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Autore: M3K1317    22/06/2015    1 recensioni
Questa long-fiction è una versione migliorata di "Inazuma Eleven personalizzato", miglioramento della quale sono grato ad Ale2000.
Anno 2091 - Italia
Tra le tecnologie avanzate e i molteplici cambiamenti avvenuti sino ad ora, un gruppo di ragazzi tenta di creare una nuova potente squadra. Ma un ostacolo è in agguato nell'ombra.
Fra misteriosi personaggi, oscuri segreti e curiose rimembranze del passato, Milo e i suoi amici riusciranno nell'intento?
[Dal capitolo 4]
"Egli rideva in un modo così sguainato che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E sopratutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso:
"Ma... Era proprio necessario?".
Dall'altra parte ci fu il silenzio come risposta. Ormai sembrava inevitabile."
Genere: Avventura, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 
Come ultima giornata di vacanza, non era certo stata monotona ed abitudinaria. Milo era steso sul letto, in piena notte, assorto nei suoi pensieri. Rivolse uno sguardo all’orologio: le 2:07.
Camera sua era l’ultimo piano della casa, ed aveva una forma inusuale. Il soffitto, difatti, seguiva la forma del tetto soprastante, e conteneva due grandi lucernai, uno per faccia. Il primo lucernaio dava sul giardino sottostante, mentre il secondo dava sulla strada. Per il resto, la camera era un misto tra una stanza da letto ed un magazzino, in quanto, prima che fosse la camera di Milo, essa non era niente di più di una mansarda. Non vi era neppure una porta, bastava terminare le scale per esserci dentro. Se Milo avesse percorso quelle scale al contrario, si sarebbe ritrovato al primo piano, composto da un corridoio, ai cui estremi si trovavano, le camere di sua sorella, Charlie, e dei suoi genitori.
Il ragazzino, come già detto, aveva i pensieri rivolti altrove. Era per lo più intento a ragionare su quanto lo aspettasse il giorno successivo. Egli aveva, appunto, appena terminato le scuole elementari, di conseguenza, stava per iniziare le medie. Ai suoi occhi pareva che tutti quanti dicessero le stesse frasi: “Guarda che le medie sono difficili…” oppure “Non è mica facile come alle elementari…” o addirittura “Se non studi, non si fanno problemi a bocciarti.”. Lui non aveva mai avuto particolari problemi con la scuola, anzi, spesso prendeva ottimi voti, ma sembrava quasi, che per quanto egli fosse andato bene fino a quel momento, le scuole medie fossero pronte a rimettere tutto in dubbio. I suoi dialoghi coi parenti, circa tali dubbi, culminavano sempre con la medesima iterativa risposta: “Tutti ci siamo passati…”. Certo! Era inopinabile che tutti fossero passati per le scuole secondarie di primo grado, eppure, esse continuavano a parere un ostacolo troppo grande per essere saltato.
I suoi pensieri furono bruscamente troncati dallo squillare di un telefono. Era il suo cellulare… Rivolse un secondo sguardo all’orologio: le 2:09. Si avvicinò lentamente al telefonino, e dopo aver premuto il solito punto sullo schermo, lo portò all’orecchio e chiese: “Pronto. Chi parla?”. Dall’altra parte la risposta fu completamente diversa dalle aspettative, difatti egli udì: “Sei Milo Hammer?”. Dopo un rumoroso sbadiglio, forse usato per far intendere all’interlocutore a che ora avesse chiamato e come egli fosse liso dal sonno, il castano rispose: “Sì… Sono io…”. “Bene…” bisbigliò l’altro “Ascoltami e non interrompermi… Volt Tundir e Rich Deception… Li hai incontrati oggi pomeriggio… Dico bene?”. “Cos’è? Uno scherzo telefonico?!” esclamò in modo sapido Milo, pentendosi all’istante desso del volume della propria voce. “Ti ho detto di non interrompermi!” si sentì chiaramente dall’altro capo. “Senti.” commentò il castano “Ma tu paghi le telefonate? Perché se le hai gratis chiudo questa chiamata ora, se no ti lascio parlare un altro po’.”. Dall’altra parte si udì un inverecondo silenzio in vece di risposta. Proprio mentre il ragazzino stava per premere il pulsante che avrebbe posto fine alla conversazione, udì chiaramente e con fare tignoso: “Non è il momento di scherzare! Ho tantissime cose da dire e pochissimo tempo per farlo!”. Milo decise di ascoltare ancora un po’ di quella bizzarra telefonata, all’apparenza priva di qualsiasi significato. “Che cosa sai degli Imperatori?” fu la prima domanda che riuscì a sentire. “I cosa?!” rispose confuso il castano. “Vorresti dirmi che non ne sai nulla?” si sentì chiaramente. “Non so di cosa tu stia parlando.” commentò il ragazzo. Dall’altra parte si udì stagliare una risata, quasi petulante, che da flebile si fece più rumorosa. Egli rideva in un modo così sguainato, che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E soprattutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso: “Ma… Era proprio necessario?”. Dall’altra parte ci fu il silenzio come risposta. Oramai sembrava inevitabile. Passarono una quindicina di secondi di interminabile silenzio, quasi a librare il rumore causato in precedenza, prima che il castano vedesse la notifica che la chiamata era terminata, ed ogni parvenza di rumore si fosse involata con essa. Ritenendosi venturoso che tal zibaldone di suoni non avesse comportato il destarsi di altri individui, Milo fece ritorno alla sua precedente posizione.
Se fino a tal momento i dubbi e i pensieri di Milo avrebbero potuto esser definiti confusi, da allora in poi essi si resero tre volte tanto uggiosi, locupletati di mistero dalla lusca conversazione. Il decorrere del tempo sembrò rallentarsi ulteriormente, mentre i suoi ragionamenti parevano fuorviare più che mai e la sua mente era compenetrata da pensieri irrazionali e polimorfi. Quel dialogo non poteva che essere prodromo larvato di un’eteroclita sequenza di accadimenti, che, orditi da un qualche stagliante individuo, forse desso della telefonata, avrebbero condotto ognuno al medesimo traguardo, sconvolgendo ogni statu quo ipotizzabile. Era ovvio: in quel momento ed in quel luogo, la storia di Milo e dei suoi amici era iniziata.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
L’ultima volta non avevo messo nessun “Angolo dell’Autore” in quanto non mi pareva di aver altro da dirvi. Immagino che se qualcuno avesse avuto la strana idea di leggere questa fanfiction, dopo questo capitolo avrebbe senz’altro modificato i suoi progetti. Mi auguro che ci sia ugualmente qualche masochista che giunga fin qua facendosi piacere la storia. Beh! Che dire? Grazie a chiunque abbia letto fin qui… E poi: se ci fosse qualche magnanimo individuo che si degnasse di recensire, ne sarei lieto, in quanto altrimenti non riuscirei a capire che cosa ne pensate, voi lettori. Ho aggiunto questo capitolo in tempo relativamente breve, poiché tra poco partirò per le vacanze, e non posso pronosticare quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo (se ci riuscirò).
  
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