Prologo
Il vento fischiava.
Era come trovarsi in un lercio stadio ricolmo di esseri umani che gridano – incitano, acclamano.
Il vento cantava.
Con potenza, avvolgeva e fasciava quell'enorme pezzo di terra, annerito dalla magia, reso sterile dall'oscurità che traboccava come una sorgente di petrolio che scoppia. La strega guardò in basso.
Il grigio delle sue iridi si posò nel fondo e il velo di un un macabro spettacolo si specchiò nelle pupille: li vide. Incrociò lo sguardo funesto che li attanagliava come avvoltoi. Ogni piccolo connotato, spigolo facciale, persino le nuvolette che i loro respiri creavano – era tutto talmente orrendo. Camminavano vicini come sardine, probabilmente le loro spalle si toccavano, ma non si gettavano una singola occhiata.
Degradante.
Eppure, di fronte allo spettacolo di burattini ingrigiti, il viso della strega restò immobile. Inespressivo, grigio – sollevò solo l'indice.
E una luce azzurra assorbì il plumbeo.