire che avevo un passato da addestratrice di castori ballanti il tip tap.
In realtà c’era poco da analizzare.
Il tipo aveva avuto solo un’infezione urinaria.
Era stato curato.
Nelle analisi dovevo solo controllare che le analisi delle urine fossero pulite.
E lo erano.

Ma avevo bisogno di tempo per me.
Di non pensare a niente.

“Ci scommetto..” fece preoccupato “Vuoi che ti faccia un caffè? Magari ti aiuta.”
“No grazie, J.”
“Allora ti faccio un po’ di the, che ne dici?”
“Ti ringrazio” gli sorrisi, guadagnandomi un bacio sulla guancia.
“Torno subito”

Meno di un minuto dopo, già lo sentivo macchinare con il pentolino.
Era fatto così lui.
Sempre super disponibile.
Super comprensivo.
Super tutto.

Mi dispiaceva mentirgli.
Odiavo dire bugie già di base.
Ma dirle a lui era peggio.
Era una brava persona, non lo meritava.

Lo incontrai per la prima volta in ospedale.
Tre anni prima.
Era a far visita a suo padre, il quale aveva subito un intervento per un aneurisma.
Io ero ancora una tirocinante.
Quando feci il giro dei pazienti del reparto assieme al medico al quale ero stata affidata, lui dovette notarmi.
Mi cercò per tutto l’ospedale.
Per i due giorni successivi.
Me lo trovai infine all’entrata del bagno del terzo piano, con il fiatone.
‘Ti ho trovata! Certo che ti muovi veloce’ mi disse con un sorriso.

Mi era sempre piaciuto il suo sorriso.
Sembrava sempre così genuino e sincero.
Aveva i capelli neri corti e gli occhi di un castano chiaro particolare.
Un po’ di barba incolta.

Apprezzai la differenza netta rispetto ai colori di Brittany.
Ricordo di aver pensato che ne avevo bisogno.
Avevo bisogno di voltare pagina.
Così, quando lui mi chiese di prendere un caffè assieme accettai senza pensarci su neanche più di tanto.

E da lì, come per il primo caffè, fu lui a fare tutti i passi in avanti della nostra relazione.
L’uscita successiva.
Conoscere i rispettivi genitori.
Primo viaggio.
Vivere assieme.
E.. fare la proposta di matrimonio.
Era un trascinatore.
Mi ero chiesta spesso come sarebbe andata se fosse, invece, dipeso tutto da me.

Sentii i suoi passi in vicinanza e mi rimisi a leggere i fogli di riflesso.

“Ecco qui” sorrise entrando con una tazza di the fumante “Così potr-“ si fermò sentendo squillare il telefono di casa.

Sospirai.
Sarà stato uno dei soliti ipocondriaci.
‘Dottore dottore, ho un senso di pesantezza allo stomaco..’
‘Cosa ha mangiato?’
‘Ma niente.. solo un pezzo di lasagna, un capretto, un montone, un piatto di gnocchi, 10 polpette, un trattore e una casa.. ma tutto con solo un filino d’olio eh! E niente sale!’

“E’ per te.. Non ha detto chi è” mi allungò il telefono Jessie, mentre io annuivo già rassegnata.
“Pronto?”
Santana

Mi bloccai di istinto, sgranando gli occhi.
Da anni non sentivo la sua voce.
Jessie mi osservò preoccupato, mimando un ‘che succede?’ con la bocca.
Sventolai la mano, come a dire che non fosse niente.
“Soliti pazienti pazzi” bisbigliai “Vado di là a rispondere”

Camminai a passo svelto verso la camera da letto, chiudendomi la porta alle spalle.
Uscii sul balcone.

Ci sei?”
“Sì.” Risposi, cercando di mantenere ferma la voce “Ciao Quinn.”

Sperai con tutta me stessa che non fosse successo niente.
L’ultima volta che la vidi, mi stava urlando contro.
Mi giurò che non mi avrebbe più rivolto parola se me ne fossi andata.
Se le avessi voltato le spalle.
Lei era una che manteneva la parola.
Non a caso non la sentivo da allora.
Da una sera di 7 anni prima.

“Dimmi.” Feci.
E’ andata da lui.

Il mio respiro iniziò ad accelerare.
Mi dovetti appoggiare alla ringhiera del balcone.

Non abbiamo sue notizie da ieri sera.”
“Non ha senso” mi agitai “Come è possibile?”
“Ha lasciato un messaggio in camera, lasciando scritto che aveva bisogno di risposte” spiegò “E che arrendersi non fa parte della sua indole.”

Sbiancai.

Ho immaginato si trattasse di voi” continuò “E dal tuo silenzio devo averci preso.”
“Avete già organizzato una squadra?” chiesi, invece. “Voglio essere coinvolta.”
Nessuno di noi entra in quella fortezza, lo sai” la sentii sospirare “Kali non ce lo permette. Ho provato ad andare ma mi hanno bloccato. Hanno fermato sia me che Rachel.”
Avete intenzione di lasciarla lì?” chiesi, in panico.
“Non ci lasciano uscire. Non ci lasciano far nulla, dicono che è troppo tardi.”
“Lei è stata uno dei pilastri di quella fottutissima associazione e intendete non muovere un muscolo?!” urlai, fuori di me.
Nessuno esce vivo da lì Santana.” Disse, con voce un po’ incrinata “Ho chiamato perché era giusto che tu sapessi.”

Nessuno esce vivo da lì.
Strinsi forte la ringhiera del balcone.
La deformai.

“Questo lo vedremo.”



 


Tetraedro dell'Autrice

Ed ecco qui il secondo capitolo! 
Mi rendo conto che è tutto ancora un po' confuso, ma non temete! Continuerà a confondervi anche di più! eheh no, scherzo, già dal prossimo capitolo qualcosina si capirà, infatti  inizierà la fase passato, che credo intervallerò ogni volta con un capitolo presente. a scanso di equivoci però, sempre occhio ai titoli! :)
infine piccola comunicazione: avevo intenzione di pubblicare una volta a settimana, ma purtroppo credo che per la prossima settimana salterò causa esame ma prometto che dopo riprenderò stabilmente una volta a settimana e magari a fine luglio anche più spesso!
spero che la storia continui a piacervi e interessarvi.

Prima di andare, grazie, grazie grazie a tutti davvero *^* per chi legge, segue, preferisce, ricorda e chi lascia anche solo due parole per farmi sapere le impressioni su questa storia :D dispenso amore e fiorellini gioiosi a tutti voi! C:
A presto bella gente ;D



 
  
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