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Autore: MortesNetdrome    22/06/2015    1 recensioni
Carlo, a dispetto del nome è uno strumento meccanico che viene sfruttato contro il suo volere, il testo contiene due intramezzi atti al riempimento di pause, ma soprattutto atti al fare qualcosa di diverso.
La storia avrebbe potuto dare di più, ma non si è impegnata.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita di Carlo non era affatto semplice, il suo lavoro lo pose di fronte ad un bivio tra le emozioni e la carriera.
Il suo lavoro era assolutamente inaccettabile per il suo spirito, ma Carlo è nato per svolgere quest’attività, una capacità innata nel fare quello che non voleva fare.
Carlo è un tritacarne vegano.
 
Di fronte ad una situazione simile come vi porreste?
Chiediamolo a Guglielmo Gnosi, un vero esperto di Situazioni Simili.
"Non c’è alcun possibile sviluppo nella storia: ok, è vegano, e allora? Io mangio quel cazzo che voglio, se quello che volete dire con questa storia è che è sbagliato mangiare carne, avete capito?!"
Molto bene Billy, grazie per la tua esaustività… e ora, torniamo nella realtà vitale di Carlo.
 
Carlo è stanziale nella macelleria di un certo Eugene, un uomo robusto appassionato di affettatrici e limoni.
A volte questi suoi interessi si fondono, infatti come secondo lavoro, di sera, distribuisce fette di limone per i cocktail.
 
"Cosa c’è ora che non va, Carlo?"
"Cosa c’è che non va? Eugene, sono mesi che ti dico che sono vegano, NON VOGLIO tritare quella carne"
"Vegano? Oddio, si guarisce?"
 
Carlo è posizionato in una zona tattica, proprio accanto all’affettatrice prediletta di Eugene e alla sinistra dell’insaccatrice.
Per quanto fossero delle persone splendide, questi due strumenti ai lati di Carlo, all’arrivo del tritacarne si era formato un clima di tensione.
 
"Giorgio, Marco: questo clima di tensione non mi piace, ditemele in faccia le cose."
I due si scrutarono a vicenda alla ricerca di un indizio su cosa dire.
Giorgio interruppe lo stallo "Carlo, rallenti la produzione."
"Veramente vorrei fermarla."
"Peggio ancora."
 
I giorni passavano, il tritacarne si rifiutava di fare il suo lavoro.
Niente hamburger per i clienti della macelleria da ormai 4 mesi.
 
"Dai Carlo! Solo un hamburgerino."
"No dai, basta."
"Carlo, tanto l’animale è già stato macellato, devi tritare della carne uccisa NON da te."
Carlo ci pensò un attimo, poi si rassegnò affermando "Va bene dai, tanto non c’entro nulla."
 
Così Carlo cedette alle intimazioni dei suoi colleghi, non faceva nulla di male, si diceva.
Carlo visse molto meglio, poiché tritando la carne poteva ottenere il ferro che un apparecchiatura meccanica come lui stesso necessitava e che, purtroppo, non poteva ottenere attraverso i legumi.
Anche perché è un tritacarne e non un macina-lenticchie.
 
Andiamo a parlare della conclusione che avete appena letto con Guglielmo Gnosi, un grande esperto di Finali Che Avete Letto.
"Bravi, complimenti, molto furbi: il finale da alternativi del cazzo che spiega come l’uomo di fronte al conformismo anche involontariamente finisce per conformarsi… no beh, effettivamente mi è piaciuto, bravi"
   
 
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