It's The Fear
It's the fear,
The fear of the dark
It’s growing inside of me
They won, they will come to life
Have to save,
Save my beloved,
There is no escaping
Because my fate is horror and doom
È
la paura
La paura del buio
Sta crescendo dentro me
Vincono, verranno alla
luce
Devo salvare
Salvare il mio amato
Non
c’è scampo
Perché il
destino è orrore e condanna
I suoni della battaglia
gli giungevano ovattati e troppo lontani; la vista era annebbiata e non
gli permetteva di distinguere la sagoma del suo avversario, Kiba
Inuzuka di Konoha, un ragazzino che dimostrava la sua età,
ma così strafottente da continuare a ridere anche aver visto
una propria mano amputata di netto dalla sua Taglia Teste. Quello
sì che era un osso duro, a differenza di quello
smidollato insettomane con gli occhiali che aveva decapitato in pochi
secondi. Sasuke aveva detto loro che gli avversari non erano altro
che dei bambini troppo cresciuti che si divertono ancora a
giocare a fare i ninja. Beh, di sicuro non si aspettavano che
i bambini di cui aveva parlato il loro capo fossero in
verità decisamente cresciuti: il ragazzo biondo descritto
come stupido era così forte da tenere testa a Pain;
il tipo con la strana acconciatura ad ananas troppo pigro
anche per combattere aveva annientato uno dei corpi di del capo
dell’Akatsuki con un piano perfetto; l’erede del
clan Hyuga timida e impacciata, una debole aveva atterrato
Kisame con un Junken talmente potente da far tremare la terra,
ed infine le due inutili Ino Yamanaka e Sakura Haruno insieme
stavano combattendo contro un corpo di Pain e sembravano anche avere la
meglio. Decisamente, Sasuke non aveva capito un cazzo.
Conficcò la
spada nel terreno, facendo pressione su di essa per rialzarsi. La mente
tornò finalmente lucida, dopo che il dolore di un fianco
strappato a morsi da un grosso cane si affievolì. In testa
quel dannatissimo, fottutissimo nome.
“
Karin, Karin, Karin…”
Dove poteva essersi
cacciata? Sperava si fosse nascosta da qualche parte: non
l’aveva più vista da quando una sottospecie rospo
delle dimensioni di una montagna si era divertito a saltare tra loro e
disperderli ovunque. Ora, tuttavia, non aveva tempo per andare a
cercarla.
<<
Già stanco, pesciolino? >> gli chiese
ghignando Kiba Inuzuka, accarezzando con la mano sinistra,
l’unica rimastagli, il collo del suo enorme cane.
<< Ti
piacerebbe, bastardo! >> urlò, per poi tornare
alla carica.
Subito l’aria si
riempì del cozzare dei loro kunai, spade, denti.
Decisamente, quello non era un combattimento ordinario: il
ragazzino cambiava arma e strategia con una rapidità
disarmante, rendendo la loro battaglia di una confusione assurda.
Doveva sbrigarsi, ragionò tra se: ringhiando, si
lanciò su di lui.
***
Cazzo, quel ragazzino gli
aveva dato più filo da torcere di quanto si aspettasse: per
ucciderlo ci erano volute quasi due ore. Tuttavia ora il corpo di Kiba
Inuzuka giaceva immobile e grondante di sangue accanto a quello del suo
cane pulcioso, nel ben mezzo di quella che era stata la piazza
principale di Konoha. E lui, il grande Suigetsu
Hozuki, giaceva mezzo morto in un non-meglio-identificato palazzo
fatiscente, troppo ferito per riprendere a combattere. Ed ancora con
quel nome fisso in testa.
“ Karin, Karin,
Kar-“
<< Si
può sapere dove cazzo eri finito, stronzo? Non avevi detto
che mi avresti protetta tu? >>
Ecco, ora si sognava pure
la sua voce. Stava proprio morendo. Chiuse gli occhi, sospirando.
<< MA TU SEI
FERITO!>>
Che cazzo di voce che
aveva. Stridula da far paura. All’improvviso,
sentì qualcuno tirargli su la testa senza delicatezza e
appoggiarla su qualcosa di morbido e caldo: poi, due mani fredde gli
aprirono la bocca e i suoi denti affondarono in un braccio sottile
–troppo- mentre udiva un
gemito forte di dolore. Di colpo capì: la
voce era reale, Karin
era lì e lo stava curando. Il proprio chakra fluiva ora
insieme a quello benefico della ragazza che curava velocemente tutte le
lesioni, interne ed esterne. Quella pazza furiosa della sua compagna
– di squadra? – era dannatamente utile, in
circostanze come quelle: si sentiva già bene, sebbene fosse
stato vicinissimo alla morte appena qualche secondo prima.
Dopo qualche istante si
sentì staccare a forza dal suo braccio e poi la sua testa
picchiò violentemente per terra, mentre due mani fredde lo
spogliavano della giacca.
<< Se volevi
farlo quì non avevi che da dirlo, racchia! >>
se ne uscì baldanzoso, ormai completamente ristabilito.
<< Zitto
c-coglione. Ti devo suturare la ferita. >>
<<
Perché, cominci a far cilecca? Non ti funziona
più il chakra? Ah, ho capito: ha fatto la stessa fine del
tuo cervello! >> disse, trattenendo un gemito mentre
Karin infilzava la pelle del fianco con l’ago, senza
delicatezza.
<<
No… Ho… C-cercato di curare Juugo.
>> le tremava la voce. A Karin tremava la voce:
c’era qualcosa di strano. Karin non balbettava mai,
soprattutto in sua presenza.
<< Cercato?
>> chiese allora Suigetsu, sebbene sapesse già
il seguito della frase.
<< Era
troppo tardi. Q-quella specie di palla di l-lardo umana lo ha
schiacciato con u-una specie di mano enorme, n-non ho c-capito cosa
è successo finché n-non ho visto il sangue. Ho
p-provato, ma non è servito a nulla. Ecco perché
non avevo sufficiente chakra per curarti completamente. >>
Cazzo, Juugo morto. Non
che gli fosse poi così affezionato, ma dopo un anno di
vicinanza era strano pensare che non l’avrebbe più
visto: tutto per quel pazzo fatalista di Sasuke, che gli aveva
trascinati in una missione suicida.
Era da stupidi pensare che Konoha non avrebbe lottato, che la nuova
generazione fosse composta da perdenti e che il contenitore di Kyubi
fosse debole. Solo un egocentrico come Sasuke avrebbe potuto crederci
davvero e loro come dei cretini lo aveva ascoltato e seguito.
Perché poi?
Per ammazzare dei ragazzini –non che gli dispiacesse, per
carità, si era anche divertito- e morire a loro volta. A lui
sarebbe bastato prendersi la spada di Kisame, di certo la sorte di
Konoha non era nei suoi interessi.
<< A c-cosa
pensi? >> gli chiese Karin, interrompendo il flusso dei
suoi pensieri confusi.
<< Al fatto
che balbetti. >>
<< N-non sto
balbettando, pezzo d’idiota! >>
<< Ma ti
senti quando parli, racchia? O le orecchie hanno raggiunto il cervello?
>>
<< Ti HO
DETTO CHE N-NON STO BALBETTANDO! >> abbaiò
lei, sempre più arrabbiata.
<< Hai
paura? >> chiese Suigetsu, sollevandosi con le braccia e
guardandola in viso per la prima volta.
Accidenti, era messa
proprio male: un sopracciglio sanguinante, un livido sulla fronte, uno
sullo zigomo destro, segni di mani sul collo e sulle braccia ed infine
il labbro inferiore completamente spaccato. Era pallidissima, le
tremava la bocca e l’occhio si contraeva continuamente, in
una specie di tic nervoso: più che spaventata sembrava
terrorizzata. Scoppiò a ridere divertito.
<<
Accidenti, strega, non l’aveva mai vista una guerra?
>> chiese, ghignando.
Lei cercò di
colpirlo con un pugno, che lui schivo staccandosi da lei di una decina
di centimetri.
<< Rispondi,
scema. >> Lei lo guardò irritata, ma poi
rispose.
<<
Così no. Ci sono… Tanti morti, tanto sangue.
Bambini, donne ragazzi, Juugo. E poi arrivavano nemici da tutte le
parti e io non sapevo difendermi e tu eri sparito
e Juugo era per terra e Sas- >>
<< Ehi,
prendi fiato, racchia. O vuoi morire qui? >>
Lei distolse lo sguardo,
voltando la testa verso destra ed appoggiando la guancia sulle
ginocchia.
<< No, non
voglio morire qui. Voglio andare via. >>
<< E dove
scusa? >>
<< Non lo
so, ma combattere non mi piace. E Sasuke-kun è pazzo,
cretino, pazzo davvero. Rideva come un ossesso mentre uccideva, rideva.
Voglio andare dove non c’è guerra, dove posso
comprarmi vestiti decenti e farmi una manicure in pace, senza paura di
spezzarmi un unghia. >> rispose lei, sognante.
<< Quel
posto si chiama Paese del Pan di Zucchero e non esiste. Siamo ninja,
racchia, assassini, non abbiamo altro se non il nostro lavoro.
>>
Lei alzò la
testa di colpo guardandolo ferocemente e si avvicinò a lui,
facendo quasi combaciare i loro nasi.
<< TU forse
non avrai altro che il tuo lavoro, pezzo d’idiota. IO
sicuramente ho molto di più da fare nella mia vita.
>>
<< Tipo?
Trovarti un marito? Pensi che qualcuno ti sposerà mai con il
carattere che ti ritrovi, strega? >>
<< Taci,
idiota! >> strillò lei, con quella sua
insopportabile voce.
<< Io ti
sposerei, Karin. >>
<< Ti ho
detto di tac- che hai detto? >> chiese lei, spalancando
gli occhi e fissandolo; lui scoppiò a ridere e mentre lei si
preparava già a strillargli contro, lui fece
passare un braccio attorno alla sua vita spingendosela contro.
<< Beh, tre
giorni fa abbiamo appurato di avere una certa affinità, noi
due… >> le disse divertito.
Lei arrossì
girandosi dall’altra parte ma senza staccarsi da lui.
<< Avevi
detto che non ne avremmo più parlato, cretino.
>>
<< Ti ho
tolto la verginità, Karin. Permetti che me ne vanti?
>>
<< Sei
proprio un coglione. Sbaglio o eri tu quello che diceva “ Non
ti preoccupare, ci penso io a salvarti a Konoha, racchia” ?
>> ribatté lei, cercando di mimare la sua voce
ma rendendo soltanto la propria ancora più stridula.
<<
Scherzavo, racchia, si chiama iron- >>
Non poté
continuare, dato che Karin si era avventata sulle sue labbra come
un’assatanata: esagerava sempre. La strinse di più
a se, e rispose al suo bacio, mentre con il braccio libero le spingeva
la nuca contro la proprio. La sentì vibrare, sospirando, e
rilassarsi tra le sue braccia. Non tremava più.
<< Andiamo
via >> ribattè lei, tra una pausa e
l’altra << lontano, dove non fa differenza.
Lasciamo questa battaglia e andiamo via. >>
<< E il tuo
Sasuke-kun? >> sospirò lui, baciandole il
collo.
<<
Sopravviverà e lo ritroveremo >> disse
stringendo i suoi capelli tra le mani << oppure
morirà e piangerò sulla sua tomba.
>>
<< Sulla mia
piangeresti, racchia? >> le chiese lui, accarezzandole il
profilo della mascella con le labbra. >>
<<
Probabilmente no, cretino. >>
Suigetsu sorrise,
staccandosi da lei e alzandosi in piedi. Lei lo fissò
interrogativa, ma lui le tese la mano.
<< E allora perché scappi con me, Karin? >>
Il bacio che seguì le sue parole fu più chiaro di qualsiasi parola.
Prima fan fiction,
sì. Mi piace scrivere, sapete? Naturalmente ho molto da
imparare e devo fare più pratica, ma mi piace moltissimo.
Probabilmente i personaggi sono un po’ OOC, soprattutto
Karin, troppo cupa, insicura e tranquilla. Tuttavia descriverla
così mi piace moltissimo, anche perché io AMO il
suo personaggio.
Se non si è capito, perché sono
contorta, alla fine scapperanno. Non è detto che si
salveranno, ma almeno ci proveranno. E Suigetsu non ama Karin, ma
qualcosa per lei lo prova.
Scusate le molte parolacce, ma penso che Suigetsu nella
sua testa parli così no? Non è molto fine come
personaggio. Tuttavia, devo imparare a descrivere meglio tutti e due.
Non sono molto soddisfatta della caratterizzazione.
Commentate, se potete. Mi farebbe piacere ricevere
consigli, suggerimenti e critiche.
Grazie
mille anche per aver solo letto.
Giuka