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Autore: Crateide    21/06/2015    6 recensioni
Ci sono momenti in cui i ricordi del passato fanno male, in cui ciò che si sta vivendo fa paura e la prospettiva di un futuro imprevedibile ci fa sentire fragili come statuette di cristallo.
Ci sono giorni in cui i nostri occhi bruciano e vomitano via il dolore, imitati dal cielo grigio fuori la finestra...
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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He seemed no different from the rest 
Just a healthy normal boy 
His mama always did her best 
And he was daddy's pride and joy

 

 

 

 

Non ricordo quando tutto è cambiato, quando mi sono ritrovata a pezzi e mi è toccato rimettere insieme i cocci.
Ah no, aspettate.

Lo ricordo bene.

 

Ero come tutti gli altri.
Ero una Margherita fra le tante. Una di quelle che se ne sta in mezzo alle sue simili, ondeggiando al vento e seguendo con lo sguardo il Sole percorrere il cielo.
Alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” rispondevo senza esitazione, gonfiando il petto: “l’avvocato!”. Parlavo tanto e mi piaceva stare in mezzo alle altre persone. Anche se ero uno scricciolo di bambina, mi facevo rispettare. Sì, l’avvocato sarebbe stato un bel lavoro per una persona che amava chiacchierare come me!
Ero anche brava, educata e tutti avevano grandi aspettative su di me. E le avevo anch’io, perché all’epoca ero ancora capace di riconoscermi dei meriti.

 

 

 

 

He learned to walk and talk on time 
But never cared much to be held 
and steadily he would decline 
Into his solitary shell

 

 

 

 

Ma accade anche nelle favole più belle, no?
In un giorno qualunque arriva l’Orco che minaccia il Regno, distrugge i villaggi, i sogni e le speranze delle persone. E magari, se glielo lasciano fare, rapisce la principessa e la uccide lasciandola in vita.

 

La Margherita ha perduto presto il suo profumo e la sua linfa vitale.
Ancora così giovane, quel piccolo fiorellino ha finito per raggrinzirsi e ripiegarsi su se stesso. Ha smesso di ondeggiare al vento e di cercare il Sole e ha scelto di chiudersi nel suo guscio protettivo.

 

 

 

 

As a boy he was considered somewhat odd 
Kept to himself most of the time 
He would daydream in and out of his own world 
but in every other way he was fine 

 

 

 

 

Margherita non voleva essere toccata, nonostante i suoi occhi di bambina supplicassero amore.
Non parlava più, Margherita, perché se lo avesse fatto ne sarebbe morta. Aveva paura di ciò che aveva dentro, voleva solo fuggire da quell’ammasso informe e nero!
Inoltre, sapeva di essere sola e che nessuno l’avrebbe aiutata o salvata.
I suoi genitori avevano preso ad ignorarla, pretendendo da lei una maturità che non poteva possedere. Non quella che desideravano loro!
Margherita doveva essere adulta. Non doveva giocare, non doveva disturbare. A 10 anni doveva essere già una piccola donna responsabile che, se la Legge non l’avesse impedito, avrebbe dovuto già portare il pane a casa. Come aveva fatto suo padre negli anni ’50.
Margherita si sentiva sempre sbagliata, fuori luogo. Non era come gli altri bambini, ma non era abbastanza adulta per poter essere come voleva suo padre.
E nella realtà che era costretta a vivere nel segreto del suo silenzio, aveva iniziato a credere che ciò che subiva fosse giusto: lei era sbagliata ed era normale che le facessero cose sbagliate!
Margherita, alla fine, aveva imparato a salvarsi da sola.

 

Ed eccolo lì, il mondo fantastico in cui poteva rifugiarsi ogni volta che la paura le spezzava il respiro e le paralizzava il corpo, ogni volta che erano cattivi con lei.
Se nella realtà era diventata la Margherita-erbaccia che appestava un bel giardino, nel Regno della sua Fantasia era la Margherita più bella.
Se nella realtà le strappavano via i petali, nel suo mondo possedeva la corolla più candida.
Se nella realtà la chiamavano “mostro”, nel suo mondo era l’eroina, la principessa, tutto ciò che desiderasse essere.

 

Ma l’amore, quello che meritano tutti, continuava a mancare...

 

 

 

 

He's a Monday morning lunatic 
Disturbed from time to time 
Lost within himself 
In his solitary shell

 

 

 

 

Margherita non ha ricevuto le dovute attenzioni e, si sa, essendo un fiore delicato ha finito con l’ammalarsi.
Sua madre non si è risparmiata e ha dovuto fare le veci di un padre menefreghista, pagando le conseguenze dello stress, del dolore, delle lacrime, del peso del fallimento e delle colpe del passato...

 

Hanno sempre sbagliato con Margherita. L’hanno abbandonata nel suo guscio che, con il passare del tempo, si è trasformato in una prigione. Ha le sbarre dorate e intrecciate di fiori, ma è pur sempre una prigione da cui guardare la Vita scivolare via inafferrabile.
La malattia ha alti e bassi e le hanno dato tanti nomi diversi. Nomi altisonanti che fanno paura e suscitano angoscia.

 

E pensare che sarebbe bastato un semplice abbraccio per impedire ai cocci di staccarsi!
Forse, se Margherita ne avesse ricevuto uno quando era in lacrime nel silenzio del suo dolore, non avrebbe avuto bisogno del guscio o di pillole amare...

 

 

 

A temporary catatonic 
Madman on occasion 
When will he break out 
Of his solitary shell

 

 

 

 

Hanno cercato di forzare Margherita, tante volte.
Le hanno detto che non si può vivere nel mondo della fantasia, non per sempre.
Ma lei... io lo so.
Quella non è la mia vita: è solo la mia salvezza.

 

Il guscio ci sarà sempre, perché è l’unico modo che ho per ritrovare la pace, per vincere i miei demoni.
A volte esco e provo a vivere, ma la realtà è diventata così estranea!
Mi fermo spesso a pensare che la maggior parte delle persone cerca di emergere dalla massa, di contraddistinguersi, di crearsi una propria identità, di non essere “uno fra i tanti”. E puntualmente mi viene da ridere, perché io lotto ogni giorno per ottenere esattamente il contrario!
Sono stata per tanto tempo quella “malata”, che adesso desidero sentirmi una qualunque.

 

 

 

 

He struggled to get through his day 
He was helplessly behind 
He poured himself onto the page 
Writing for hours at a time 

 

 

 

 

Sono sopravvissuta, ma sono stanca.
Ho dovuto trascinare me stessa. Ho cercato di tenere il passo con questo mondo che corre veloce e che spesso mi ha lasciata indietro, con le ginocchia sbucciate dopo l’ennesima caduta.

 

Non è stato semplice per una bambina fare i conti con la crudeltà della vita, delle persone.
È stata una lotta giornaliera contro la paura che ricapitasse all’infinito ancora e contro lo schifo e la nausea che pro(va)vo verso me stessa.
È stata una lotta contro quel pensiero che, per anni, ha occupato la mia mente e mi ha avvelenato l’anima: “è colpa mia, perché sono stupida”.
Me lo dicevano tutti, in fondo, e io non potevo fare altro che crederci. Non ero più in grado di giocare o di studiare o di uscire di casa...
Dovevo per forza essere sbagliata, perché gli altri bambini erano tutti belli e bravi e davano tante soddisfazioni!

 

La scrittura è la mia salvezza, il mio rifugio.
Ho buttato via tanto dolore, ho messo nero su bianco i pensieri sbagliati e li ho riconosciuti come tali.
Nessuno sa o immagina quante lacrime carta e inchiostro hanno asciugato dal mio viso!

 

 

 

 

As a man he was a danger to himself 
Fearful and sad most of the time 
He was drifting in and out of sanity 
But in every other way he was fine 

 

 

 

 

Le cicatrici fanno male, nonostante non ci siano più ferite.
Spesso, fanno male anche a chi ti è accanto.
Non dimenticherò mai il pianto di mia madre, l’indifferenza di mio padre, la voce arrochita della mia dolce nonna e il pensiero che sia morta pochi mesi dopo senza che le avessi chiesto scusa.

 

Come si può essere forti e fragili al tempo stesso?
Come una margherita sono stata calpestata: il mio stelo si è spezzato, i miei petali sono stati sgualciti e strappati via.  Non guardo più la luce del Sole, ma il terreno melmoso sotto di me.
Eppure...
Eppure sono ancora qui e se guardo indietro, mi sento forte come una montagna che nonostante le intemperie domina ancora l’Orizzonte.
La fragilità mi fa paura. Alle volte mi sento come una statuetta di cristallo che danza nell’aria, ma che in realtà sta irrimediabilmente precipitando a terra.

Ho paura.

 

Spero che il mio guscio possa proteggermi per sempre.
Ho bisogno di lui per non impazzire...

 

 

 

 

 

 

 

Link brano: https://www.youtube.com/watch?v=sTHfGtaZb08

“Solitary shell” è dei formidabili Dream Theater: grazie a loro sono riuscita a buttare fuori parole e lacrime che da giorni mi tormentavano.
Questa è la prima song-fic che abbia mai scritto e, a prescindere dal risultato, sono felice di averlo fatto. 
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerla!

   
 
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