Desclaimer:
I personaggi citati non mi appartengo (Thomas William Hiddleston
appartiene a se stesso e Zarina appartiene alla Walt Disney Picture).
Neanche
la colonna sonora mi appartiene.
Tutti
gli avvenimenti narrati sono di pura fantasia.
Weightless
The sky is the limit
And I just wanna flow
Free as a spirit on a journey of hope
Cut the strings and let me go
I'm weightless, I'm weightless
(Weightless – Natasha Bedingfield
– “Tinkerbell and the pirate fairy” soundtrack)
Se
avesse detto che si esercitava per una questione puramente tecnica sarebbe
stata un’enorme bugia.
La
verità era che a Tom Hiddleston quella canzone
piaceva tantissimo, e per lui non era uno sforzo fare delle prove extra nel
salotto di casa sua.
Ehy-oh imagine the places where
we’ll go
No
one can stop us when we’re so high
In
the stratosphere
Ehy-oh, we’ll be the freighter
that plunder
Everyone
of the world’s seven wonders
When
we’re up in the skies
For
who can fight a frigate that flies?
Gli
piaceva troppo l’aria di canagliesca allegria che il coro dei pirati ispirava e
le immagini di libertà che prometteva la loro nave volante.
Perché
la figura del pirata esercitava da sempre un fascino magnetico, specie su una
mente da sognatore come la sua, ed interpretare con la sua voce IL pirata per antonomasia, Capitan
Giacomo Uncino, era la realizzazione di un sogno.
Fece
ripartire la registrazione dell’IPhone (le usava per
risentirsi e ricontrollarsi. E ne aveva decine ormai!), rimise daccapo il file
con la registrazione della base, e ricominciò per l’ennesima volta la sua parte.
Oh,
how high we will be
‘cause
the blue fairy dust
Surely
packs a mighty wallop
Non
aveva nessuna difficoltà a calarsi nella parte del marinaio che sogna nuovi
orizzonti.
Soon
it will set us free
From the chains of gravity
E
volare era l’avventura più grande di tutte. Tom decise che in quella canzone il
suo Hook sarebbe stato come il gabbiano Jonathan Livingston, che desiderava volare più per amore della
libertà che per i tesori che avrebbe potuto conquistare.
Then
we’ll hoist up the sails
And
set the course to the sun
Mentre
cantava recitava con tutto il corpo come era sempre stata sua abitudine.
Allargava
le braccia per sentire la brezza dell’oceano, faceva issare le vele, indicava
il sole di un nuovo orizzonte come un novello Icaro.
‘cause
when you’ve got wings
No
wicked deed cannot be done
Voleva
che il suo personaggio avesse un’assoluta fiducia nel futuro e che trasmettesse
voglia di avventura.
And
we owe it all to our great and glorious Captain
All’ultimo
verso si inchinò, ancora ad occhi chiusi, davanti al suo capitano.
Sapeva
che Zarina non era veramente davanti a lui, ma finché teneva gli occhi chiusi
non importava: finché teneva gli occhi chiusi lui era James Hook
e davanti a lui c’era il suo capitano Zarina, la fata che pur di trovare il suo
posto nel mondo aveva fatto la scelta coraggiosa di lasciarsi tutto alle spalle
e di diventare un pirata.
-Tu!
Tu, perfida canaglia, finalmente ti ho trovato!-
La
sorpresa per essere apostrofato in quel modo fu solo superata dallo shock di
aprire gli occhi e di trovarsi davanti la fata in carne, ossa e cipiglio
minaccioso.
Per
pochi attimi il tempo si congelò, con lui ancora piegato nell’inchino ma con la
testa sollevata e Zarina che lo fissava minacciosa.
Poi
lei mise mano alla spada e allora Tom dovette scuotersi per forza.
-Ehi!
Ferma!-
Si
buttò di lato mentre lei si gettava all’attacco con una spada minuscola ma
ugualmente affilata.
Non
era sicuro che lei fosse reale, ma non ci teneva a verificarlo rimettendoci un
occhio!
-Miserabile
imbroglione, tu mi devi restituire quello che hai rubato!-
-Io
non ho rubato niente-
Protestò
lui, mentre scappava da un altro affondo.
Per
istinto tentò di mettere il divano tra se e la fata, ma ovviamente lei poteva
volare ed era inutile.
-Osi
fare finta di niente, vigliacco? Sei tu che mi hai rubato la polvere blu,
riconosco la tua voce!-
L’inseguimento
sarebbe potuto sembrare comico, invece la rabbia della fata era tale che non
importava quanto fosse piccola: faceva paura.
-Ma
non è vero che l’ho rubata!- Si difese Tom.
Che
razza di situazione! Si trovava a dover scappare in giro per il salotto
inseguito da un personaggio immaginario alto quanto la sua mano.
-La polvere blu non esiste. Anzi neanche le… ops!-
Tom
si tappò la bocca appena in tempo.
Non
era un ingenuo ed aveva letto il libro di Barrie. Era
assolutamente certo che, se avesse finito di formulare la frase “Neanche le
fate esistono” Zarina sarebbe caduta a terra morta.
Sempre
se lei fosse state reale.
Gli
occhi della fata si sgranarono dalla paura e sembrò che le mancasse il respiro,
poi però si ridussero a due fessure verdi e minacciose.
-Stavi
per dire…? Tu stavi per dire…?-
-No!
Ok, sì, lo stavo dicendo, ma mi sono fermato in tempo perché…-
Zarina
non lo lasciò finire.
Si
lanciò di nuovo all’attacco e stavolta Tom, mentre indietreggiava per evitarla,
inciampò nel bordo del tappeto e finì malamente a terra.
Era
ancora intontito dalla botta, e quando riaprì gli occhi Zarina si era posata
sul suo naso e gli teneva la spada puntata tra gli occhi, costringendolo a
diventare strabico per guardarla.
Situazione
imbarazzante.
Però
il peso della fata e la puntura del metallo sulla fronte lo convinsero definitivamente
che Zarina era una presenza reale e non
un sua strana allucinazione.
Era
già la seconda volta che gli capitava un faccia a faccia con uno dei personaggi
dei suoi film, e Tom non poté fare a meno di chiedersi se fosse un problema
esclusivamente suo o se capitasse anche ad altri suoi colleghi, che però come
lui si guardavano molto bene dal riferire queste esperienze.
-Adesso
te lo ripeto per l’ultima volta. Restituiscimi la polvere blu e lasciami
tornare a casa-
La
voce della fata era bassa e minacciosa.
Tom
l’avrebbe aiutata molto volentieri, ma purtroppo non aveva idea di come
reperire un oggetto fatato inesistente.
A
meno che…
-Aspetta…
ora ho capito! Va bene, sì, ti restituisco la polvere blu-
Zarina
però continuò a tenerlo sotto tiro.
-La
tua parola, James. La tua parola che non mi tradirai di nuovo-
Evidentemente
il tradimento di James Hook bruciava ancora molto alla fata.
Tom
non ebbe neanche bisogno di chiedersi come mai Zarina lo identificasse con
James Hook: era per la voce.
La
sua voce era per la fata la voce che l’aveva illusa con parole gentili fingendo
di apprezzarla e invece l’aveva ingannata ed umiliata.
Se
glielo avessero detto quando aveva firmato il contratto per il doppiaggio!
Si
sentiva assurdamente in colpa a sapere che con la sua voce aveva fatto qualcosa
di male, anche se senza volerlo.
-La
mia parola. Sono sincero con te: posso restituirti la polvere e permetterti di
tornare nell’Isola che non c’è-
Lei
era ancora sospettosa.
-Te
lo prometto-
Insistette
lui.
Finalmente
Zarina rinfoderò la spada e gli permise di alzarsi, ma si capiva che lo stava
tenendo d’occhio.
Tom
si rimise in piedi con un gemito di dolore. Accidenti, quanto aveva sbattuto
forte il gomito!
Comunque
non perse tempo: andò subito a cercare le chiavi.
Sì,
perché ragionando secondo la logica delle strane cose che accadevano solo a
lui, la spiegazione poteva essere in una sciocchezza che aveva fatto un paio di
giorni prima.
Aveva
visto in un negozio un portachiavi a forma di boccetta con dentro della
porporina azzurra, e poiché era in pieno lavoro per il doppiaggio di Hook lì per lì aveva pensato “La polvere blu!”.
Aveva
persino fatto arrossire la commessa dicendo “Guarda qui! Brilla come migliaia
di zaffiri” con la sua perfetta voce da doppiaggio e poi aveva sopportato per
giorni le frecciatine dei suoi amici e delle sorelle a proposito della “polvere
di fata”.
Insomma,
se l’era comprato così, un po’ per sfizio ed un po’ per infantilismo, e
sicuramente non credeva che potesse essere tanto importante.
Ed
invece lo era.
Per
un attimo lui aveva creduto che quella fosse la polvere blu, ed una fata
arrabbiata con lui era il risultato.
Dovette
armeggiare un po’ per sganciare la catenina dal mazzo di chiavi, ma alla fine
ci riuscì e porse a Zarina la boccetta sul palmo della mano.
-Posala
sul tavolo. Non mi fido di te. Posala lì e poi allontanati-
Tom
fece come gli era stato detto: posò la polvere blu sul tavolo e si allontanò di
un paio di passi tenendo le mani in alto.
Zarina
non gli staccò gli occhi di dosso neanche per un momento mentre scendeva a
recuperare la boccetta e poi si allontanava di nuovo.
Da
come cercava di stare fuori dalla sua portata era ovvio che non si fidava di
lui, e questo in fondo dispiaceva a Tom.
Zarina
era uno dei personaggi che lui stimava. Aveva quella specie di deformazione
professionale che lo portava a considerare i personaggi come persone reali, con
il loro carattere e le loro particolarità, e Zarina aveva un carattere che lui
ammirava.
-Senti… hem… prima che tu vada via, voglio spiegarti come stanno le
cose-
Lei
non gli rispose.
-Per
favore, ascoltami!-
-Perché
dovrei? Tu mi hai sempre mentito, James-
-Ma
è proprio questo il problema: io non sono James Hook!-
-Ah!
Inventatene una migliore! Credi che non riconosca la tua voce?-
-Appunto,
era solo la mia voce. Io… io ho parlato al posto di Hook-
Come
faceva a spiegare ad una fata il concetto di “doppiaggio”?
Lei
lo guardò scettica.
-È
così- insistette –Io ho solo detto le cose che avrebbe detto lui, ma non le
pensavo. Io non ti avrei mai fatto del male-
-E
allora perché lo hai fatto? Perché hai detto tutte quelle cose?-
-Perché
io… perché è il mio lavoro. Mostrare i sentimenti di
persone che altrimenti non avrebbero una voce. E spesso devo fare e dire cose
che io personalmente non approvo. Ma devo farlo, lo capisci? Anche i cattivi
hanno diritto a raccontare la loro storia, non credi? Io sono la loro voce. È il
mio lavoro, come custodire la polvere magica è il tuo-
Zarina
lo fissò a lungo.
Lentamente
abbassò la spada e poi la rimise nel fodero.
-Se
non sei James Hook, allora chi sei?-
-Mi chiamo Thomas. Thomas
William Hiddleston-
-Va
bene, Thomas, mi sembri sincero. E poi mi hai restituito la polvere blu e
adesso posso tornare a casa. Grazie-
Lui
sospirò di sollievo.
Probabilmente
era assurdo che per lui fosse tanto importante che la fata gli credesse, eppure
era così.
In
fondo si era affezionato a Zarina già conoscendo il suo carattere dai bozzetti,
e adesso averla incontrata era un’esperienza strana ma eccezionale.
Che
non avrebbe pubblicizzato.
Questo
gli fece venire in mente un’altra cosa: che avrebbero detto i londinesi se
avessero visto una fatina volare via dal suo balcone?
Tom
preferiva non pensarci, anzi era meglio che prevenisse quell’eventualità.
-Permettimi
di accompagnarti. È meglio che tu vada via da un posto da cui non ti vedano. Sai… qui parlare con una fata…
non è considerata una cosa tanto normale-
Non
sapeva come dirle con garbo che rischiava di essere preso per pazzo.
-E
da dove dovrei uscire se non dalla finestra?-
-Dal
tetto. Fidati di me: farò in modo che non ti veda nessuno-
Si
mise una sciarpa e poi fece cenno a Zarina di sedersi sulla sua spalla per
restare nascosta dalla stoffa.
-Tu
vorresti che io mi mettessi là sotto?-
-È
il modo più sicuro. Se non ti fidi di me pensa che tu hai un’arma, mentre io
non ho niente. E comunque non voglio farti del male-
Zarina
lo prese in parola, e prima di decidersi a nascondersi tra le pieghe sulla sua
spalla sguainò la spada.
-Non
provare ad imbrogliarmi-
Lo
avvertì.
Bene!
Quindi il rischio era che se lei si fosse sentita minacciata lui si sarebbe
trovato uno spillo piantato nel collo! Ottima prospettiva…
Quasi
quasi rimpiangeva il suo incontro con Loki.
-Non
preoccuparti. Arriveremo presto-
Una
volta saliti in ascensore Tom ritenne opportuno lasciare un po’ di libertà alla
fata.
Scostò
un lembo della sciarpa e la lasciò libera di volare un po’.
-Cos’è
questo? La tua cabina?-
-No.
Cioè, sì… voglio dire, si chiama cabina, ma non è mia
e non è quello che intendi tu. Si chiama ascensore. Noi umani lo abbiamo
inventato per salire senza fatica, visto che non possiamo volare-
Per
riempire il silenzio Tom cominciò a parlarle di altri ruoli che aveva
interpretato e del suo rapporto con la recitazione in generale.
Lei
lo ascoltava e poco a poco la sua espressione diffidente si distese.
Tom
sapeva che Zarina era curiosa, e trovare qualcosa che potesse interessarla gli
sembrava il modo migliore per metterla a suo agio.
-Quindi
tu non sei veramente cattivo ma a volte fai finta?-
-Bè… è
un po’ più complicato. Quando interpreto un cattivo devo diventare lui. Se è malvagio devo esserlo anche io. Ma poi torno me
stesso, e lo so che io non farei mai quelle cose. Forse interpretare un cattivo
mi serve proprio per rendermene conto-
Zarina
rimase in silenzio e Tom le lasciò il tempo per riflettere.
Sperava
di aver chiarito le cose con la fata, e che lei capisse la differenza tra lui
ed il personaggio di James Hook.
Quando
le porte dell’ascensore si aprirono lei tornò spontaneamente sotto la sciarpa,
e stavolta senza spada.
-Bene,
non c’è nessuno, puoi uscire-
Sul
tetto era buio e la boccetta brillava di una luce azzurrina.
Era
veramente la polvere magica blu. Accidenti, che conseguenze poteva avere un comportamento
infantile!
-Da
qui si vede la seconda stella... Posso tornare a casa!-
Tom
poteva capire che fosse impaziente di tornare nel suo mondo, e per questo gli
faceva ancora più tenerezza.
Lei
era forte, coraggiosa ed intraprendente, ma aveva anche bisogno dell’appoggio
dei suoi amici.
Si
voltò di nuovo verso di lui e stavolta gli sorrideva.
-Grazie
di tutto, Thomas-
-È
stato un onore, Capitano-
Per
salutarla fece l’inchino barocco di James Hook, tanto
ormai era sicuro che Zarina avesse capito la differenza tra lui ed il pirata.
Lei
ricambiò con eleganza, ma poi gli si avvicinò, e senza che Tom ci potesse
credere gli posò un bacio sulla guancia.
-Bè… hem… grazie-
Balbettò
lui imbarazzato come uno scolaretto.
Lei
gli fece l’occhiolino.
Quando
si era avvicinata a lui un po’ della polvere delle sue ali era caduta addosso a
Tom.
Polvere di fata.
-Ops!
Questa è…? Cioè, io ora posso…?-
Zarina
rise di cuore a vederlo incespicare ed agitare le braccia.
Certo,
perché per lei essere senza peso doveva essere una sensazione abituale, ma per
Tom sicuramente non lo era!
-Sono
davvero tanto buffo?-
-Sì
che lo sei! Divertiti, Thomas!-
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Cantuccio
dell’autore
AAAAGGGHHHH!!!
L’ho fatto di nuovo! È tutta colpa della Disney!
NON
POSSONO scrivere una canzone adorabile come “The frigate
that flies”, creare un
personaggio fantastico come Zarina, associarlo alla voce di Tom Hiddleston nello stesso film e pretendere che io me ne stia
buona buona.
E
quindi, vabbè, sono stata costretta a scrivere questa
cosa di cui probabilmente mi pentirò tra pochi giorni.
Qui
ci sono le canzoni, ascoltatele perché meritano.
The frigate that flies: https://www.youtube.com/watch?v=9hPVvIPykVY
Weightless: https://www.youtube.com/watch?v=gl_AccVJMTA
Questo
invece è il link della scena più bella tra Zarina ed Hook
https://www.youtube.com/watch?v=ntBZ-RJIzbo
1-
Volevo precisare ancora una volta che tutto
ciò viene dalla mia mente bacata: Hiddleston non vede
fatine in giro per il suo appartamento, non so come cavolo abbia fatto le prove
per cantare e non so dove abita (dico, sarei ancora qui se lo sapessi?).
2-
Ho cercato di mantenere un minimo di decoro
ed ho evitato di scrivere di Tom Hiddleston che
svolazza nei cieli di Londra. No, dai, anche io ho dei limiti!
3-
“Era già la seconda volta che gli capitava un
faccia a faccia con uno dei personaggi dei suoi film”. Riferimento all’altra
mia fan fiction “Comic Con 2013”. Se vi volete
passare il tempo qui c’è il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2890983&i=1
4-
A proposito del considerare i personaggi
come persone reali, ho letto un’intervista in cui Tom Hiddleston
ha detto che “provare compassione per un personaggio non è diverso che provarne
per una persona”. Quindi mi sono buttata a scrivere questa cosa.
Ora,
con il vostro permesso vado a nascondermi in un angolino buio…
Grazie
a chi è arrivato a leggere fin qui.
Makoto