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Autore: Gemad    25/06/2015    1 recensioni
"Il pavimento scivoloso rendeva ogni suo passo sempre più rapido, sempre più affrettato fino a quando non si sedette in una poltroncina col suo bagaglio a fianco e le cuffiette alle orecchie per ammazzare il tempo. Si guardava intorno; capiva solo in quel momento quanto gli sarebbe mancata l’aria che respirava, le persone che vedeva. “Non vedrò il Giappone per molto tempo” pensò Roy Kanou." Provate a pensare a come sarebbe stata l'avventura di Roy Kanou all'Ajax, con tutti i problemi che aveva nel restare in contatto con i suoi amici, i suoi genitori, ma sopratutto con Miki. Come affronterà il trasferimento in Olanda il nostro caro Roy?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roy Kanou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Un nuovo inizio


Il pavimento scivoloso rendeva ogni suo passo sempre più rapido, sempre più affrettato fino a quando non si sedette in una poltroncina col suo bagaglio a fianco e le cuffiette alle orecchie per ammazzare il tempo. Si guardava intorno; capiva solo in quel momento quanto gli sarebbe mancata l’aria che respirava, le persone che vedeva.
“Non vedrò il Giappone per molto tempo” pensò Roy Kanou. Ricorda ancora quando la mamma ed il padre si erano offerti volontari per accompagnarlo fino all’aeroporto, ma lui insistette sul fatto che il padre doveva rimanersene comodo e rilassato nel letto di casa a riposare dopo essere stato dimesso dall’ospedale e la mamma avrebbe dovuto aiutarlo a recuperare le forze. Ricorda ancora come se ne stesse andando da codardo ed egoista, abbandonando la squadra, abbandonando tutta l’Orange Hill.
Poi voltò lo sguardo verso la sua destra e vide quelle scale mobili che andavano sempre verso il basso, mai verso l’alto. Subito gli riaffiorano i freschi ricordi di tutti i compagni che lo salutavano, che gli auguravano buona fortuna: Sakai, Rodrigo, Kamata, Sako, Ichikawa, Esaka, Kiba, il mister Murakami, Fokuko, la signorina Kaori, Mori e Miki. Già, Miki.
Si chiedeva se aveva fatto comprendere alla ragazza i sentimenti che provava per lei; ma subito si convinse pensando che lei era una ragazza intelligente e che avrà capito. Inoltre, si convinse maggiormente, quando gli tornò a mente la frase –Ti aspetto- pronunciata dalle sue labbra e corde vocali.
Incominciò a non pensare al passato, ma di guardare al futuro e cercare di trascrivere uno schema nella sua testa di cosa avrebbe fatto non appena sarebbe sbarcato ad Amsterdam. Il mister Murakami l’aveva rassicurato sul fatto che ci sarebbero stati alcuni dirigenti della squadra Olandese che lo avrebbero trasportato nella sua nuova dimora. Subito dopo avrebbe visitato lo stadio locale e poi si sarebbe diretto allo “Sportpark De Toekomst” che sarebbe il campo di allenamento, dove avrebbe conosciuto i compagni di squadra ed il nuovo mister.
Poi, in seguito, non aveva idea di cosa avrebbe fatto, ma sapeva che sarebbe stata una giornata faticosa, soprattutto perché le ore di volo erano tante.
–Signore?- lo chiamò una hostess avvertendolo che era ora di salire sull’aereo.
Roy obbedì con un lieve cenno della testa, prese la valigia, e salì sull’aereo. Ogni passo che effettuava, era un passo che lo portava sempre più vicino all’Olanda e sempre più lontano dal Giappone. I ricordi gli tornarono in mente: ricorda quante ne ha dovute passare per arrivare a questo momento, quanto si sia dovuto impegnare negli allenamenti, nelle partite per poter partire per l’Europa, il continente che era la madre del calcio. Non sarebbe stato facile e lui lo sapeva; il calcio sarebbe stato più duro ma non doveva sentirsi sconfitto in partenza.
Non sapeva nemmeno parlare l’Olandese o l’Inglese e sperava che ci fosse qualcuno che lo avrebbe aiutato con la lingua, altrimenti sarebbe morto di fame dopo soli tre giorni. “Forse avrei dovuto studiare di più le lingue straniere” pensò “Avrei dovuto dare ascolto a Miki”.
Solo al pensiero di quel nome, gli tornarono in mente i numerosi incontri, discussioni, litigi, risate, uscite con la ragazza, capitano della squadra femminile del suo Istituto. Non poteva non dimenticare il colore, l’odore dei capelli che aveva assaporato all’ospedale durante il recupero dell’infortunio ai legamenti. Lei era sempre stata gentile con lui, lo aveva sempre aiutato quando aveva bisogno di aiuto, lo sosteneva, lo rincuorava.
Forse non sarebbe in viaggio verso l’Olanda se lei non si fosse intromessa nella sua vita. Ricorda come l’aveva convinto a diventare l’allenatore della squadra femminile per una settimana. Ora non l’avrebbe rivista per tanto, tanto tempo. Poteva rivedere nei suoi occhi che si riflettevano nel finestrino dell’aereo, il volto della sua amica. “Ma lei cos’è in questo momento?” si chiese Roy “Amica? Fidanzata?”.
Era un po’ confuso se doveva essere sincero. Avrebbe dovuto scriverle, mandarle un’e-mail appena sarebbe arrivato a casa sua, se ne avrebbe avuto l’opportunità, visto che il tempo libero che avrebbe avuto, sarebbe stato poco. Aspettava che l’aereo partisse, che decollasse. Parlare di volo gli faceva ricordare “Il pipistrello delle Filippine” Mori. Quante ne aveva passate anche quel ragazzo.
Lui ci teneva molto al calcio, non lo avrebbe mai mollato, non lo avrebbe mai abbandonato, semplicemente perché il calcio era la sua vita. Nemmeno il suo grave infortunio lo aveva fermato. Ora poteva ammirare il calcio da un altro punto di vista, lo poteva ammirare da dietro le quinte. Gli ultimi due anni e mezzo passati all’Orange Hill, lo avevano cambiato, soprattutto perché grazie a Mori e alla squadra, ha potuto continuare a giocare a pallone, nonostante si era promesso più volte che lo avrebbe abbandonato.
Ricorderà per sempre quella squadra e gli mancherà la piccola cornice di pubblico che assisteva alle sue partite, ai cori che inneggiavano il suo nome e soprattutto al fatto che Miki, quando sedeva sugli spalti, non lo chiamava mai per nome, ma sempre col termine “Numero nove”; forse un giorno sarebbe tornato all’Orange Hill, magari come allenatore, o come organizzatore ma anche come semplice spettatore, per incitare i ragazzi a segnare e a vincere.
Ma quando sarebbe tornato nella sua patria? Quando avrebbe respirato nuovamente l’aria Nipponica? Si ripeté che sarebbe passato molto tempo e che doveva incominciare a contare i giorni. Si trovava nel mese di Luglio e doveva incominciare la preparazione atletica, instaurare rapporti con la squadra, con lo staff, con il nuovo mister, doveva entrare negli schemi e nella mentalità della squadra, ma anche nella mentalità del calcio Europeo e Olandese e anche iniziare il campionato chiamato col termine di “Eredivisie”.
Doveva comprendere molte cose e prima di poter tornare a casa, la sua vera casa, il tempo sarebbe passato molto in fretta. Dopo tutto, lui aveva tanti obiettivi in testa: migliorarsi dal punto di vista calcistico, esordire nelle Eredivisie, siglare il primo gol con la sua nuova maglia ma soprattutto, esordire in Champions League e sfidare suo fratello, battendolo. Voleva dimostrare che lui era il più forte e che non si dovevano più ricordare il nome “Roy Kanou” pensando che lui è “Il fratello di Peter Kanou” ma dovevano farlo per le sue gesta atletiche.
Voleva essere convocato in nazionale maggiore e giocare insieme a suo fratello; sarebbero stati un duo perfetto, una vera macchina che avrebbe macinato gol partita dopo partita. In mente aveva tante aspettative, ma era complicato realizzarle tutte.
“Stai tranquillo Roy, un passo alla volta” disse auto-rassicurandosi. Si guardò attorno e vide tanta gente sconosciuta; nessuno gli dava attenzione e non era abituato a tutto ciò; si rese conto solamente in quel momento del grande cambiamento che stava avvenendo nella sua vita. Una piccola fitta alla pancia si manifestò, ma sentiva che non era la solita fame, non era la solita insaziabile voglia di mandar giù nello stomaco qualche boccone. Era l’ansia mischiata alla paura e all’insicurezza.
Forse era la prima volta che sentiva questo genere di emozioni e la cosa lo preoccupava non poco, visto che nemmeno contro il Tenryu o il Kokuryo aveva manifestato tutto ciò. Non era preparato a ciò, non era più sicuro se quello che stava facendo era giusto e subito le paranoie gli invasero la testa.
Pensò a cosa sarebbe successo se avrebbe toppato, se avrebbe fallito, se non sarebbe stato all’altezza del calcio Europeo, se avrebbe fatto letteralmente schifo e sarebbe tornato in patria da flop del calcio.
–Signore si sente bene?- gli chiese una delle hostess che lo videro bianco in faccia.
–Se vuole le portiamo un bicchiere d’acqua-.
Roy acconsentì e dopo aver bevuto una sorsata dal bicchiere di plastica, riuscì a calmarsi, e dopo aver ringraziato per il soccorso delle hostess, pensò che non avrebbe mai toppato, perché era il migliore e sarebbe diventato il più forte giocatore del mondo. Avrebbe reso fieri di sé i suoi compagni dell’Orange Hill, avrebbe reso fieri Kamata e Sako, avrebbe reso fieri i suoi genitori, suo fratello, il mister Murakami, Kaori, Mori, Fokuko e soprattutto Miki. Era pronto, si sentiva in grado di vincere la sfida che il destino gli avrebbe posto, l’ostacolo che gli ha messo davanti a sé.
Avrebbe superato ostacolo dopo ostacolo, e quando sarebbe tornato in Giappone, avrebbe attratto l’attenzione di tutti, perché ogni volta che avrebbe sentito parlare di Roy Kanou, avrebbero dovuto pensare al miglior giocatore che ci sia in circolazione.
“Aspettami Europa!” pensava “Aspettami Olanda! Aspettami Ajax! Roy Kanou sta arrivando!”.
Roy era pronto, pronto per un nuovo inizio.


Angolo dell'autore: Questa è la mia prima FanFiction che pubblico su La Squadra del Cuore e devo dire che sono un pò nervoso per i giudizi che (spero) mi darete. Innanzitutto, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e spero che possiate continuare a leggere questa storia.
Vi rivelo anche una piccola premessa: io mi sto basando sulla stagione calcistica dell'Ajax del 2001 con tutti i giocatori in rosa. Spero che vi piaccia questa storia!
A presto e buona lettura!

 
   
 
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