Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Rota    24/06/2015    0 recensioni
Gli è capitato di tornarci alcune volte, in quei giorni, come se la sua mente si ritrovasse non troppo per caso a ripercorrere determinati percorsi fino a trovare ciò che cerca con insistenza soltanto nel profumo dei fiori di quella serra. Lo ha infastidito, anche se non abbastanza per ammetterlo.
Anche in quel momento intravedere quel ragazzo dalla capigliatura scura chino sopra i fiori, con l'innaffiatoio tra le mani e un'espressione indefinita per colpa della distanza.
Accanto a sé, si ritrova vicino una presenza amica, che non gli crea nessun disagio e nessun disturbo. Himuro gli sorride quando viene guardato in viso, con l'espressione rassicurante di sempre.
-Tatsuya, sai chi è quello?
Fa cenno con la testa verso il cortile, e anche l'altro ragazzo si sporge per vedere a cosa si riferisce.
-Taiga, sei interessato a Kuroko- kun?
Si ritrae e non incrocia neanche le braccia al petto, abbastanza disinteressato – gioca, piuttosto con i ciuffi scuri della propria frangia troppo lunga, scoprendo di poco le lunghe ciglia dell'occhio nascosto.
-È solo un ragazzo strano, si prende cura dell'aiuola delle rose.

[Fandom!Au Revolutionary Girl Utena // Principalmente KagaKuro]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Teikou, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Take my Revolution'
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*Decimo capitolo*
I swear to you I will change the world



 

 

 

Chiesa, una bara piena, di dolore e di spirito che non c'era più.
Oltre il bordo di legno scuro, un bambino raccolse le ultime sue lacrime e si alzò in piedi, accanto a quel principe ammantato di bianco e dal volto gentile.
-Qualcuno sta soffrendo come te.
Così gli aveva detto, e non per consolarlo in modo facile e gretto, ma soltanto per provare la nobiltà del suo cuore. E il fanciullo, nonostante il cuore a pezzi e la emotività fragile, lo aveva ascoltato parola dopo parola, seguendo anche il suo passo.
Nel terrore del pieno dolore folle, la Strega era appesa per le ossa delle spalle: figura nera su uno sfondo rosso sangue.
-È terribile! Perché deve soffrire così?
Questo aveva urlato, sentendo lui solo la sofferenza immensa di quella creatura, e il principe gli aveva spiegato la ragione di quello che vedeva con poche parole.
-Deve scontare una pena per i suoi peccati.
-Ma non è giusto! Qualcuno deve aiutarla!
-Nessuno può farlo.
Kagami aveva guardato un'altra volta la Strega – capelli celesti e occhi grandi – e aveva preso una decisione.
-Sarò io! Io aiuterò la Strega! Io la libererò da ogni suo male! Sarò io il suo principe!

 

***

 

Tramonto, strada verso casa.
Tetsuya ha deciso di saltare le lezioni scolastiche, quel giorno, e obbligare Taiga a fare lo stesso: lo ha portato al mare, nel frattempo, a correre sulla spiaggia assieme a Nigou e a mangiare gelati. Solo all'inizio è stato refrattario, ma poi si è liberato di ogni dubbio quando ha cominciato a toccare l'acqua. Il profumo di salsedine ancora impregna la sua pelle, ed è buonissimo.
Sono alla fermata della metropolitana che li porterà in cima alla collina, verso la residenza di Ogiwara, quando si avvicina di soppiatto a lui – interrompe un suo sbadiglio a metà, con poco garbo.
-Kagami- kun, sei più silenzioso del solito.
Kagami lo guarda male, sulle prime, ma poi la sua espressione torna seria e composta; è massiccio, su quella piccola panchina, e il confronto con il fisico minuto e asciutto di Kuroko è piuttosto evidente.
-Stavo pensando.
-A che cosa?
-Beh, ora dovrebbe essere tutto finito, giusto?
Alza gli occhi al cielo tinteggiato di arancio, cercando nuvole che non ci sono.
-Proprio tutto quanto.
-Hai ricevuto la lettera del Confine del mondo?
-Sì. Mi ha detto che ho vinto.
Sospira, con le braccia in alto. Abbassa di nuovo gli occhi su di lui, e all'angolo della sua bocca c'è un accenno di sorriso dolce. Tetsuya non gli ha mai visto un'espressione del genere, e pare quasi incantato in un secondo.
-Quindi non ci saranno mai più duelli. E non dovrai più fare quelle cose.
-Quali cose, Kagami- kun?
-Ho notato che soffrivi molto, Kuroko.
Non arriva a toccarlo, ma la sua mano si protrae verso il suo viso e quasi lo accarezza sulla guancia; desiste all'ultimo secondo, quando Tetsuya trattiene a stento il fiato.
Rivelare certe cose, quando non ci sono conseguenze all'agguato, è quasi un atto vile e codardo, ma proprio perché non ci sono conseguenza successive la colpa delle parti si affievolisce fino a scomparire, lasciando dietro di sé soltanto una sensazione di benessere.
-Ho pensato di rifiutarmi di fare altri duelli, a un certo punto. Non ci sono riuscito perché sono stato un debole. Devi scusarmi.
Lo dice con tono grave, come se non avesse trovato per troppo tempo le parole giusto.
Tutto, di lui, è esposto a Kuroko, che trova quel raro sentimento di umana e totale commozione a suo servizio. Trattiene le lacrime con grande difficoltà, perché un groppo alla gola gli impedisce qualsiasi tipo di liberazione.
-Kagami- kun, tu non ti devi scusare proprio di niente.
Abbassa gli occhi, trova la sua mano – la stringe, venendo stretto dalle sue dita. E sorride anche, prima di sentire proprio una frase detta dalle sue labbra, con la sua voce.
-Io ti voglio bene.
Non reagisce, e Kagami lo fa per lui, forse troppo: diventa quasi isterico, borbotta con evidente e totale imbarazzo.
-Come si vuole a un amico!
Poi però si ricrede, perché alla fine non è una persona malvagia, e sa quando è il momento di essere davvero sinceri ed espliciti.
Questo è anche il suo bello, d'altronde.
-No, che sto dicendo... non come si vuole a un amico.
Gli stringe la mano, avvicinandola a sé.
-Ben più.
Alza piano lo sguardo al suo viso, scoprendosi timido quanto lo è lui. Non ci riesce, deve tentare una seconda volta e anche una terza. Kagami, dalla sua, diventa sempre più rosso, ma non molla la presa né sfugge alla sua presenza.
Si ritrovano con quelle espressioni serie, come se non stessero neanche parlando d'amore.
-E allora, il tuo principe?
-Lui cosa c'entra? Siete due cose diverse, per me. Lui è importante perché è il mio punto di riferimento, tu sei importante perché sei tu.
-È una risposta un po' scortese...
-S-scusami!
Riescono a ridere, dopo un po' – ci riesce prima Kuroko, a sentire il suo tono allarmato, e dopo qualche secondo anche Taiga, contagiato da lui. Le dita si intrecciano, lente e gentili, e non importa neanche più che la metropolitana passi, accanto a loro, e riparta per la sua corsa.
C'è tutto il mondo che gli serve, sul viso di Tetsuya.
-Anche io ti voglio bene, Kagami- kun.
C'è tutto il mondo di cui necessita, sulle labbra tremanti di Tetsuya. Sanno troppo di buono, perché si accontenti di una sola volta.

 

***

 

Scende, sull'arena dei duelli, il castello di Dios, con i suoi cancelli spalancati e le porte aperte ai visitatori e a coloro che hanno finalmente il diritto di varcare i suoi confini.
Si dissolve scontrandosi con il suolo, come una rocca che cade pezzo dopo pezzo e si sfracella contro una resistenza troppo dura da vincere; allora ci sono le torri, il tetto che si sfascia, le finestre eleganti in una pioggia di macerie pesanti quanto nuvole bianche. Pesante quanto la volontà che si accontenta di mistificazioni fantasiose e imponente come il sogno di un bambino distratto.
Rimane soltanto il cielo, sopra di loro, e costellazioni imperiture.
Qualcosa è cambiato lo stesso, però, perché davanti a Kagami si presenta il Confine del Mondo, e questo modifica la sua espressione in rabbia pura.
-Tu!
L'interpellato si avvicina a lui piano, passo dopo passo.
È elegante, come lo Sposo della Rosa, e ha fascino sia nelle movenze sia nei gesti che accompagnano questi – e nonostante tutta la sua aurea di nobiltà, come quella di un vero e proprio principe, Taiga non si smuove dalla sua furia.
-Quindi sei davvero tu!
Quasi urla, accanto a Kuroko, mentre la luce rivela sempre più dettagli dell'altro ragazzo: il vestito bianco, come quello di Tetsuya, i capelli pettinati all'indietro e mille altri gioielli. Un mantello rosso, sulle spalle.
-Sono io, Taiga?
Ogiwara si ferma davanti a lui, alla fine, e questa volta il sorriso sulle sue labbra è meno socievole e aperto, appena più cauto. Per quanto sia fiducioso nella propria vittoria, c'è ancora qualcosa che non ha avuto modo di considerare, e che potrebbe rivoltarglisi contro.
-Tu sei il Confine del Mondo!
-Sì, sono io.
Lo ammette con tranquillità, anche perché a questo punto sarebbe inutile negarlo – forse confonderebbe di più Kagami, o lo attizzerebbe come un bufalo impazzito verso il suo telo rosso e la spada nascosta in esso. L'ultima delle cose che può fare, a quel punto, è proprio dimostrargli la propria superiorità e la propria forza. Chiama Kuroko a sé, porgendogli la mano.
Taiga sulle prime non capisce cosa stia accadendo, e continua a guardarlo con perfetto furore. Poi, però, quando Tetsuya comincia a muoversi, il suo sguardo e la sua attenzione finiscono per dirigersi sulla sua persona, e quindi anche sui movimenti che sta compiendo.
Quindi, senza che lui trovi la forza di commentare, Tetsuya si fa al fianco di quel Dios corrotto e gli offre, con languido abbandono, la sua Spada.
Non c'è peggior tradimento che quello, per Kagami.

 

È brutto accorgersi solo in quel momento di cose così radicate nel suo spirito e così implicite da averle dimenticate con la ragione stessa.
La Strega, o lo Sposo della Rosa, o ancora Tetsuya Kuroko, rimane appeso a un nulla di dolore, con le braccia in alto e il corpo esposto a qualsiasi tipo di offesa gli venga inferta. Questo è lo scotto della sua maledizione: l'aver corroso il desiderio di qualcuno con la propria indigente volontà.
E Kagami lo sente, fortissimo, nel cuore.
A terra, sconfitto da Ogiwara come neanche Aomine era riuscito, inerme nella propria sofferenza, può percepire la sensibilità distrutta dell'altro – è paradossale come solo in quella situazione lui riesca a farlo, con il cuore così distrutto e più niente a cui appellarsi, neanche la ragione.
C'è un principe fasullo a cui avrebbe votato volentieri la propria esistenza, che ora cammina sempre di distante dal suo corpo abbandonato e palleggia, con quella sfera luminosa e perfetta, verso il suo premio: il potere racchiuso nello scrigno dorato di quel che resta del castello di Dios.
Quella è la chiave, quello è colui che la può usare.
Ma mentre Shigehiro tenta di forzare la serratura, Kagami può assistere alla stessa scena di allora, ugualmente impotente. Non c'è alcuna nobiltà che lo smuova, alcuna pietà, alcuna commiserazione.
-No.
Invece che attaccare Ogiwara, il mondo attacca la Strega, con tutta la crudeltà e la forza di cui dispone.
-Non voglio.
Non può accettarlo.
Kagami si alza a fatica, reggendosi sulle proprie braccia tremanti – l'anello che ha al collo, sfilandosi dalla catena rotta, rotola a terra, fino a perdersi in un tintinnio lontano.
Riesce a ergersi sulle proprie gambe, dopo qualche tentativo, e a camminare verso lo scrigno. Sorpassa Shigehiro, che inutilmente gli fa notare quanto futile sia il suo sforzo; non lo ascolta, perché ora ha la maturità di distinguere con esattezza il bene dal male, e non lasciarsi ingannare da nessuna lusinga. Ogiwara non ha niente per lui se non pena.
Kagami inciampa, e cade sopra lo scrigno.
Forza a mani nude la serratura, mentre il mondo lo deride e la Strega lo guarda dall'alto.
Forza, con mani nude e ricoperte di sangue, l'apertura dello scrigno, e riesce nel proprio intento.
Quello che trova non è che il vero Kuroko Tetsuya, che finalmente lo può guardare con i propri occhi pieni di paura.

 

Mentre il mondo cade a pezzi, le loro mani sanno incontrarsi nel mezzo.
E sfiorarsi, prendersi di nuovo, con le dita protese.
Non c'è niente di più bello e perfetto di quello.

   
 
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