I'll give everything that I got for
your love
Un
insieme della vera
fiaba, del cartone Disney, della mitologia su Ondina e tutto miscelato
all’interno della mia testa che ha aggiunto piccoli
particolari di fantasia.
Liam
odiava far
arrabbiare Zayn, o almeno credeva di averlo fatto arrabbiare
perché era da
tutta la giornata che gli stava riservando la pratica del silenzio. Non
aveva
capito il motivo o la causa scatenante, cercava di pensarci o di
richiamare la
sua attenzione ma lui non lo degnava nemmeno di una semplice occhiata e
usciva
dalla stanza, facendolo sospirare e accasciarsi sulla poltrona con una
smorfia
triste.
Se
doveva elencare quel
che di brutto gli era successo in tutta la vita, erano
stati mesi terribili quelli, di sicuro i silenzi di Zayn
avrebbero guadagnato i primi posti della classifica. Era orrendo non
poter
chiedergli con le parole cosa gli avesse fatto, poteva solo tenere gli
occhi
puntati sulla sua figura e sperare di ottenere delle risposte. E poi
amava la
sua voce, era ormai abituato a sentirlo parlare per ore, raccontargli
dei paesi
in cui era cresciuto e quelli che aveva visitato; era come viaggiare in
posti
sconosciuti con lui.
Invece
quel pomeriggio
era rimasto seduto sulla poltrona con le gambe strette al petto, il
mento
poggiato contro le ginocchia e un’espressione corrucciata in
viso mentre
ripensava a quel che poteva aver combinato di così grave.
Non era la prima
volta che inconsciamente si metteva nei guai, suo padre diceva che
aveva un
potere innato per quello e visti i recenti avvenimenti non poteva
nemmeno
dargli torto. Quella volta era diverso, era sicuro di non aver fatto
nulla, di
non aver combinato uno dei suoi soliti pasticci.
Zayn
doveva essersi
innervosito per qualcosa di piccolo, solo per quel motivo poteva
essergli
sfuggito dalla mente perché farlo arrabbiare era
l’ultima cosa che voleva.
Forse era stata l’espressione triste che aveva in viso mentre
osservava il
principe Louis allontanarsi in carrozza nel crepuscolo, se il suo
sbuffo e “Mi rincresce che tu debba
passare del tempo
solo con me” erano un indizio. O i suoi tentativi
vani per sapere ancora
una volta come si chiamasse, lo sguardo speranzoso che aveva in viso
mentre gli
porgeva la piuma gocciolante d’inchiostro e gli indicava la
pergamena pulita.
Al
primo non era
riuscito a reagire o bloccarlo, spiegargli che passare del tempo solo
con lui
era una delle cose che amava di più in quella terra. E al
secondo non poteva
raccontargli cosa significasse svelare un semplice nome. Poteva
provarci ma
sarebbe stato troppo complicato e Zayn l’aveva lasciato solo
in quella stanza
dopo il terzo tentativo.
Aveva
ascoltato per la
prima volta il padre quando gli ripeteva “Il
nome di ognuno di noi è il dono più prezioso che
possediamo” e non era il
non fidarsi di Zayn a bloccarlo, ma suo padre ne aveva fatta una
questione di
vita o di morte e aveva già rischiato a sufficienza nei mesi
precedenti. Aveva
cercato di spiegarglielo quella mattina, tutta una notte sveglio a
cercare di
memorizzare i gesti e le espressioni del viso giuste per fargli intuire
il
concetto, ma lui si era alzato dalla sedia, si era scusato con parole
fredde
quanto eleganti e l’aveva lasciato di nuovo solo in una
stanza e con un broncio
insoddisfatto sulle labbra.
Il
problema di tutta
quella situazione erano i mezzi inefficaci che era costretto a usare
per
spiegare che non voleva fare un torto a lui, che apprezzava le ore che
dedicava
a insegnargli a scrivere ma non poteva rivelargli il vero nome.. o
qualsiasi
altra cosa gli chiedesse. Non poteva scrivere il nome della
città da cui
proveniva, poi Oceano era fin
troppo
vago, o perché non riuscisse a parlare, perché si
fosse fidato della Strega dei
Sette Mari che gli aveva promesso un paio di gambe senza accennare alla
perdita
della voce.
E
i pettegolezzi che
giravano a palazzo sull’odio nutrito verso le sirene o gli
abitanti del mare,
le torture che erano usate in casi di ritrovamenti, erano quello che
l’aveva
fatto stare sveglio per più di una notte e farlo giungere
alla conclusione di
non fidarsi di nessuno. Zayn poteva anche essere innocuo, poteva
sembrare una
persona per bene, un umano gentile,
ma era amico del principe e lui odiava
il mare, l’aveva sentito lanciare accuse alle creature
mostruose che lo
abitavano e che erano implicate nella morte del padre. Liam sperava
stupidamente di essere l’unico in grado di fargli cambiare
idea, di essere nato
per salvare la sua anima e portare la pace tra i due mondi;
perché se Louis
avesse apprezzato lui - amato anche -,
avrebbe potuto dimenticare le vecchie ostilità e dare una
tregua alle creature
del regno sottomarino. Aveva cercato più volte di spiegare
quel punto al padre,
gli rispondeva di smetterla di giocare a fare il grande protettore e
lui non
aveva mai osato ribattere; non sapeva come avrebbe reagito alla
confessione di
essere innamorato del principe, non avrebbe sicuramente portato buone
notizie.
Si
era rivolto alla
Strega dei Sette Mari perché era l’unica che
sembrava volerlo ascoltare, forse
le sue intenzioni non erano del tutto oneste, e gli aveva offerto una
vita in
superficie con il suo bel principe.
Tralasciando il dolore atroce nel momento in cui gli aveva inciso la
coda, la
perdita della voce e l’essere quasi affogato - il bruciore
del primo respiro
non l’avrebbe mai dimenticato - lei aveva rispettato quel che
gli aveva
promesso: una vita in superficie con il principe. Certo lui non aveva
il
carattere migliore, aveva accettato di ospitarlo a palazzo solo
perché la
servitù gli aveva promesso di prendersene cura e si era
stufato presto di lui e
del non saper parlare con uno sbuffo e “Non
mi stare tra i piedi”, ma era normale trattasse in
quel modo uno
sconosciuto, o qualcuno di rango inferiore. Aveva solo bisogno di tempo
per
farsi notare da lui e, come aveva spiegato la Strega dei Sette Mari,
intrappolarlo nella grande tela
dell’amore.
Zayn
era tutt’altra
cosa, era buono e gentile; era rimasto con lui per dieci minuti a
cercare di
farlo parlare prima di arrendersi. Si era ripresentato nelle cucine la
mattina
dopo e gli aveva detto che era normale avere paura, che anche lui si
era
salvato da un naufragio quand’era piccolo e che il principe
non era cattivo ma
solo particolare. Non doveva essergli bastato il cenno
d’assenso come risposta
perché aveva sospirato, l’aveva guardato
un’ultima volta e gli aveva dato le
spalle, uscendo dalle cucine. Era poi diventata un’abitudine
trovarlo nelle
cucine e ascoltarlo parlare, desiderando ritrattare quel patto con la
Strega
solo per avere la possibilità di chiedere a quel ragazzo di
non andare via, che
non lo stava annoiando e voleva sentire altri racconti
sull’Oriente.
In
quei due mesi Zayn
gli aveva raccontato ogni cosa della sua vita, era figlio di mercanti,
lui e il
padre erano stati vittima di un naufragio quando lui aveva compiuto
appena
sette anni e si era salvato miracolosamente, tornava a casa, in
Oriente, da sua
madre e dalle sue sorelle solo per un breve periodo durante
l’anno e dopo un
viaggio faticoso. Aveva aggrottato la fronte quando aveva spiegato di
soffrire
il mal di mare e si era fatto
sempre
più sorpreso quando aveva maledetto le onde con un grugnito
e un gesto della
mano. Ricordava quando aveva bisbigliato “Tu
sai tutto di me e io non so nulla di te”, aveva
abbassato lo sguardo con
fare colpevole e aveva aspettato uscisse dalle cucine prima di
sollevare gli
occhi su Chanya e cercare di ricambiare il sorriso che gli rivolgeva.
E
ora, a distanza di
due mesi, Zayn era davvero arrabbiato con lui, forse aveva perso la
pazienza e
non sarebbe più tornato a raccontargli delle giornate
passate in famiglia, del
sole caldo e di quei posti esotici in cui era cresciuto. Forse aveva
perso
l’occasione di avere un amico, stava iniziando a considerarlo
tale ormai, ma
non poteva per nessun motivo rivelare qualcosa che potesse metterlo in
pericolo, nonostante si fidasse di Zayn.
-
Cosa succede?- Tenne
gli occhi bassi e si strinse nelle spalle con una piccola smorfia sulle
labbra,
non sapendo da che parte iniziare per spiegare a Chanya che stava bene
e non
era successo nulla di grave. Iniziò a mordicchiarsi il
labbro quando sentì i
suoi passi avvicinarsi e puntò gli occhi poco più
grandi nei suoi, scuotendo
fermamente il capo alla preoccupazione con cui chiedeva “Avete litigato?”.
Sbuffò
infastidito da
quella situazione, era insopportabile non poter parlare almeno con lei
e
sfogarsi. Chanya era una donna di colore che lavorava a palazzo, gli
aveva
offerto subito un piatto caldo quando era stato portato
all’interno delle
cucine tutto infreddolito e fradicio, non aveva esitato a pararsi di
fronte a
lui quando il consigliere del principe aveva ordinato di cacciarlo e si
era
proposta per prendersene cura e insegnargli qualche mansione. Era
sempre stata
gentile con lui e paziente, era l’unica ad aver avuto fiducia
in lui dal primo
istante e a non essersi arresa o averlo lasciato solo un attimo. E lui
si era
affezionato fin dal principio, da quando l’aveva stretto tra
le braccia e aveva
ordinato ai due uomini che l’avevano ritrovato sulla spiaggia
di recuperare
qualcosa di caldo per non farlo ammalare, era come una madre e lui
sperava gli
esseri umani fossero un po’ più simili a lei.
Si
torturò le dita tra
loro quando sentì il suo verso di comprensione, tenne gli
occhi fissi sulle
proprie gambe e mosse il capo in un cenno al suo “Non vuole parlarti ancora?”,
sollevando poi gli occhi lucidi su di
lei con il polso che strofinava contro le palpebre per non lasciarsi
sfuggire
le lacrime. Era frustrante non poter parlare e spiegarle tutto,
sfogarsi con
l’unica persona che era sicuro fosse in grado di capirlo, e
l’unica cosa che
riusciva a fare era guardarla con gli occhi sempre più
lucidi e sperare di
spiegarle tutto con l’espressione del viso.
-
Non piangere,
tesoro.- lo richiamò con le mani tra i suoi capelli, le dita
che scorrevano tra
le ciocche e lo facevano lentamente rilassare. - Non pensarci, sono
tutti così
gli artisti. Nessuno sa cosa passa per la loro testa, non sono di
questo
mondo.- cercò di ridacchiare con lei e si passò
la manica della maglia lungo le
guance, mordicchiandosi il labbro e lasciando che fosse lei a pulirgli
il viso
mentre canticchiava in una lingua sconosciuta e melodiosa.
-
Vuoi andare in
giardino?- Si strinse nelle spalle e scosse la testa, indicando il
secchio e la
spazzola che aveva lasciato a terra e che doveva usare per pulire la
stanza,
non passare il suo tempo a rimuginare su quel che poteva aver combinato
a Zayn.
- Continuo io qui, tu vai a prendere un po’ d’aria
fresca. Il principe non tornerà
entro un paio di settimane e ti prometto che non finirai nei guai, ci
penso io
a tutto.- Si torturò il labbro con i denti mentre riprendeva
a scuotere la
testa, indicare a terra e se stesso, per poi bloccarsi con una sua mano
contro
la spalla e l’altra contro la guancia, trattenendogli il viso
e rivolgendogli
un sorriso incoraggiante.
-
È un regalo per
avermi aiutato tanto in questi mesi e per avermi tenuto compagnia. Devi
ritornare per l’ora di cena perché ho bisogno di
te nelle cucine, ora sei libero.-
Non riuscì a trattenere l’impulso di avvolgere le
braccia attorno alla sua
vita, nascondere il viso contro il suo petto e lasciarsi cullare dalla
sua voce
e dalle dita che passava tra i capelli, rilassò le spalle al
bacio contro la
fronte e all’ordine fatto con un sorriso di uscire in
giardino, rivolgendole un
ultimo sorriso di ringraziamento prima di uscire dalla stanza.
Il
giardino di quel
palazzo era immenso, pieno di fiori colorati e profumati che creavano
un vero e
proprio pezzo di Paradiso sulla Terra; era il posto preferito di Liam,
dove si
nascondeva tra una pausa e una nuova mansione, e gli sembrava di
riuscire a
riprendere il fiato quando raggiungeva il punto che si affacciava
sull’oceano,
l’odore salmastro e il profumo dei fiori si fondevano
armoniosamente. E proprio
come i mesi precedenti era riuscito a calmarsi non appena si era fatto
sentire
il rumore delle onde in lontananza, stringendo le mani sulla ringhiera
e
sporgendosi con il busto fino a percepire il vento fresco contro il
viso, i
pochi schizzi che gli bagnavano le guance e lo facevano sospirare
felice. Era
un po’ come essere a casa, o almeno molto più
vicino di quand’era chiuso tra
quelle quattro mura di cemento del palazzo del principe.
-
Non ti ho mai visto
sorridere così, o almeno da quando sei qui.- Si
voltò con uno scatto per
fronteggiare il punto da cui proveniva la voce, lasciandosi sfuggire un
solo
verso sorpreso prima di arrossire e puntare gli occhi sugli stivali di
Zayn per
non dover ricambiare il suo sguardo; era stupido ma si sentiva ancora
in colpa
per quella qualsiasi cosa
l’avesse
deluso o fatto arrabbiare.
Si
strinse nelle spalle
e sospirò con una smorfia quando si rese conto di non poter
pronunciare una
sola parola, mosse il piede contro il terriccio e inclinò il
viso,
concentrandosi su un punto del giardino dai fiori più
sgargianti di altri.
Puntò immediatamente gli occhi su di lui nel percepire la
sua mano contro il
braccio, mordicchiandosi il labbro quando la ritirò con
delle scuse, e aspettò
che fosse lui il primo a fare la mossa successiva, riuscendo a fissarlo
solo
con gli occhi più grandi dalla sorpresa al contatto delle
sue dita contro la
guancia.
-
Non so come
comportarmi con te.- Studiò persino il movimento delle sue
labbra, non
perdendosi nemmeno un secondo, e ridacchiò con uno strano
calore alle guance,
ascoltando il suo verso stizzito e vedendolo incrociare le braccia con
una
smorfia di disappunto ma un sorriso che non riusciva a nascondere. - Ho
sempre
l’impressione di annoiarti, ti sto importunando?- Premette i
denti contro la
lingua e scosse velocemente il capo con un risolino sulle labbra, per
poi
scoppiare in una vera e propria risata al suo chiedere: - Ti stai
divertendo?-
Solo
quando incrociò i
suoi occhi scuri e socchiusi si bloccò, portò una
mano contro la bocca e
distolse lo sguardo con un’espressione colpevole, incassando
la testa tra le
spalle a ogni sospiro del ragazzo dai capelli neri. Non voleva
affrontarlo ma
non aveva molta scelta quando lui stringeva il mento tra le dita e gli
sollevava il viso, restando in silenzio e tenendo gli occhi fissi su
quei fiori
mentre lui continuava a studiarlo.
-
Vorrei solo conoscere
il tuo nome.- lo sentì bisbigliare con un ritmo lento e le
dita che premeva
contro la mandibola, come a richiamare l’attenzione e
guadagnare il suo
sguardo. - Qualcosa che mi faccia capire che esisti davvero e non sei
solo
frutto della mia immaginazione. Mi sembra di stare impazzendo, Louis
aveva
ragione a mettermi in guardia dal passare tutto quel tempo nelle
osterie. E ora
sto farneticando senza senso e ti sto sicuramente spaventando.-
Il
primo istinto, non
appena sentì il contatto delle sue dita venir meno, fu
quello di gridargli di
fermarsi, di non andare via, ma fu costretto a ripiegare
sull’afferrare la
manica della camicia tra le dita, rafforzando la stretta
all’incrociare i suoi
occhi e annuendo al suo chiedergli: - Vuoi che resti qui?-
Mosse
il capo ancora
una volta al suo specificare “Qui
con te?”
e distolse lo sguardo alla luce nei suoi occhi, lasciando la presa e
torturando
le mani tra loro. Decise di tenere gli occhi puntati sulle punte degli
stivali
di Zayn, non volendo mettersi in imbarazzo più di quel
momento, e impiegò tutte
le sue forze per non guardarlo quando percepì la sua mano
contro la schiena, il
calore di quel contatto che penetrava la stoffa della maglia, e il
sussurro a seguirlo in un posto speciale.
Aveva
evitato di
sollevare lo sguardo perché non sapeva nemmeno come o cosa
chiedergli, l’aveva
seguito in silenzio e si erano fermati di fronte a un cespuglio di
fiori rossi
e azzurri. Inclinò appena il capo per studiare quello
immobile accanto a lui,
arrossì immediatamente nell’incrociare il suo
sguardo e si sporse verso quei
fiori strani al suo cenno incoraggiante, chiudendo gli occhi per
lasciarsi
coinvolgere da quel profumo delicato.
Si
irrigidì al suo
spiegare che “Sono le lacrime della
sirena”, ritirandosi con uno scatto e attirando il
suo sguardo curioso e
confuso. Liam era quasi tentato di tornare nel palazzo e chiudersi in
uno stanzino,
perché Zayn non poteva aver davvero scoperto il suo segreto,
era stato attento,
non poteva averlo capito, ma prese un respiro per calmarsi e
cercò di ascoltare
il continuo del suo discorso. Fortunatamente era troppo preso dal
raccontare
tutto quel che sapeva di quel fiore per notare la postura rigida che
aveva
assunto, incise i palmi nelle unghie e ricacciò il conato di
vomito quando lo
sentì spiegare delle torture inflitte alle creature
mitologiche dei mari e “Sono solo
delle leggende per tenere i bambini
lontani dall’acqua”.
-
Cosa succede? Ho
detto qualcosa di sbagliato?- Solo in quel momento si accorse di avere
gli
occhi lucidi, qualche lacrima che era già corsa lungo la
guancia, e si affrettò
a passare la manica della maglia sul viso tra delle scosse del capo per
indicargli di stare bene.
-
Louis odia questi
fiori, li ha fatti estirpare tutti ma riescono sempre a tornare.
Incredibile,
vero?- Lo osservò in silenzio allungare una mano e spezzare
un gambo per
portare alle labbra uno di quei fiori, arrossendo quando lo colse con
gli occhi
fissi su di lui, e lo sentì prendere un respiro con un
“Io amo questi fiori”.
-
Rappresenta l’unione
tra le creature della terra e quelle del mare, o almeno così
narra la leggenda.
E così mi ha raccontato mia madre.- Si fece più
attento alle sue parole e
accettò il fiore con le guance rosse e un sorriso timido
sulle labbra,
sfiorando i petali con i polpastrelli. - Nasce sulle lacrime di una
sirena dopo
la morte del suo amato durante la Grande Guerra. Penso sia solo una
delle
solite leggende, le sirene non si vedono da secoli e l’unico
che ancora crede
nella loro esistenza è Louis. Lui e la sua sete di vendetta.-
-
Ti piace? È tutto
tuo, è un regalo per farmi perdonare.- Abbassò lo
sguardo su quel fiore
prezioso che teneva stretto tra le dita e sorrise emozionato quando si
rese
conto di aver appena ricevuto un dono, trattenne il labbro inferiore
con i
denti e puntò gli occhi enormi nei suoi, lasciandosi
scompigliare i capelli con
una piccola risata e annuendo poi con fare serio ai suoi “Non mostrarlo a nessuno”,
“Questa
è una delle poche rimaste e la sto tenendo nascosta al
principe”.
Si
sentiva importante
con quello stelo tra le dita, gli occhi puntati sui colori accesi e la
voce di
Zayn che sussurrava “Sarà
il nostro piccolo
segreto”. Resistette all’impulso di
sollevare lo sguardo, sapeva di avere
l’attenzione di quel ragazzo addosso, e si torturò
il labbro con i denti per
trattenersi quando sospirò e biascicò qualche
parola sconosciuta, sembrava
quasi un’imprecazione, assieme a un semplice “Vorrei solo riuscire a capirti”.
Solo
quando sentì i
suoi passi allontanarsi si decise a distogliere lo sguardo dal terreno,
portò
il fiore alle labbra con un sospiro e strizzò gli occhi per
non piangere dalla
frustrazione di non poter nemmeno ringraziarlo decentemente.
Ritornò
all’interno del palazzo dopo aver guardato
un’ultima volta la pianta di quei
fiori strani, cercò di raggiungere il più in
fretta possibile la piccola stanza
assegnatagli per passare la notte e infilò quello che teneva
in mano nel
piccolo vaso che stava sul comodino e che Chanya gli aveva portato il
primo
giorno del suo arrivo.
Teneva
le braccia
incrociate sul davanzale della finestra e gli occhi fissi sulle onde
quando
riconobbe la figura del moro, stava seduto sulla sabbia con la schiena
poggiata
contro le rocce e il capo basso per concentrarsi su quel che doveva
essere un
disegno. Scosse la testa nel ricordare le sue ultime parole, come
s’impegnava
per capirlo nonostante lui non fosse in grado di esprimersi, e si
lasciò la
stanza alle spalle per raggiungere le cucine e rivolgere un sorriso e
un cenno
a Chanya e alla preoccupazione sul suo viso.
La
mattina dopo Liam si
trovava nella biblioteca del palazzo, aveva passato gran parte della
nottata
con gli occhi fissi sui petali rossi e blu di quel fiore particolare ma
nonostante il sonno non avrebbe rinunciato a passare quel tempo con
Zayn; erano
due mesi che si trovavano ogni mattina seduti a quello stesso tavolo e
non
voleva rompere quella che era diventata quasi una tradizione. Non
sapeva come
mesi prima Zayn avesse convinto il principe, forse erano davvero amici
o non
vedeva nulla di male nell’impartirgli lezioni di scrittura o
grammatica.
Preferiva
di gran lunga
stare in silenzio ad ascoltarlo parlare che muovere la piuma sulla
pergamena
per tracciare le linee che Zayn aveva chiamato
“lettere”, era buffo mentre
s’impegnava per cercare di spiegargli al meglio un concetto e
agitava le mani
quando si lasciava prendere dai discorsi.
Aveva
imparato in quei
mesi a riconoscere i cambiamenti d’umore in lui: quando era
felice, con la
testa presa da tutt’altro o semplicemente quando non era
giornata. E quello era
uno dei casi, era sicuro la questione del giorno precedente fosse
risolta - gli aveva regalato un fiore per
scusarsi
- ma Zayn era stranamente taciturno, picchiettava lo stivale contro il
pavimento e Liam sapeva bene di non dover disturbarlo, impegnandosi a
passare
la piuma contro la guancia e a puntare di tanto in tanto lo sguardo
fuori dalla
finestra e sulle onde dell’oceano.
Solo
al suo
schiarimento di voce spostò lo sguardo su di lui,
deglutì quando si accorse di
essere sotto la sua totale osservazione e appoggiò la penna
sulla pergamena,
preparandosi ad alzarsi in piedi per mettere quanta più
distanza tra loro due.
Era strano, le interne gli si erano attorcigliate per colpa
dell’ansia e Zayn
non faceva che fissarlo da troppo tempo.
Fu
il sussurro, il
flebile “Certe volte penso tu non
sia di
questo mondo”, a paralizzarlo in quel punto e non
dargli possibilità di
reagire, se non per gli occhi spalancati e fissi sul ragazzo che aveva
sospirato e puntato gli occhi sugli scaffali pieni di libri.
-
Sei sempre così
sfuggente.- lo sentì aggiungere dopo pochi minuti, come se
stesse esprimendo un
pensiero ad alta voce e non per rendere partecipe lui. - Vorrei saper
leggere
nella tua testa per capirti e togliermi quest’ossessione. Sei
complicato e non
mi dai tregua. Voglio sapere qualcosa su di te, qualsiasi cosa.-
continuò con
un tono quasi disperato e un ritmo veloce, voltandosi con il busto per
fronteggiarlo e appoggiando la mano sul braccio del castano per
trattenerlo.
-
Non voglio
spaventarti.- biascicò a fatica, trascinando ogni lettera
con una smorfia ad
increspargli le labbra e la mano che rafforzava la stretta ai tentativi
dell’altro di liberarsi. - Non voglio farti del male, non
potrei mai. Scrivi
solo l’iniziale del tuo nome, solo quello. Moti.- ripeté di nuovo
con un’urgenza nella voce,
bisbigliando l’ultima parte in una lingua sconosciuta e
ottenendo
immediatamente l’attenzione di un Liam curioso.
-
Mi stai dando qualche
difficoltà, sai?- riprese a parlare Zayn dopo un sospiro,
sciogliendo la presa
sul suo braccio e sfiorandogli il punto in cui aveva stretto forse con
eccessiva forza. - È vero che da quando sei comparso passo
meno tempo chiuso in
qualche locanda a bere, che ho ripreso a disegnare e forse non sembro
più un
morto che cammina.- Liam lo osservò mentre sospirava,
passava le dita sul
ciuffo di capelli per spostarli dalla fronte e incrociavano poi gli
sguardi,
sentendo le guance scaldarsi al piccolo sorriso, alla scossa del capo e
“Non mi avevano mai detto fosse
così
difficile stare dietro a una musa”.
Abbassò
per un attimo
gli occhi sulla pergamena, cercando il coraggio per incontrare di nuovo
il suo
sguardo, si indicò con un’espressione curiosa e
aspettò che gli chiedesse “Vuoi
sapere cos’è una musa?” prima
di
annuire con un sorriso timido e i denti premuti contro la lingua.
C’era
sempre qualcosa
in Zayn, nel suo modo di spiegare e in come cercava le parole giuste
che lo
costringeva a restare con gli occhi fissi su di lui, per non perdere
nemmeno un
secondo di quel che raccontava.
-
Come potrei fartelo
capire..- Strinse i denti sul labbro inferiore per non ridere della sua
espressione buffa, si torturò le dita tra loro e si mise
dritto con la schiena
quando lo vide schioccare le dita e ricominciare a dire con un ritmo
incalzante: - Quando ti piace tanto fare una cosa, non riesci
più a farla e sei
triste.-
Si
rabbuiò a quelle
parole, pensando a quanto gli mancasse nuotare, e incrociò
le braccia sul
tavolo, appoggiandovi contro il viso e sospirando con il labbro
inferiore
sporgente.
-
No, non fare così.-
Scosse il capo ai suoi tentativi di rallegrarlo, ignorando il
successivo: - Ti
prometto che è una cosa bella, perché poi conosci
una persona che ti aiuta a..
a riprendere quel che amavi tanto fare. Visto? Non è una
cosa brutta.-
Inclinò
il viso quando
iniziò a premere le dita contro la guancia per attirare
l’attenzione, tenne gli
occhi fissi sui volumi impolverati e spinse la fronte contro le
braccia,
desiderando sparire da quel posto e riavvolgere il filo di quei mesi
passati
con i piedi per terra. Voleva solo tornare in acqua, voleva raggiungere
le sue
sorelle, suo padre; gli mancava così tanto casa.
-
Una musa è quella
persona che ti dà coraggio di riprendere le tue passioni,
quel che amavi fare.-
Si mordicchiò il labbro inferiore quando lo sentì
tremare per la nostalgia di
casa, voltò nuovamente il viso per affrontare il moretto e
si lasciò
accarezzare una guancia con gli occhi che aveva chiuso per non
mostrargli tutte
le emozioni. - Ti prometto che è una cosa meravigliosa
essere la musa di
qualcuno. Non potrei mai paragonarti a qualcosa di brutto, moti. Non piangere, non voglio farti
piangere.- lo sentì aggiungere
quando sollevò le palpebre e gli mostrò le
lacrime che premevano per liberarsi,
cercò di tenere gli occhi fissi su di lui e
percepì il suo fiato caldo contro
la guancia mentre passava le dita tra i capelli e gli ripeteva che
“Non c’è nessun
motivo per cui piangere”.
-
Puoi scrivere solo
l’iniziale? Solo quella e poi non ti farò
più nessuna domanda.-
Vide
i suoi occhi
illuminarsi quando si strinse nelle spalle e sollevò il viso
dal tavolo per prendere
la piuma, continuò a spostare lo sguardo dalla pergamena,
all’inchiostro e a
Zayn, cercando di cacciare l’ansia e trovare sicurezza in
lui. Suo padre gli
aveva insegnato a non fidarsi degli essere umani, non che
l’avesse mai
ascoltato, e aveva imparato a sue spese a contare solo su se stesso,
anche se
sarebbe stato meglio non entrare proprio in quel grande pasticcio. Ma
di Zayn
poteva fidarsi? E quante possibilità aveva
d’indovinare il nome con una
semplice lettera? E soprattutto scoprire da questa la sua vera natura.
Forse
suo padre gli aveva messo addosso solo tanta ansia e Zayn non sembrava
pronto a
pugnalarlo, nel caso in cui ci fosse stato un collegamento tra il nome
e
l’essere una creatura dei mari.
Inclinò
il viso per
studiare il moretto e lo trovò con gli occhi fissi sulla
pergamena, il busto
proteso in avanti per conoscere immediatamente quel segreto.
Percepì la mano
tremare al ricordo del dolore lancinante alla perdita della coda e no,
non
aveva sofferto e perso inutilmente la voce e la cosa più
importante che
possedeva per rischiare di mettersi ancora una volta nei guai.
Tracciò
con cura e
lentezza ogni lettera, concentrandosi per ricordare gli insegnamenti di
Zayn
sulla s e “proprio
come un’onda rovesciata”,
appoggiò la piuma accanto alla
pergamena e tenne gli occhi puntati sulla parola che aveva scritto a
fatica,
annuendo al suo leggere “scusa”
come
a confermare.
Restò
immobile e in una
postura rigida quando percepì un peso contro la spalla e
prese colore sulle
guance nel momento in cui si accorse di avere Zayn così
vicino e poggiato a
lui. Deglutì una sola volta con gli occhi puntati sulle sue
dita che scorrevano
lungo la pergamena, si sentiva strano con il suo respiro contro il
collo, e
ascoltò il suo sospiro, vedendolo staccarsi da lui con una
scossa del capo e “Non importa, lo
sapevo che non l’avresti
scritto”.
Non
c’era cosa che
desiderava più del parlare e spiegargli la situazione, che
non era per fare un
torto a lui ma rischiava la prigione e la vita, rischiava troppo per
ogni
secondo che passava fuori dall’acqua. Era solo, non era
protetto ed era così
stanco di stare rannicchiato in quel lettino scomodo e con la nostalgia
che lo
faceva singhiozzare. E non poteva raccontargli niente, non poteva
dirgli che
c’erano giorni in cui si pentiva di quella scelta di salvare
il principe, che
non valeva sicuramente la perdita della coda e della voce, che avrebbe
solo
voluto ascoltare un po’ di più i consigli del
padre e non quelli della Strega
dei Sette Mari. Però era tardi e volente o nolente ora
quella era la sua vita.
Una vita segregata tra delle brutte mura quando era abituato ad avere
l’oceano
solo per sé.
-
C’è un lato
positivo.- lo sentì dire dopo qualche altro minuto di
silenzio, inclinò appena
il viso per studiarlo con la coda dell’occhio e
seguì quel che stava indicando,
fissando la parola scritta e scoppiando a ridere al suo “Almeno ti ho insegnato a scrivere”.
Era sicuro di averlo sentito
aggiungere qualcosa sulla bella calligrafia ma non ci aveva
più fatto molto
caso quando aveva premuto le dita sotto il mento, gli aveva fatto
sollevare il
viso e aveva bisbigliato: - Sei troppo bello per essere di questo
mondo.-
Aveva
chiuso gli occhi
quando si era sporto verso di lui, percependo il contatto delle sue
labbra
contro la fronte, e non si era mosso da quella posizione mentre lui
usciva
dalla piccola biblioteca e lo lasciava solo con le guance di un rosso
acceso e
il cuore che gli batteva come durante le migliori nuotate.
Non
si era mai sentito
in quel modo con qualcuno e in quel momento invece stava fissando di
fronte a
sé con le dita a premere contro il punto toccato dalle
labbra di Zayn e un
sentimento simile alla felicità, qualcosa che aveva sempre e
solo provato in
acqua.
Scosse
la testa con uno
sbuffo per togliersi quel pensiero, non c’era nulla di
paragonabile all’essere
nel mondo sottomarino, e strappò la pergamena per sfogare la
rabbia che l’aveva
preso, uscendo poi dalla stanza e raggiungendo Chanya per aiutarla a
lucidare i
pavimenti.
Aveva
passato ore tra i
corridoi vuoti e silenziosi del terzo piano, saltando persino la pausa
pranzo
nonostante i richiami di Chanya a continuare
più tardi, e stava camminando con gli occhi fissi
sui palmi delle mani
rossi per lo sforzo, deciso a raggiungere la propria stanza e riposarsi
prima
di chiudersi nelle cucine e aiutare a preparare la cena.
Sollevò
lo sguardo
quando andò a sbattere contro un corpo solido, riuscendo a
mantenere
l’equilibrio e non cadere a terra solo grazie alle mani che
si erano strette
attorno ai fianchi, e arrossì l’attimo in cui
riconobbe la voce di Zayn e il
suo “Stavo cercando proprio te”.
Si
allontanò da lui per liberarsi dell’imbarazzo di
quel contatto, il calore delle
sue mani contro la maglia gli faceva uno strano effetto, e si
indicò con la
fronte aggrottata mentre lo vedeva roteare gli occhi e annuire con un
sorriso
divertito.
-
Chanya mi ha detto
che ti avrei trovato qui e infatti.. sa sempre tutto quella donna.- Lo
osservò
scuotere il capo con una risata divertita e, come ogni volta,
restò ammaliato a
cercare di trovare un senso alla sua reazione, a cosa ci trovasse di
tanto
divertente in tutto quello. - Ha detto anche che non ti sei fermato un
secondo
e hai lavorato per ore.- continuò quello che gli aveva
stretto i polsi e
sollevato le braccia per studiare i palmi arrossati con una piccola
smorfia.
Aveva
tutte le
intenzioni di liberarsi da quella presa ma Zayn aveva iniziato a
sfiorargli la
pelle con i polpastrelli e lui era rimasto immobile con le guance in
fiamme
mentre intrecciava i loro sguardi e premeva le labbra contro i palmi
aperti.
-
Dovresti prendere una
pausa, moti.- Distolse lo sguardo
quando gli sembrò di non riuscire più a reggere
quel che trasmettevano i suoi
occhi, quella parola che gli sentiva ripetere da qualche settimana in
una
lingua sconosciuta, e lo sentì sospirare con un “Dovresti smetterla di sforzarti così
tanto”.
Continuò
a fissare le
punte dei suoi stivali per tenersi impegnato mentre percepiva il suo
respiro
contro i palmi, le labbra che vi posava sopra tra un “Non mi piace per nulla” e
“Le
tue mani sono delicate”, si mordicchiò
il labbro inferiore per trattenere
la risata imbarazzata e nervosa e puntò poi gli occhi su di
lui nel sentirlo
mormorare: - Ho bisogno di alcune cose, vieni con me al villaggio? Ti
serve una
pausa e ti voglio con me.-
Si
strinse nelle spalle
perché era certo di non poter rifiutare, Zayn sembrava
essere deciso anche a
trascinarlo con lui, e cercò di indicargli con un cenno del
capo di non voler
uscire con quei vestiti, riuscendo a liberare una mano per stringere la
stoffa
della maglia e mostrargliela con una smorfia. Annuì
più volte al suo chiedere
con indecisione se volesse cambiarsi, si lasciò guidare
dalla mano che aveva
premuto contro la schiena e arrossì in imbarazzo quando lo
sentì dire tra sé e
sé di avere “qualcosa che
potrebbe
andarti bene”.
Aveva
cercato di non pensare
troppo al fatto di trovarsi nella camera di Zayn ma quando
l’aveva visto porgergli
una camicia pulita con un “Prova
questa”,
aveva percepito il cuore battere irregolarmente e le guance prendere
subito
calore, sicuro di averle di un rosso acceso per l’imbarazzo
del dover
spogliarsi di fronte a lui.
Sembrava
fortunatamente
averlo capito perché aveva portato un palmo a coprirsi gli
occhi e gli aveva
dato le spalle, si era voltato con il busto verso di lui solo allo
schiarimento
di voce e gli aveva rivolto un sorriso sincero e “Potrebbero scambiarti per qualcuno di rango
superiore o un principe”.
Non era riuscito a trattenersi dall’abbassare lo sguardo in
imbarazzo,
l’accenno di un sorriso sulle labbra, e si era lasciato
sistemare la camicia
con il labbro stretto tra i denti per scaricare il nervosismo.
Aveva
poi seguito il
moro passo a passo, inclinando appena il viso di tanto in tanto per
accertarsi
di averlo accanto, e avevano incrociato Chanya con un sorriso
soddisfatto che
gli aveva augurato una buona passeggiata e “Non
fargli succedere nulla di male” che aveva rivolto a
Zayn come una sorta di
ammonimento. Era stato troppo sconvolto, sorpreso in maniera positiva,
dalla sua
risposta, da come gli aveva circondato la vita con un braccio, aveva
stretto il
fianco e affermato che “Non gli
farò mai
accadere nulla di brutto”.
Da
quel momento aveva
continuato a camminare con la testa persa in troppi pensieri, il calore
di Zayn
era l’unica cosa a trattenerlo in quel mondo e con i piedi
per terra ma non era
abbastanza da trascinarlo fuori da quelle meditazioni. Quando poi gli
aveva
rivolto una veloce occhiata, perdendosi a studiare la linea decisa
della sua
mascella, ed era stato colto sul fatto, aveva assunto un colorito
paonazzo,
aveva boccheggiato appena prima di ricordarsi di non poter parlare e
aveva
abbassato lo sguardo con una smorfia di disappunto alla sua risata.
-
Ero serio con Chanya.
Sei al sicuro con me, moti.-
Sollevò
lo sguardo
quando venne richiamato da quella parola sconosciuta, chiedendosi se
quella
frase potesse valere anche una volta rivelata la sua vera natura, e
portò le
mani sui suoi fianchi in un gesto istintivo quando gli si
fermò di fronte con
un’espressione decisa, allungando il collo per tenersi
più vicino ai
polpastrelli che lasciava scorrere lungo la guancia.
-
Ti proteggerò
sempre.- lo sentì bisbigliare con un tono delicato quanto il
tocco delle dita
lungo il viso, chiuse gli occhi quando lo vide sporgersi verso di lui e
arricciò
le labbra in un sorriso appagato e felice al calore delle sue labbra
contro la
fronte. Erano strani il battito del cuore o il pizzicore della pelle ma
non ci
aveva fatto caso quando aveva sollevato le palpebre e incrociato gli
occhi
nocciola di Zayn.
-
E ora non perdiamo
altro tempo, devo mostrarti alcune cose.- Mosse il capo in un cenno e
affrettò
il passo per raggiungerlo, stando sempre al suo fianco e pendendo dalle
sue
labbra e dai racconti sui villaggi in Oriente, sui bazar, sulle spezie
e sui
colori che gli sembrava di riuscire a immaginare in un modo vivido.
Era
davvero così
semplice passare del tempo accanto a lui, mettere da parte la nostalgia
e
sperare di poter parlare solo per ricambiare con racconti del mondo
sottomarino, delle varietà di pesci e colori, dei coralli e
dell’odore
salmastro che restava impregnato sulla pelle. O di come il sole si
rifletteva
sul fondale, dei giochi di luce e di come gli piaceva passare le
giornate su
uno scoglio con la coda che muoveva nell’acqua e il busto
esposto ai raggi e al
calore.
Sapeva
a Zayn mancava
l’Oriente proprio come a lui mancava l’Oceano,
sperava solo di poter
condividere quella mancanza e non vivere con la paura di essere solo in
quel
mondo sconosciuto.
Liam
non si era mai
sentito più felice di quel momento, o almeno negli ultimi
mesi, teneva gli
occhi chiusi, i piedi a penzoloni nel vuoto e lo scrosciare delle onde
nelle
orecchie. Non credeva Zayn potesse portarlo lì quando gli
aveva parlato di un posto speciale
che gli sarebbe
sicuramente piaciuto, l’aveva seguito con
un’espressione dubbiosa e si era
illuminato dalla gioia quando si erano trovati su una scogliera che
dava a
capofitto sull’oceano. In un primo momento si era lanciato
contro di lui e
aveva avvolto le braccia attorno al suo collo, quando poi Zayn aveva
poggiato
le mani sui fianchi, si era allontanato con le guance rosse
d’imbarazzo e un
sorriso timido e di scuse.
In
quel momento stavano
seduti sulla scogliera e Liam si sentiva così vicino a casa
da aver abbandonato
le difese, teneva gli occhi chiusi e il capo poggiato contro la spalla
di Zayn,
lasciandosi toccare i capelli con le labbra schiuse e dei sospiri
appagati.
Aveva annuito solamente al suo chiedergli se gli piacesse, non
riuscendo a resistere
all’impulso di stringersi a lui e strofinare il naso contro
il suo collo,
percependo la sua risata divertita e i piccoli baci che premeva contro
la
fronte.
Era
strano come non
riuscisse più a stare lontano da lui, l’odore
della sua pelle era qualcosa
d’intossicante cui non riusciva a fare a meno, le sue dita
tra i capelli unite
al rumore del mare avevano un effetto rilassante e la sua voce suonava
melodiosa contro la fronte dove teneva premute le labbra.
-
Certe volte mi sembra
di averlo capito.- Sollevò solo una palpebra per fissarlo,
spinse la guancia
contro la sua spalla per richiamare la sua attenzione ma lui teneva gli
occhi
fissi sul sole che tramontava all’orizzonte e spariva nel
mare. - Ci sono
giorni in cui penso di aver scoperto quello che si nasconde dentro di
te, il
mistero che ti avvolge. Poi in realtà capisco di non
conoscerti affatto.-
Arricciò le labbra in una smorfia dispiaciuta e colpevole,
dimenticandosi del
lieve bruciore ai piedi quando incrociò il suo sguardo
deciso, e percepì il cuore
battere in maniera irregolare alla luce nei suoi occhi mentre
confessava: - So
solo che sei bellissimo.-
Aveva
spostato il viso
su un lato quando si era sporto verso di lui, percependo il contatto
delle sue
labbra contro la guancia che si era fatta bollente, e aveva cercato di
rallentare il battito del cuore o regolare il respiro mentre lo sentiva
sospirare e intravedeva la sua scossa del capo, come si sdraiava
nell’erba con
le braccia incrociate dietro il capo. Era rimasto per qualche minuto
con i denti
incisi sul labbro inferiore prima di prendere coraggio e sdraiarsi
accanto a
lui, voltandosi su un lato solo per poter nascondere il viso contro il
suo
collo e respirare il suo profumo. Aveva lasciato che gli circondasse le
spalle
con un braccio, usandola come scusante per premersi ancora di
più contro il suo
fianco, e aveva sollevato il viso al suo ripetere “moti” con un tono che
trasmetteva dolcezza e lo rendeva ancora più
curioso per scoprire il significato.
Mosse
immediatamente il
capo in un cenno al suo “Vuoi sapere
cosa
significa?”, cercò di tenere gli occhi
fissi nei suoi quando appoggiò un
palmo contro la guancia e arrossì l’attimo in cui
ripeté quella parola con i
loro sguardi legati assieme.
-
Sai che nelle
leggende, o almeno in quelle che mi raccontava mia madre, le sirene
sono
custodi di tesori preziosi? È uno dei motivi per cui sono
iniziate le loro
persecuzioni, per avere le loro ricchezze. E l’oggetto
più prezioso che sta in
fondo al mare è la perla. Nel mio villaggio, o in tutto
l’Oriente, è ritenuto
un dono sacro fatto dagli Dei agli uomini.-
Era
rimasto in silenzio
ad ascoltarlo mentre reggeva il peso del corpo con il gomito puntato
nel
terreno, aveva socchiuso gli occhi al passaggio delicato delle sue dita
contro
la guancia e li aveva strabuzzati al suo continuare: - Moti vuol dire
perla
nella mia lingua. E tu sei una perla, la mia perla, sei prezioso e da
proteggere.-
Si
era lasciato guidare
dalla luce nei suoi occhi e dalla mano contro la guancia, aveva
poggiato un
palmo sul terreno e accanto al suo viso per sostenere il peso mentre si
sporgeva con il busto, il cuore che batteva contro la cassa toracica
come a
voler liberarsi, e aveva chiuso gli occhi con un sospiro per come si
sfioravano
delicatamente le loro labbra ai sussurri del moro e al suo ripetere
“moti”.
-
Sei un dono degli
Dei.- aggiunse poi con le dita che lasciava scorrere su tutto il viso
del
castano, fino a bloccarsi sulla bocca e premerle contro il labbro
inferiore. -
Vorrei portarti con me, mostrarti la mia terra e fartene innamorare,
come tu
hai fatto innamorare me. Questo non è il tuo mondo, moti, e mi uccide saperti in un posto che
non ti merita.-
Liam
era rimasto
immobile, trattenendo persino il fiato, per ogni parola che gli sentiva
pronunciare, si era lasciato baciare la fronte e si era sdraiato al suo
fianco
con un palmo premuto contro il suo petto, spingendo il viso contro la
sua
spalla quando percepì i loro cuori battere
all’unisono. Non sapeva se Zayn si
stesse riferendo alla sua vera natura o se avesse ipotizzato
semplicemente
qualcosa, ma non riuscì a bloccare le dita quando
iniziò a tracciare dei segni
sul suo petto con la lingua stretta tra i denti per concentrarsi.
-
Liam?- Spinse la
guancia contro la stoffa della sua camicia, annuendo quando
ripeté quel nome e
“Ti chiami così?”,
si rilassò alle
dita che passavano tra le ciocche di capelli e tracciò
nuovamente quei segni
con un sorriso più deciso e le orecchie piene della risata
di Zayn.
-
È davvero un bel
nome, Liam.- Si voltò
con il busto
solo per incrociare il suo sguardo, allungò il collo verso
di lui per non
perdersi nemmeno un secondo del contatto delle sue dita contro la
guancia e si
lasciò sfuggire dei versetti compiaciuti con gli occhi
chiusi e il viso proteso
verso di lui. - Ha un significato importante, vuol dire che sei un
guerriero
coraggioso. Delicato come una perla ma forte come un guerriero. Non
sbaglio a
pensarti come a un dono delle divinità.-
Se
avesse avuto ancora
la coda era sicuro avrebbe espresso tutto quello che stava provando,
non
riusciva a tenerla ferma quando era così felice e si agitava
nell’acqua per
sfogare tutti quei sentimenti positivi che gli scoppiavano nel petto,
ma in
quel momento non riuscì a fare altro che poggiare i palmi
sulle sue guance e
premere le labbra contro le sue.
Ricordava
qualche
strano racconto delle sorelle sul bacio del vero amore, su quanto quel
semplice
contatto potesse unire due anime per l’eternità,
ma era sicuro fossero
intrattenimenti per femmine, senza alcun fondamento di
verità. La voce della
Strega dei Sette Mari, il suo ammonimento sul “bacio
che cambierà tutto”, suonava lontano
nella testa mentre
rivolgeva a Zayn un sorriso luminoso e poggiava il capo sul suo petto
per
ascoltare il suo cuore.
Liam
si era svegliato a
notte fonda con il respiro affannato e una patina di sudore sul corpo,
eppure
quella notte era stata l’unica dal suo arrivo in cui era
riuscito a prendere
subito sonno; non si era lasciato prendere dalla malinconia
perché Zayn l’aveva
accompagnato fino alla stanza, aveva premuto le labbra contro la fronte
e gli
aveva rivolto un sorriso prima di sparire tra i corridoi.
Strinse
le dita sulla
maglia che indossava per dormire, sentendosi quasi soffocare in quella
piccola
stanza, e si spostò i capelli che stavano appiccicati contro
la fronte,
passando poi il palmo sul viso e sollevandosi a fatica con il busto.
Arricciò
le labbra in una smorfia quando intravide nella penombra creata dalla
luce
della luna il fiore quasi appassito nel vaso, allungò una
mano per sfiorare i
petali con le dita e grugnì infastidito al dolore acuto
contro il fianco,
premendovi contro il palmo per cercare di contenerlo.
Non
aspettò altro tempo
dopo la seconda ondata di dolore, si alzò in piedi e
cercò di prendere un respiro
profondo per non farsi prendere dal panico, aggrappandosi alla parete
quando
fece qualche passo in direzione della porta e gli sembrò di
cadere. Restò per
qualche minuto con la schiena contro la parete e il petto che si alzava
e
abbassava velocemente per cercare di respirare, non sapendo che altro
fare e
sentendosi più solo delle settimane precedenti, e
uscì dalla stanza solo quando
un nome e un viso gli diedero il coraggio.
Aveva
percorso il
corridoio a tentoni e si era dovuto fermare ogni tre passi con la mano
contro
l’addome e il respiro corto, sospirando di sollievo quando
riconobbe il
ritratto che stava accanto alla stanza in cui era stato il giorno
precedente.
Tenne
un palmo aperto
contro il legno della porta, cercando di non cadere sulle ginocchia, e
bussò
fin troppo delicatamente, riprovandoci ancora una volta e sperando che
il
ragazzo avesse il sonno leggero. Strinse il labbro inferiore tra i
denti e
strizzò gli occhi alla fitta contro il fianco, perdendo
l’equilibrio quando la
porta si spalancò e finì tra le braccia di quello
che aveva iniziato a ripetere
“Liam” con fare
preoccupato.
Non
rispose a nessuna
domanda, non sapendo nemmeno come spiegargli quel che sentiva, e spinse
il viso
contro l’incavo del suo collo, iniziando a singhiozzare e
aggrapparsi alla sua
maglia quando il suo odore penetrò le narici e lo fece
gradualmente sfogare.
-
Hai fatto un brutto
sogno?- Scosse il capo a una delle tante domande, lasciandosi avvolgere
e
trattenere dal suo braccio, e prese un respiro profondo prima di
stringere le
dita sulla sua spalla e mugolare di dolore con gli occhi lucidi e il
fiato
corto. - Cosa ti succede, Liam? Mi preoccupi.- Spinse la fronte contro
il suo
petto e continuò a negare con delle scosse veloci, tenendo
la sua maglia
stretta tra le dita per sfogare il dolore che sentiva al fianco per
ogni
respiro.
-
Non avere paura, ci
sono io.- gli ripeté per la terza volta Zayn, le mani che in
un primo momento
aveva lasciato scorrere lungo tutta la schiena e che aveva poi ritirato
contro
le spalle del castano al lamento quando gli aveva sfiorato il fianco.
Liam si
lasciò guidare nella stanza, affidandosi ai passi del
ragazzo che conosceva
meglio di lui la stanza, e si sedette nel suo letto con le dita che si
erano
strette subito alla sua manica quando aveva percepito uno spostamento
d’aria e
il suo allontanamento.
Aveva
cercato di
stringere il bicchiere che gli stava porgendo con un invito a bere
dell’acqua
fresca e aveva poi lasciato che fosse lui a tenerlo, rendendosi conto
del
tremolio eccessivo delle mani. Prese qualche sorso d’acqua e
continuò a tenere
le dita strette attorno al tessuto della sua maglia, non volendo dargli
modo di
allontanarsi e lasciarlo solo nella penombra e in quel posto
sconosciuto.
-
Non vuoi che vada a
cercare Chanya? Potrebbe aiutarci.- Scosse ripetutamente il capo con
dei
mugolii e si spinse con il busto per allacciare le braccia attorno alla
sua
vita e nascondere il viso contro il suo addome. - Non riesci proprio a
spiegarmi cosa succede, Liam? Vorrei aiutarti e non so nemmeno da che
parte
iniziare.- lo sentì bisbigliare con un tono rauco e
preoccupato, le dita che
passava tra le ciocche e premeva contro la cute mentre lui cercava di
prendere
dei respiri e non badare al fianco che sembrava bruciare.
Riuscì
a percepire il
successivo “Sei freddo”
solo perché
aveva le labbra premute contro la fronte, le mani con cui gli aveva
spostato i
capelli dal viso e che faceva scorrere lungo la pelle sudata mentre
ripeteva il
suo nome tra un bacio contro la guancia e uno contro la tempia.
Strinse
le dita sulle
lenzuola con un rantolo e il respiro mozzato, si accasciò
con la schiena contro
il materasso e preferì concentrarsi sul fruscio dei vestiti
di Zayn, sui suoi
movimenti nella stanza che sul bruciore che si intensificava per ogni
respiro.
Allungò il collo per tenersi vicino alla mano che aveva
premuto contro la
fronte sudata e continuò a tenere strette le lenzuola mentre
lo sentiva
ripetere le solite domande e “Ti
prego,
dimmi cosa devo fare. Ho così paura di perderti,
moti”. Non riuscì a
trattenere il singhiozzo, nonostante Zayn gli avesse chiesto di non
piangere
più, e sollevò un braccio per indicargli la
brocca piena d’acqua che era
illuminata dal fascio di luce lunare.
-
Vuoi altra acqua?-
gli domandò con indecisione e gli occhi puntati su di lui
per cogliere
immediatamente la sua risposta, riempì il bicchiere e glielo
porse mentre Liam
scuoteva il capo e si sollevava a fatica la maglia per indicare il
fianco.
Mosse
il capo in un
cenno quando parlò di panni bagnati, inclinò il
viso per spingerlo contro la
gamba del moretto che stava seduto sul letto e sospirò di
sollievo al primo
contatto del tessuto umido contro la fronte, cercando di ringraziarlo
con dei
tocchi delle dita contro il suo braccio.
-
Ti capita spesso di
stare così male?- lo sentì bisbigliare dopo
qualche minuto di silenzio, negò
con una scossa e arricciò le labbra in un sorriso
soddisfatto quando continuò a
passare il panno lungo le braccia. - Se dovesse succedere ancora,
sappiamo cosa
fare.-
Ridacchiò
con uno
sbadiglio e si lasciò spostare dalle sue braccia attorno al
corpo, aprendosi in
un sorriso enorme quando si sentì circondato
dall’odore di Zayn impregnato nel
cuscino. Annuì con un cenno lento al suo invito a riposare e
gli sfiorò una
guancia con un sorriso dolce per ringraziarlo, riuscendo a captare solo
il suo
“Mi prendo cura io di te, moti”
prima
di chiudere gli occhi e addormentarsi.
La
prima cosa che notò
al risveglio fu un peso sullo stomaco, si stropicciò gli
occhi con uno
sbadiglio e sollevò a fatica una palpebra, arrossendo quando
notò il braccio
che stava avvolto attorno a lui e lo teneva fermo in quella posizione.
Il
respiro di Zayn gli solleticava la nuca ma il corpo non sembrava
intenzionato a
reagire o mettere spazi tra di loro, puntò quindi gli occhi
sul soffitto e gli
sfiorò la pelle del braccio con i polpastrelli quasi
inconsapevolmente. Gli
venne da ridere quando lo sentì mugolare nel sonno,
spostarsi nel letto e
spingere il gomito contro l’addome, abbassando lo sguardo per
fissarlo mentre
premeva la guancia contro il petto e sospirava con un sorriso
soddisfatto.
Liberò
un braccio
dall’incastro tra i loro petti, non trovandoci nulla di male
nello sfiorargli
con delicatezza il viso, e s’immobilizzò con le
dita a mezz’aria quando Zayn iniziò
a sbadigliare e stiracchiarsi. Gli rivolse un sorriso imbarazzato con
le guance
di un tenue rosso e chiuse gli occhi alla mano che aveva poggiato
contro la
fronte, annuendo al suo accertarsi delle condizioni con uno “Stai meglio?” preoccupato.
-
Vuoi restare qui
oggi?-
Restò
in silenzio ad
osservarlo, gli occhi puntati nei suoi, e distolse lo sguardo solo al
passaggio
delle sue dita lungo il braccio, studiando i suoi movimenti quasi in
allerta.
Si strinse nelle spalle quando gli pose la stessa domanda una seconda
volta,
spinse il capo contro i cuscini con gli occhi che lasciava guizzare
nella
stanza e strinse le lenzuola tra le dita per scaricare il nervosismo
dalla
vicinanza di Zayn e del suo respiro contro la pelle.
-
Posso dire a Chanya
che ti sei sentito male, son sicuro capirebbe.- Deglutì
prima di annuire
velocemente e s’irrigidì quando Zayn
poggiò il palmo contro la fronte e gli
sollevò i ciuffi di capelli per sporgersi e lasciargli un
bacio sulla pelle.
Non sapeva più come comportarsi con lui, non che le altre
volte avesse qualche
idea, ma dopo l’uscita al villaggio e soprattutto quel che
era successo quella
notte gli sembrava fossero cambiate troppe cose tra loro; Zayn invece
si
comportava come se non fosse accaduto nulla e lo confondeva.
-
Liam?- Puntò
immediatamente gli occhi nei suoi quando si sentì chiamare
con dolcezza, lasciò
la presa sulle lenzuola e poggiò i palmi sul materasso per
mettersi seduto e
incrociare poi le gambe con le mani premute contro le ginocchia e il
viso
abbassato. - Mi piace il tuo nome, è così fiero..
sembra il nome di un
principe.-
Sollevò
tentativamente
gli occhi su di lui, ignorando il miscuglio di sentimenti che
vorticavano nel
petto, e li abbassò sulle mani che gli aveva stretto tra le
sue, continuando a
spostare lo sguardo dalle sue dita al suo viso mentre le sue labbra
mantenevano
la piega di un sorriso dolce e rilassato.
-
Mi hai fatto
spaventare ieri e non ho ancora capito cosa sia successo, ma sai che
puoi
sempre contare su di me. So che hai paura in questo palazzo sconosciuto
e ti
porterei immediatamente a casa tua, se solo sapessi qualcosa su di te.-
Strinse
le sue dita a quelle parole, chiedendosi se potesse rispettare quel
patto una
volta scoperto tutto di lui o se l’avrebbe portato
direttamente dal principe,
aggrottò la fronte e scosse il capo con una smorfia sulle
labbra, tenendo gli
occhi puntati sulla sua maglia per non affrontare il suo sguardo.
-
Non è una bugia.- lo
sentì difendersi con decisione, prendendo quella scossa del
capo come un non
fidarsi della verità delle sue parole, gli strinse le mani
per obbligarlo a
ricambiare il suo sguardo e si mise in ginocchio di fronte al castano
con
un’espressione determinata. - Posso portarti via da qui, moti. Posso portarti a casa mia,
trattarti da pari e non come un
servo qualunque. Non possiedo tutte le ricchezze di un principe ma ho
un cuore
che batte solo per te. Mi hai conquistato e io sono pronto a liberarti,
a
mostrarti il mondo. Vieni con me, Liam. Non c’è
più niente che ci trattiene
qui, non c’è mai stato niente e mi sembra di
essere rimasto solo per aspettare
te.-
Tenne
gli occhi marroni
fissi nei suoi per cercare una qualsiasi traccia di indecisione,
inclinò il
viso quando Zayn premette un palmo contro la guancia e
arrossì appena al suo
sfiorargli la pelle con dolcezza e con qualche parola sconosciuta sulle
labbra.
-
L’oceano è burrascoso
in queste terre.- Annuì con una piccola smorfia e si
drizzò con la schiena
quando lo sentì raccontare di “acque
cristalline” e “lacrime
di sirena”.
- Ce ne sono un’infinità, Liam.- stava infatti
dicendo con un tono lieve e le
dita che premeva contro la guancia o il mento del castano, cercando
continuamente i suoi occhi che sfuggivano l’attimo dopo.
-
Ho visto come ti sei
illuminato in viso quando hai visto quei fiori e ti prometto di
mostrarteli ogni
giorno. Accetti di venire con me?- gli domandò ancora una
volta, gli strinse la
mano e gliela fece poggiare contro il petto con
un’espressione decisa mentre
continuava: - Non ti chiedo nulla in cambio, mi interessa solo la tua
felicità
e qui non sei felice.-
-
Ti offro il mio
mondo, moti.- sussurrò
con la mano
stretta a quella di Liam e tenuta ferma contro il petto e il battito
del cuore.
I suoi occhi nocciola brillavano e non c’era alcuna traccia
d’indecisione o
falsità, per cui venne naturale a Liam premere le dita
contro la sua maglia e
sporgersi con il busto fino a sfiorargli le labbra.
Lasciò
che poggiasse
entrambi i palmi sulle guance, quasi a trattenerlo per paura di vederlo
allontanarsi, prese un respiro tremante e chiuse gli occhi al primo
contatto
tra le loro bocche, avvolgendo le braccia attorno al suo collo per
tenersi in
equilibrio e restare vicino a lui. Non aveva assolutamente esperienza
in quel
campo ma era strano come si stesse abituando alle labbra morbide di
Zayn, alla
sua lingua che scorreva lungo la bocca e ai denti che premeva di tanto
in tanto
contro il labbro inferiore del castano che ridacchiava con gli occhi
socchiusi.
Non
sapeva quanto tempo
avessero passato in quella posizione, con Liam che prendeva lentamente
confidenza e intrecciava le dita tra le ciocche morbide e nere, o come
si fosse
trovato con la schiena contro il materasso e il corpo di Zayn che lo
teneva
bloccato, la bocca che aveva spostato per lasciargli una scia di baci
lungo il
collo e la risatina che Liam non riusciva a trattenere per il solletico
provocato dalla barba contro la pelle tenera.
Sentì
le guance
prendere fuoco e il respiro mozzarsi quando iniziò a
ripetere una serie di
parole in una lingua sconosciuta - solo moti
aveva riconosciuto - e “Il mio
bellissimo
Liam”, che sembrava voler imprimere con le labbra
su ogni parte che
riusciva a sfiorargli. Gli stava sfiorando la guancia ispida per la
barba con
le punta delle dita, il labbro stretto tra i denti e gli occhi fissi in
quelli
del moro che non si era spostato di un solo centimetro e non aveva
rotto il
contatto visivo; era strano come riuscissero a comunicare senza bisogno
di
parole, era uno dei motivi per cui il viso gli si era fatto
più luminoso e
stava sorridendo in quel modo. Ricordava qualche racconto su come una
sirena
poteva incantare con la voce o un sorriso, gli uomini ripetevano che
era il
loro modo per soggiogarli e trascinarli sui fondali ma era sicuro fosse
solo il
loro modo di esprimere tutta la felicità che scoppiava nel
petto, un po’ come
per il movimento della coda.
E
gli sembrava
impossibile smettere di sorridere o distogliere lo sguardo da Zayn, si
sentiva
fortunato per aver trovato qualcosa che gli rendesse la permanenza
sulla terra
un po’ più piacevole e c’era una parte
della sua testa che desiderava
raccontargli qualsiasi cosa del mare, renderlo partecipe della sua
natura e
portarlo con lui tra le onde.
Era
quasi accettabile
pensare a una vita senza la coda ma con Zayn accanto, riusciva a
superare in
parte la malinconia con lui e forse una volta raggiunto
l’Oriente con lui
avrebbe potuto aprirsi sempre di più e riuscire a svelargli
tutti quei segreti
senza la paura di essere imprigionato, torturato o ucciso. Il pericolo
di
essere scoperto non era assillante, se si allontanava dal principe e da
quel
palazzo. Gli stava offrendo una possibilità di ricominciare
e una volta libero
poteva anche cercare di mettersi in contatto con qualche creatura dei
mari e
farsi aiutare. Era così forte il pensiero di poter riavere
la coda, o almeno
una vita lontano dalla paura di quegli ultimi mesi, che aveva tutte le
intenzioni di accettare la proposta di Zayn e partire in quello stesso
istante.
Voleva
anche vedere
quei posti che gli aveva descritto con così tanta enfasi,
fargli superare la
paura del mare per avvicinarlo a lui e al mondo cui apparteneva. Voleva
quella
vita che Zayn gli prometteva e raccontargli tutti i segreti, mostrargli
la coda
di cui andava così orgoglioso e insegnargli ad amare quel
che faceva parte di
lui. Era anche un poco vanitoso perché sapeva di fare un
bello spettacolo
mentre si muoveva con fluidità nell’acqua e voleva
conquistare Zayn per
ricevere i suoi complimenti e i suoi sorrisi.
Solo
un suono in
lontananza li portò a rompere quel sottile contatto e
puntare gli occhi sulla
finestra che si affacciava sul giardino del palazzo, le trombe che
squillavano
e “Deve essere tornato prima”
pronunciato in un bisbiglio da uno Zayn confuso. Continuò a
fissarlo mentre si
metteva seduto, non sapendo come comportarsi o se dovesse sparire, e
spinse il
capo contro i cuscini quando premette le labbra contro la fronte con un
flebile
“Non muoverti da qui”.
Rispose con un
semplice cenno, cercando di calmarsi al sorriso dolce che gli aveva
rivolto, e
poggiò la mano su quella che stava ferma contro la guancia e
scorreva lungo il
viso.
-
Non voglio che
qualcuno ti trovi, quindi stai nascosto qui.- Annuì ancora
una volta con
un’espressione più decisa e si sciolse nel momento
in cui intrecciò le loro
dita e le portò alle labbra, muovendosi tra le lenzuola con
un sorriso felice. -
Vado a parlare con Chanya e a discutere con Louis su alcune cose.-
-
Niente di cui
preoccuparsi, Liam.- si affrettò ad aggiungere alla smorfia
sulle labbra del
castano, sedendosi al suo fianco sul letto dopo aver indossato una
camicia
pulita e un paio di pantaloni, si sporse con il busto per premere un
nuovo
bacio contro la sua fronte e strofinò il pollice lungo la
sua mandibola. - Però
sono sicuro di dover pagare qualcosa per avere il permesso di portarti
con me.
Louis non sarà semplice da comprare, ma sono disposto a dare
via tutto il
patrimonio per te.-
Aggrottò
la fronte a
quelle parole, non sapendo quanto potesse essere positivo il dare via
così
tanti soldi per una semplice vita, ma si lasciò convincere
dal sorriso di Zayn,
dalle sue dita tra i capelli e dal suo concludere che “Non ci darà troppi problemi, fidati di me”.
Tenne gli occhi puntati
sulla sua schiena fino a quando uscì dalla stanza,
sollevò poi le lenzuola e la
maglia per ispezionare il punto che aveva ripreso a pizzicare,
stringendo le
labbra in una linea tesa nel riconoscere quegli strani simboli. Non
sapeva cosa
gli stesse succedendo o per quale motivo si fossero ripresentati ma non
era un
buon segno e potevano farlo scoprire in un attimo. Doveva andare via da
quel
palazzo prima che qualcuno potesse notarli, prima che iniziassero a
comparire
anche sulle braccia o in viso. Zayn non gli avrebbe mai fatto del male
ma non
poteva difenderlo da Louis o dal suo esercito.
Prese
un respiro
tremante mentre percorreva quegli arabeschi con le punta delle dita e
aggrottò
la fronte in confusione al pensiero di ricevere lo stesso trattamento
dal moro,
gli sarebbe piaciuto sentire il suo calore sulla pelle o sulla coda.
Sì, avrebbe
amato i tocchi delicati che riservava al suo viso sulle squame e sulla
pinna.
Con quell’improvvisa idea gli mancava ancora di
più, era sicuro Zayn avrebbe
potuto prendersene cura e viziarlo.
Quando
Zayn gli aveva
detto - anzi ordinato - di non muoversi da quella stanza, forse avrebbe
dovuto
ascoltarlo e non perdere la pazienza dopo troppe ore e iniziare a
vagare nei
corridoi per cercare Chanya e poterle chiedere se avesse bisogno di un
aiuto.
Però era così noioso stare chiuso tra quelle
quattro mura, il mare era lontano
e da quella piccola finestra non lo raggiungeva né lo
scrosciare delle onde, né
il profumo dei fiori. Era sicuro di riuscire a cavarsela mentre si
spostava con
agilità da una stanza all’altra ma quando aveva
sbattuto contro un corpo solido,
finendo con il sedere per terra, aveva strabuzzato gli occhi dalla
paura nel
trovarsi di fronte il consigliere del principe. Aveva l’idea
che Louis fosse
così crudele per la vicinanza con quell’uomo,
aveva dei lineamenti decisi e non
l’aveva mai visto sorridere, aveva un’espressione
perennemente arrabbiata e non
aveva mai approvato l’idea di accogliere uno sconosciuto -
“pescato dalla spiaggia come un pesce”
-
nel palazzo.
Si
trovava quindi nella
stanza di Zayn, seduto nel suo letto con gli occhi lucidi e la mano che
premeva
attorno al polso dolorante. Sapeva di non poter uscire incolume da
quello
scontro con quell’uomo ma non si aspettava la sua presa
ferrea sul braccio e
come l’aveva spinto contro il muro più di una
volta fino a scagliarlo contro il
pavimento con un “Non intralciarmi
mai
più”; era stato anche fortunato
perché giravano voci su torture peggiore
inflitte a chi si fosse trovato per sfortuna sulla sua strada.
Stava
osservando i
segni rossi che gli macchiavano la pelle, i punti in cui aveva stretto
con
eccessiva forza, quando sentì la porta aprirsi e Zayn
entrare nella stanza con
un sorriso enorme e felice. Sporse il labbro inferiore alle sue domande
preoccupate e al cambiamento di espressione nel suo viso,
abbassò lo sguardo e
contò i suoi passi per distrarsi dalle piccole scariche di
dolore che si
concentravano sul polso e nella zona circostante, aveva sbattuto anche
la nuca
ma era un male sopportabile.
-
Cosa.. cos’è
successo?- lo sentì chiedere ancora una volta, si strinse
nelle spalle e scosse
il capo per evitare di rispondergli, tenendo gli occhi lucidi puntati
sui suoi
stivali e tirando su con il naso con un mugolio al contatto delle sue
dita
contro il polso dolorante. Cercò di rispettare la sua
richiesta a non piangere
con i denti incisi sul labbro inferiore, inclinò il viso per
fissarlo di
sfuggita mentre si sedeva accanto a lui e arrossì in
imbarazzo quando avvolse
un braccio attorno alla vita per farlo spostare e sedere sulle sue
cosce.
Spinse la fronte contro il suo collo con dei lamenti quando gli
massaggiò il
polso e tenne le labbra strette per non piangere, lasciandosi
ugualmente
sfuggire qualche lacrima che scivolava lungo la gola del moretto.
-
Non c’è niente di
rotto, tra qualche settimana potrai muoverlo meglio di prima.-
Strofinò il naso
contro la sua mascella contratta nel captare la rabbia che emanava e
premette
le labbra contro il suo mento quando iniziò a muovere la
mano lungo la schiena
con dei sospiri e “Non
succederà niente
di simile quando ce ne andremo via”.
Si
allontanò appena con
il viso per rivolgergli un’occhiata confusa e curiosa, si
lasciò scompigliare i
capelli con un broncio scocciato e allungò un braccio per
poggiare il palmo
contro la sua guancia mentre lo ascoltava spiegare di aver raggiunto un
accordo
con Louis, che sarebbero potuti partire l’indomani e che non
vedeva l’ora di
mostrargli la sua terra, l’aggiunta su una presentazione in
famiglia lo fece
arrossire in imbarazzo.
-
Una volta lontano da
qui starai meglio, vedrai.- Strofinò le dita lungo la sua
guancia ispida per la
barba e si strinse nelle spalle con il viso sollevato e gli occhi
puntati su di
lui, si rannicchiò tra le sue braccia e annuì
quando, dopo avergli lasciato più
di un bacio tra i capelli, lo sentì ripetere quel che gli
aveva promesso e “Sarai libero e
potrai andare ovunque”.
Restò
in quella
posizione, seduto sulle sue gambe e stretto a lui, perché si
sentiva al sicuro
così vicino a lui, sapeva di potersi fidare e Zayn aveva un
buon odore, oltre a
farlo rilassare grazie alle dita che muoveva tra i capelli e lungo la
schiena.
-
Andrà tutto bene. Te
lo prometto, Liam.- Mosse il capo in un cenno con un mugolio felice,
cercando
di fargli capire quanto si fidasse di lui, e gli mordicchiò
la mandibola per
poi fissarlo incantato mentre scoppiava a ridere. Erano poche le
occasioni in
cui l’aveva visto mettere da parte la serietà e
lasciarsi prendere dal
divertimento, quindi ne approfittò tutto il tempo con dei
baci contro la guancia
e il naso che strofinava lungo il suo collo con un sorriso fiero.
Era
un altro lato del
suo carattere quello, le sue sorelle si lamentavano spesso quando gli
prendeva
quella voglia di scherzare e dar loro fastidio, muovendosi velocemente
nell’acqua con risatine di scherno quando non riuscivano ad
acchiapparlo. E in
quel momento si stava comportando nello stesso modo, arrivando a
strofinare
tutto il viso contro il suo collo e mordicchiargli il lobo
dell’orecchio con
delle risatine ai suoi lamenti.
Si
era fermato solo
quando aveva percepito un verso diverso lasciare le labbra di Zayn,
aveva
inclinato il viso con uno sguardo confuso e curioso e aveva allungato
le
braccia con un mugolio triste quando l’aveva fatto sedere sul
materasso con
l’aiuto delle mani strette ai fianchi. Aveva cercato i suoi
occhi per scusarsi,
non l’aveva mai fatto prima di quel momento ma Zayn
indietreggiava con le
guance rosse e ripeteva scusanti sul dover cercare Chanya, che si
sarebbe
assentato per un po’ e di non muoversi da quella stanza.
Restò
inerme nel letto
a fissarlo, arrabbiandosi con se stesso per aver perso il posto comodo
che
erano le gambe del moro, e strofinò una mano lungo il viso
prima di buttarsi a
pancia in giù e premerlo contro i cuscini profumati. Avrebbe
voluto avere il
suo calore ancora per poco ma si addormentò
l’attimo in cui chiuse gli occhi,
il braccio dolorante che teneva stretto al petto e la fronte
già aggrottata in
una smorfia per l’incubo che lo terrorizzava da mesi.
Si
svegliò di
soprassalto parecchie ore dopo, erano già calate le tenebre
e la luna
illuminava la figura addormentata di Zayn, prese dei respiri veloci per
calmarsi ma proprio come la sera precedente gli sembrava di non avere
aria
attorno. Strinse le dita sulla maglia, nonostante sapesse non fosse
quello
l’elemento che lo stava facendo soffocare in quel modo,
puntò gli occhi lucidi
sul soffitto e boccheggiò con rantoli di dolore mentre
sentiva i movimenti del
ragazzo accanto che si svegliava e si metteva subito seduto con delle
domande preoccupate.
-
Dovevi svegliarmi, ti
avevo chiesto di avvisarmi.- lo sentì sibilare con un tono
rauco, dovuto alla
preoccupazione o all’essersi appena svegliato, e si
concentrò su di lui e sui
suoi gesti frettolosi per non pensare al bruciore che gli prendeva
tutto il
ventre. Si lasciò guidare a sdraiarsi ancora una volta nel
letto, nonostante
cercasse di opporsi e aggrapparsi alle sue braccia perché
gli sembrava di
peggiorare solamente, e lo osservò sfilarsi la maglia con un
movimento veloce,
immergere una parte del tessuto nella caraffa d’acqua
lì accanto e strofinarlo
contro la fronte sudata di Liam.
-
Ci penso io, Liam. Ci
sono io.- Annuì con un singhiozzo e lasciò la
presa sulle sue braccia, notando
con una smorfia i segni che gli aveva creato sulla pelle. - Non
m’importa, non
mi fanno male. Non è nulla, moti.
Tu
stai meglio?- Lasciò passare qualche minuto nel silenzio,
rilassandosi per come
Zayn passava il tessuto umido lungo le braccia, e scosse poi il capo
con un
broncio, non sapendo come mostrargli il petto senza spaventarlo per i
segni che
dovevano essere scarlatti e non più di quel blu che gli
rivestiva anche la
coda.
Afferrò
i lembi della
maglia quando cercò di sollevarla e iniziò a
scuotere il capo con gli occhi
strabuzzati, si fidava di Zayn ma non poteva sapere come avrebbe
reagito e non
era ancora al sicuro e lontano dal palazzo. Non trattenne
più le lacrime - era
un pianto dettato dalla paura e non dal dolore - e cercò di
sollevarsi dal
letto per nascondersi da lui, poteva cavarsela da solo con quel
problema.
S’irrigidì
all’imprecazione di Zayn in una lingua sconosciuta,
puntò gli occhi impauriti
nei suoi quando gli tenne i polsi stretti tra le sue mani e si
agitò nel letto,
immobilizzandosi all’occhiata furiosa del moro e distogliendo
lo sguardo dal
suo mentre si lasciava sollevare la maglia e sentiva chiaramente il suo
trattenere il fiato.
-
Che cosa ti è
successo? Cosa sono? Stanno sanguinando?- Negò con una
semplice e veloce scossa
del capo, strinse i denti quando sfiorò i simboli con le
dita e si ritrasse con
un piagnucolio quando il bruciore fu eccessivo. Tenne gli occhi fissi
sul petto
di Zayn, sull’anello che pendeva legato a una catena, e
ignorò la domanda che
si aspettava da mesi, quel “Che cosa
sei?”
che gli faceva ricordare bene di non fare parte di quel mondo.
-
No, no, no. Non avere
paura di me, moti. Non piangere.- Strofinò un palmo contro
la guancia a quella
richiesta, cercando di togliere le tracce del pianto, tirò
su con il naso dopo
un altro singhiozzo e tenne gli occhi bassi mentre lo sentiva
borbottare in una
lingua sconosciuta. Annuì poi alle sue insistenze, al suo
ripetere “Ti fanno male?”
o “Se li tocco, ti fanno male?”,
e strabuzzò gli occhi con un sibilo
quando strizzò la maglia per far gocciolare
l’acqua sugli arabeschi incisi
sulla pelle.
Solo
dopo altri due o
tre processi il bruciore iniziò a farsi sopportabile, il
rosso venne presto
sostituito da un tenue rosa e Liam si lasciò andare a un
sospiro di sollievo,
sciolse la postura rigida e si rilassò contro il materasso
con gli occhi
socchiusi. Aggrottò la fronte e sollevò una sola
palpebra quando sentì il fiato
di Zayn contro l’addome, prendendo colore sulle guance al
contatto delle sue
labbra sulla pelle e a come tracciava con cura tutti i simboli che
racchiudevano il segreto più importante.
-
Non devi avere paura
di me, moti.- lo sentì ripetere ancora una volta, arrossendo
per l’intensità
del suo sguardo e per i brividi che gli provocava il suo respiro contro
l’addome, si mordicchiò il labbro inferiore e lo
osservò con curiosità mentre
bagnava la maglia e la poggiava sul basso ventre con dei gesti quasi
veneranti.
- Ora va meglio?- Annuì con gli occhi puntati sulle sue
dita, su come sistemava
il tessuto bagnato per coprirgli la pelle, e lo studiò con
fare circospetto
quando si sdraiò sul materasso e avvolse un braccio attorno
alle spalle.
Era
rimasto immobile e
stretto a lui, una serie di ipotesi e pro o contro per spiegare il suo
comportamento,
e aveva continuato a fissarlo di sottecchi mentre lui fischiettava
seguendo una
melodia rilassante. Solo dopo qualche minuto sciolse la postura rigida,
si
sporse con il viso e strofinò il naso contro la sua guancia,
cercando di
ringraziarlo con quel piccolo gesto e un sorriso timido.
-
Domani ce ne andremo
via da tutto questo.- Respirò lentamente contro la sua
guancia ispida e
ridacchiò quando gli scompigliò i capelli,
facendosi poi attento alla sua
espressione seria e all’aggiungere “Non
dovrai più avere paura di nessuno, moti”.
Fu
molto più semplice
addormentarsi con il viso premuto contro il suo petto, le sue dita tra
le
ciocche e il suo odore nelle narici; forse il merito andava spartito in
egual
modo tra la maglia bagnata di Zayn sul basso ventre e il suo
canticchiare
perché erano quel che lo faceva sentire sempre
più al sicuro con lui e tra le
sue braccia.
Quella
giornata era
iniziata in un modo perfetto. Si era svegliato con la mano di Zayn
contro la
guancia mentre le dita dell’altra erano impegnate a
sfiorargli le linee di un
blu intenso, si era stiracchiato nel letto e aveva percepito il suo
sguardo
addosso per tutto il tempo, facendolo sorridere e arrossire assieme.
Non si era
mai sentito più felice di quel giorno, completo in quella
terra straniera e con
un ragazzo che conosceva da qualche mese.
-
Sei bellissimo.-
Puntò gli occhi su un angolo della parete con il viso in
fiamme e un sorriso
euforico che premeva per mostrarsi, cercò di ignorare il
fatto di trovarsi
nella camera e nel letto di Zayn ma era impossibile quando percepiva il
suo
respiro leggero e le carezze lungo il viso, intervallate da troppi
complimenti
e “Il mio
piccolo Liam”.
Zayn
era sempre stato
aperto nel mostrare i suoi sentimenti, non aveva mai nascosto di
tenerci a lui
- nonostante quei piccoli momenti in cui preferiva chiudersi a riccio -
e in
quegli ultimi giorni lo stava riempiendo di attenzioni che gli facevano
battere
velocemente il cuore. Liam si sentiva speciale per lui, protetto e
amato; non
era nulla di simile a quello che provava per il principe, se mai aveva
davvero
provato qualcosa per lui.
Aveva
puntato
nuovamente gli occhi su di lui quando l’aveva richiamato con
dolcezza, l’aveva
osservato con la fronte aggrottata mentre si sfilava la catenina legata
al
collo e l’aveva imitato quando si era messo a sedere nel
letto.
-
Me l’ha regalato mia
madre quando ho raggiunto la maggiore età.-
l’aveva sentito spiegare con un
tono serio e gli occhi fissi sull’anello d’argento
che luccicava. - Era di mio
padre, lei è convinta porti fortuna alle persone che amiamo.
Non ho capito come
un pezzo d’argento possa proteggere qualcuno, ma vorrei lo
tenessi tu. Non sono
pronto a sfidare la sorte in questo momento.-
Spostò
lo sguardo dal
suo viso al piccolo anello che ondeggiava davanti agli occhi e
allungò un
braccio per tenerlo poi nel palmo della mano, sfiorandolo con le dita
libere e
un’espressione curiosa.
Annuì
immediatamente
quando gli chiese se gli piacesse, si mordicchiò il labbro
in attesa mentre lui
sollevava le braccia con la catenina stretta tra le dita e premette i
polpastrelli contro i suoi polsi quando percepì il contatto
freddo di
quell’oggetto sul petto.
Era
troppo impegnato a
tenere il capo abbassato e gli occhi fissi sull’anello per
badare alla
preoccupazione sul viso del moro, l’aveva sfiorato con i
polpastrelli e aveva cercato
di infilarlo al dito, superando la prima falange prima di fermarsi al
sospiro
del ragazzo seduto accanto a lui. Aveva inarcato un sopracciglio con il
principio di un broncio sulle labbra, ma le aveva strette in una linea
tesa
quando aveva incrociato i suoi occhi.
-
Sono solo..- Seguì il
movimento della sua mano nell’aria, come se volesse
cancellare tutto un
discorso, e si sporse verso di lui con il cuore fermo nel petto in una
strana
angoscia. - Ho un brutto presentimento, non mi piace questo posto e
voglio
andarmene via. Non sarò tranquillo fino a quando non ci
lasceremo questo
palazzo alle spalle.- lo ascoltò poi parlare freneticamente,
vedendolo coprirsi
il viso con le mani e prendere dei respiri tra un “Andrà tutto bene” e
“Sono uno
stupido a pensare certe cose”.
Arricciò
le labbra in
una smorfia triste, non sopportando quel cambio d’umore in
lui, e poggiò il
palmo contro la sua coscia per tenersi in equilibrio mentre si sporgeva
per
premere le labbra contro la sua guancia. Si allontanò da lui
solo per portare
le dita alla sua bocca, gli sollevò le labbra con un cenno
soddisfatto e si
illuminò tutto quando ottenne in risposta la sua risata,
arrossendo poi in
imbarazzo al suo prendergli le mani e premere dei baci contro le nocche
con dei
mugolii su quanto fosse stato fortunato e “un
dono degli Dei, moti”.
-
Non ho ancora capito
bene cosa sei, ma sono sicuro Louis non approverebbe la tua presenza
nel
castello.- Tenne il labbro stretto tra i denti mentre annuiva, non
sapendo se
indicargli l’oceano che si intravedeva dalla piccola
finestra, e inclinò il
viso al suo sospiro, a come passava la mano lungo il volto e
aggiungeva: - Puoi
promettermi non finirai nei guai? Che non lascerai il fianco di Chanya
per
nessuna ragione al mondo? Non mi piace questa sensazione orrenda e ti
voglio al
sicuro.-
Mosse
il capo in un
cenno affermativo alle domande di Zayn e, non sapendo come altro
rassicurarlo,
appoggiò i palmi sulle sue guance e strofinò il
naso contro il suo, lasciandovi
contro un piccolo bacio e arricciando le labbra in un sorriso euforico
all’ennesima risata che era riuscito a strappargli.
Si
stava alzando dal
letto per uscire dalla camera, raggiungere Chanya e offrire il suo
aiuto
un’ultima volta, quando Zayn aveva stretto una mano attorno
al polso e avvolto
le dita attorno al piccolo oggetto che gli pendeva dal petto,
l’aveva sentito
bisbigliare qualche frase in una lingua melodiosa e sconosciuta ed era
arrossito di fronte al suo sguardo intenso e a come gli stava sfiorando
i segni
sul bacino.
-
Solo qualche ora e
poi sarai libero.- Restò immobile con
un’espressione confusa al tono quasi
reverenziale che aveva usato, come se si stesse rivolgendo a una
creatura
sacra, e puntò gli occhi sui piedi al suo bisbiglio
“Te lo prometto,
moti”.
Era
sgattaiolato fuori
dalla stanza di Zayn solo dopo aver guardato un’ultima volta
in direzione del
letto, trovando il ragazzo sdraiato con le mani a coprirsi il viso e
qualche
invocazione nella sua lingua, aveva raggiunto le cucine e Chanya mentre
si
sistemava la collana per nasconderla sotto la maglietta, non riuscendo
ugualmente
ad evitare le sue domande curiose o il rossore che si espandeva sulle
guance
per ogni “Zayn mi ha detto che
andrai via
con lui” o “Sempre
saputo eri il suo
preferito”.
Stava
aiutando Chanya a
sbucciare tutti quei tuberi, ascoltando attentamente i suoi discorsi su
quanto
sarebbe voluta tornare nelle sue terre e dai suoi figli, e gli sembrava
una
giornata come tutte le altre, almeno fino a quando le porte si erano
spalancate, il consigliere aveva marciato nella loro direzione e gli
aveva
stretto così forte il polso da farlo lamentare per il dolore
del giorno
precedente. Era riuscito a rivolgere gli occhi grandi e spaventati in
direzione
della donna che li fissava incredula e si era trovato a terra di fronte
a un
paio di stivali lucidi, aveva premuto i palmi contro il pavimento
freddo per
sollevare il viso e risalire con gli occhi lungo la figura di quello
che
manteneva una postura rigida e deglutì quando si rese conto
di essere al
cospetto del principe.
-
Sai cos’è questo?-
Scosse la testa in modo fin troppo veloce quando gli mostrò
il fiore che Zayn
aveva chiamato “lacrima di sirena”, ma non era
riuscito a bloccare il mugolio
mentre lo vedeva buttarlo a terra e calpestarlo con dei gesti rabbiosi.
Appoggiò i palmi alle proprie spalle per indietreggiare ai
suoi passi in
avanti, non capendo cosa volesse da lui o cosa ci avesse trovato solo
qualche
mese prima da fargli decidere di perdere quello che aveva sempre amato,
e
grugnì quando il consigliere ne approfittò per
premere la punta dello stivale
contro le dita, portando immediatamente la mano al petto con gli occhi
lucidi,
il cuore in gola e la rabbia per essere stato così stupido.
Non esisteva nulla
per cui valesse la pena lasciare la propria casa e lui lo stava capendo
troppo
tardi, il principe era esattamente come lo descrivevano e non esisteva
una cura
per il suo cuore di pietra.
-
Non lo sai?- gli
aveva domandato con un sorriso sadico e un tono sfacciato, aveva scosso
ancora
una volta la testa e al suo cenno si era sentito sollevare da delle
mani
strette al tessuto della maglia. - Peccato sia stato trovato nella tua
stanza.
E c’è una pianta di quei maledetti fiori nel mio
giardino! Sono comparsi con il
tuo arrivo e davvero credi di poter superare questo affronto indenne?
Avrei
dovuto ascoltare Daren quando proponeva di cacciarti dal mio palazzo!-
Si
sentiva piccolo e
indifeso mentre il principe gli gridava contro con il viso rosso di
rabbia, la
forza con cui la guardia gli stringeva la maglia lo obbligava a stare
sulle
punte per non lasciarsi scoprire la pelle e i segni blu. Non aveva mai
percepito il pericolo così vicino, certo c’erano
stati momenti in cui si era
avvicinato agli umani e aveva rischiato di farsi scoprire o quando era
quasi
affogato dopo la trasformazione, ma mai come in quel momento aveva
paura di una
persona e di quel che gli sarebbe potuto succedere.
Aveva
strizzato gli
occhi al bruciore provocato dalla sua mano contro la guancia, in parte
per
l’orgoglio di non voler mostrargli le lacrime e il terrore, e
il cuore gli si
era stretto in una morsa alla voce familiare che aveva ripetuto il nome
del
principe in un sibilo. Gli aveva promesso di non finire nei guai e,
come
sempre, erano stati loro a raggiungerlo; suo padre non aveva tutti i
torti
quando gli ripeteva che i pericoli avevano scritto sopra il suo nome.
-
Mi sembra tu abbia le
mani su qualcosa che non ti appartiene.- Tenne gli occhi bassi al tono
rabbioso
di Zayn e alla risata fredda del principe, ignorando la sua risposta
sfacciata
- “Si trova ancora nel mio palazzo”
-
per concentrarsi sul mantenere l’equilibrio sulle punte e non
mostrare nemmeno
un filo di pelle.
-
Di’ a quello di
togliergli le mani di dosso, immediatamente.-
sentì la voce bassa e decisa di Zayn e sospirò di
sollievo quando si sentì
spingere in avanti, sistemandosi la maglia e massaggiandosi il polso
con una
smorfia. Decise di non rischiare e per non incrociare lo sguardo di
nessuno
puntò gli occhi sul fiore distrutto, arricciando le labbra
in una smorfia al
ricordo della bellezza dei suoi petali.
Premette
le labbra in
una linea tesa per non lasciarsi sfuggire nessuna lacrima e
inclinò appena il
viso per studiare il corpo rigido del moro, l’indice che
puntava contro il
principe mentre sibilava: - Se qualcuno di voi prova a fargli ancora
del male,
riferirò a mio cugino e ti pentirai di aver scatenato questa
guerra.-
Indietreggiò
di un
passo al movimento di Louis verso di lui, ignorando la sua risata di
scherno e
“Per un semplice servo?”,
e cercò di
liberarsi alla stretta ferrea della guardia attorno al polso, usando
persino le
unghie pur di correre da Zayn e nascondersi dietro di lui.
Spalancò gli occhi
lucidi con delle scosse del capo all’invito di
quell’uomo fatto al principe di
guardargli il braccio, sentendo il cuore battere nella gola dalla
paura, e
s’irrigidì al “Liam”
che proveniva
dal suo fianco, ancora troppo lontano da lui, mentre le dita di Louis
premevano
contro la pelle provocandogli il disgusto.
-
Ho avuto questo.. abominio nel mio
castello per tutto
questo tempo?- lo sentì sibilare con una piccola pausa per
cercare la parola
giusta che trasmettesse tutta la repulsione che provava per lui e
quelli del
suo mondo. - Ho accolto questo mostro
e gli ho offerto un posto in cui stare, ho avuto pietà
di lui e solo per essere pugnalato alle spalle da uno dei
miei più cari amici?- Strofinò il polso contro la
guancia per pulirsela quando
il principe gli sputò contro per rendere ancora
più evidente quanto fosse
disgustato da lui, mugolò di dolore per come stava incidendo
le unghie nella
pelle tenera del braccio e inclinò il viso per cercare lo
sguardo di Zayn.
L’attimo
in cui i loro
occhi si erano incrociati l’aveva visto perdere quella
facciata di sicurezza,
fare un passo verso di loro e prendere un respiro, allungando un
braccio nella
loro direzione con una smorfia preoccupata in viso.
-
Ti offro tutte le mie
ricchezze.- lo sentì pronunciare quelle parole nel momento
in cui la guardia
strinse le ciocche di capelli e lo obbligò a inginocchiarsi,
deglutì per il
contatto della lama fredda contro la gola e chiuse gli occhi per non
essere
costretto a fissare Zayn che cercava di liberarsi dalla stretta di due
guardie.
- Parlerò con mio cugino, gli farò cedere alcuni
terreni al confine. Posso offrirti
tutto quello che vuoi, ma non fategli del male.- riusciva a percepire
l’urgenza
nella sua voce, i grugniti che si lasciava sfuggire a ogni tentativo di
raggiungerlo e sollevò il capo per seguire quel che gli
ordivano le dita che
gli stringevano con forza le ciocche, sentendo immediatamente i suoi
“No” sempre
più forti e la risata di
risposta del principe per ogni sua supplica.
-
Non ti ho mai visto
supplicare in questo modo e mi fa schifo sapere che tu lo stia facendo
per
questo essere.-
Liam
era pronto a
ricevere qualsiasi cosa ma il bruciore dello schiaffo contro la guancia
e la
lama che premeva contro l’addome lo fecero sobbalzare appena
e spalancare gli
occhi, vedendo Zayn in ginocchio di fronte al principe con una serie di
litanie
in una lingua sconosciuta sulla bocca e una mano stretta al petto.
-
Lascia che sia io a
mostrargli quanto la sua presenza sia stata gradita. Poi sarai libero
di
riprenderlo, pezzo per pezzo.-
C’era
la solita nota
sadica nelle parole del principe ma il cuore gli stava quasi
sanguinando al
grido di Zayn e a come si agitava per liberarsi, percependo i simboli
sul corpo
pizzicare e pulsare lasciandolo con il fiato mozzato e gli occhi
lucidi. Si era
lasciato rimettere sui piedi instabili, non riuscendo a sorreggere il
peso del
corpo per come stava tremando dal dolore, e aveva ascoltato il sibilo
del
principe sugli “strani culti
orientali”
e “Sono dei mostri, non delle
divinità”
prima di essere trascinato lungo i corridoi e sbattuto in una cella
piccola con
il pavimento caldo che lo faceva boccheggiare con una mano stretta alla
gola.
Liam
aveva perso
conoscenza l’attimo in cui gli avevano sollevato le braccia e
avevano chiuso
attorno ai polsi delle catene di metallo bollente, aveva cercato di
mordersi le
labbra per non piangere ma il dolore era troppo forte per usare il
sapore del
sangue nella bocca per distrarsi. L’ultima cosa che ricordava
di aver sentito
erano state le risate sbeffeggianti delle guardie, l’invito a
fare una bella
dormita e riposarsi per essere pronto al seguito e poi aveva sollevato
le
palpebre dopo troppo tempo al contatto freddo sulla fronte. Aveva mosso
la
lingua sul palato secco, concentrandosi sulla voce che ordinava di fare
più in
fretta, e aveva sospirato di sollievo quando i polsi aveva smesso di
bruciare
ed era caduto in avanti e contro un corpo solido che l’aveva
tenuto stretto.
Spinse
il viso contro
il suo collo quando riconobbe il suo odore e cercò di
pronunciare il suo nome, riuscendo
solo a muovere le labbra sulla sua pelle prima di tossire e
boccheggiare alla
ricerca di ossigeno. Mugolò di dolore non appena mosse una
gamba e si aggrappò agli
avambracci di quello che aveva iniziato a dare ordini in una lingua
sconosciuta
e ripetere un nome, qualcosa di esotico nella pronuncia, sentendosi
sollevare
con i piedi da terra e notando con gli occhi socchiusi
l’armatura dell’uomo che
lo teneva in braccio. Rigirò il viso per cercare il
proprietario della mano che
stava premuta contro la guancia e della voce che sussurrava con
dolcezza “Tra poco sarai libero,
moti”, annuì con
un mugolio di dolore e si rannicchiò tra le braccia di
quello che gli ricordava
il padre, invocando il suo aiuto con dei piagnucolii e ascoltando la
voce
profonda di quell’uomo che aveva pronunciato una frase in una
lingua che non
capiva ma che doveva avere un significato importante perché
la mano fredda si
era premuta ancora una volta contro la fronte e così il
“moti”.
-
Non mi lasciare, Liam.-
Sollevò le palpebre con una smorfia sulle labbra quando
intravide i suoi occhi
pieni di lacrime e seguì con lo sguardo il punto verso cui
stava gridando degli
ordini, aggrottando la fronte nel trovare altri due uomini armati che
gli indicavano
la strada.
-
Quando torneremo a
palazzo, Hamas, avrò bisogno di parlare con il re e non mi
opporrò più a questa
guerra. Non credevo fosse capace di simili crudeltà, pensavo
fossero stupide
storie dei villaggi.-
Allungò
un braccio
verso il ragazzo che camminava al loro fianco, volendo solo eliminare
quella
brutta espressione sofferente dal suo viso, e cercò di
rivolgergli un sorriso
per rassicurarlo, portando poi una mano contro il fianco con un verso
spezzato.
Appoggiò la guancia contro la spalla dell’uomo,
trovando piacevole il contatto
freddo dell’armatura contro la pelle, e strinse le dita
sull’anello che Zayn
gli aveva donato con una serie di invocazioni nella testa e la flebile
speranze
di essere ascoltato.
-
Quando il principe
Louis troverà le guardie morte e nessuna creatura da
torturare, avrà già pronte
le flotte per vendicarsi.- sentì la voce di quello che lo
stava portando in
braccio lungo i corridoi lugubri e sollevò gli occhi su di
lui sentendosi
osservato, vedendo la sua espressione seria e preoccupata e
piagnucolando al
ricordo del padre. Era davvero troppo tardi per capire quanto avesse
ragione a
ordinargli di tenersi lontano da quegli uomini crudeli.
-
Potrebbe essere
l’ultimo rimasto, quel che stava per fargli è
inaccettabile.- Si lasciò
sfuggire solo un rantolo alla rabbia nella voce del moro, riconoscendo
poi la
voce di Chanya quando li convinse a passare dalla cucine e “C’è un passaggio segreto”.
Non
ricordava nulla di
quel momento, di come i loro passi risuonavano nella galleria stretta e
umida,
del respiro affannato di quell’uomo che si rivolgeva a Zayn
con rispetto e lo
informava del tempo ormai agli sgoccioli. Ricordava invece del bruciore
sempre
più forte al fianco, del dolore alle gambe e di come
quell’uomo, Hamas l’aveva
chiamato Zayn, ripeteva “Non riusciremo mai a raggiungere il
porto, non ce la
farà mai”.
Aveva
avvolto le
braccia attorno al collo di Zayn quando quell’uomo
l’aveva lasciato scivolare
via, aveva spinto il viso contorto dal dolore contro il suo petto e
aveva
scosso il capo alle frasi di una vendetta crudele e “Non ci sarà un posto in cui
potrà scappare, lo giuro”.
Aveva
spalancato gli
occhi nel percepire il contatto freddo dell’acqua contro i
piedi e si era
stretto al ragazzo che avanzava nel mare scuro fino a fermarsi con
l’acqua fino
alla cintola e lo sguardo fisso su di lui per ricercare una sua
reazione.
-
Dimmi che questa è
una soluzione, Liam.- lo sentì supplicare con gli occhi
ancora una volta
lucidi, si lasciò togliere la maglia bagnata e appiccicata
all’addome e osservò
le sue dita passare sui simboli come aveva fatto solo quella mattina.
Spostò lo
sguardo dal suo viso ai simboli di un blu acceso e scintillante,
lasciando la
presa attorno a lui per immergersi sott’acqua e allontanarsi
da lui con gli
occhi spalancati e fissi sulla coda che aveva preso il posto delle
gambe.
La
mosse in un primo
momento tentativamente, osservando con un sorriso felice le squame
colorate che
rispondevano al tocco delle dita, e riemerse con un sorriso euforico e
i
capelli premuti contro la fronte, scoppiando a ridere al retrocedere
del moro
che lo fissava come se non credesse a quel che vedeva. Non
riuscì a trattenere
l’impulso di sporgersi verso di lui, avvolse ancora una volta
le braccia
attorno al suo collo e mosse la coda nell’acqua con dei
mugolii appagati,
intrecciandola quasi a una sua gamba e sorridendo divertito ai versi
sorpresi
di quelli che li stavano osservando.
Strofinò
il naso contro
il suo collo con dei versetti soddisfatti per come gli stava sfiorando
le
squame e arricciò le labbra in un ghigno al suo trattenere
il fiato e
sussurrare: - Sei davvero una sirena.-
Gli
lasciò una serie di
baci lungo la mandibola, intrecciò le dita tra i suoi
capelli e ascoltò il
battito frenetico del suo cuore, appoggiando la guancia contro la sua
spalla
quando avvolse le braccia attorno alla vita, i polpastrelli che
premevano
contro la base della schiena e lo facevano sospirare.
Si
staccò appena da lui
quando si voltò verso quelli fermi sulla spiaggia e che lo
richiamavano,
sbuffando con una smorfia scocciata ai “Non
abbiamo tempo” e “Dobbiamo
raggiungere la nave, prima di restare in questa terra e prigionieri”.
Sporse
le labbra in un
broncio all’incrociare i suoi occhi, strinse la mano che
aveva premuto contro
la guancia e vide l’indecisione sul suo viso mentre gli
diceva che non poteva
fermarsi, aggrottando la fronte quando appoggiò entrambi i
palmi sulle guance e
ordinò: - Vattene via da qui, moti.-
Strinse
la sua camicia
tra le dita con una smorfia triste sulle labbra, ignorando il suo
ripetere “Ora, vattene ora”,
e mosse la coda
nell’acqua per tenersi in equilibrio e premere la fronte
contro la sua,
scuotendo il capo e rafforzando la presa su di lui quando
cercò di
allontanarsi.
-
Sei libero, come ti
avevo promesso.- Annuì a quelle parole, ricordando bene quel
che aveva
continuato a ripetergli in quei giorni, e abbassò gli occhi
sull’acqua scura
mentre lo ascoltava aggiungere: - Voglio andare via e saperti al
sicuro, Liam.
Puoi promettermi che questa volta ti terrai davvero lontano da qui?-
Mosse
il capo in un
cenno veloce, non sapendo come chiedergli di restare al suo fianco, e
spinse i
denti sul labbro inferiore per non farlo tremare quando gli diede le
spalle e
si mosse nell’acqua per raggiungere quelli che lo aspettavano
sulla spiaggia. Si
immerse nell’acqua fino al mento per trovare un qualche
conforto, mosse
lentamente la coda e continuò a tenere gli occhi fissi sulla
sua schiena, lasciandosi
sfuggire qualche mugolio triste ad ogni passo lontano da lui. Si fece
attento
quando lo vide voltarsi e si trovò l’attimo dopo
tra le sue braccia con il
sorriso che premeva contro la sua camicia bagnata.
Gli
sembrò quasi di
riuscire a irradiare luce quando bisbigliò: - Raggiungimi
che ti aspetto.- e
strofinò il viso contro il suo collo per mostrargli quanto
fosse felice di
quella richiesta, risalendo con le labbra fino a premerle contro le sue.
-
Ti aspetterò, moti.-
lo sentì ripetere con più decisione e i pollici
che strofinava contro gli
zigomi, abbassò lo sguardo sulla mano che stringeva attorno
alla catenina e
appoggiò i palmi sulle sue spalle per sollevarsi
dall’acqua e premere un bacio
contro la sua fronte.
Sbatté
appena le
palpebre mentre stava con il viso così vicino al suo, gli
lasciò una carezza
leggera lungo la mandibola e schiuse le labbra con un sorriso quando
riuscì a pronunciare:
- Grazie, Zayn.-
Si
immerse in acqua
senza dargli il tempo di rispondere, muovendosi in circolo e tenendo
gli occhi
fissi sulla coda blu che scintillava per la luce della luna.
“E il bacio cambierà tutto
perché non sarai più né di un mondo
né
dell’altro”
Era
riuscito a
ricordare la frase della Strega dei Sette Mari, nonostante non avesse
ancora
capito il significato, e stava con le braccia poggiate su uno scoglio,
la coda
che muoveva lentamente sott’acqua e la guancia premuta contro
l’avambraccio con
gli occhi fissi su una bambina che correva tra le braccia di un uomo
dai tratti
definiti e orientali.
-
Liam!- Inclinò il
viso verso la provenienza della voce, si aprì in un sorriso
che mostrava tutti
i denti e scosse il capo con una risata al movimento della sua mano per
farsi
raggiungere. - Non mi butto in acqua, devi venire tu da me.-
Roteò
gli occhi con un
ghigno e si immerse in acqua per rispuntare poi di fronte a quello che
stava
aggrappato a una serie di rocce, strinse le dita sul tessuto dei suoi
pantaloni
e prese posto tra le sue gambe, sporgendosi fino a mordergli il labbro
e
sentire i suoi lamenti. Si staccò poi da lui e
aprì il palmo per mostrargli la
perla chiara, bloccando le sue parole con un bacio e scuotendo la testa
ai suoi
“Non ce n’era bisogno”
e “Quando smetterai di portarmi
delle perle,
Liam?”.
Si
mordicchiò il labbro
e abbassò lo sguardo sulle sue dita che giocavano con la
catenina, era
diventata una parte di lui e non aveva voluto toglierla nemmeno agli
sguardi
severi del padre. Si strinse nelle spalle con uno sbuffo, spinse la
schiena
contro la sua gamba e strofinò la pinna lungo il suo piede
immerso nell’acqua,
sorridendo alla sua risata e mormorando con un tono flebile: - Lo
faccio per
ripagare il mio debito.-
-
Quante volte devo
dirtelo ancora? Non hai alcun debito con me, moti.-
Scosse
il capo con una
smorfia, non capendo il perché fosse sempre così
restìo nell’accettare quelle
perle, e iniziò a muovere le dita sui bottoni della sua
camicia per distrarsi e
non ricambiare il suo sguardo serio. Sollevò il viso con dei
versetti appagati
quando strofinò i polpastrelli sulle squame blu e
ignorò la sua risata
divertita agli schizzi d’acqua provocati dalla coda che
muoveva nell’acqua.
-
Mi hai salvato la
vita.- sussurrò dopo qualche minuto di silenzio, guardandosi
attorno mentre
aggiungeva: - E mio padre mi ha insegnato a essere riconoscente.-
-
Ti ha anche ordinato
di stare lontano da noi umani, non è quello che mi avevi
raccontato l’altro
giorno?-
Non
riuscì a fermare lo
sbuffo e strinse i denti sulla sua mascella per mostrargli tutto il
disappunto,
grugnendo e rannicchiandosi tra le sue braccia mentre ripeteva: - Ma tu
mi hai
salvato la vita.-
-
E poi non è mio padre
ad essere innamorato di te.- aggiunse subito dopo con le guance in
fiamme e la
pinna che strofinava contro i suoi piedi, si appoggiò contro
la sua spalla e
gli sfiorò il braccio con i polpastrelli. - mujhe
tumse dil se pyar hai *,
Zayn.-
bisbigliò in quella lingua che suonava sconosciuta,
aggrottando la fronte per
concentrarsi sulla pronuncia e sul ricordo di come
gliel’aveva più volte ripetuto
quello che lo osservava con un sorriso fiero.
-
Ti salverei la vita
altre migliaia di volte, mia piccola perla. E non cesserà di
esistere il giorno
in cui sarai al sicuro tra le mie braccia.-
Tenne
le labbra premute
contro il suo collo e osservò le dita che tracciavano con
cura i simboli blu
che gli macchiavano la pelle del basso ventre, chiudendo gli occhi e
sospirando
felice per la sua voce che risuonava delicata contro
l’orecchio.
*
Ti amo dal profondo
del mio cuore in urdu, o almeno mi son affidata ai vari forum/siti che
spero se
ne intendano più di me.
Angolo
Shine:
Premetto
che questo era
un semplice esperimento che avevo voglia - curiosità - di
fare da tempo, che
era anche un modo per aiutarmi a sciogliere in questo universo di cui
non so
assolutamente nulla (purtroppo non ho un Liam sirenetta nella vasca che
può
aiutarmi) e servirmene poi per la sirenetta versione moderna su cui sto
lavorando. Ho scoperto, come pensavo, di essere negata in queste cose
vagamente
storiche, del passato e quant’altro, però mi sono
divertita ed è sempre questo
l’importante. Spero non sia un completo disastro e faccia
divertire anche voi.
Il
titolo è preso da
Ready to run perché nel periodo in cui la stavo scrivendo mi
ero fissata con
quella canzone e l’album Four. No, sono fissata con quella
canzone e non ho
scusanti.
(Volevo
solo raccontare
questa piccola curiosità: il giorno dopo aver scritto
dell’anello in questa
storia è comparso Liam con quell’anello al dito.
Non dico che i due fattori
sono collegati, però… ho sempre sospettato Liam
fosse una sirenettina.)
Buona
notte, per chi
decide di leggerla subito-immediatamente,
oppure buon lunedì e inizio settimana!
Non
so quanti/e di
quelli/e che leggono son in fase esami ma ci tengo a farvi gli auguri
per quel
che resta; prendete un respiro e vi manca poco per la
libertà! A tutti i
rimanenti.. divertitevi, senza esagerare, riposatevi e godetevi questa
nuova
estate. (Mi sento sempre più vecchia a dare questi
consigli..)
A
presto, perché se sarete
parecchio sfortunati e io tanto ispirata avrete un paio di nuove one-shot
super
lunghe :)