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Autore: Saroyan    20/06/2015    4 recensioni
[Creepypasta]
[Poi arrivava lui. Le salvava dalla tristezza, dalla solitudine. Le salvava da quella vita, regalandone una nuova, sotto il suo più totale controllo.]
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sei da solo, qui, vero?»
 

 


I corti capelli scuri ricoprivano il volto cireneo di Albert, nascondendo i suoi occhi spalancati dalla paura e la bocca ancora contratta in una smorfia di terrore. Le labbra secche e screpolate, come quelle di chi non beve da tanto. Fino a qualche secondo prima, quelle stesse labbra si erano aperte e chiuse in un grido muto di dolore e disperazione. Il suo pigiama, una misera maglietta grigia e un paio di pantaloncini dello stesso colore, era strappato e sporco in più punti, lasciando ben in vista la pelle lacerata. Le lacrime amare, che prima sgorgavano in continuazione dai grandi occhi castani, lentamente diminuivano e scivolavano lungo il suo viso, bagnando le guance un tempo rosee, arrivando a toccare il pavimento e mescolandosi con il sangue fresco che lo macchiava. Il petto non si sollevava più, come aveva fatto fino a poco prima. Era fermo e immobile, segno che il cuore del ragazzo aveva smesso di battere. Il capo reclino, in una posizione scomposta e innaturale, il busto piegato in avanti e la schiena, che pareva quasi qualcuno gli avesse estratto a forza la spina dorsale. Le magre braccia, ricoperte dalla sola lieve peluria di chi è ancora nel pieno della crescita, presentavano dei tagli rettilinei e profondi. Tagli di una precisione maniacale, che dal polso arrivavano al gomito. I tendini erano stati estratti dalla sua morbida carne, ed erano stati macabramente legati a dei lunghi e sottili fili…d’oro. Le gambe, piegate come se fossero rotte, con i piedi nudi e graffiati che appena toccavano il parquet freddo. Altri due sottili tagli percorrevano le gambe nude del ragazzo, ed altri fili dorati legavano strettamente i rispettivi tendini estratti. Un lungo filo, d’oro come gli altri, cingeva con forza il collo rotto della giovane vittima, lasciando un segno profondo su quella pelle così delicata.
La macabra posizione in cui il cadavere di Albert era stato accuratamente sistemato, lo faceva sembrare quello di una inquietante marionetta di carne, muscoli ed ossa. Una marionetta che ad ogni singolo soffio di vento forte si muoveva in una breve e sinistra danza della morte. Le ante della finestra sbattevano ripetitivamente, mentre le soffici tende di un bianco immacolato si gonfiavano come vele di una barca. Il fruscio del freddo vento e il gocciolare continuo del sangue erano gli unici suoni che si sentivano nella piccola camera. Molti oggetti poggiati sul comodino in legno accanto al letto disfatto si erano macchiati di sangue: schizzi di disegni mai terminati, qualche libro, un vecchio modello di sveglia rotta.

E poi… un ghigno dorato. Un sorriso divertito, tremendamente orgoglioso di quello spettacolo così raccapricciante, ma che ai suoi occhi bramosi d’oro pareva la più meravigliosa opera artistica. Guardava soddisfatto il suo lavoro, che aveva minuziosamente pianificato, sin da quando lo aveva inquadrato come sua prossima vittima. Proprio come aveva sempre fatto, lo aveva costretto ad allontanarsi da tutto e tutti, lasciandolo da solo, senza alcuna persona che lo potesse difendere. Albert aveva iniziato ad isolarsi da tutti. Isolarsi dalla famiglia, dagli amici, da quella ragazza bionda tanto carina e graziosa che aveva iniziato a frequentare qualche tempo prima di quella solitudine forzata. Isolarsi dal mondo intero. Aveva fatto credere lui di essere sbagliato, diverso. Diverso da tutti. La mente umana era così malleabile, così facilmente influenzabile. Bastavano dei flebili sussurri notturni, mormorati nell’orecchio con una voce calda e sicura, ma inquietanti come nient’altro al mondo, tanto da non conciliare il sonno. Ormai la psicologia umana non aveva più segreti per lui. Conosceva fin troppo bene quei meccanismi mentali talmente imperfetti e semplici da manipolare a proprio piacimento: era facile isolare le sue vittime, far credere loro di avere qualcosa di sbagliato; per poi guardarle impazzire lentamente e crogiolarsi nella loro solitudine, giorno dopo giorno, mentre la loro stanza diventava la loro gabbia. Poi arrivava lui. Le salvava dalla tristezza, dalla solitudine. Le salvava da quella vita, regalandone una nuova, sotto il suo più totale controllo. Le sue vittime, diventavano le sue splendide marionette. I suoi magnifici burattini. E anche Albert sarebbe diventato un burattino, una marionetta nelle sue abili mani. Ma Albert era solo una delle tante vittime. Altre sarebbero venute, dopo di lui. Altri ragazzi e ragazze. Altre bellissime marionette. Ormai era troppo tempo che il burattinaio giocava con lui. Doveva cercare altre vittime. Altre persone con cui giocare. Perché faceva tutto parte del suo gioco.
Un gioco... che non lo annoiava mai.

 

 


«Non temere. Questa morte è solo la fine del tuo mondo. E l’inizio del mio.»
03.00


  
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