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Autore: Sissy77    24/06/2015    0 recensioni
"Marco non è la soluzione di tutti i miei problemi ok?? Marco non è il supereroe che arriverà a salvare la figlia ok?? Marco ci ha abbandonate, ha preferito il castello e la principessa punto. Ti prego mamma non cercare più di parlare di lui"
Per chi come me ama vederli insieme, per chi come me è deluso da come gli autori hanno ridotto i personaggi che hanno reso I Cesaroni la famiglia che tutti avremmo voluto avere, per chi come me si è identificata in Eva e avrebbe voluto essere come lei o per chi avrebbe voluto trovare un amore come il loro capace di vincere contro tutto e tutti. Spero che chi si fermerà a leggere il mio racconto possa sognare come loro per tempo hanno fatto sognare me.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci arrivati alla fine. Spero vi sia piaciuto leggere questi Marco ed Eva. Vi ringrazio ancora tanto per aver speso tempo a leggere la mia storia. Chissà magari alla prossima storia. Un besos by Sissy77


Era giunto il fatidico giorno.
Eva dormiva nella mansarda di quella che era stata la sua casa alla Garbatella,  anzi  cercava di dormire.
Lei, Rudy ed Alice erano rientrati a Roma da qualche giorno.
I fratelli per partecipare al matrimonio di quello che era stato suo fratello, amico e amore di tutta la vita; lei era rientrata per Marta.
Dopo il matrimonio avrebbero lasciato Roma ed in qualche modo entrambe avrebbero cercato  di far fronte alla nuova situazione che sarebbe nata di li a poche ore.
Eva aveva dovuto far opera di convincimento affinché la bambina partecipasse al matrimonio del padre.
Le era costato fatica, ma non voleva essere lei la causa della rottura di rapporto tra padre e figlia: Marco in quel senso sapeva fare molto bene anche da solo.
Lei non avrebbe partecipato, su questo era stata irremovibile.
Aveva guardato sua madre negli occhi e le aveva semplicemente detto: “ Non posso mamma. Non chiedermi di gioire per mio fratello perché non posso. “
Lucia l’aveva capita e l’aveva tenuta stretta tra le sue braccia come faceva quando era bambina.
Non importava fosse ormai una donna, Eva rimaneva sempre la sua piccola.
Il suono della sveglia la distrasse da quei  pensieri.
Marta accanto a lei, aprì gli occhi ancora gonfi dal pianto della sera prima.
Si guardarono, Eva le sorrise e la bambina si accoccolò tra le braccia della sua mamma.
<<  Perché devo andare mamma?  >> chiese Marta alla madre tirando su con il naso, le veniva nuovamente da piangere.
Eva cercò dentro di se una risposta che potesse essere plausibile, alla fine parlò con il cuore
<<  Perché non ci sarò io >> disse la donna. 
<<  Ci sarà un momento durante la cerimonia in cui tuo padre si sentirà perso e cercherà gli occhi di qualcuno che lo ama. Si girerà verso di te e troverà i tuoi occhi. Vedrà nei tuoi piccoli occhi da cerbiatta tutto l’amore di cui ha bisogno e non avrà più paura.  >>
<<  Perché non può cercare e vedere i tuoi di occhi mamma?  >> Eva sospirò.
<<  Marta, io e tuo padre ci ameremo sempre, non smetteremo mai.  Alle volte però la vita separa le strade delle persone per poi ricongiungerle più avanti. Questo è il momento in cui le nostre strade si devono separare e se io oggi venissi in chiesa, il tempo del ricongiungimento sarebbe ancora più lontano.  >>
Marta sembrò soddisfatta della risposta, non fece più domande, ma continuò a tirare su con il naso.
Guardò dal giardino tutta la famiglia salire in macchina ed avviarsi verso la Chiesa che Maya e la sua famiglia avevano scelto per il giorno del si.
Marta si girò a salutarla guardandola dal lunotto posteriore della macchina di Walter.
Entrambe rimasero con la mano alzata come a toccarsi finché Walter non svoltò dietro l’angolo di una casa.
Una mano salì ad asciugare una lacrima: ora poteva finalmente piangere, ora finalmente era sola.
Si diresse verso il capanno degli attrezzi, lo aprì e venne investita dallo stesso odore che anni prima aveva invaso le sue narici in quelle piccole fughe d’amore che faceva con Marco.
Un sorriso le increspò il viso ricordando l’intraprendenza e l’astuzia del giovane.
Dopo il capanno si diresse sul tetto e lì rimase a contemplare la Garbatella dall’alto.
Le era impossibile arrestare il flusso continuo dei ricordi e delle lacrime.
Decise che rimanere a casa non era una buona idea. 
Camminare le era sempre piaciuto e forse oggi le avrebbe fatto bene.
Girò in lungo ed in largo la Garbatella, rendendosi conto che ogni luogo le ricordava Marco.
Senza rendersene conto si ritrovò di fronte al teatro dove sua madre aveva sognato di divenire attrice famosa rischiando la sua amicizia con Stefania e dove lei si era concessa per la prima volta al ragazzo che sapeva guardarla come lei voleva essere guardata.
Le porte del teatro erano aperte. Entrò e come allora si ritrovò a girovagare sul palco e dietro le quinte.
Il cuore le batteva forte nel petto. Vide Marco li nascosto tra le quinte giocare a nascondino con lei. Lo vide spogliarla dapprima con gli occhi e poi con le mani. Lo vide impossessarsi delle sue labbra desideroso di fondersi con lei. Erano diventati una cosa sola, loro erano una cosa sola e lo sarebbero sempre stati.
Rivide tutta la loro storia d’amore tra le quinte di quel teatro.
Vide le lacrime, il dolore, ogni volta che si allontanavano, ma vide anche la gioia per ogni volta che si ritrovavano.
Vide il dolore di quel NON TI AMO Più  pronunciato dalle stesse labbra che mesi dopo l’avrebbero nuovamente desiderata.
Vide la gioia nell’amarsi sulla spiaggia al matrimonio di Walter e Carlotta; il suo scappare nuovamente a New York, il volto stanco e tirato di Marco all’annuncio di Maya del loro matrimonio.
Lui non era felice lei lo aveva capito. Lei non era felice ora lo sapeva.
Quindi cosa faceva ancora seduta lì su quel palco? Davvero voleva rimanere sola con i ricordi?
Davvero le bastavano?
Guardò l’orologio e allo scattare della lancetta dei secondi il suo cuore perse un battito, poi un altro ed un altro ancora fino allo scadere del minuto.
Si alzò e come una furia si mise a correre uscendo dal teatro.
Nella mente cercava di visualizzare la mappa della Garbatella, visualizzava strade e stradine scartandone altre. Cercava di visualizzare il percorso più breve come avrebbe fatto un buon navigatore satellitare, le sembrava di sentire addirittura la vocina stridula che le diceva: alla prossima traversa girare a destra.
Non era mai stata una grande amante delle corsa, ma qui stava correndo la maratona della sua vita.
Eccola, la vedeva.
Accelerò il passo.  Notò alcuni che, vedendola sfrecciare davanti loro,  la guardarono come se vedessero un fantasma.
 Non se ne curò, pensassero quello che volevano.
“ Ci mancavano pure gli scalini “ pensò facendone due alla volte pregando di non sfracellarsi al suolo.
Spalancò le tende tirate a chiudere fuori il mondo esterno e ringraziò che le porte fossero spalancate, non avrebbe avuto la forza per spalancare loro dopo quella corsa.
Spalancare le tende le era venuto bene, tutti la stavano guardando.
Un dubbio si insinuò nella sua mente.
La osservavano perché aveva spalancato le tende o perché nel farlo aveva gridato (nonostante il fiatone) :
<< ASPETTA >>  proprio nel momento in cui Marco si apprestava a mettere l’anello a Maya???
 
Eva chiuse la copertina del libro.
Lo aveva letto e riletto all’infinito.
Quello era il suo libro, dopo vari ripensamenti alla fine aveva deciso di pubblicarlo.
Era uscito prima a New York, dove lei abitava ormai da alcuni anni con Marta.
Da qualche settimana era uscito anche in Italia e dalla telefonata di sua madre aveva capito che il libro stava facendo furore tra gli abitanti della Garbatella.
Eva aveva lasciato l’incarico a sua madre di far firmare la liberatoria per la pubblicazione a tutti gli interessati.
Quando aveva ricevuto i documenti e tra questi aveva visto la firma di Marco Cesaroni, il cuore aveva sobbalzato.
Guardando fuori dall’oblò dell’aereo che la stava riportando a Roma si chiese se il bel Cesaroni aveva letto il libro e cosa ne pensasse.
Marta vicino a lei seguiva il film trasmesso dalla compagnia aerea  per alleggerire il lungo viaggio.
Eva sapeva che la ragazza, ormai quasi donna, era emozionata all’idea di rivedere i posti della sua infanzia, i parenti e soprattutto suo padre.
Dopo che Marco, nella mansarda di casa Cesaroni,  le aveva detto di non amarla più, lei e Marta erano andate via dalla Garbatella.
Mentre la piccola, sporadicamente ritornava dalla famiglia romana,  Eva non vi aveva mai più messo piede.
Aveva ospitato sempre volentieri tutti quelli che dalla Garbatella volavano a New York per andarle a trovare, ma lei non era più riuscita a tornare nei luoghi tanto cari, ma pieni di dolore.
Vi era ritornata con il pensiero per molto tempo, alla fine aveva lasciato che la sua mano attraverso la penna mettesse i ricordi nero su bianco.
Si era costruita una storia parallela alla realtà e con quel  <<  ASPETTA  >>  aveva lasciato tutto sospeso come sempre era avvenuto tra di loro.
Chissà magari avrebbe scritto un seguito.
<< Mamma?? Mamma?? Terra chiama Eva rispondi Eva >> Marta la strattonò ed Eva tornò alla realtà.
<< Si ho capito, non sono  mica sorda >> madre e figlia si guardarono e scoppiarono a ridere.
Marta aveva preso molto da entrambi i genitori, era il connubio perfetto delle loro anime.
Era sensibile e foscoliana come Marco, ma allo stesso tempo era pratica ed energica come Eva.
Si faceva colpire l’animo dagli eventi della vita, ma allo stesso tempo sapeva trovare in  la forza per superarli.
Eva aveva affittato una macchina. Aveva lasciato l’aeroporto e si stava immettendo nel grande raccordo anulare.  Nonostante gli anni passati, il traffico di Roma non era cambiato e questo la rassicurava.
Oddio, quella era la Garbatella.
Eva guidava guardandosi attorno.
Di ogni luogo ricordava colori e profumi. Di ogni luogo aveva un ricordo. Di ogni luogo diceva alla figlia il nome.
Frenò bruscamente, quella è la chiesa che lei e Marco amavano tanto.
Se ne rese conto solo in quel momento. Aveva percorso in macchina il tragitto che lui le aveva fatto fare con l’mp3 ed il suo diario dal rientro da Londra.
Non ebbe il tempo di finire il pensiero che sentì distintamente il rumore di una frenata e come teletrasportate lei e  Marta si sentirono spinte in avanti: qualcuno le aveva tamponate.
“ Non era possibile “ penso Eva slacciando la cintura e scendendo dalla macchina “ Appena arrivata a Roma e già incomincia un mare di guai “
<<  Si può sapere dove cavolo guardava?  >> disse rivolta al uomo che a sua volta stava scendendo dalla macchina incollata alla sua.
Sapeva di essere intorto, era lei ad essersi  fermata bruscamente davanti alla chiesetta, ma dicono che l’attacco è la miglior difesa quindi lei era scesa dall’auto attaccando il povero malcapitato.
Marta non sentiva più sua madre, decise di scendere a sua volta per controllare che l’energumeno che le aveva tamponate fosse un tipo a posto.
L’espressione di stupore dipinta sul suo viso venne sostituita da un enorme sorriso quando si accorse che l’uomo ad averle tamponate era proprio lui: il bel Cesaroni.
I suoi genitori erano lì uno di fronte all’altro stupiti a loro volta.
Marta poté vedere il loro amore.
Anche da piccola lo vedeva, ma era piccola e non aveva mai potuto fare nulla per convincere entrambi che non era fantasia, non era solo ricordi, ma era vero amore.
Ora era più grande, quasi una donna diceva sua madre, bene non avrebbe più permesso che si separassero.
<< Eva ciao >> disse suo padre deglutendo a fatica.
Eva non ci credeva, non poteva essere. Appena atterrata a Roma ed il destino la metteva di fronte al suo passato.
<< Ciao Marco >>  pronunciare quel nome le scaldò il cuore ed un sorriso le illuminò il viso.
“Quanto è bella” pensò l’uomo di fronte alla donna che dormiva al di là dell’oceano.
Lei anni addietro se n’era andata, lui aveva raggiunto Maya, ma il loro amore non era decollato.
La vita da principe non era fatta per lui, Maya aveva cercato di aiutarlo in tutti i modi, ma alla fine lui aveva capito che avrebbe sempre e solo amato una donna.
Lo aveva capito perché con Eva sarebbe andato ed avrebbe fatto di tutto.
Con Maya non ci era riuscito.
Da allora la stava aspettando. Aveva proibito a tutti di dirle che lui si era lasciato con Maya, lui era un foscoliano ed aveva bisogno di sapere che il destino li voleva insieme, che il destino prima o poi li avrebbe rimessi sulla stessa strada.
Ora lo sapeva. Eva era appena atterrata e lui chi andava a tamponare??? Proprio lei.
Se questo non era il destino che li metteva sulla strada cos’era????
<< Sto aspettando >> disse l’uomo rivolto alla donna
<< Cosa?? >> chiese la donna confusa
<< Sei entrata in chiesa spalancando le tende ed hai urlato aspetta nonostante il fiatone >> Marco tremava, ma era stanco di aspettare.
<< Io sono li con l’anello in mano pronto a metterlo al dito di Maya.  Sto aspettando, sono anni che aspetto che tu dica quello che vuoi dirmi >>
Lo aveva letto, Marco aveva letto il suo libro ed ora era lì a chiederle di dare un finale reale al suo libro.
Eva tremava, guardò le mani dell’uomo in cerca di quel anello, ma l’uomo aveva le mani in tasca.
<<  Io.. io… ecco..  >> ora balbettava, la donna sicura di se era li di fronte a lui e balbettava.
Marco le sorrise e lei capì di amarlo, lo amava nello stesso identico modo di quando era ragazzina e lui continuava a guardarla proprio nel modo in cui lei voleva essere guardata.
<< Ti amo >> disse Eva così di impulso
Si avvicinò a lui  <<  Ti amo, non ho mai smesso,  lei sicuramente è meglio di me, è perfetta, io non lo sono, non lo sarò mai. Io sono solo Eva. Noi siamo Marco ed Eva ed io amo quello che siamo quando siamo insieme. >>
Abbassò lo sguardo.
“ Mi ama “ si disse l’uomo “ Mi ama “ sorrise al pensiero.
Le prese la mano, al contatto entrambi trasalirono e si guardarono negli occhi ritrovandosi.
Marco la portò in cima alla gradinata della loro chiesetta, Eva non capiva nulla, cosa stava facendo?
Lui si inginocchiò, prese qualcosa dalla tasca e sempre tenendola per mano le disse:
<< Prendo te le tue mani e prendo noi guardami. Prendo chi è il mio domani amami, sono qui >>
Così dicendo le infilò qualcosa al dito.
Eva non credeva a quello che stava succedendo. Lui si alzò e la baciò avido.
La donna rispose al bacio con la stessa passione.
Sentirono un  << Siiiiiiiiiiiiii >> gridato da Marta che corse loro incontro.
Finalmente il loro amore non era più asincrono.
Tornando alle macchine, Eva si guardò l’anello al dito.
Mentre padre e figlia davanti a lei continuavano a discutere su chi aveva tamponato chi,
Eva si fermò.
<< Marco Cesaroni  >> disse Eva cercando di rimanere seria
<< Hai intenzione di comprarmi una fede  per il matrimonio o hai intenzione di passare alla linguetta di una lattina di birra visto che il tuo anello di fidanzamento è la linguetta di una lattina di coca cola?? >>
Marco si voltò con la figlia a guardarla.
Le sorrise e le fece una pernacchia proprio come le faceva Marta da piccola.
<< Chi sapeva che  era oggi il giorno giusto??? Mi sono arrangiato con quello che avevo >>
Fece spallucce e con la figlia si mise a prenderla in giro sul suo essere perfettina.
Era felice, si ora poteva dirlo, Eva era proprio felice.
 
  
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