13/01/2009
5 recensioniHysteria
«Uno, due, tre, stella!».
Il suono delle parole si diffuse cristallino, mentre il bambino, gli occhi cerulei brillanti come due gemme, scrutava gli altri intorno a lui. Ancora una volta.
Da quanto tempo andava avanti quel gioco?
Come le gocce d'acqua che stillano da un rubinetto che perde, le azioni si ripetevano all’infinito – incessanti.
In loro non mutava niente, perennemente chiusi in una boccia di cristallo, destinati a ripetere i loro errori per sempre.
Una straziante punizione.
Il luogo in cui si trovavano non era ben definito, i contorni poco chiari rendevano l’ambiente soffuso e per niente accogliente: nessuno sapeva cosa aspettarsi dalla scura penombra che dominava, come se da un momento all’altro qualcosa di terribile potesse emergervi.
«Uno, due, tre, stella!», di nuovo.
«Uno, due, tre, stella!».
Ancora.
Ancora.
E ancora.
Via uno, poi un altro; senza alcun criterio.
Ogni volta che Naruto si girava, ne spariva uno. E fra i rimasti, l’ansia cresceva: chi sarebbe stato il prossimo?
Più il gioco perpetrava, più si rendeva frenetico, e i loro respiri ne seguivano il ritmo. Ognuno in attesa di sparire nel nulla, in attesa di sapere a cosa sarebbe stato destinato – in attesa della sua condanna.
Erano rimasti in pochi ormai, una manciata di ragazzini pronti ad andare al macello.
«Uno, due, tre, stella!», Kiba scomparve, senza emettere alcun suono. Il volto contratto in una smorfia di dolore.
Il respiro di Sasuke si fece più frenetico: c’era un modo per fermarlo?
Doveva pensare.
Agire.
Fare qualunque cosa.
Interrompere il gioco… ma come?
«Uno, due, tre, stella!», Naruto continuava imperturbabile nel suo gioco; inconsapevole di quello che accadeva? Poteva davvero esserlo?
Gli occhi sempre ricolmi della stessa luce, il sorriso caldo sul viso.
Innocente.
Sasuke provò a muoversi quando l’altro bambino si girò, a rompere la stasi: niente.
Doveva riuscire ad arrivare a Naruto; ma quello contava troppo velocemente, ed era pressoché impossibile.
«Uno, due, tre, stella!», anche Sakura, silenziosa, scomparve nel nulla; velocemente, senza lasciare traccia.
Naruto sorrideva come sempre, si rigirò.
Era rimasto solo.
Sentiva la fine vicina, l’oblio l’aspettava; perché… non c’era niente, dopo. O sì?
E Naruto?
«Naruto!», la voce gli uscì gracchiante, straziata.
Non si voltò.
«Uno…».
Fu un attimo.
«… due, tre, stella!»
The play is done
The curtain's down
The curtain's down
Note sclerate dell'autrice:
L’idea era venuta così, per gioco. Ma, si sa, alle quattro di mattina del giorno di Natale cosa avrai mai da fare, se non metterti davanti al computer e scrivere – di getto, non avevo minimamente in mente di scrivere questa storia, per così dire XD – mentre tutti gli altri si uccidono giocando a sette e mezzo?
E beh, prima nonsense, non so come sia venuta – in quanto sono nuova nello scrivere sul genere – magari non è nemmeno quello che io credo che sia XD
Ma, come dice Pirandello: la verità non esiste. Viene preso per tale quello che la gente crede; quindi io credo che sia una nonsense e tale sarà – ah ah ah XD –.
Il titolo è ripreso dalla canzone omonima dei Muse, contenuta nell’album Absolution; mentre i versi alla fine sono inclusi nella canzone dei Nightwish Dead Gardens, contenuta nell’album Once.
Probabilmente non c’entrano niente, ma erano ispiranti <3
Si ringrazia molto calorosamente Ramò – aka Stray cat Eyes – per il beta-reading fantastico, impeccabile e tutto il resto; sei… Master-ish, ci siamo capite, vero? XD
Grazie a chi ha avuto il coraggio di leggere fin qui *inchino* :3
V