Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |       
Autore: FabTaurus    23/06/2015    5 recensioni
Nel lungo periodo senza legge che seguì la morte del Re del Sale e del Legno, l'insieme di Isole conosciuto come la Cintura, cadde in un abisso di violenza, poi ricordato come la guerra dei Diecimila Re. Nel Frattempo, sulla Terraferma, l'intricato complesso di foreste conosciuto come Ydalir celava segreti antichi e terribili pericoli.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 

 

 
1. Il Vecchio     

 

    La pioggia aveva ammorbidito il terreno. Il vecchio affondò la zappa fra il muschio invernale e le erbacce, e rivoltò una nuova zolla di terra. Con un secondo colpo ruppe il terriccio, sparpagliando sassi e radici. Dopo il riposo invernale la terra aveva bisogno di arieggiarsi, di asciugarsi; così gli aveva ordinato il Secondo Sovrintendente Agricolo durante l'assegnazione settimanale. Un suolo che non respirava in primavera, con la bella stagione non avrebbe dato altro che piante malate e asfittiche.
    Compiacere i Sovrintendenti non era tuttavia cosa cui il vecchio potesse rassegnarsi con facilità. Le sue ginocchia non si erano rammollite nemmeno dinanzi al Re dei Re, e non sarebbero stati certo i morsi di quattro cani da guardia a piegarlo. Ma più delle bastonate e delle privazioni, ciò che gli accendeva il sangue era l'arroganza del loro sorriso e la vuota stupidità dei loro occhi. Così concentrati a rimarcare il loro finto potere, non si rendeva conto del terribile sbaglio commesso.
     “ Un giorno non molto lontano le parti si invertiranno di nuovo.” si disse fra sé, affondando nuovamente la zappa nel terreno, immaginando al tempo stesso di incontrare sotto la lama non molle torba ma il cranio del Terzo Sovrintendente Agricolo.
    
Il vecchio si guardò attorno: in una cornice di biondi capelli arruffati e braccia sporche di fango fino ai gomiti, si muoveva qualche passo più indietro, un ragazzetto pelle e ossa. Portava un cesto di canne legato alla schiena che era più grande di lui e mano a mano che avanzava nel campo dissodato, ripuliva la terra appena smossa dalle erbacce e dai sassi. Era metodico e attento; capitava di rado che ci fosse bisogno di riprenderlo.
    
La semplice vista del ragazzo gelò i suoi propositi di vendetta. Quel tempo sarebbe di certo giunto, ma era ancora lontano tanto quanto le navi di Karthark, suo figlio, da qualche parte nella Cintura Esterna. Nel frattempo la cosa più importante era la sicurezza di Thorulf.
    
Lavorarono per tutto il giorno, senza una parola. Il loro silenzio non era però dettato dal rispetto di qualche proibizione, ma come spesso succede fra persone abituate alla presenza reciproca, tra loro la parola non era necessaria. Il vecchio era di indole quieta e il ragazzetto taciturno per natura. L'uno insegnava coi gesti, l'altro imparava con gli occhi. Erano fatti così e si bastavano. Si erano concessi una pausa giusto a metà giornata, quando il Sole si era aperto un varco fra le nubi. Il vecchio, appoggiato alla zappa, si era raddrizzato la schiena dolorante godendosi i caldi raggi e la brezza marina. Poi con un fischio aveva richiamato a sé il ragazzino e senza aspettarlo si era avviato verso la scogliera. Qui avevano pranzato con alcune fette di pane scuro e del pesce salato, le gambe a penzoloni nel vuoto e il fragore del mare a occupare le loro orecchie. Poco prima di tornare ai campi, il vecchio aveva tirato fuori dalla sua bisaccia due uova di gabbiano; le aveva trovate quella mattina, in un nido incautamente troppo vicino al margine delle scogliera e ora se le passava fra le dita con aria meditabonda. Avrebbero potuto mangiarle subito, tuttavia un'idea lo tormentava.
    Pur avendo tutti gli anni che i suoi capelli bianchi suggerivano, sentiva di avere ancora mani leste. La pelle certo ridotta ad un intrico di cicatrici, ma ancora tutte e dieci le dita al loro posto, una rarità per un Danzatore delle Lame. In quel momento sentì la mancanza del sacchetto colmo di ossa mutilate ai suoi avversari, ognuna incisa co
n una runa di potere. Ora quel trofeo gli era stato tolto, così come gli abiti e le armi. Gli era stato addirittura proibito il possesso di un knifr, un semplice temperino da lavoro che qualsiasi altro schiavo portava legato al collo.
    Rigirò le uova fra le mani ancora per pochi istanti, giusto il tempo di un ultimo respiro e poi le lanciò in aria, passandole da una mano all'altra.
    La Danza delle Lame era un'arte e in quanto tale non si poteva certo insegnare senza un minimo di preparazione. Ancora ben vividi erano i ricordi della sua gioventù, quando suo zio lo aveva introdotto ai primi segreti.  
La danza delle uova che aveva in mente però si avviava già alla conclusione, perciò il vecchio si esibì nell'unico, vero lancio rischioso. Le uova schizzarono in cielo, mentre lui batteva il tempo con le mani. Al terzo colpo falciò l'aria davanti a sé e concluse tutto con una posa teatrale a braccia spalancate e palmi aperti. Il suono umido delle uova che finivano in acqua, sessanta piedi più in basso, arrivò l'istante seguente.
   Il ragazzino, che fino a quel momento aveva osservato con grande meraviglia quello sfoggio di abilità, s'impietrì. Il vecchio lo vide con la coda dell'occhio mentre si sporgeva oltre la scogliera, verso il mare sotto di loro.
    
Incapace di trattenere un sorriso unì i palmi vuoti. Quando li dischiuse, i gusci screziati delle uova di gabbiano brillavano nelle sue mani chiuse a coppa. Il ragazzo sgranò gli occhi, incredulo mentre il suo stomaco gorgogliava per una fame neanche lontanamente saziata. Sempre sorridendo, il vecchio gli porse quindi l'uovo più grande. 
    
In seguito tornarono al lavoro, poiché era ancora molta la terra da dissodare. Pesando le loro ossa assieme non si faceva la stazza di un uomo adulto, eppure, il Secondo Sovrintendente Agricolo gli aveva affibbiato due volte la terra degli altri schiavi. Il vecchio guardò sconsolato la distesa di muschio ed erba giovane che si allungava per decine e decine di passi in tutte le direzioni. In tutti i suoi anni da guerriero non aveva mai immaginato una fine tanto ingloriosa: ridotto a quattro ossa smagrite, debole e sfinito, a lavorare la Terraferma dell'Helmborg come l’ultimo dei disertori. Proprio lui che dell'isola di Helm era stato Jarl, e che in tale veste, per dieci anni, aveva combattuto al fianco del Re del Sale e del Legno. Lui che aveva guidato la flotta del Kraken durante la Terza invasione del Greenland. Una vita a lottare per sopravvivere alla furia del mare all'acciaio degli uomini per terminare i propri giorni come uno scoglio eroso dal tempo, uno stanco relitto dimenticato dagli Dei.
    
Digrignando i denti, il vecchio aggredì la terra a colpi di vanga. La lama di ferro si aprì la strada nel terreno con un suono stridente di ossa scheggiate e denti spezzati. Ma per quanta ferocia menasse la vanga non una goccia di sangue stillò dalle ferite del terreno e la sua sete di vendetta non trovò sollievo. Ci volle parecchio tempo prima che la stanchezza avesse il sopravvento e lo obbligasse a fermarsi, ansante. Diversi passi più indietro il ragazzino lo osservava. Incapace di sopportare quello sguardo semplice e preoccupato, soffocò la propria vergogna sotto altra terra, con nuovi colpi di vanga. 
    
Così il pomeriggio lasciò spazio alla sera. Solo il suono del corno del Primo Sovrintendente fu capace di strapparlo dall'oblio della fatica. Quando alzò finalmente lo sguardo la luce del giorno cominciava ormai ad affievolire e le ombre ad allungarsi sulla terra smossa. In lontananza gli altri schiavi avevano ormai abbandonato i loro appezzamenti e confluivano ormai verso la spiaggia. Alcune barche erano addirittura già in mare dirette al Recinto.
    
Poco lontano stava invece il ragazzo, ancora chino nel fango. Il vecchio si rammaricò di non avergli prestato più attenzione. Perso come era fra vecchi ricordi e feroci rancori, era giunto a dimenticarsi non solo dove fosse, ma persino cosa stesse facendo. Il ragazzo d'altro canto, sempre così silenzioso, non gli aveva certo dato motivi per ritornare alla realtà. 
    
Solo una volta giunto al suo fianco si accorse però con quale zelo avesse lavorato. Non restava che un fazzoletto di terra smossa da pulire, una striscia lunga appena un paio di passi. Poco lontano, a distanze regolari erano ammucchiate invece cataste di sassi, belli e grandi, ottimi per rafforzare i muretti a secco dei frutteti, mentre le erbacce giacevano ammassate sul bordo della scogliera, pronte per essere gettate a mare. Senza indugiare oltre il vecchio pose una mano sul capo del ragazzino. Meritava una ricompensa. Con un gioco di dita ripescò l'uovo superstite dalla bisaccia e lo consegnò nelle mani del fanciullo. Prima che questi potesse dire anche solo un ringraziamento, si liberò della propria bisaccia indicandogli gli attrezzi. Quella sera, se le sue intuizioni erano giuste, Vargh del Recinto, Primo Sovrintendente Agricolo, sarebbe arrivato a ricordargli quanto spiacevole fosse la sorte di uno schiavista finito sotto il giogo dei suoi stessi schiavi, e lui preferiva sapere il ragazzo il più lontano possibile per quell'ora.
    
Il fanciullo non aveva ancora raccolto tutto il necessario che il vecchio cominciò a spingerlo delicatamente verso la via del ritorno.

 





Chiacchiere e affini: salve gente, sono passati secoli dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa eppure non son morto. Eccomi qua con una storia che per la prima volta giungerà alla conclusione. Come faccio a dire ciò? semplice, è già stata scritta e attende solo una blanda revisione.  
L'ambientazione che qui ho voluto ricreare è grim and dark e prende come spunto usi e costumi scandinavi alto medioevali, e in particolare vichinghi. Spero vivamente possa piacervi, attendo la vostra opinione.
Vorrei inoltre chiedere scusa in anticipo per gli eventuali errori di stile presenti nei primi due capitoli di questa storia. Sono un residuo bellico di oltre un anno fa che non sono riuscito a migliorarli come volevo per mancanza di tempo. Nei prossimi mesi lancerò le versioni riviste e corrette. Dal terzo capitolo le cose si dovrebbero fare meno schifose ;) quindi tenete duro



 

 

 

 

 


.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: FabTaurus