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Autore: Fuyumeakane    22/06/2015    1 recensioni
Dal testo:
"Haru era come l'acqua, inarrestabile e bellissimo.
All'inizio ti avvolgeva in modo brusco, quasi doloroso, ti risucchiava in un vortice freddo che ti opprimeva il respiro, poi tutto si calmava, riemergevi ed iniziavi a farti strada.
I tuoi muscoli lavoravano insieme, contraendosi e rilassandosi al momento giusto, muovevi un braccio e poi l'altro, le gambe e il torace, giravi il capo di lato,l'aria entrava nei polmoni ed usciva con la velocità di un tornado. "
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                              The light behind your eyes

 

“L'acqua è viva.

Una volta tuffato, essa mostra subito le sue fauci e attacca.

Ma non c'è nulla di cui aver paura.

Non devi opporti all'acqua.

Spingi le dita verso la superficie e trova un varco.

Poi, lascia scorrere il tuo corpo attraverso quel varco.

Muovi le braccia, la testa e il torace.

Non resistere all'acqua. "

 

Haru era come l'acqua, inarrestabile e bellissimo.

All'inizio ti avvolgeva in modo brusco, quasi doloroso, ti risucchiava in un vortice freddo che ti opprimeva il respiro, poi tutto si calmava, riemergevi ed iniziavi a farti strada.

I tuoi muscoli lavoravano insieme, contraendosi e rilassandosi al momento giusto, muovevi un braccio e poi l'altro, le gambe e il torace, giravi il capo di lato,l'aria entrava nei polmoni ed usciva con la velocità di un tornado.

Haru era esattamente così, un tornado che mi aveva travolto e trascinato nella sua vita.

Era bastato un incontro, un tuffo e qualche bracciata, ne ero rimasto incantato. Nuotava come se fosse tutt'uno con l'acqua, come se lei fosse un'alleata.

Ed ora Haru è fermo, in piedi in mezzo alla corsia, lo sguardo vuoto scruta l'acqua come se davanti avesse una traditrice, una nemica che prima considerava amica.

Rimango immobile anche io, non riesco a credere che tutto ciò stia accadendo, vorrei gridargli di muoversi, di smetterla di comportarsi da stupido, ma le parole non mi escono, non riesco ad urlare. Ed è come se mi trovassi in un incubo senza fine, in cui cerco di chiedere aiuto, ma l'unica cosa che viene fuori dalla mia bocca è un flebile sussurro.

 

Mi urla contro sbattendo la mano chiusa a pugno sullo sportello dell'armadietto, provocando un rumore sordo. Solo ora capisco di non aver mai pensato a cosa volesse veramente Haru, ho sempre creduto di sapere chi fosse, cosa volesse. Ero sicuro che avesse un sogno, mi sbagliavo.

Nuota solo per i suoi amici e per se stesso, nulla di più e nulla di meno. Non punta in alto, come faccio io.

Haru vuole essere libero.

 

Digito il suo numero sul cellulare, osservo lo schermo e poi cancello tutto. È da ore che vado avanti così.

Ma comunque non avrebbe senso, mi ignorerebbe, oppure non lo sentirebbe suonare, cosa ancora più probabile visto che tiene il cellulare sempre spento.

Devo chiarirmi le idee, elaborare un discorso. Per una volta devo evitare di essere avventato e di combinare casini.

Questa volta sarò deciso ed accurato, calibrerò il peso di ogni parola, la sceglierò accuratamente e premerò il grilletto, sparandola come un proiettile.

Indosso la felpa ed esco all'aperto.

La notte è nuvolosa ma tira un vento caldo, gli alberi di ciliegio hanno iniziato a fiorire ed il loro profumo viene trasportato dall'aria, inondando tutto.

Mi stiro le gambe avvertendo con un brivido i miei muscoli rilassarsi, faccio lo stesso con le braccia e la schiena.

Inizio a correre, il passo deve essere sostenuto altrimenti rischio di stancarmi subito e non deve accadere, ho bisogno di tempo per pensare, perciò più resisto e meglio è.

Sento le prime gocce di sudore scorrermi lungo la schiena, i capelli mi si attaccano alla fronte e il respiro si fa più regolare. Inizio ad abituarmi al passo, perciò mi avventuro in città.

Nonostante l'orario passa ancora qualche macchina, la luce dei fanali mi ferisce gli occhi ma continuo a proseguire.

In fondo è una bella serata e la sua tranquillità mi stimola la mente: ho preso una decisione.

Salgo gli scalini due a due e mi ritrovo davanti a casa sua.

Le luci sono spente e nonostante stia bussando ininterrottamente da una decina di minuti, non sembra esserci anima viva.

Potrebbe non voler rispondere, eppure l'istinto mi suggerisce un'altra soluzione ed all'improvviso so esattamente dove trovare Haru.

 

L'Iwatobi Swim Club ha un aspetto macabro di notte, nonostante sia dipinto con colori sgargianti ed accoglienti.

Le luci sono spente ma decido di entrare ugualmente.

Poso la mano sulla porta, aprendola senza fare rumore, per poi dirigermi verso gli spogliatoi.

Come sospettavo, Haru si trova qui.

Mi tolgo la felpa e la poso scompostamente su una panca, poi faccio lo stesso con le scarpe.

Poso i piedi sulle piastrelle bagnate e scivolose, ma per fortuna l'abitudine mi conferisce l'equilibrio necessario per non cadere.

Cammino sicuro fino alla piscina: l'aria è soffocante. Il calore eccessivo della stanza mi fa arricciare leggermente i capelli sulla fronte, mentre la canottiera mi si attacca al petto.

Haru sta nuotando senza sosta. Il suo stile è impeccabile, anche al buio riesco a vedere il movimento dei suoi muscoli mentre si contraggono e tremano per lo sforzo.

Un braccio esce dall'acqua e vi si rituffa a capofitto, lasciando però un attimo alle dita che sostano sulla superficie di essa, come per accarezzarla. Haru gira il volto lateralmente ed inspira, per poi tornare sott'acqua.

È uno spettacolo magnifico.

Si ferma in fondo alla vasca e riemerge, sostando in piedi dinnanzi a me.

Si toglie la cuffia e gli occhialini, per poi scuotere la testa, spostando i capelli dalla fronte; non posso fare a meno di guardarlo, di guardare il suo corpo percorso da alcune gocce d'acqua.

-Rin..- mi riscuoto e sposto il mio sguardo sugli occhi di Haru, blu come l'oceano più profondo.

-Cosa vuoi?- la freddezza con cui pronuncia quelle parole mi lascia un attimo perplesso, non è da lui.

-Haru- faccio per iniziare il discorso ma lui mi liquida con un "Non mi interessa" e ricomincia nuotare.

Stringo i denti talmente forte che ho paura che si rompano. Non mi lascio di certo mandar via così. Mi tolgo la canottiera e la sbatto a terra in malo modo,poi mi avvicino al bordo e mi tuffo in acqua. Il contatto con essa mi rinfresca e subito mi sento meglio, anche la rabbia è diminuita un po' ma non ho comunque intenzione di lasciar perdere.

Inizio a farmi strada attraverso grandi e vigorose bracciate, le gambe mi dolgono e sento i polpacci irrigidirsi.

Mi blocco a metà vasca ed afferro Haru per le spalle, trascinandolo fuori dall'acqua. Non si muove, mi guarda passivo, quasi apatico e la cosa mi fa incazzare.

Scontro la mia fronte contro la sua con un gesto secco ignorando il dolore che mi si sprigiona subito dopo l'impatto, stringo di più le mani attorno le sue spalle fino a far sbiancare i polpastrelli.

Punto i miei occhi nei suoi e sputo fuori le parole come se fossero veleno, al diavolo l'autocontrollo. - Si può sapere che cazzo ti prende? È così che affronti le situazioni? Comportandoti come un moccioso?- sbatto la mano sull'acqua facendo schizzare alcune gocce verso l'alto -Hai detto che non hai un sogno, che nuoti solo perché vuoi farlo, che vuoi essere libero e allora diventalo, libero. Nuota e dimostra agli altri che non hai bisogno della loro approvazione, che non hai bisogno di avere un tempo ottimo o di entrare in una squadra prestigiosa per essere ciò che sei. Dimostra loro che sei libero, come l'acqua, bellissimo e pericoloso come lei.- urlo ancora più forte.

Il fatto che mi stia ignorando mi fa incazzare sempre di più.

-È per questo che mi piaci, razza di idiota! Perché sei libero-

Mi guarda impassibile, ma vedo i suoi occhi illuminarsi di una luce nuova e solo ora mi rendo conto di ciò che ho detto. Distolgo lo sguardo e lascio cadere le braccia lungo il mio corpo, immergendo le mani nell'acqua. Mi volto e mi avvio verso il bordo piscina.

-Non ho più niente da dirti. Fai come cazzo ti pare- sono più arrabbiato con me stesso che con lui. Mi ero ripromesso di non essere impulsivo, ma come al solito non ci riesco mai.

Haru non mi segue, si limita ad accompagnarmi con lo sguardo.

-Tu sei libero, Rin?-

Lo sento avvicinarsi, facendo increspare l'acqua al suo passaggio, la quale non fa alcuna resistenza ma che al contrario sembra aprire un varco attorno a lui.

Mi giro e siamo uno di fronte all'altro, le nostre fronti si sfiorano e nostri respiri si uniscono, mi guarda con decisione eppure sembra sereno.

Mi afferra per le spalle e in poco tempo siamo sott'acqua, alcune bolle d'aria mi escono dalla bocca e si fanno strada verso la superficie, vorticando tra di loro come in una delicata danza, le nostre labbra si sfiorano e poi si uniscono, si accarezzano.

Le sue labbra sono fredde e morbide come l'acqua, si muovono delicatamente contro le mie e sembra che, intorno a noi, non esista più nulla.

Gli passo una mano tra i capelli ed i nostri sguardi si incontrano, i suoi occhi sorridono e mi sento inondato da un calore piacevole che mi si sprigiona nel petto.

Continuiamo a baciarci finché i polmoni non ci bruciano e siamo costretti a riemergere. I capelli mi si attaccano alla fronte e alcune gocce mi scorrono sul volto.

-Ti amo, Haru-

Lui non risponde ma è come se l'avesse fatto, i suoi occhi sorridono e la sua mano mi accarezza il volto, so che per lui è lo stesso.

Ed ora, in questa stanza, so di essere libero e che posso farmi largo, con grandi bracciate, nel varco che io ed Haru abbiamo creato insieme.

  
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