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Autore: StormLight94    21/06/2015    4 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la 8x24. Se non volete imbattervi in spoiler non leggete!
Amy ha voluto prendersi una pausa per riflettere sulla sua relazione con Sheldon e quest'ultimo è costretto ad accettare la richiesta della fidanzata.
Ma cosa succederebbe se Sheldon scoprisse che Ryan Green, chimico farmaceutico e collega di Amy, ha puntato gli occhi proprio su di lei?
Troverà il modo per riconquistarla?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile






CAPITOLO DUE
Nuove conoscenze e appuntamenti non previsti


"Stavo solo calcolando cifre e numeri

mettendo i tuoi problemi da parte"





P
er la quinta volta nel giro di dieci minuti Sheldon si ritrovò a controllare il cellulare.

Nelle ultime trentasei ore aveva passato gran parte del tempo ad alternare lo sguardo tra lo schermo del suo telefono e ad aggiornare la sua pagina di Facebook nella speranza di vedere un solo, breve messaggio da parte di Amy. Aspettava impaziente che gli dicesse che era tutto a posto, che sarebbe tornato tutto esattamente com'era prima di quello screzio che li aveva portati a non parlarsi e a non chiamarsi per due giorni interi. Aveva bisogno di sentirglielo dire.
L'aveva anche chiamata più di una volta, ma lei non gli rispose mai. Gli mandò semplicemente un'e-mail in cui diceva che, per poter effettivamente pensare alla loro relazione, era necessario che non si sentissero e non si vedessero. Lo invitava anche a fare altrettanto e di pensare bene cosa volesse davvero dalla loro relazione. Fu quell'e-mail a spingerlo ad alzare la cornetta del telefono e a chiedere al dottor Gebolauser di voler utilizzare quella settimana di ferie che gli spettava di diritto. Il direttore dell'università non si chiese nemmeno il perché di quella decisione improvvisa e con così poco preavviso e non gli importò neanche di avere degli studenti senza il loro docente di Fisica Quantistica quella mattina, troppo contento di avere un'intera settimana libera dalle lamentele e dalle assurde richieste del fisico teorico.
Soddisfatto Sheldon si disse che avrebbe usato quel tempo per pensare e per recuperare un po' di serie tv arretrate.

Se i primi tre giorni passarono relativamente tranquilli al quarto gli sembrò di impazzire. Restare chiuso in casa non faceva altro che ingigantire quell'opprimente sensazione di non essersi comportato nel modo giusto con Amy e che per colpa sua adesso lei non avrebbe più voluto stare insieme a lui. Non riusciva a fare nient'altro se non guardare ossessivamente i suoi mezzi tecnologici che lo legavano ad Amy e a chiedere continuamente a Penny qualche notizia della fidanzata la quale però si limitava a scuotere la testa in segno di dissenso affermando che erano giorni che non la sentiva.
Aveva usato quel tempo anche per riflettere come gli aveva dopotutto suggerito la neurobiologa e nonostante le numerose ore passate ad arrovellarsi il cervello ancora non era riuscito a capire quale fosse il problema.
Era per la battuta di Flash? Per aver cercato di baciarla di nuovo quando interruppe il contatto? Aver pensato ad una serie tv mentre la baciava?
O forse doveva tornare più indietro, forse a quando non l'aveva ascoltata mentre parlava del suo lavoro o che tutti i suoi progetti futuri non comprendevano Amy. Non riusciva ancora a capirlo. Quello che sapeva per certo era che Amy era arrabbiata con lui. Così tanto da voler prendere un momento per riflettere.
Un momento che sperò potesse finire il prima possibile.


Il giorno dopo, stanco di avere la mente perennemente occupata da quei pensieri, decise di andare al lavoro, ignorando così i giorni di ferie che ancora gli aspettavano. Almeno così avrebbe tenuto la mente occupata. Appena varcò l'ingresso Gebolauser sbuffò sonoramente ed alzò gli occhi al cielo, senza curarsi di avere il fisico proprio davanti agli occhi, dicendosi mentalmente che era stato tutto troppo bello per essere vero.
« Ehi, sei qui » disse Raj con un sorriso andandogli incontro appena lo vide fermo nell'ampio ingresso.
« Dove dovrei essere se non qui nel posto in cui i fisici studiano l'origine dell'universo mentre gli altri "scienziati" » e qui mimò le virgolette con le dita « sono utili solo quando portano il caffè? » disse con un sorrisetto strafottente mentre alcuni ricercatori che passavano di lì gli scoccarono un'occhiataccia sentendo quello aveva detto.
« Potevi anche usarli tutti i giorni di ferie e non solo un paio » obiettò Howard affiancandosi all'indiano e guardando male Sheldon.
« Non ho tempo per stare a casa ad oziare. I premi Nobel non si trovano nei sacchetti delle patatine » affermò Sheldon superando l'astrofisico e l'ingegnere per avviarsi verso il suo ufficio.
Entrambi lo fissarono attentamente da dietro mentre lo seguivano stando però ad una certa distanza.
« Beh, non mi sembra messo male » mormorò Raj rivolto a Leonard dopo che quest'ultimo li affiancò accorgendosi solo ora che Sheldon aveva finalmente abbandonato quelle quattro mura domestiche per arrivare da solo fino in università. Si chiese perché non gli fece sapere nulla.
« È proprio questo il problema. Mi sembra troppo tranquillo. Ieri è rimasto tutta sera a premere il tasto dello smartphone per vedere se fosse arrivato un messaggio e oggi è qui come se niente fosse » spiegò Leonard sistemandosi gli occhiali con due dita.
« Quindi sei rimasto ancora con lui? »
« Solo per questi giorni, poi mi trasferirò definitivamente da Penny. Sarei già da lei se non fosse per questo casino » sospirò. « Ho anche preparato praticamente tutto »
« Capisco » disse annuendo appena.
Si incamminarono insieme verso i propri laboratori quando Howard si bloccò di colpo e spostò lo sguardo prima su uno e poi sull'altro. Raj e Leonard lo guardarono perplessi.
« Sheldon sa di Ryan? »


Amy non aveva molta voglia di lavorare quella mattina. Anzi, se avesse potuto sarebbe rimasta volentieri a casa, ma c'era quell'esperimento da concludere e non poteva rimandare il lavoro inutilmente.
Sheldon mancava da quattro giorni e ovviamente si era chiesta più e più volte il motivo della sua assenza. Che stesse riflettendo come gli aveva suggerito nell'e-mail? Se così fosse aveva davvero preso seriamente l'invito fatto dalla ragazza, cosa che la lasciò parecchio sorpresa.
Le mancava davvero molto, molto più di quanto si sarebbe immaginata. La tentazione di chiamarlo o scrivergli era forte, ma non poteva precipitarsi di nuovo da lui se prima non aveva le idee ben chiare. Non sarebbe stato giusto per Sheldon né tantomeno per lei.
Chissà cosa stava pensando in questo momento, se lo chiedeva ogni momento in cui aveva la mente libera.
Anche lei stava riflettendo in quei giorni e si era accorta che era molto più difficile di quanto pensasse. Non si trattava solo di trovare i pregi e i difetti di quella relazione, ma era un qualcosa di molto più profondo, qualcosa che ancora faticava a trovare.
Se avesse potuto sarebbe rimasta a casa a pensare esattamente come stava facendo lui in questo momento.
Si accomodò su uno dei tavoli liberi della biblioteca dell'università, nel posto più lontano e nascosto possibile. Appoggiò uno dei grandi volumi di biologia ed iniziò a sfogliarlo anche se non sapeva bene cosa stesse cercando. Voleva solo trovare un modo per non andare in laboratorio e restare da sola per un po'. Erano più di due mesi che lavorava con un nuovo collega, un chimico farmaceutico, per sperimentare dei nuovi farmaci contro le dipendenze da eroina e altri stupefacenti e, nonostante avesse sempre apprezzato la sua compagnia, quel giorno non si sentiva in vena di alcun tipo di conversazione. Guardò l'ora. Sicuramente ora la stava aspettando per prendere il caffè come facevano tutte le mattine.
Sperò che non si arrabbiasse per avergli dato buca senza alcun preavviso.


« Sheldon non accetterà mai » sbuffò Leonard una volta giunti davanti alla porta dell'ufficio dell'amico.
« Si tratta solo di mangiare fuori invece che in mensa, non è la fine del mondo! » esclamò Howard esasperato alzando gli occhi al cielo.
« Non possiamo nascondergli Ryan in eterno » obiettò invece il fisico sperimentale. Era una pessima idea mangiare fuori, Sheldon avrebbe dato di matto.
« Non si tratta di nasconderglielo, ma di non farglielo vedere in compagnia di Amy finché non si capisce come stanno le cose tra di loro » continuò Howard allargando le braccia in segno di ovvietà.
« Hai idea di come potrebbe reagire se la vedesse parlare con un altro uomo quando sono quattro giorni che non parla con lui? Potrebbe dare di matto come quando gli hai rovinato il fumetto di Iron Man o addirittura formattarsi e ritornare lo Sheldon freddo e privo di sentimenti di un tempo! »
« Come fa a formattarsi? Non è un computer! » esclamò Leonard esasperato per le teorie dei suoi amici appoggiando una mano sulla maniglia della porta.
« Vuoi correre il rischio? » disse serio Howard mettendosi di fronte a lui. Leonard ci pensò per qualche secondo e le immagini di uno Sheldon dispotico, esageratamente lamentoso e sempre con la necessità di mostrarsi superiore a tutto e a tutti gli passarono davanti agli occhi. Anche se presto non avrebbero più vissuto insieme sarebbero stati comunque distanti una decina di metri e solo Dio sa come avrebbe potuto rendere tediosa ed impossibile la sua vita avendolo semplicemente come vicino di casa.
« No, non voglio correre il rischio » mormorò aprendo finalmente la porta.
Sheldon, che dava la schiena all'ingresso, si girò appena e guardò tutti e tre come se fossero impazziti.
« Entrate senza bussare? »
« Ehm...sì? »
Sheldon assottigliò lo sguardo per aver ottenuto come risposta un'altra domanda.
« Sì. Mi sono dimenticato scusa » si affrettò a mostrarsi dispiaciuto per quella grave mancanza. Cominciavano già male.
Il fisico si limitò a un breve sospiro e appoggiò il pennarello blu che aveva usato fino a quel momento per scrivere alla lavagna sulla scrivania di legno.
« Cosa volete? Perché siete tutti qui? La vostra presenza rende opprimente e soffocante la stanza »
Howard guardò di sottecchi Leonard dicendogli con lo sguardo che ormai il processo di formattazione era già stato avviato e presto avrebbero rivisto lo Sheldon di cinque anni prima, quello che ancora non aveva conosciuto Amy.
« Volevamo chiederti se potevamo mangiare fuori oggi » disse Raj facendo un passo in avanti, pronto a sorbirsi la furia di Sheldon al posto dei suoi amici.
Sheldon incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio scettico.
« Fuori? » disse con esagerato e profondo disgusto.
« Sì per cambiare aria! Sempre la solita mensa, sempre il solito Kripke che ti dà fastidio...perché non andiamo da un'altra parte, amico? » Howard arrivò in soccorso dell'amico mostrando un atteggiamento fin troppo euforico per un semplice pranzo fuori dalla mensa nella speranza di convincerlo.
« Punto primo non capisco questo tuo entusiasmo, secondo io e te dobbiamo ancora rivalutare il nostro concetto di amicizia e terzo io mangio in mensa perché è lì dove ho sempre mangiato da quando ho iniziato a frequentare quest'università. Mangiare fuori non è nemmeno lontanamente contemplabile »
« Cosa intendi con rivalutare il nostro concetto di amicizia? Pensavo avessimo chiarito quando siamo andati in Texas! » esclamò Howard offeso.
« Ma non puoi essere un po' più elastico una volta tanto? » si aggiunse Raj sorpassando Howard e il suo disappunto.
« Io elastico? Io sono sempre elastico! È il motivo per cui non vi ho cacciati quando siete entrati senza bussare e che perda il mio preziosissimo tempo ad ascoltare le vostre idiozie! » esclamò allontanandosi dalla scrivania. « E ora se volete piantarla di farmi perdere tempo vorrei andare a mangiare. Sono già in ritardo di dieci minuti » e detto questo uscì lasciando i tre amici immobili.
Camminava a passo svelto per i corridoi evitando gli studenti che chiacchieravano tra di loro e i professori che discutevano su qualche partita di football.
Tutta le tensione e lo stress accumulato in quei giorni lo aveva sfogato sui suoi amici e un po' gli dispiacque avergli risposto così male, alla fine sapeva che lo stavano facendo per lui, ma l'idea di mangiare fuori restava comunque fuori discussione e ancora non capiva da dove saltasse fuori.
Si sedette al suo tavolo e dopo l'ennesima provocazione di Kripke che ignorò totalmente lasciandolo basito ed insoddisfatto poté finalmente iniziare a mangiare.
Poco dopo fu raggiunto anche dagli altri che si sistemarono con i vassoi nei loro posti senza smettere di guardare nervosamente le persone che avevano attorno.
« È inutile che continuiate a guardarvi attorno in quel modo, so chi state cercando » disse senza alzare gli occhi dal piatto.
« D-davvero? » disse Leonard con una punta di panico. Non poteva saperlo, nessuno gli aveva parlato di Ryan prima.
« Certo. Mi pare evidente che stiate cercando Amy »
Leonard si lasciò andare in un sospiro di sollievo e si sistemò meglio sulla sedia dopo essersi voltato per guardare due scienziati entrare dalla porta.
« Non preoccupatevi so che Amy lavora qui e che le probabilità di incontrarci siano molto alte, ma ho tutto sotto contro—» si bloccò appena vide la ragazza in questione entrare in mensa.
Amy ricambiò il suo sguardo e timidamente gli fece un sorriso per poi guardare il pavimento e sedersi in un altro tavolo.
Ebbe l'impulso di alzarsi e di andare da lei, ma non era sicuro che lo avrebbe gradito. Aveva detto che per un po' era meglio se non si parlavano così decise di accettare quella dolorosa richiesta. Se questo era un modo per riavere indietro Amy allora era più che disposto ad aspettare.
Tornò a guardare il piatto,  deciso ad ignorarla, ma l'attrazione che aveva per Amy lo costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo per cercare il suo e trovò quegli occhi verdi che gli erano mancati così tanto guardarlo intensamente e velati di una certa malinconia.

Appena finito di mangiare giunse il momento di tornare al lavoro e furono piuttosto soddisfatti di constatare che Ryan non si fosse nemmeno presentato. Erano davvero timorosi di vederlo entrare, sedersi al tavolo con Amy ed iniziare a conversare come se fossero stati amici di lunga data. Accompagnarono Sheldon al suo ufficio, un po' per essere sicuri di non imbattersi in Ryan lungo i corridoi, un po' per curiosità di una sua reazione dopo che rimase in silenzio per tutto il tempo dopo aver visto Amy.  
Si fermarono davanti alla porta e tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo per aver completato, almeno per quel giorno, la missione in modo ottimale. Ma come aveva detto Leonard non potevano nascondergli Ryan in eterno e prima o poi Sheldon sarebbe stato costretto a porsi di fronte alla realtà dei fatti.
« Okay...quindi siamo arrivati » disse Howard dondolandosi sulle gambe e sfregandosi le mani nervoso.
« Sì, anche se sapevo raggiungere da solo il mio ufficio visto che sono dieci anni che percorro quotidianamente i corridoi di questa università e ormai praticamente ogni angolo è perfettamente conosciuto dal sottoscritto, merito anche della mia prodigiosa memoria eide—»
« Va bene abbiamo capito, ciao » sbuffò spazientito l'astrofisico già annoiato dai suoi lunghi discorsi poco interessanti.
« La prossima volta stai tranquillo che non ti accompagniamo » borbottò invece Leonard che si aspettava almeno un "grazie ragazzi, sono contento di avere amici come voi" e che sapeva mai avrebbe sentito fuoriuscire da quella bocca.
« Ora, se volete scusarmi, io sarei arrivato e dato che siete stati piuttosto opprimenti oggi senza alcun particolare motivo mi limito semplicemente a rivolgervi un superficiale cenno con la testa in segno di saluto. Cia' » disse aprendo finalmente la porta e rivelando sul fondo la sua lavagna bianca che conteneva un'equazione a cui aveva lavorato tutta mattina senza giungere ad alcuna soluzione. Guardò i numeri con attenzione ed assottigliò lo sguardo per un paio di secondi quando capì perché non riusciva a tirar fuori il risultato corretto.
« Amy mi distrae continuamente » mormorò tra sé e sé e solo Raj lo sentì il quale si limitò a  guardarlo un po' dispiaciuto. Prima di richiudere la porta una voce alle sue spalle catturò la sua attenzione. Non l'aveva mai sentita prima e, curioso com'era, immediatamente si voltò per dare un volto alla voce sconosciuta.
« Ehi ragazzi come state? »
Raj sbiancò, Howard rimase immobile con l'espressione fissa e Leonard dapprima aprì e richiuse la bocca un paio di volte, poi finalmente ebbe il coraggio di articolare qualche parola. Ryan si trovava di fronte a loro con un sorriso smagliante e l'aria solare.
« B-bene. E tu? »
Il giorno prima il direttore dell'università convocò alcuni dei più prestigiosi ricercatori per presentare il nuovo chimico farmaceutico e spiegò che avrebbe collaborato con il Caltech per un periodo di circa un anno e poi, forse, si sarebbe trasferito definitivamente con loro. Ryan inquadrò subito Leonard, Raj e Howard e nonostante gli sembrassero un po' strani decise lo stesso di fare la loro conoscenza. Non sapeva perché, ma già dalla prima impressione gli stavano simpatici e infatti nel giro di un paio di ore confermò quello che aveva pensato su di loro.
E il giorno prima Sheldon non c'era per questo non conosceva affatto l'individuo che aveva di fronte. Il fisico continuava ad osservare Ryan con l'aria vagamente interessata. In un altro momento sarebbe semplicemente entrato ignorando tutti, ma questa volta invece una vocina dentro di sé gli disse di rimanere.
« Non c'è male » scrollò le spalle. « Ero così concentrato sul lavoro che mi sono persino dimenticato di pranzare! Se vi avessi visto mi sarei unito a voi »
Sheldon alzò un sopracciglio scettico. « Scusa e tu chi saresti? Non avresti potuto unirti a noi perché le regole sociali impongono che per condividere il pranzo con altri bisogna essere dei conoscenti anche se questo non è sufficiente a garantire un posto al tavolo, infatti la conoscenza deve essere portata ad un livello superiore in cui tra le due o più parti ci sia un certo grado di intimità, la quale ovviamente varia in base al tipo di amicizia che si pone. Non è detto che due persone che si conoscono da anni siano anche molto legati » si limitò a dire con aria di sufficienza. Ci mancava solo che gente sconosciuta si mettesse a pranzare con lui. A malapena sopportava Howard.
Ryan sbatté gli occhi un paio di volte travolto da quel fiume di parole. « Tu devi Sheldon C...mmh...aspetta vediamo se mi ricordo...» alzò gli occhi al cielo per pensare. Dopo un paio di secondi li riabbassò e schioccò due dita. « Sheldon Copert! Giusto? »
Il fisico teorico lo guardò con aria di profondo disgusto sentendo il suo cognome storpiato. « Oh buon Dio se presti alle tue ricerche la stessa attenzione che presti nell'imparare i nomi ti conviene cambiare lavoro. Ti ci vedrei bene a coltivare mirtilli » disse chiedendosi come si potesse non imparare un cognome tanto semplice e diffuso come il suo. « E comunque sono il dottor Cooper, fisico teorico in possesso di una laurea e due dottorati di ricerca » si affrettò a concludere.
« Hai ragione, perdonami. Ho sentito parlare tanto di te e finalmente ho avuto il piacere di conoscerti » disse cercando di rimediare alla figuraccia fatta.
« Già, immagino che tu abbia sentito parlare tanto di me. Infondo io sono famoso qui per essere la mente più brillante e geniale, quella che spicca al di sopra di tutta questa gente mediocre che ogni giorno si avvicina ai propri almanacchi a ai propri microscopi pensando di essere in grado di cambiare il mondo » affermò con un piccolo sorriso strafottente. « Poveri illusi » aggiunse mettendosi le mani dietro la schiena e guardando un punto dietro Ryan. « E comunque tanto è un piacere per te avermi conosciuto quanto non lo è stato affatto per me, dato che mi stai facendo perdere un mucchio di tempo prezioso con le tue chiacchiere futili » disse tornando alla serietà di prima.
Il chimico iniziò a ridacchiare nervosamente come faceva ogni persona non abituata ai discorsi di Sheldon. « Okay...» si limitò a dire in mancanza di altro.
Il fisico era finalmente in procinto di chiudersi la porta alle spalle e immergersi nuovamente nella matematica sperando, per almeno un paio di ore, di non pensare ad Amy. Aveva davvero bisogno di una tregua.
« So che siete impegnati ragazzi, ma volevo chiedervi soltanto una cosa prima » Leonard lo guardò impaziente incitandolo mentalmente a darsi una mossa. Prima Ryan si allontanava meglio era. « Sapete dirmi dove posso trovare Amy? Di solito quando non lavoriamo insieme ci incontriamo la mattina alla macchinetta a prendere il caffè, ma oggi stranamente non sono ancora riuscito a vederla »
A quelle parole Sheldon aprì la porta di scatto e lo fissò con gli occhi spalancati. Chi era quello? Cosa voleva da Amy? E cosa significava che lavoravano insieme, prendevano il caffè e che oggi ancora non era riuscito a vederla?
Ryan non fece nemmeno caso allo sguardo infuocato che Sheldon gli riservava.
« Ehm...io non lo so » rispose Leonard dopo un tentennamento iniziale. Anche se avesse voluto non avrebbe potuto dirglielo perché effettivamente non sapeva dove poteva essere.
« Forse è in laboratorio, oppure in biblioteca » disse Raj e Howard gli scoccò immediatamente un'occhiataccia omicida.
« Ma certo, che stupido che sono, sarà rimasta anche lei bloccata con il lavoro. Vado subito a guardare allora. Grazie! » e con un bel sorriso di ringraziamento si allontanò velocemente lungo il corridoio.
« Ma che ti salta in mente?! Non puoi dare questo genere di informazione al nemico! » sussurrò Howard a bassa voce all'astrofisico.
« Hai ragione sono un'idiota! Ma ha l'aria di una persona gentile e simpatica e ho ceduto » si giustificò tenendo anche lui la voce bassa per non farsi sentire da Sheldon. Ma il fisico aveva ancora gli occhi fissi nella direzione in cui Ryan si era diretto anche se lui ormai non c'era più.
Solo ora trovò le parole che gli erano rimaste bloccate in fondo alla gola. « Chi è quello? » domandò con aria cupa.
« Lui è...è Ryan Green il nuovo chimico farmaceutico » rispose Leonard.
« E per quale assurdo motivo sta cercando Amy? » chiese sempre rivolto al suo migliore amico il quale si limitò a rispondere con un'alzata di spalle.
« Aspetta,  ma dove vai? » gridò rivolto al fisico teorico il quale aveva iniziato a percorrere a passo svelto il lungo corridoio per raggiungere il Dipartimento di Biologia e, più precisamente, il laboratorio della sua fidanzata.
Ovviamente non diede alcuna risposta a Leonard.
Il suo unico obiettivo ora era trovare Amy.

« Posso entrare? » domandò dopo aver bussato leggermente alla porta aperta.
Amy si voltò appena, giusto per vedere chi era anche se la sua voce era inconfondibile. Gli sorrise mentre con la testa gli faceva cenno di sì.
« Certo, tanto qui ho quasi finito » disse appoggiando la penna sul block notes pieno di appunti e cancellature. Alla fine aveva optato per mettere da parte i suoi pensieri e ritornare al suo esperimento. Sapeva che sarebbe stato questione di poco prima che Ryan la raggiungesse.
« Ti ho portato il caffè, ma credo che ormai sarà diventato freddo » disse mordendosi il labbro e appoggiando il bicchiere di carta sul tavolo.
« Non importa, lo apprezzo molto. Nessuno mi aveva mai portato il caffè in laboratorio »
Ryan schioccò la lingua. « Felice di essere il primo allora » le mostrò un sorriso e lei sorrise a sua volta. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio Amy decise di riprendere in mano la situazione.
« Hai letto gli ultimi risultati? Credo che questa volta ci siamo »
« Sì, ho dato un'occhiata veloce...però prima vorrei chiederti una cosa » disse dopo averla fissata un po' troppo a lungo negli occhi verdi.
Sheldon individuò il laboratorio di Amy ed affrettò il passo sentendo nel contempo una morsa allo stomaco. Cosa avrebbe dovuto fare una volta arrivato? Sarebbe andato da lei e poi? Se Ryan fosse arrivato prima? E se li avesse trovati insieme che parlavano? E se si fosse arrabbiata nel vederlo quando gli aveva detto chiaramente che adesso non era il momento per vedersi? E se invece fosse stata felice?
Troppi quesiti, troppi dubbi attanagliavano la sua geniale mente e sapeva che soltanto una volta arrivato davanti alla porta avrebbe potuto dissipare ogni suo dubbio, avere una risposta ad ogni sua domanda, bella o brutta che fosse.
Arrivato davanti all'ingresso del laboratorio di biologia sentì due voci provenire dall'interno. Una era chiaramente di Amy mente l'altra era indubbiamente di Ryan.
Iniziò a sudare freddo.
Si avvicinò con circospezione e rimase mezzo nascosto dietro al muro. Si affacciò quel tanto che gli bastava per distinguere le frasi.
Ryan si sistemò sulla sedia un po' incerto. « Ti va se stasera usciamo a mangiare qualcosa insieme? »
« Mi stai invitando a cena? »
« Sì cioè no! Si tratta solo di una cena tra colleghi, nulla di più e...» sospirò mettendosi una mano nei capelli. « Scusa non dovrei dirti queste cose so che sei fidanzata e...lascia perdere, dimentica » disse mettendo le mani in avanti in segno di scusa.
Amy sorrise leggermente, un sorriso triste però. « Le cose tra me e il mio fidanzato non vanno proprio benissimo ultimamente »
Sheldon trattenne il respiro. Aveva apertamente ammesso che non stava andando per nulla bene tra di loro. Certo, lo aveva capito da un pezzo, ma fece comunque male sentirlo dire così ad alta voce e rivolta a quel tizio.
« Mi dispiace. Non sempre è facile, anche se si sta insieme da tanto tempo »
Amy annuì appena. « Lo so, solo che avrei voluto che certe cose andassero diversamente » lo guardò. « Scusa, non voglio annoiarti con i miei problemi. Piuttosto, stavi parlando di una cena...ipoteticamente dove sarebbe? » Infondo cosa c'era di male in una tranquilla cena tra colleghi?
Il fisico sgranò gli occhi. Non poteva...non poteva davvero accettare.
« Beh...ti piace il cinese? »
« Certo, è il mio preferito »
« Ottimo allora perché è anche il mio preferito » disse sorridendo. « Alle otto? »
« Perfetto »
« Benissimo, così possiamo parlare delle nostra ricerca e dei nuovi risultati usciti questa mattina. Già sento profumo di fama e ricchezza, tu no? » chiese e Amy rise.
« A dire il vero sento solo odore di disinfettante e plastica » ora era il turno di Ryan ridacchiare.
E mentre i due ragazzi avevano iniziato a parlare del loro lavoro Sheldon era rimasto immobile come una statua ad osservarli. Ancora non credeva che Amy, quella sera, sarebbe uscita con Ryan per una cena. Di giovedì, quando loro avevano la loro consueta cena romantica da quattro anni ormai.
Si sentiva davvero spossato come se fosse stato investito da un pullman. Allora Amy era davvero decisa a voltare pagina e a dimenticarsi di lui? Quindi era questo il suo modo di fermarsi e riflettere sulla loro relazione? Uscendo con qualcun'altro?
Amy aveva come la sensazione che qualcuno la stesse fissando. Era da qualche minuto ormai che aveva questa impressione e decise di voltarsi verso la porta, ma non vide nessuno.
 
~°~

Penny si portò il bicchiere di vino rosso alle labbra e mentre assaggiava il liquido osservava di sottecchi Amy. Era contenta di rivederla dopo giorni che non la sentiva anche se aveva trovato parecchio strano ritrovarsela così all'improvviso quel pomeriggio davanti casa sua. Non voleva soffermarsi troppo su questo aspetto, infondo poco importava sapere perché avesse deciso di punto in bianco di farsi rivedere, non era quello l'importante. Piuttosto si accorse che era parecchio strana, più strana del solito e la colpa la dava a quello che stava succedendo con Sheldon. Come darle torto? Non era facile la situazione che si era creata, ma almeno aveva deciso di ricercare la compagnia delle sue amiche e questo era già importante.
Amy disse sì e no due parole per tutto il pomeriggio.
« Quindi stasera si va a ballare? »
Amy le scoccò un'occhiata per nulla entusiasta. Penny la notò e subito alzò la voce di un tono per rimarcare il suo disappunto.
« Dai Amy, per favore! Ne abbiamo già parlato tempo fa! Il vestito da prestarti ce l'ho e ti assicuro che nessun ragazzaccio verrà da te a darti fastidio. Pensavo che ormai ti avessimo convinte » disse cercando di coinvolgerla un po'. Avevano parlato per settimane di andare a ballare tutte insieme e quella doveva essere la sera in cui finalmente avrebbero fatto qualcosa di diverso che restare in casa a bere vino e spettegolare su colleghi e vicini di casa.
Amy scosse la testa e si sistemò sul divano iniziando a lisciarsi la gonna blu scuro sulle ginocchia. « Stasera sono già impegnata, mi dispiace »
Penny corrugò la fronte. Strano che uscisse per conto suo, non era da lei. Amy restava in compagnia soltanto di loro e se non era con loro era con Sheldon, ma sapevano tutti come stavano le cose tra di loro adesso e, proprio per questo, voleva che Amy si svagasse un po' e non pensasse a niente, almeno per una sera soltanto.
« D'accordo. E quindi che cosa farai? » indagò Penny non del tutto convinta del comportamento dell'amica.
Amy si limitò a scrollare le spalle. « Andrò via. Non è nulla di importante » disse vaga.
Bernadette assottigliò lo sguardo. « Nulla di importante o nulla che non vuoi dire? » Forse era proprio per questo che aveva deciso di punto in bianco di unirsi alla serata tra ragazze.
« Voi divertitevi pure senza di me » le rispose con un piccolo sorriso tirato.
Penny portò le mani sui fianchi e la guardò con un'espressione di rimprovero. « Amy cosa ci nascondi? »
« Io? Assolutamente niente » disse con noncuranza e bevendo un generoso sorso di vino.
« C'è qualcosa che non vuoi dirci? Magari che riguarda Sheldon? » la punzecchiò Bernadette sapendo che quello era un suo punto debole e che avrebbe ceduto presto.
« N-no, non è successo niente » balbettò guardando velocemente prima una e poi l'altra.
Penny sospirò. « Tesoro, non sai mentire, esattamente come Sheldon »
Amy sbuffò leggermente e si sistemò gli occhiali. Ormai non sarebbe più riuscita a tenerlo nascosto.
« Stasera ho un impegno con...Ryan Green » sospirò. « Usciamo fuori a cena » disse in un soffio ed entrambe le ragazze si irrigidirono.
« Esci con Ryan...Green? » disse Bernadette con gli occhi sbarrati per lo stupore.
« È solo una cena tra colleghi, nulla di più » si affrettò a rispondere prima che fraintendessero. E infatti era così. Cenava semplicemente con un collega che l'avrebbe ascoltata parlare del suo lavoro e, perché no, magari le avrebbe dato anche un consiglio.
« E chi è? » domandò Penny guardando la microbiologa. Quest'ultima si allungò per prendere il portatile rosa appoggiato sul tavolino.
« Aspetta te lo faccio vedere » digitò velocemente sulla tastiera del computer il nome del ragazzo e dopo dieci secondi girò il portatile verso di loro, mostrando ad entrambe la pagina di Facebook di Ryan.
Penny lo osservò attentamente. « Non male il ragazzo, ma chi è? » esclamò iniziando a sfogliare le sue foto.
« È un chimico farmaceutico. Ha lavorato con noi per qualche settimana quattro o cinque mesi fa » spiegò Bernadette.
« Un chimico?! Davvero? » esclamò Penny guardandola mezza sconvolta. Bernadette annuì. « Perché tutti i nerd che conosco io non sono così? Ma non poteva essere lui il coinquilino di Sheldon? » borbottò tra sé e sé, ma venne udita chiaramente da entrambe le ragazze. « Non è che possiamo venire anche noi stasera? »
« Penny ti ricordo che sei sposata adesso. Con Leonard » disse seriamente la microbiologa facendo alzare lo sguardo della ragazza su di sé.
« Lo so lo so, solo che questo è piuttosto carino rispetto ai soliti scienziati che sono abituata a vedere. Se lo avessi incontrato anni fa ci avrei fatto sicuramente un pensierino » chiuse il computer e lo riappoggiò nel punto di prima. « Vi siete conosciuti al lavoro immagino »
« Non esattamente. Comunque lavora con me e dapprima ci limitavamo a scambiarci due chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè poi anche a pranzo quando non riesco ad andare a mensa e adesso mi ha chiesto di uscire a cena »
« Come colleghi » disse non convinta.
« Come colleghi » ripeté per conferma.
Le due bionde si scambiarono uno sguardo preoccupato. Poi Bernadette interruppe il silenzio.
« Non pensi che ti abbia chiesto di uscire come colleghi solo perché sapeva che altrimenti non avresti accettato? Credo che lui abbia in mente qualcos'altro di una semplice chiacchierata di lavoro »
Amy iniziò a ridere. « Ti assicuro che non è così. Ryan è solo un ottimo collega e parlare in un ristorante invece che in università è molto meglio »
« Però a te piace »
Amy si bloccò e guardò Penny con gli occhi sgranati. « Ma cosa stai dicendo? »
« Sì, altrimenti non avresti mai accettato di uscire con lui. E ho come la sensazione che hai voluto prenderti questa fantomatica "pausa di riflessione" » mimò le virgolette con due dita « perché ancora non hai capito cosa esattamente provi per lui. Sbaglio? »
Penny la guardava seriamente ed Amy trattenne il respiro.
« Ti sbagli invece. Non ho mai voluto prendere questa pausa da Sheldon per Ryan »
« E allora per cosa? »
Amy sprofondò nel divano ed incupì il viso. « Io...io non lo so. Amo Sheldon dico davvero, ma certe volte ho come la sensazione di star perdendo tempo con lui. La nostra relazione sembra arrivata ad un punto morto e comincio ad essere stanca di dover chiedere per avere un po' della sua attenzione quasi fosse una richiesta fuori dal mondo. Mi piacerebbe comportarmi come tutte le altre coppie, vorrei che dimostrasse quanto ci tiene a me senza alcun timore o paura » abbozzò un piccolo sorriso. « Ryan invece è gentile, è carino, è simpatico e divertente. Si interessa davvero di me e—» si bloccò e strinse le labbra accorgendosi di tutto quello che aveva appena detto del suo collega.
« Ed è l'opposto di Sheldon » concluse Penny al suo posto iniziando a giocare con la sua fede.
Un silenzio tombale cadde in casa.
« Sheldon lo sa? » domandò timidamente la microbiologa.
« No, non gli ho detto nulla. Non credo sia il momento adatto » disse ripensando a come l'aveva guardata stamattina. Uno sguardo carico di risentimento, dispiacere e malinconia. Improvvisamente indurì lo sguardo. « E poi non c'è proprio nulla da dirgli! Io e Ryan siamo semplici amici, va bene? Solo perché usciamo a cena non significa che ci sia un secondo fine! » sbottò alzandosi.
« Ma sei comunque fidanzata! Amy devi pensare anche a questo. Cosa faresti se fosse Sheldon ad uscire con una collega, mettiamo Alex, mentre siete in un momento della vostra relazione così delicato? » Bernadette si alzò a sua volta per fronteggiarla.
« Le caverei immediatamente gli occhi se osasse anche solo provare a guardarlo, quella stronza » sbottò arrabbiandosi come se davvero Alex avesse chiesto a Sheldon di uscire insieme.
« Visto? E la stessa cosa la sta provando anche Sheldon » disse Penny.
« Non è uscendo con Ryan che risolverai i tuoi problemi » disse schiettamente Bernadette. Amy sospirò rendendosi conto che aveva ragione.
« Hai ragione. Io...non avrei dovuto accettare, lo so. Gli manderò un messaggio per disdire »
« No, glielo mandi adesso. Fammi vedere che glielo invii » disse Penny tirando fuori il cellulare dalla sua borsa e allungandoglielo. Amy titubante lo afferrò. Dieci secondi dopo premette il tasto invio.
« Contente? »
« Hai fatto la cosa giusta, fidati »
Amy voleva ribattere quando sentì bussare alla porta. Ad ogni colpo sentiva il cuore accelerare riconoscendo a chi apparteneva quell'insolita ed inconfondibile bussata.
Penny incrociò le braccia e sbuffò. « Entra! »
Sheldon entrò con l'espressione imbronciata.
« Perché quella faccia? Qualche ragazzino cinese ti ha fatto il culo ad un videogioco? » ridacchiò Penny punzecchiandolo un po'. Ormai lo conosceva da così tanto tempo che sapeva cosa avrebbe fatto nel corso di tutta la settimana dal tanto le sua routine era monotona e priva di cambiamenti. E da qualche giorno aveva iniziato a passare più tempo a giocare ai videogiochi online contro giocatori sparsi in tutto il mondo. Forse era un modo per evadere un po' dalla realtà.
« Non mi va di parlarne » borbottò.
« Se pensi di essere bravo a far qualcosa ricordati che ci sarà sempre un bambino cinese più bravo di te » continuò Penny senza smettere di sorridere.
« Inizio a pensare che tu abbia ragione, come quel ragazzino coreano più bravo di me nella fisica che ho avuto la sfortuna di incontrare anni addietro. Se non fosse per la sua mente sempliciotta da comune tredicenne dedita al divertimento e ai piaceri della vita a quest'ora sarei a lavorare in un fast food. Ma comunque sarei stato molto più bravo di te come cameriere » disse guardando intensamente la bionda la quale si limitò a sospirare.
« Cosa sei venuto a fare qui? »
« Giusto, per colpa delle tue chiacchiere mi stavo quasi per dimenticare. Ero in procinto di prendere la mia consueta tisana post partita settimanale a League of Legends quando mi sono accorto di non avere la tisana ai frutti rossi. So che ne hai un po' in dispensa perché anche Leonard adora quel tipo di tisana e sono sicuro che l'avrà comprata quando l'altro ieri è andato con te a fare la spesa. Quindi non è che me ne presteresti—» si bloccò quando si accorse chi c'era in quella stanza insieme a Bernadette e Penny. Aveva pensato alla possibilità di incontrarla da Penny, ma aveva urgente bisogno della tisana ai frutti rossi e in un modo o nell'altro doveva procurarsela. E poi era convinto che fossero giorni che non si sentisse più con la vicina di casa.
Incrociò i suoi occhi per la seconda volta in quel giorno e, a differenza di quando erano in mensa, ora non riusciva a staccarglieli di dosso. La osservò a lungo in quell'espressione diventata improvvisamente seria e apparentemente priva di ogni emozione.
Amy non trovava il coraggio di dire nulla. O forse, non sapeva nemmeno cosa dire.
Sheldon con fatica tornò a guardare la padrona di casa. « Beh, ne hai un po' oppure no? » chiese freddamente.
Penny senza dire nulla come suo solito solo per il gusto di provocarlo e prenderlo un po' in giro andò a cercare in dispensa la tisana che voleva e sempre senza pronunciare una parola gliela porse.
« Tieni »
« Grazie. Alla fine posso sempre contare su Leonard anche se non è più mio coinquilino » disse con aria di sufficienza.
Amy abbassò lo sguardo. « Io devo andare » mormorò e Sheldon sentì un brivido lungo la schiena. Sapeva dove stava andando. Non la guardò nemmeno mentre raggiungeva la porta.
« Penny, Bernadette...buona serata » le salutò uscendo prima di lei e non degnandole la minima attenzione.
Le due ragazze le lanciarono uno sguardo eloquente.
« Sapeva che saresti uscita con Ryan, dunque » affermò Penny incrociando le braccia.
« Impossibile. Non poteva saperlo »
« Allora perché non ti ha nemmeno rivolto la parola? »
« Perché abbiamo concordato che non ci saremmo parlati o visti in questo periodo. E, giustamente, sta facendo quello che gli ho chiesto di fare. Ora scusate, ma devo andare » disse con tono piatto afferrando la sua borsa e uscendo a testa bassa dall'appartamento della sua migliore amica. Questo era quanto aveva detto a loro, ma dentro di sé sapeva che Sheldon era a conoscenza della sua uscita con Ryan. Non sapeva come lo avesse saputo, ma era sicuramente così. Bastò il suo sguardo per farglielo capire.
Da una parte fu sollevata di aver mandato quel messaggio.

 
Guidò verso casa immaginandosi i ragazzi cenare come al solito nell'appartamento 4A e parlare del più e del meno come facevano sempre. Nonostante Penny le avesse chiesto più volte di restare lei rifiutò categoricamente. Non voleva stare da loro per cena, non dopo l'occhiataccia che Sheldon le aveva lanciato e come avesse voluto a tutti i costi evitarla. Non le rivolse nemmeno una parola e questo la ferì molto anche se era stata proprio lei a dirgli di non parlarsi per un po'. Pensava che ritrovandosi nella stessa stanza almeno un cenno di saluto se lo sarebbero scambiati. Non avrebbe sopportato di restare nella stessa stanza con lui e comportarsi come se non si conoscessero, o peggio, come se l'uno non esistesse per l'altra.
Una volta arrivata accese la tv e si gettò sul divano sperando che un film potesse distrarla. Anche solo novanta minuti sarebbero stati più che sufficienti per darle un attimo di respiro da quei continui pensieri che occupavano costantemente la sua mente brillante. Mentre era completamente assorta dal film sentì qualcuno bussare alla sua porta. In un primo momento pensò fosse Penny, ma non poteva essere lei era sicuramente con i ragazzi a cena in quel momento. Andò ad aprire pensando ad una scusa per mandare via lo scocciatore, chiunque fosse stato. Invece rimase molto sorpresa nel ritrovarsi davanti un ragazzo molto familiare.
« Ryan? Cosa ci fai qui? »
« Hai detto che non volevi più uscire perciò sono venuto a trovarti. Ho portato il gelato » disse mostrando una borsina di plastica con dentro una vaschetta di gelato.
Amy guardò prima il ragazzo poi il gelato e poi ancora il ragazzo. Alla fine si spostò per farlo passare.
« Entra »
Ryan si guardò un po' attorno. « Quando mi hai mandato quel messaggio ci sono rimasto un po' male. Oggi mi sembravi abbastanza entusiasta e tutto d'un tratto mi dici che non vuoi più uscire. Ho pensato che forse era successo qualcosa e così sono passato di qua visto che non avevo nulla da fare e—» improvvisamente si fermò e spalancò gli occhi come se avesse avuto una rivelazione.
« Oh...magari sei qui con il tuo fidanzato e stavate facendo...e io vi ho interrotti...scusa me ne vado via subito » disse frettolosamente ripensando al messaggio che gli aveva mandato. Ma certo, ovviamente avevano fatto pace e ora stavano passando del tempo insieme in intimità. Provò un'improvvisa gelosia immaginandola baciarsi e stare vicina con il suo fidanzato.
Amy lo fermò per il braccio. « Non c'è nessuno Ryan. Sono a casa da sola »
« Ah...beh almeno non ho interrotto niente » ridacchiò nervoso passandosi una mano nei capelli per l'imbarazzo. Fu anche sollevato nel sapere che nessun fidanzato era qui, quindi forse non era ancora stato risolto niente. Meglio così.
Amy si intenerì nel vederlo con lo sguardo basso. Tirò fuori la vaschetta di gelato e andò a prendere due cucchiai.
« Perché il gelato? » chiese curiosa la ragazza ritornando in salotto.
« Mi sono ricordato che hai detto che le cose tra te e il tuo ragazzo non vanno tanto bene e ho pensato che il gelato ti avrebbe tirato su di morale. Il cioccolato produce serotonina,  il cosiddetto ormone della felicità. E non dirmi che sei a dieta perché non ci credo » Ryan sorrise e Amy ne abbozzò uno a sua volta. Non sapeva come sentirsi. Era la prima volta che qualcuno si interessava così tanto a lei e le faceva una sorpresa di questo tipo. Ryan era un ragazzo premuroso e un po' di gentilezza ogni tanto ci voleva.
« Come facevi a sapere dove abitavo? » disse allungandogli un cucchiaio.
« Mi sottovaluti, Amy » disse misterioso Ryan sedendosi sul divano. « Stavi guardando Cinderella Story? »
« Ehm...sì. Non fanno nient'altro »
« Stai aspettando anche tu il principe azzurro? » disse senza guardarla e aprendo la vaschetta.
I principi azzurri esistono solo nelle favole di questo ne era certa. E Sheldon non ne aveva l'aspetto né tantomeno il carattere, ma lei non era mai stata in cerca del perfetto principe azzurro.
Amy si sedette accanto a lui senza dire nulla. Affondò il cucchiaio nella morbida crema prendendone una bella porzione. Mangiare il gelato insieme nella stessa vaschetta era una cosa semplice e molto comune eppure lei non l'aveva mai fatto prima. Non aveva mai avuto amiche per farlo e Sheldon odiava mangiare nello stesso piatto. Era piacevole condividere qualcosa con qualcuno.
Ryan intanto le riservava delle brevi occhiate. Aveva lo sguardo pensieroso e avrebbe pagato qualunque cosa pur di sapere cosa le stesse passando per le mente in quel preciso istante.
« Sarei dovuta andare a casa del mio fidanzato stasera, ma non ho voluto »
« Perché? »
« Perché...» si morse il labbro.
« Se non vuoi dirmelo non importa. Non voglio costringerti »
« Mi sono presa una pausa da lui dopo cinque anni che stiamo insieme perché non so più nemmeno io cosa voglio »
Ryan la guardò confuso. Non era a conoscenza di nulla della loro relazione, non sapeva nemmeno chi fosse questo fidanzato.
« Comincio a far fatica a sopportare la sua freddezza, la sua poca attenzione per me, il suo voler mettermi sempre al secondo posto. Però nello stesso momento so che lui è fatto così e non voglio che cambi. Non voglio che diventi un'altra persona per colpa mia »
« Forse non sa come mostrarti il suo affetto. Non tutti amano mettere in mostra i propri sentimenti »
Amy sospirò girando il cucchiaio nel gelato mezzo sciolto. « Sheldon è un ragazzo particolare, molto, molto particolare »
Ryan sgranò gli occhi e mandò giù il gelato in fretta causandogli un breve dolore alla fronte. « Sheldon? Aspetta, intendi Sheldon Cooper? »
« Sì esatto »
La fissò intensamente ancora per qualche secondo. « Ah, capisco. Concordo nel dire che sia piuttosto particolare come ragazzo » mormorò ricordando la conversazione avuta quella mattina in cui praticamente lo aveva quasi insultato solo per aver osato pronunciare il suo cognome in modo errato.
Amy si tormentò l'unghia del pollice. « Ogni volta che penso che la nostra relazione possa finalmente muoversi un po' vengo sempre e costantemente illusa per niente. Quando ha detto di amarmi ero convinta che sarebbe finalmente cambiato qualcosa tra di noi, non solo sul piano fisico ma anche su quello emotivo. Pensavo che saremmo andati a vivere insieme o che Sheldon sarebbe stato meno restio nel volere un po' di contatto fisico e invece, ovviamente, non è cambiato quasi niente. Abbiamo solo dormito una volta insieme e basta. Inoltre quando ha iniziato a fare progetti futuri mi ha inclusa? Ovviamente no, tanto io non conto nulla giusto? Sì, perché non avrebbe scelto di andare su Marte senza di me, anche se poi si è corretto e ha addirittura ammesso che potremmo avere dei figli su Marte solo per poterli definire marziani » sbottò sistemandosi i capelli che le erano andati davanti alla faccia. « Non possiamo nemmeno baciarci quando vogliamo. Ti sembra possibile? » Si stava solo sfogando, non si aspettava nemmeno che Ryan la stesse a sentire. Infondo a chi importava dei suoi problemi?
Il chimico invece aveva l'espressione attenta, ma la fronte era leggermente corrugata per la perplessità di quello che Amy aveva appena detto. Era uno sfogo abbastanza strano da sentire. Non era la prima volta che sentiva degli amici lamentarsi per la loro relazione, ma quella era senza dubbio la prima volta che veniva tirato in ballo un viaggio per Marte. Tra l'altro cosa significava che avevano dormito insieme solo una volta? Non era possibile che non avessero avuto alcuna intimità in cinque anni che stavano insieme.
« Perdonami, Amy, ma credo di non capire bene quello che intendi. Viaggio per Marte? Solo una volta avete dormito insieme? E perché non potete baciarvi quando volete? » chiese sempre più confuso ad ogni domanda.
« Abbiamo un contratto che sancisce ogni aspetto della nostra relazione. Si chiama contratto tra Fidanzati »
A Ryan andò di traverso il gelato e dovette tossire energicamente un paio di volte per poter tornare a respirare. « Il che roba?! »
« Te lo faccio vedere » andò in camera a prendere il documento tenuto con cura nel cassetto del comodino. « Questo è il contratto tra Fidanzati. È un documento che vincola e regola i comportamenti delle parti che lo hanno sottoscritto, ovvero il fidanzato e la fidanzata » spiegò tranquillamente.
Il ragazzo sbatté gli occhi più volte ancora incredulo. « Stai scherzando vero? » disse iniziando a sfogliarlo.
« No, affatto. Non ho mai trovato assurdo questo documento, anzi lo trovo romantico, ma la tua reazione dice il contrario » ecco perché Penny le aveva detto più volte di non dire a nessuno, sopratutto ai colleghi, del particolare tipo di relazione che avevano.
« E a te sta bene? » chiese appoggiando il documento nello spazio che c'era tra di loro.
« Come ho già detto non lo trovo assurdo, anzi mi è sempre sembrato parecchio romanti—»
« Pensi sia una cosa normale avere delle regole messe per iscritto su come ci si deve comportare? Ho solo visto la sezione "tenersi per mano" e trovo sia assolutamente assurdo. Dovresti essere libera di prendere per mano il tuo fidanzato quando ne hai voglia e non solo quando stai per scivolare o come supporto morale per il vaccino antinfluenzale! »
« E nel caso si vinca il premio Nobel » aggiunse.
« Questo in una relazione non dovrebbe esserci » disse prendendo in mano il documento e mostrandoglielo. « Perché tu devi essere libera di fare quello che ti senti di fare al momento. Se vuoi prenderlo per mano lo prendi, se vuoi baciarlo lo baci. Se non vuoi stare con lui non ci stai. La relazione tra una coppia è questo »
Amy guardò prima l'oggetto nella mano del ragazzo e poi lui. Forse aveva ragione. Lei doveva essere libera di fare ciò che si sentiva di fare e non per delle regole che Sheldon si era autoimposto. Improvvisamente però ebbe un'illuminazione e strappò di mano il contratto.
« Ma noi non ci prendiamo per mano solo in queste circostanze. Lo facciamo anche al cinema, quando c'è qualcosa che ci preoccupa o quando dobbiamo dare una notizia importante a qualcuno » gli occhi si illuminarono. « Mi ha preso per mano quando Howard stava per partire per lo spazio e quando abbiamo detto a Leonard e Penny che volevamo prenderci una tartaruga » sfogliò il contratto fino alla sezione aggiunta di recente, ovvero quella che riguarda i baci. « Così come ci siamo baciati sotto il vischio a Natale nonostante non ci fosse stato nessun appuntamento romantico e abbiamo fatto uno sleepover in un fortino anche se non c'è scritto da nessuna parte che possiamo farlo »
Ryan era ancora più confuso ora che furono tirati in ballo fortini e tartarughe.
« Sheldon non sta più seguendo questo contratto, o almeno, non nel modo rigido con cui lo faceva prima...» guardò il chimico. « Capisci cosa significa? »
« Mmh...credo di no »
« Significa che si sta adattando alle mie esigenze. Sta cambiando e io non me ne sono nemmeno accorta »
Ryan la osservò a lungo. Sorrideva adesso, riusciva a vederlo anche se aveva i lunghi capelli che le ricoprivano il profilo del viso, gli occhi invece malinconici. Forse stava ricordando qualcosa. Avrebbe voluto abbracciarla, ma probabilmente non lo avrebbe apprezzato in questo momento.
« Forse è solo un'altra tua illusione » disse debolmente il chimico infrangendo così i suoi sogni come una pietra che colpiva un castello fatto interamente di vetro. Amy tirò su la testa e lo fissò negli occhi scuri.
E se avesse avuto ragione?
E se ancora una volta stava vedendo una cosa che in realtà non esisteva?
« Amy...» si avvicinò un po' di più. « Non pensi che se stesse cambiando come dici tu a quest'ora ci sarebbe lui qui e non io? »
La neurobiologa rimase senza parole. Quando aveva sentito bussare alla porta una piccolissima parte di sé sperò che si trattasse di Sheldon che aveva deciso di raggiungerla e dirle che avrebbe fatto di tutto per lei, qualsiasi cambiamento lei volesse. Ma ovviamente Sheldon non avrebbe mai fatto nulla di tutto ciò, probabilmente non stava nemmeno pensando a lei in questo momento.
« Sì...hai ragione » mormorò con un filo di voce. Si era illusa un'altra volta per niente.
Amy sembrava così piccola e indifesa in quel momento che Ryan si intenerì. Tra l'altro non aveva tolto un secondo gli occhi di dosso dalla ragazza. Prima osservava il profilo del viso, poi i capelli scendere lungo le spalle, gli occhi verdi così belli e le labbra rosee su cui si era soffermato più a lungo. Appena conosciuta l'aveva trovata abbastanza strana doveva ammetterlo, ma poco dopo aver iniziato a lavorarci insieme aveva imparato a conoscerla e scoprì che in realtà era divertente, ironica, geniale. Era un tipo di ragazza che non si incontra facilmente e forse era quasi unica. Non era affatto strana, era solo una che non aveva passato una vita facile. Non voleva che per colpa di quel fisico Amy soffrisse perché non se lo meritava.
Ryan gli sfiorò leggermente la mano ed Amy non la ritrasse da quel tocco. « Vorrei averti conosciuta prima di Sheldon »
Amy non disse nulla. Sentì la mano di Ryan appoggiarsi sopra la sua.
« Se io fossi al posto di Sheldon non ti obbligherei a sottoscrivere un contratto di questo tipo. Saresti libera di fare tutto quello che vuoi. Di tenere per mano, abbracciare e baciare quando vuoi, senza regole »
« Ryan...» mormorò appena.
« Scusa devo andare. Non voglio fare tardi stasera » disse frettolosamente alzandosi di scatto e raggiungendo la porta.
Amy rimase immobile al suo posto seguendolo semplicemente con lo sguardo fino a quando non uscì e la casa cadde di nuovo in un confortevole silenzio.
Decise di andare a dormire. Un sonno ristoratore l'avrebbe aiutata a fare chiarezza l'indomani mattina, sia su Sheldon sia sulla strana ammissione di Ryan.
E prima di addormentarsi, per un momento soltanto, immaginò Ryan al posto di Sheldon.


Buon pomeriggio!
Ora che sono ritornata in possesso del pc posso finalmente tornare a pubblicare questa fanfic!
Beh, diciamo che sono successe un po' di cose, no? Sheldon, nonostante gli sforzi degli amici, è comunque venuto a conoscenza di Ryan e quando Amy ha accettato di uscire con lui a cena c'è rimasto molto male. Povero :(
Amy è sempre più in dubbio, ma almeno sappiamo che questa pausa non è stata presa per Ryan. E quest'ultimo sta iniziando a far capire le sue intenzioni.
Ma ora cosa accadrà?
Piccolissimissimo spoiler del prossimo capitolo!

"Il chimico accorciò la distanza ed Amy fece un passo indietro.
Andarsene. Doveva andarsene. O almeno così il suo cervello le ordinava di fare. Ma allora perché le sue gambe non si muovevano?"



Il terzo capitolo arriverà domenica/lunedì prossimo.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
Grazie a tutti i lettori che sono giunti fino a qui e a chi ha voluto fermarsi due minuti per farmi sapere cosa ne pensava del primo capitolo. <3
A presto!
 
  
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