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Autore: Chloe R Pendragon    24/06/2015    4 recensioni
Durante il periodo in cui Zoro era un cacciatore di taglie, lo spadaccino ha viaggiato in compagnia di Yosaku e Johnny: come ha fatto un “lupo solitario” come lui ha stare insieme a due scalmanati come loro? In questa storia troverete la (mia) risposta...
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Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johnny, Roronoa Zoro, Yosaku, Z
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo dei leoni

 
Titolo: Il tempo dei leoni
Autore: Chloe R Pendragon
Pacchetto: Fuoco
Fandom: One Piece
Introduzione: Durante il periodo in cui Zoro era un cacciatore di taglie, lo spadaccino ha viaggiato in compagnia di Yosaku e Johnny: come ha fatto un “lupo solitario” come lui ha stare insieme a due scalmanati come loro? In questa storia troverete la (mia) risposta...
Personaggi: Roronoa Zoro, Yosaku, Johnny
Rating: Verde
Generi: Avventura, Commedia, Introspettivo
Avvertimenti: Missing Moment
Note (opzionali): In fondo alla storia
 
Il sole stava morendo all’orizzonte, tingendo il cielo di un rosso talmente intenso da sembrare insanguinato. Zoro ridacchiò a quella vista, gli occhi neri accesi dalla rabbia e dalla frustrazione: se quei due idioti di Yosaku e Johnny gli fossero capitati nuovamente tra le mani, li avrebbe certamente scuoiati, vista la situazione in cui l’avevano messo. Se solo gli avessero dato retta...
Erano sbarcati pochi giorni prima su quell’isoletta in cerca di un po’ di grana, dato che lì era stato avvistato un pirata sulla cui testa pendeva una taglia di dieci milioni di berry. Quando erano approdati, c’era un tramonto simile, scarlatto e portatore di guai. Sebbene non fosse mai stato un tipo superstizioso, in quel momento il Cacciatore di Pirati aveva ritenuto più saggio accamparsi per la notte, così da iniziare la caccia all’uomo nel pieno delle forze e potersi godere il restante soggiorno in totale tranquillità: ovviamente i due compagni di viaggio non l’avevano presa bene...
«Andiamo, Aniki[i]! Noi non siamo affatto stanchi...» si era lamentato Johnny, seguito a ruota da Yosaku, che frattanto stava mimando una scazzottata.
«Proprio così, Aniki! Diamogli una bella lezione!»
La risposta di Zoro era stata violenta, tuttavia apparentemente efficace: aveva tirato loro due pugni in testa e aveva ribadito la sua decisione con durezza.
«Ve lo potete scordare! Ogni volta va a finire sempre allo stesso modo, voi vi nascondete e io devo sconfiggere i nemici: ora ho sonno e voglio riposarmi, quindi non ci muoveremo da qui fino a domattina, chiaro?»
«M-ma...»
«Piantatela di piagnucolare come due femminucce, la discussione finisce qui!» aveva tagliato netto il capo del trio, ignorando deliberatamente le facce deluse dei due compagni e iniziando a russare sonoramente dopo pochi minuti. L’indomani però, quando si era svegliato, non aveva trovato nessuno al suo fianco, entrambi erano spariti nel nulla. Visibilmente spazientito, il Cacciatore di Pirati si era incamminato verso il villaggio, deciso ad ottenere informazioni sul ricercato; era convinto che, trovato il bersaglio, avrebbe rincontrato Yosaku e Johnny, probabilmente prigionieri di quel furfante.
Aveva trascorso l’intera mattinata a chiedere in giro, ma alla fine era riuscito a trovare due sgherri del criminale. Attaccare briga con loro era stato una passeggiata, così come sconfiggerli e scoprire dov’era la base del filibustiere, le difficoltà erano iniziate dentro quell’edificio imponente: difatti, Bankotsu, il bandito soprannominato “CheckMate”, aveva ideato l’intera struttura come una gigantesca scacchiera a più piani, e Zoro non era mai stato il tipo di persona avvezza a certi giochi. Lui era uno spadaccino, abituato ad abbattere gli ostacoli con le spade e non a sollazzarsi con inutili rompicapi. Il problema maggiore era rappresentato proprio dai suoi compagni, i quali erano stati precedentemente sconfitti e pertanto erano stati “trasformati” in riluttanti pedoni.
«Aniki! Scusaci, avevi ragione...» aveva mugolato il compagno occhialuto, agitando la spada goffamente per cercare di colpirlo.
«Non riusciamo a controllarci, Aniki! Ti prego, salvaci!» aveva piagnucolato l’altro.
Pur essendo stato tentato dall’idea di tramortirli, il Cacciatore di Pirati aveva compreso che non sarebbe bastato così poco per fermarli: sicuramente quel cane a capo di quella trappola per topi sarebbe stato in grado di “sfruttare” i suoi compagni anche da svenuti, per cui aveva deciso di scendere a patti.
«Bankotsu, ho una proposta da farti!» aveva gridato per farsi sentire dall’obiettivo della sua incursione. «Libera questi due pivelli e battiti contro di me, del resto cosa te ne fai di queste due femminucce?»
Dopo quelle parole Yosaku e Johnny, pur essendo imbronciati, si erano fermati e dalla porta in fondo alla sala era uscito un omaccione irsuto dai lunghi capelli viola: Bankotsu. Ridendo sguaiatamente, il criminale aveva acconsentito alla richiesta di Zoro, tuttavia aveva posto una condizione.
«D’accordo, Roronoa, ma a una condizione: il nostro scontro si terrà fra tre giorni, durante i quali dovrai restare dentro l’edificio per dimostrare la tua buona fede, ci stai?»
Il cacciatore aveva accettato e da allora era rimasto immobile all’interno della stanza/scacchiera, trascorrendo quelle interminabili ore ad allenarsi, meditare, dormire e mangiare; i suoi due compagni avrebbero voluto restare al suo fianco, ma Zoro aveva risposto loro che sarebbero stati solo un intralcio, così si erano defilati senza aggiungere mezza parola.
Ed ora eccolo lì, seduto su una casella nera, intento a fissare il sole tramontare: pochi minuti lo separavano dallo scontro finale e lo spadaccino non vedeva l’ora di iniziare, proprio come la sua Wado Ichimonji. Sfoderò le sue spade lentamente, portando l’impugnatura bianca alla bocca: era pronto a tagliare...
Una porta in fondo alla sala si aprì e da essa uscirono i suoi rivali: otto ragazzini vestiti di nero lo guardavano in preda al panico, seguiti da due energumeni armati di alabarde, due tizi a cavallo, due culturisti sghignazzanti e un tale camuffato da donna che camminava a braccetto con Bankotsu. Fu proprio lui a parlare, facendo oscillare la mastodontica corona d’oro massiccio che portava sul capo.
«Bene, Roronoa, noi siamo pronti: i miei quindici uomini combatteranno all’ultimo sangue per proteggere me, il Re Nero. Dato che sei da solo, ti concedo la stessa valenza della Regina Bianca[ii], contento?» lo denigrò il filibustiere, scatenando l’ilarità degli uomini nelle retrovie. Senza aspettare la replica del Cacciatore di Pirati, il nemico toccò la scacchiera e i giovani pedoni iniziarono a correre verso di lui, sguainando delle scimitarre e piangendo come disperati. Sospirando, Zoro andò loro incontro e con pochi fendenti li tramortì, tuttavia gli otto nemici si rimisero in piedi e ripresero ad attaccarlo come se fossero dei sonnambuli.
«Sorpreso, vero? Finché rimarranno sul mio speciale campo di battaglia, tutti coloro che indossano il mio vessillo saranno costretti a fare ciò che ordino, che siano coscienti o meno...» si pavoneggiò il corsaro, pensando di poter scoraggiare l’avversario. Per tutta risposta, lo spadaccino ghignò e con un lampo ferino negli occhi si preparò a lanciare il prossimo attacco.
«To ro nagashi[iii]!» gridò, per poi muoversi agilmente tra i nemici e colpirli con una tale violenza da defenestrarli. Seppur efficace, quel colpo fece crepare le lame delle spade che stringeva tra le mani, il che lo fece irritare: come poteva combattere se le sue armi non riuscivano a contenere la potenza dei suoi affondi? Le uniche spade che avevano resistito alla sua forza, escludendo la sua compagna di vecchia data, erano state quelle di Yosaku e Johnny[iv], ma i due erano spariti chissà dove e lui non poteva contare su nessun altro all’infuori di sé.
Scuotendo rabbiosamente la testa, il Cacciatore di Pirati riprese la sua corsa, venendo però intercettato dai culturisti muniti di tirapugni e dai due scagnozzi con le alabarde. Senza scomporsi, spiccò un salto per evitare l’offensiva nemica e contrattaccare con un vortice di fendenti micidiale[v], capace di sbaragliare i quattro tirapiedi. Quando i due cavalieri lo raggiunsero al galoppo, le lame danneggiate erano piene di crepe e minacciavano di spezzarsi: con noncuranza, Zoro scagliò l’attacco successivo e il risultato fu devastante da entrambe le parti.
«Tora Gari[vi]!» esclamò con furia, colpendo uomini e destrieri con un triplo fendente verticale talmente potente da catapultarli fuori dal palazzo. Il colpo fu talmente violento da spezzare entrambe le spade danneggiate, lasciando il cacciatore di taglie praticamente disarmato; per quanto affidabile fosse l’arma di Kuina, il Cacciatore di Pirati si trovava molto meglio con tre lame invece che con una, per cui si trovava in seria difficoltà. Senza perdersi d’animo, gettò sul pavimento i resti delle due spade e afferrò con entrambe le mani la Wado Ichimonji, pronto a colpire; Bankotsu rimase fermo nella sua posizione a ridacchiare, mentre il tale travestito da donna gli corse incontro, estraendo dalle maniche del kimono rosso le bocche di due lanciafiamme.
«Preparati per essere sconfitto, tesoro! La Regina Nera non perdona...» esclamò con una vocetta stridula che lo fece irritare da impazzire, dopodiché iniziò a schivare le fiammate con evidente stizza, cercando un modo per colpirlo. Imprecò a denti stretti quando si rese conto della rigidità dei suoi movimenti, posando lo sguardo a destra e a sinistra in cerca di una qualche alternativa, invano. Nel giro di pochi minuti si ritrovò con le spalle al muro, per la gioia degli ultimi due avversari, i quali iniziarono a canticchiare un fastidioso motivetto sulla mossa finale: lo scacco matto.
Fu allora che avvenne qualcosa di incredibile: dalla finestra rotta apparvero Yosaku e Johnny, che si avventarono sullo squilibrato che aveva intrappolato Zoro e con un paio di fendenti riuscirono a tranciare i serbatoi dei lanciafiamme, per poi riempire di cazzotti lo sgherro fino a spingerlo fuori dall’edificio.
«Si può sapere che diavolo ci fate voi qui?» domandò lo spadaccino, gli occhi sgranati per la sorpresa: non avrebbe mai pensato che quei due potessero salvargli la vita, era certo che se la fossero data a gambe da un pezzo...
«Siamo venuti ad aiutarti, Aniki! Quel maledetto Bankotsu ha finito di controllarci, ora che conosciamo il suo trucco...» disse il ragazzo con gli occhiali da sole, la cresta rossa[vii] che ondeggiava con maggior vigore per la gioia e l’adrenalina.
«Quel tizio è in grado di manipolare le persone che non hanno una grande forza di volontà, per questo prima siamo stati sconfitti, ma ora tutto è diverso...» aggiunse l’altro, lasciando il Cacciatore di Pirati piuttosto perplesso, così si decise a chiarire il concetto: «Prima pensavamo di non valere nulla e così siamo stati sconfitti, ma ora sappiamo quanto valiamo e non ci faremo fregare di nuovo: è arrivato il tempo dei leoni!»
Zoro non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio, ma decise di non contraddirli: se in questo modo avrebbe potuto contare sul loro aiuto, tanto bastava! Peraltro, a pensarci bene, il giorno in cui si erano uniti a lui erano stati loro a contribuire alla sua vittoria, proprio come in quel momento: magari avevano ragione...
Scosse bruscamente la testa a quel pensiero, ricordandosi di Bankotsu e della sua missione: si voltò verso l’estremità opposta della stanza, dove avrebbe dovuto trovarsi il pirata, peccato che fosse sparito.
«Yosaku! Johnny! Le spade!» esclamò portando la Wado Ichimonji in bocca e tendendo le mani verso di loro. Questi si scambiarono un’occhiata elettrizzata, probabilmente esaltati dal loro contributo in quella battaglia, ed eseguirono l’ordine: così Zoro afferrò le due armi e corse verso la porta in fondo alla sala, oltre la quale si trovava un’immensa rampa di scale. Lo spadaccino salì spedito, sembrava quasi che avesse le ali ai piedi: ora che aveva nuovamente tre spade, nessuno poteva batterlo. Giunto in cima, spalancò la porta davanti a sé con un calcio ben assestato e si ritrovò in  un’altra sala simile alla precedente: una gigantesca scacchiera con uomini armati fino ai denti.
Una passeggiata...”, pensò il Cacciatore di Pirati, sbaragliando senza fatica gli avversari con pochi fendenti. Quella farsa andò avanti fino a quando Bankotsu non si rifugiò sul tetto, dove si trovava la sua armatura speciale: un gigantesco cavallo nero, dalla cui bocca si scorgeva un cannone.
«Sei finito, Roronoa! Diventerai un ottimo Alfiere Nero, o magari potresti essere una Regina...» esclamò in preda a un folle entusiasmo. Sparò una cannonata micidiale, capace di ridurre in polvere chiunque, ma Zoro fu più rapido e, schivato l’attacco, incrociò le braccia al petto e sferrò l’affondo finale.
«Oni Giri[viii]!» gridò un istante prima di colpire il pirata, il quale stramazzò al suolo per l’impatto potentissimo. Rinfoderate le spade, il Cacciatore di Pirati si caricò in spalla il criminale e raggiunse i suoi compagni, i quali frattanto stavano bisbigliando qualcosa tra loro: perplesso, Zoro si schiarì la voce, ma non sortì l’effetto sperato per cui ricorse al buon vecchio pugno in testa.
«Si può sapere che avete da blaterare? Dobbiamo sbrigarci a riscuotere la taglia, sto morendo di fame...» sbuffò porgendo loro le spade, tuttavia i due incrociarono le braccia al petto e si rifiutarono di collaborare.
Che altro c’è adesso?”, domandò loro con un’occhiataccia molto significativa, così Johnny si fece coraggio ed espose il problema.
«Ecco... Questa è la seconda volta che ti aiutiamo, Aniki, e tu non ci hai mai ringraziato...» disse gonfiando il petto con orgoglio, seguito a ruota dall’altro compare.
«Proprio così, Aniki, ormai non siamo più due pivelli, lo hai visto anche tu!»
Zoro sospirò sonoramente, ricordandosi per un istante quanto fosse piacevole viaggiare da solo. Nonostante ciò, forse avrebbe davvero dovuto mostrare un po’ di riconoscenza, così sistemò meglio Bankotsu sulla sua spalla e diede una pacca amichevole a entrambi: non avrebbe aggiunto altro, sarebbe stato troppo imbarazzante, per cui quei due avrebbero dovuto accontentarsi.
«Sei troppo forte, Aniki!» esclamò Yosaku con entusiasmo, dimostrando di aver apprezzato il tacito ringraziamento, per poi aggiungere: «Siamo tre belve, nessuno può batterci!»
«Proprio così, è arrivato il tempo dei leoni!» rincarò la dose Johnny.
«Sapete che vi dico? Una volta presi i soldi, mi raso a zero[ix]: questi capelli lunghi sminuiscono la mia virilità!» rispose il primo, guadagnandosi un’occhiata esasperata da parte di Zoro e uno sguardo ammirato da parte dell’altro compagno.
«Ottima idea, Yosaku! Allora io mi farò un tatuaggio, che ne dite di una scritta sulla faccia?»
«Geniale, siamo troppo ganzi! Tu che ne pensi, Aniki? Aniki...?»
I due compagni si guardarono intorno per qualche secondo, dopodiché si lanciarono all’inseguimento del Cacciatore di Pirati. Forse era un bene che non sapessero cosa ne pensasse, dato che nella mente dello spadaccino c’era solo una parola...
Idioti!
 
[i] In lingua originale, Yosaku e Johnny si rivolgono a Zoro chiamandolo “Aniki”.
[ii] Negli scacchi, la Regina ha facoltà di muoversi in tutte le direzioni e di quante caselle desidera.
[iii] La traduzione nell’anime/manga è “Caccia al Lupo” (usata nell’episodio 39, “Una lotta senza quartiere”)
[iv] Riferimento all’episodio filler numero 135, dove si racconta il primo incontro tra Zoro e i due cacciatori di taglie
[v] Riferimento alla tecnica “Tatsu Maki” (Tornado del Drago)
[vi] Nell’anime/manga viene tradotto come “Caccia alla Tigre” (usata nell’episodio 24, “L’Uomo dagli Occhi di falco)
[vii] Nell’episodio 135, Johnny appare senza tatuaggio e con una cresta rossa
[viii] Nell’anime/manga è conosciuta come “Taglio dell’Orco” (usata nell’episodio 7, “La Sfida”)
[ix] Sempre nell’episodio 135, Yosaku appare con lunghi capelli biondi
  
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