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Autore: ordinary_people    23/06/2015    3 recensioni
Due cose accomunano Elena Gilbert e Damon Salvatore: la prima è che devono lavorare assieme per lo spettacolo invernale della scuola. La seconda, invece, è una semplice scommessa che nasce a causa del ragazzo dagli occhi azzurri, come dimostrazione che la bella Gilbert è un divertimento come altri.
Dal testo: ““Io ho … ho bisogno di lei, Caroline”
Prende un respiro profondo e mi guarda. Sposta il peso da una gamba all’altra e poi si decide a parlare: “E lei di te, ma non è questo il momento” detto questo, senza lasciarmi la possibilità di proseguire la discussione – o qualsiasi cosa essa fosse – esce, andando a raggiungere una bellissima Elena rannicchiata in un angolino accanto alla porta, con il vento a scompigliarle i capelli e quegli occhi maledettamente rossi, ma Caroline ha ragione … è il momento di darle del tempo, per lei … per riprendersi. Ma una cosa è certa: non la lascerò andare, non se lo merita.
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Storia scritta a quattro mani da _valins e missimissisipi
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo diciassette

Damon


“Che fai lì impalato?” domando a mio fratello, attualmente con le braccia conserte esattamente di fronte alla televisione sulla quale stavo guardando un film. 
“So della scommessa” 
Il mio corpo si irrigidisce per qualche secondo, flettendosi il momento dopo in cui realizza che Stefan era già a conoscenza della scommessa: “E allora? Me lo hai già detto” mi sporgo oltre la sua figura per osservare la televisione. 
“E allora sei uno stronzo” 
Alzo gli occhi al cielo: “Prima che il tuo istinto da mamma lupo possa avere il sopravvento su tutto il resto, ne ho già parlato con Klaus, ho risolto tutto, quindi ti prego, smettila di rompere” 
“Che cosa hai sistemato?” 
Sbuffo sonoramente: “Ma hai qualche problema di comprensione? Ho detto che ho sistemato la questione della scommessa con Klaus!” sbotto. 
“Quella che riguardava uscire con Elena per la casa al mare?” 
Uno strato di nervosismo appostato sul mio stomaco, esplode: “Qual è il tuo problema!? Si, maledizione, quella! Ora mi lasci in pace? Devo telefonare alla mia ragazza, quella che tu non hai, perché sei troppo impegnato a fare il noioso per averne una!” 
Lui borbotta qualcosa, che non riesco a sentire, ma decido di ignorarlo.

“Che fai?” domando, non appena la sua voce risuona allegra dall’altro capo del telefono.
“In realtà, sono appena stata da Caroline … adesso Bonnie ed io ordiniamo la pizza e guardiamo un film a letto …”
“Uh – sorrido involontariamente all’ultimo ricordo che ho di quel letto – mi piace il tuo letto … è decisamente comodo per-” mi interrompe.
“Non dire niente!” esclama, scoppiando a ridere.
“Vorrà dire che te lo ricorderò nei prossimi giorni, quanto sia comodo … piuttosto – mi faccio serio – come mai non ci si vede più per teatro?” 
“Caroline è in una fase di rehab, al momento – la sua bocca è piena di patatine e mi fa sorridere, ancora, per la sua semplicità, perché non vuole apparire bella ai miei occhi, perché in sostanza non ne ha bisogno – ma tanto eravamo a buon punto, quindi …” una voce che credo si tratti di quella di Bonnie, richiama l’attenzione di Elena che improvvisa un ‘arrivo’.
“Devo andare” ammette, con un pizzico di dispiacere.
“Ci vediamo domani”
“Mh … a domani” sorride.
“Ehi Elena” la richiamo.
“Si?” 
Tutto ciò che per una frazione di secondo avrei voluto dire, mi muore in gola, facendomi scuotere violentemente la testa e maledicendomi per aver pensato ad una cosa del genere: “No, niente … notte”
“Notte” 

Le serate sono diventate praticamente noiose, estremamente noiose; da quando sono ‘ufficialmente’ insieme ad Elena, passo le serate davanti alla tv o a baciarla in camera sua, sparendo dalla finestra quando i suoi genitori la chiamano per la cena.
Non diciamo niente, non parliamo, ma a me va bene così, mi basta guardarla e mi sento così idiota, un totale incapace di fronte a lei, ogni volta che mi bacia rimango immobile, stupido.
E quando vado a letto, non vedo l’ora di alzarmi, solo per poter passare qualche ora insieme a me, rubarle qualche bacio mentre è di fretta o portarle i libri pesanti in corridoio. 

Come volevasi dimostrare, seppure Mystic Falls abbia una media di due abitanti, il nostro liceo sembra ghermito dell’intera popolazione del Montana; sono passate quattro ore e io non ho ancora trovato Elena, contando di pranzare con lei, se solo sapessi dove si è cacciata.
Chiudo l’armadietto, un po’ svogliato, e sobbalzo quando Rebekah compare alle mie spalle: “Si?” 
“Damon … allora, come va con Elena?” 
Alzo gli occhi al cielo, perché cavolo sono tutti così dannatamente gelosi di me ed Elena.
“Alla grande” mi limito a rispondere.
“Ne sei sicuro?” 
Sospiro: “Si” 
“Secondo me – prosegue, non appena mi allontano – dovresti fare un salto in mensa” 
Un velo di ansia mi ricopre lo stomaco quando queste parole vengono registrate dalla mia testa. 
L’unica cosa che vedo e che, onestamente, mi spezza il cuore, è Elena che esce piangendo dall’aula.
“Elena – le afferro il braccio – che diavolo è successo?” domando, preoccupato, se non terrorizzato dall’idea che sia accaduto ciò che pensavo.
Rimango basito quando, la sua mano libera, molla un sonoro schiaffo sulla mia guancia: “Non toccarmi – afferma, con voce tremante – sei un bastardo! Come hai … come hai potuto …” un altro singhiozzo, un altro pezzo di me che va alla deriva.
“No Elena, non capisci …” 
“No – alza lo sguardo su di me: gli occhi terribilmente rossi e le lacrime che non accennano a smettere di scendere lungo le guance, le labbra – tu non capisci, ascoltami bene, Salvatore … non devi più parlarmi, scrivermi, esci dalla mia vita, chiaro?” lascia con forza la mia stretta e si allontana, stringendosi la borsa sulla spalla e sono più che sicura che stia ancora piangendo, e io ho, per la prima volta, il cuore spezzato. 
La campanella segnala la fine della pausa pranzo, e io lascio che la gente mi passi accanto, fino a quando, l’immagine di mio fratello, seguito da Klaus, esce dalla stanza, quest’ultimo, con un ghigno ad incurvargli labbra ed io, non ci vedo più.
Mi avvicino rapido a lui e lo sollevo per il colletto della camicia, sbattendolo contro l’armadietto: “Che diavolo hai fatto!? Che problemi hai?!” 
Lui si fa serio: “Ho detto che la scommessa era chiusa per te, non per Elena” ed il mio destro non tarda ad arrivare. Incurante di Klaus, mi avvio all’uscita, imbattendomi in mio fratello: “Spero sarai contento adesso …” riesco solo a dire, ora che la rabbia mi ha abbandonato lasciando posto ad un buco nello stomaco, che penso non sparirà presto. 
Lui non risponde, non accenna nemmeno un movimento ed io lo supero, scontrandomi con la sua spalla e avviandomi all’uscita. 

Elena


Non voglio andare a casa.
Penso rapidamente all’unica persona che, adesso, saprebbe esattamente cosa dire, quell’unica e sola persona che è sempre stata più forte di me.
“Avevi ragione tu” sussurro, quando Caroline mi apre la porta. Un paio di ciabatte a forma di coniglio e i capelli legati in una coda disordinata.
“Elena che … che è successo?” 

Mi distraggo dal vassoio di plastica rosso pieno di tacos—si da il caso che oggi sia la giornata dedicata ai cibi alternativi, ossia quelli di nazionalità non americana che possiamo gustarci poche volte durante l’anno… e sì, cosa stupida, davvero, oggi mi sono sentita felice anche per questo ma l’increspatura delle mie labbra si disfa quando una voce irritante cattura l’attenzione di tutta la scuola riunita in sala pranzo. Quella di Klaus, adesso in piedi rispetto alla sua cerchia di amici e familiari che è del tutto seduta ed ha anche accolto un nuovo membro… cosa ci fa Stefan lì seduto?
“Vorrei farvi sentire una cosa ragazzi, qualcosa che, sicuramente, non farà piacere ad una persona in particolare” afferma Klaus; alla sua destra, Stefan e Kol che si guardano fra di loro, complici.

Credo di aver perso un battito. Ho le labbra socchiuse, la mano ferma a mezz’aria e decine di sguardi poggiati sulla mia figura esile e quasi del tutto ricoperta dalla cascata di capelli lunghi, ottimi, come in questo caso, per fungere da muro innalzato contro il mondo intero.
Una registrazione che non ho idea da dove provenga è caratterizzata dalla voce di Damon che, parlando con suo fratello, dice di aver fatto una scommessa … non una scommessa qualunque, una scommessa su di me, sul portarmi a letto.
Una voragine si apre nel mio stomaco, seguita dal senso di imbarazzo e di smarrimento nel trovare gli sguardi di tutta la mensa, adesso, piantati su di me, specialmente quello di Rebekah che, con un ghigno, mi fissa soddisfatta.
Maledico mentalmente le mie amiche per non essere qui, ma subito dopo maledico me stessa, per aver pensato, anche solo per un istante, che a Damon Salvatore potesse seriamente interessare qualcosa di me, Elena Gilbert, la ragazza slavata e secchiona, che lavora nel progetto teatrale e che si è presa una bella cotta per la persona sbagliata.

“Oh mio Dio – Caroline si porta una mano davanti alla bocca – sono un’idiota! Non dovevo stare a casa! Fanculo, non sarebbe successo … non … non lo avrei permesso e quella Mikaelson, ah, lo vedrà! Grease sarà solo un lontano ricordo, giuro … razza di stronza arrampicatrice sociale, ce ne occuperemo Elena, te lo prometto, nessuno ti farà niente, non permetterò a nessuno di avvicinarsi alla mia migliore amica!” esclama, risoluta. 
“Grazie” sussurro.
“Vuoi piangere?” domanda, comprensiva. 
Non faccio nemmeno in tempo ad annuire, che le lacrime hanno già ricominciato, inesorabili, a scendere.
Caroline mi stringe forte, e io mi stringo spasmodicamente alla mia amica, respirando il profumo dei suoi vestiti che sa di casa, sa della mia migliore amica Caroline, che mi ha preso per mano il primo giorno di asilo e che mi ha promesso che niente mi farà più del male, che andrà tutto bene.
I singhiozzi si fanno più rumorosi, e io annaspo alla ricerca di aria, che non sono del tutto sicura abbia voglia di respirare. 
Ma io sono forte, devo esserlo.
Mi sono sempre detta che non avrei mai permesso a nessuno di togliermi il sorriso, e seppure questo sia, ultimamente, legato all’immagine di Damon, mi sforzerò di essere forte. 
Farò vedere a tutti che sto bene, non importa se piangerò ogni notte, se vorrò tornare indietro nel tempo ogni santo giorno, se ogni singolo angolo del liceo mi ricorderà lui. Voglio solo fingere che vada tutto bene, perché forse è l’unica cosa che sono in grado di fare. 


Bonsoir!

Immagino di non avere scuse: innanzitutto, voglio dire che chi parla è missi ossia fede, e mi spiace aggiornare senza valins, ma purtroppo lei è impegnata con gli esami e comunque non ci sentiamo da un po'... in più, quando ci siamo sentite tempo addietro avevamo condiviso un certo disinteressamento verso la serie tv, che io ho soffocato continuando a scrivere un paio di cose (e altre sono in cantiere tipo una Klayley!AU) ma che comunque è stata una delle motivazioni maggiori per cui non abbiamo aggiornato!
spero che vi ricordiate di noi e della storia, che ha visto davvero una fine alla fine... spero vi piaccia questo breve capitolo bomba e se sì sono curiosa di sapere i vostri pareri! cercherò con un po' di lentezza di rispondere alle vostre recensioni che ci hanno scaldato il corazon ma nel frattempo ripeto di perdonare il grande periodo in cui abbiamo abbandonato efp e TBITG!
rivedere questa vecchia storia mi fa tenerezza, e sono felicissima che stia per arrivare la fine, perchè gli ultimi capitoli sono quelli che mi hanno emozionata maggiormente **
ne mancano molti, comunque, quindi non disperate!!
non vi prometto un aggiornamento veloce, perchè devo recuperare gli altri capitoli come ho già detto (ops) ma mi auguro di ricevere un feedback!
vostre fede e valins (anche se momentaneamente assente)
un bacio
  
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