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Autore: CalimeNilie    22/06/2015    0 recensioni
Sarà poi vero che Sam si è offerto di accompagnare Frodo nel suo viaggio di sua spontanea volontà? E che Frodo è il padrone misericordioso e gentile descritto dal Maestro Tolkien? Probabilmente no. Non sarà solo un equivoco la partenza del povero Sam, schiavizzato a vita da un padrone crudele e tiranno?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frodo, Sam, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wizard who?

“Ti dico che era qui, oh, non mi credi?”
“Non crederei mai a un nano!”
“E cosa devo fare? Non credermi! Eh, non credermi.”
“Ascolta... tappetto...”
Aragorn fu svegliato dalle grida furibonde dei suoi compagni, quella mattina. Durante la notte, i cavalli erano scappati e Legolas era ben intenzionato a dar la colpa al nano.
“Ti giuro, era qui, un attimo dopo... puff!”
“Un attimo dopo... scommetto che ti sei addormentato e li hai fatti scappare.”
“Ti dico che è stato un fantasma!”
“Un fantasma? Seee certo.”
“Te lo giuro! È comparso all'improvviso, tutto bianco bianco... Poi si è messo a cantare: 'oh, oh, cavallo, oh, oh'... era così stonato che i cavalli sono corsi via!”
Legolas si rivolse ad Aragorn: “Ma questo si fa di roba buona eh.”
Gimli ebbe una crisi di nervi e fu costretto a coricarsi per il resto della giornata.

Il giorno dopo, nella foresta.
“Io voglio vedere un leone” disse Legolas, mentre la compagnia si faceva strada tra i rampicanti e il fitto sottobosco.
“L'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re” lo rimbeccò Gimli.
“Ma io sono un re!”
“Lo è tuo padre.”
“E ti pare poco?”
“Senti, Riccioli d'Oro, io sono Gimli figlio di Gloin, della stirpe di Durin, discendente di Thorin Scudodiquercia, figlio di...”
Aragorn, che procedeva davanti a loro, si voltò: “State zitti.”
“Ah, poi c'è quello che già si sente re... tu a me zitto non lo dici, okay?” protestò ancora il nano.
“Esatto: vieni qui a dirmelo. Vieni qui!” annuì Legolas.
“Magari dopo” mormorò Aragorn, sperando di tirarla corta. “Ora sono stanco.”
Legolas e Gimli ripresero a litigare fra di loro e, con grande disdoro di Aragorn, che fu costretto a sorbirsi l'intera stirpe dei Durin per sette volte e tutto l'albero genealogico degli elfi di Bosco Atro fino a Legolas Verdefoglia per cinque, non accennarono a interrompersi nemmeno al calar del sole.
“Per Yavanna!” esclamò quindi. “State zitti, ho sentito un rumore!”
“Cosa? È il mio leone?” chiese Legolas.
In quel momento un ondata di luce li investì in pieno e una figura vestita di bianco comparve dal nulla. I tre provarono a lanciargli contro le loro armi, ma non lo colpirono.
“Oh, ma che bella accoglienza. Uno torna dal mondo dei morti e tentano di ucciderlo di nuovo.”
I tre guardarono meglio: “G-Gandalf...?”
“Ecco, siamo fregati” pensarono tutti. “Ora ci fa fuori per aver tentato di colpirlo.”
Timore non fondato, perché Gandalf sembrava nella confusione più totale.
“Gandalf? Chi è Gandalf? Ah sì! Gandalf! Ma aspetta... perché sto dicendo Gandalf? E poi, chi è questo Gandalf?”
“Tu sei... Gandalf il Grigio” mormorò Aragorn.
“No” disse il mago. “Ora sono Bianco!”
Legolas storse il naso: “Ma sai che il grigio ti stava meglio? Si intonava meglio alla tua carnagione...”
“COME OSI?! Io sono Gandalf il Bianco, sono un Signore del Tempo del pianeta Gallifrey, nella costellazione di Kasterborous, ho più di duemila anni e...” urlò lo stregone slanciandosi in avanti per strappare a Legolas i suoi capelli. Vano tentativo: Gimli aveva già pensato a raparlo la notte precedente.
“Su su” provò a blandirlo Aragorn. “Non diceva sul serio, Gandalf...”
“Non è vero! E poi smettila di chiamarmi Gandalf, io non mi chiamo così!”
I tre poveri compagni si guardarono preoccupati e frustrati. Se Gandalf iniziava ad avere crisi di personalità allora erano proprio fregati. Aragorn stava proprio per proporgli una visitina da un suo amico – “Si chiama Sigmund, ci sa fare con le persone” – quando la domanda di Gimli lo bloccò.
“E quindi come ti dobbiamo chiamare?”
Gandalf sorrise con fare misterioso: “Fidatevi di me, io sono il Mago.”
I tre amici lo guardarono allibiti: “Il Mago chi?”

“Ecco qui.” disse Gandalf mostrando loro un cavallo bianco. “Questo è il mio cavallo, l'ho preso a Rohan. Bel posto, scommettere è legale.”
“Okay, noi come cavalchiamo, invece?” chiese Aragorn.
“Non vi preoccupate, in sella è più grande!” esclamò Gandalf, montando.
Questo è tutto scemo, pensarono i tre compagni.
“Quindi... abbiamo un cavallo... e siamo in quattro” ricapitolò Legolas.
“Il suo nome è TARDIS!” urlò Gandalf.
E così dicendo diede di speroni e li lasciò lì, mentre il cavallo emetteva uno strano nitrito, come se avesse inghiottito un vortice del tempo...

 

 


Questo capitolo doveva essere uno dei più importanti di tutti ai fini della trama, ma poi Gandalf si è convinto di essere un Signore del Tempo e non ci abbiamo potuto fare niente. Okay, questa è la scusa buona; l'altra è che ho iniziato a guardare Doctor Who e la cosa ha fritto del tutto il mio neurone, quindi Chiara mi ha lasciato carta bianca, anche se forse non avrebbe dovuto farlo.
Spero che questo capitolo vi abbia strappato un sorriso, nonostante la sua demenzialità. Fateci sapere cosa ne pensate ;)

Nina

   
 
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