Libri > I Regni di Nashira
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Autore: _Star_Fire_    24/06/2015    0 recensioni
Questa fic l'ho scritta da piccola. É l'infanzia di Talitha e Lebitha(alcune cose sono mischiate al film di Frozen,perché Anna e Elsa mi ricordano molto le due protagoniste;),anche se so che Licia Troisi ha pubblicato anche un capitolo originale su questo argomento.
La mia é un pò diversa,e forse alcune cose non torneranno,ma cercherò di correggerla:). Scusate in anticipo per la mancanza dell'htlm,ancora non ho scoperto come inserirlo:(. Spero che vi piaccia
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lebitha, Megassa, Saiph, Talitha, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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In camera, al buio, Talitha pianse e pianse spaventata,finché non si addormento. Lebitha non fece caso alle urla della sorella. Era troppo preoccupata: cosa avrebbero fatto a Saiph? "Una bastonata con la Pietra". Con Pietra... con la Pietra dell Aria... si... Lebitha ricordava: i femtiti, la razza di Saiph, non provano dolore fisico. L unica cosa che gli incuteva dolore era la Pietra dell Aria, la Pietra che i talariti veneravano. Alla contessina tornò in mente il giorno quando, un annetto fa, arrivarono a palazzo delle donne vestite di nero, con un velo sul volto.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Lei teneva in braccio sua sorella, che si era sbucciata un ginocchio dopo l ennesima e giocosa lotta con Saiph. Da dietro una colonna videro suo padre inginocchiarsi davanti alle tre donne. Cosa più unica che rara, visto che perfino loro due dovevano piegare un po il capo quando vedevano il conte. -"Bitha ammi sendee"-. -"No Litha non puoi scendere. Stai zitta adesso, va bene?"-disse Lebitha sotto voce. Sapeva fin troppo bene che quando c'era gente loro non potevano stare lì. Suo padre si ritirò su, dicendo -"Andate a chiamare le contessine"- Ma una delle donne ribattè con voce calma -"Penso non ce ne sia bisogno..." -fece un cenno con la testa verso la colonna dove stavano le due sorelle, e un altra figura (a cui Lebitha non aveva fatto caso) si mosse dall ombra al centro della stanza. Era presumibilmente una donna, ma interamente fasciata con vesti di un legno che sembrava molto flessibile, e che si adattava perfettamente al corpo magro della donna. Da quel costume legnoso si vedevano solo due occhi scuri e spietati. La figura si avvicinò alla colonna. Senza che Lebitha se ne accorgesse, svoltò e le bambine se la ritrovarono dietro. La Combattente con un gesto secco delle braccia afferrò saldamente Lebitha, e vedendo che in tanto Talitha si era data alla fuga, le balzo quasi addosso prendendo la piccola per il colletto del solito vestitino verde. Tirandole le portò al cospetto dei genitori. Lebitha fece appena in tempo a scorgere il lampo d ira negli occhi di suo padre, ma poi una delle donne in nero la prese per un polso e la costrinse a guardarla. La donna la osservò per un po da sotto il velo scuro. -"Siete molto cresciuta dall ultoma volta, contessina Lebitha. Vediamo se è cresciuta anche la vostra risonanza..."- Un altro cenno del capo e una delle sacerdotesse ai lati tirò fuori un involucro da una tasca della veste color pece. Lo srotolò. Al suo interno c'era una pietra che brillava debolmente. -"Strigetela forte e concentratevi su di essa, contessina."- Lebitha esitò un po, ma poi fece quello che le era stato detto. Strinse la Pietra dell Aria. Dopo un istante i suoi pugni chiusi iniziarono a brillare, brillare e brillare, tanto che Lebitha chiuse gli occhi e indietreggiò, come se volesse sottrarsi alla luce che lei stessa emanava. Le sacerdotesse rimasero esterrefatte: era molto rara una risonanza così fulgida in una bambina. La luce fra le mani di Lebitha non voleva sapere di spegnersi, e allora la contessina sciolse il pugno delle sue mani. La luce dalla Pietra iniziò lentamente ad affievolirsi. Senza commentare quell eccellente risultato, le donna con il velo tolse la Pietra dalle mani di Lebitha e la passò a Talitha. La bambina prese il sassolino dalle mani della donna con una dolce spavalderia, portandoselo alla bocca. La sacerdotessa col volto coperto la blocco e le disse con tono duro -"Stringila forte, contessina, e concentrati sulla Pietra. "- Talitha rimase interdetta. Di solito i suoi sorrisetti teneri e spavaldi ipnotizzavano chiunque, paffutella e graziosa com'era. Ma non con quella donna. La bimba allora fece quello che le era stato detto, con il viso leggermente imbronciato. La Pietra iniziò ad emettere una tenue luce solo dopo una decina di secondi che Talitha la teneva stretta fra le mani. Il pugno della piccola emise una debolissima luce per non più di cinque miseri secondini. Poi iniziò a spegnersi. "Come previsto" si disse fra se e se la sacerdotessa col velo nero succede sempre così: una perfetta servitrice per l onnipotente Alya, figlia di Mira, e gli altri componenti della famiglia dei buoni a nulla." Dopo aver riposto la Pietra nell involucro, le sacerdotesse si diressero verso il conte e la contessa. Lebitha le sentì più volte ripetere il suo nome, e anche un monastero. Ebbe un brutto presentimento, ma subito svanì a causa della sorellina che la tirava per la veste. -"Bitha gioca con me?"- -"Sì, Bitha gioca con te"- le rispose la sorella con un sorriso tenero, che però nascondeva una punta di malinconia. Lebitha prese in braccio la sorella e le schioccò un bacio sulla guancia. Non dimenticò di guardare la reazione di suo padre a quel gesto d affetto,che Lebitha aveva fatto per amore,ma anche per dispetto. Non importa dove l avrebbe mandata,non sarebbe importato nulla: anche se erano separate lei avrebbe sempre vegliato su Talitha. Loro sarebbero sempre state unite. Megassa sembrò intuire quel messaggio,e la congedò con uno sguardo torvo,che Lebitha-chissà con quale coraggio- ricambiò. Poi si rivolse alla sorella,ma non appena la guardò la determinazione di un attimo fa le scivolò via dal petto. I pensieri che aveva avuto divennero veri,e le cascarono sul cuore come mattoni. Ce l avrebbe davvero fatta a mantenere contatti con sua sorella? Sempre e per sempre? -"Bitha giocherà sempre con te, Bitha non ti lascerà mai sola, te lo prometto"- A quelle parole Talitha chiuse gli occhi e con un sorriso beato mise la testa sulla spalla di Lebitha. Poi allungò la mano in una tasca del vestitino verde e tirò fuori un ciuccio di sughero smaltato e colorato. "Non ti affezionare così tanto a me Talitha, ti prego..." si ritrovò a pensare Lebitha, con di nuovo quel brutto presentimento per il quale intuiva che avrebbe dovuto rompere la promessa che aveva appena fatto alla sorellina.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La porta si aprì. Lebitha scaccio quei vecchi ricordi dalla mente. Si portò una mano sugli occhi per pararsi dalla troppa luce, che entrava nella camera con i suoi raggi allegri e pungenti, come per farle un dispetto. "Perché non posso essere un altra cosa? Luce, vento, neve,acqua... tutto mi andrebbe bene pur di scappare di qui, di togliermi di dosso i miei pensieri e le mie colpe. Oh, quanto vorrei dissolvermi nell aria!" Pensò la contessina. Il talarita che le venne a chiamare era l attendente di suo padre. Entrò senza chiedere il permeso. Stava andando svegliare Talitha, che solo nel sonno aveva trovato pace dopo tante lacrime. Lacrime di spaesamento, lacrime di solitudine, ma soprattutto di paura. Talitha non si muoveva mai per il castello se tutto non era illuminato a giorno. Il buio e le creature maligne che si nascondono dietro le tenebre sono il peggior incubo della bambina. Ha voluto per forza dormire con qualcuno quando si è staccata da sua madre. E quando il conte provò a metterla in camera da sola, lei riuscì a sfondare le assi ai lati del lettino. Lebitha fu contentissima di avere la sorella con lei. Mentre l attendente stava allungando una mano su sua sorella, la contessina scattò di fronte a lui e gli bloccò una mano con una presa saldissima. L uomo tirò via a forza la mano da quella di Lebitha. -"Ci penso io" -disse con voce dura, tra i denti, quasi ringhiò. Era attraversata da una rabbia cieca. Piano e con estrema delicatezza tirò fuori dalle coperte Talitha, che si sveglio e stava per ricominciare a piangere. Lebitha si mise a cantilenare una vecchia canzoncina in dialetto femtita, che la mamma di Saiph intonava sempre. Era la canzone di una Regina della Neve, una vecchia leggenda. Talitha, singhiozzando, cantò con lei. -"Ormai la tempesta nel mio cuore irrompe già... Non la fermerà la mia volontà..."-(*frozen). -- A Lebitha continuarono a rimbombare nella mente questi versi. Il talarita accompagnò le contessine nel cortile, dove si erano riuniti tutti gli schiavi del palazzo. Su un trono sopraelevato stava suo padre, con un espressione engmatica dipinta in faccia. Lebitha mise giù la sorellina d la prese per mano. Lasciò stare il desiderio di saltare al collo di suo padre, e si mise piuttosto a cercare Anyas, la mamma di Saiph.
   
 
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