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Autore: Tactolien    25/06/2015    0 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Chiesa di Lady Mab, era il luogo di culto più grande e importante di tutta Cantuccio.

Dedicata alla prima regina del Popolo, era munita di mille posti a sedere, immense vetrate colorate, e una decina di statue poste ai lati della grande navata. Più una più grande proprio dietro l’altare, che rappresentava la nobile regina nell’atto di benedire i suoi sudditi: una splendida creatura dai lunghi capelli ornati di fiori, e due grandi ali sulla schiena.

Al matrimonio erano stati invitati tutti gli agenti della LEP. Dalla Ricog ai semplici vigili del traffico: non capitava tutti i giorni di assistere al matrimonio di un Comandante.

Esattamente. Il Comandante Grana Algonzo aveva finalmente fatto la fatidica domanda. E lei aveva risposto sì.

Il fratello minore, Brucolo, stava ritto in piedi, stranamente ben composto nel suo ruolo di testimone; mentre tre elfe sconosciute fungevano da damigelle.

E poi c’erano loro: Artemis Fowl e Leale. Gli unici umani invitati alla cerimonia senza neanche che lo sposo sapesse perché.

Messi a sedere nelle ultime file poiché più alti di tutti, i due Fangosi si guardavano intorno ammirando la splendida struttura, profumata d’incenso.

Per la guardia del corpo in particolare fu un sollievo trovarsi in un posto dove potesse stare dritto in piedi senza ingobbirsi. Accanto a loro, sedevano Polledro e Cavallina, che ogni tanto messaggiavano con la baby-sitter, per assicurarsi che i loro figli rimasti a casa non combinassero guai: erano veramente delle pesti, quei puledrini.

"Tesoro, non ci usano i cellulari in chiesa"

"Mi dispiace, Cavallina, ma è più forte di me. L’ultima volta che li abbiamo lasciati soli hanno distrutto l’impianto idraulico"

"Ma lo sai che c’è la baby-sitter con loro"

"E’ la terza che assumiamo questo mese. Le altre sono scappate via dopo un esaurimento nervoso".

"Ricordamelo… perché abbiamo accettato di venire qui?" bisbigliò Leale, mentre uno gnomo impettito celebrava la funzione.

Artemis non staccò gli occhi dalla sposa col volto coperto dal velo bianco: "Per cortesia, e perché sarebbe stato interessante"

"Mmm…" borbottò l’omone, poco convinto.

E per supporto morale. Aggiunse il ragazzo, preferendo non dirlo ad alta voce. Sapeva bene che a una certa persona costava molto tutto quello.

"Vuoi tu, Grana Algonzo… -continuò il cerimoniere- Prendere quest’elfa come tua legittima sposa, per amarla, rispettarla, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?"

"Sì, lo voglio" annuì sicuro Grana, senza ombra di dubbio nella voce.

Artemis sospirò. Proprio come aveva temuto. Si fece attento, ora veniva il turno della sposa.

Quell’ultima sollevò il velo.

Il volto sorridente di Lili Foglietta, riempì raggiante la chiesa.

"E tu, Lili Foglietta, vuoi prendere quest’elfo come tuo legittimo sposo per amarlo, onorarlo, in ricchezza e povertà. Finché morte non vi separi?"

"Sì, certo che lo voglio!" squittì lei, come una bimbetta eccitata.

"Se qualcuno è a conoscenza di un motivo per cui questi due elfi non debbano unirsi in matrimonio, parli ora o taccia per sempre".

D’istinto, Artemis si voltò a guardare Spinella. Immobile e silenziosa al suo fianco, fissava il vuoto davanti a sé come se neanche stesse ascoltando. Conosceva bene i sentimenti che aveva sempre provato per il suo collega e Comandante, e per un attimo si chiese se dovesse metterle una mano sulla spallo, oppure no.

Decise di no. Non voleva che pensasse che la stesse compatendo, o altro.

"Col potere a me conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa" concluse lo gnomo soddisfatto.

"Siete sicuri di non voler venire al pranzo?" chiese Polledro alla fine della funzione.

"Sì, ormai in superficie è notte fonda, e per noi è ora di andare" spiegò Artemis, stringendogli la mano.

Leale annuì. Da quando il ragazzo era tornato in vita, i Signori Fowl gli proibivano categoricamente di star fuori casa fino a un certo orario. Restrizione insolita per lui che era abituato ad andarsene dove voleva e quando voleva, ma ad Artemis Senior era bastato minacciargli di bloccare tutti i suoi conti bancari nel caso si fosse azzardato a tardare anche solo una volta.

"Senza contare che non credo saremmo i benvenuti. E’ già tanto se ci hanno invitato allo scambio delle promesse"

"Capisco. E tu, Spinella?".

Al suo fianco, Cavallina fu svelta a dargli una gomitata per farlo tacere.

Il Capitano Tappo non rispose subito. S’irrigidì appena e tirò le labbra in un sorriso forzato. Si era presentata al matrimonio in alta uniforme come tutti i suoi colleghi, ma per il resto non aveva detto una parola.

"Al pranzo? -borbottò incerta- No, grazie. Ho lo stomaco chiuso".

Il centauro annuì comprensivo.

Stomaco chiuso un corno. Tutti lo sapevano bene. Non doveva essere facile per lei stare lì ferma a far buon viso a cattivo gioco, davanti ai novelli sposi che si baciavano.

Chi l’avrebbe mai detto. Alla fine il Comandante della LEP aveva scelto proprio Lili Foglietta, la pupattola dalle trecce bionde che si autoproclamava "principessa", per la sua discendenza dall’antico Re elfico.

"Va bene -sospirò poi il centauro- Ti terrò da parte una fetta di torta".

Puoi anche tenertela per quel che mi riguarda.

 

La Mela d’Oro, era uno dei ristoranti più esclusivi di Cantuccio. Era lì che si sarebbero svolti i festeggiamenti, dal pranzo al pomeriggio, alla cena.

Nei mesi precedenti, i due neosposi avevano progettato tutto il ricevimento nei minimi dettagli, dalle portate all’orchestra. Ma per quanto Grana Algonzo avesse cercato di dissuaderla, Lili Foglietta era stata irremovibile sulla sua decisione: la torta nuziale avrebbe dovuto essere alta non meno di dieci piani. Molti agenti della Lep si erano chiesti se voleva essere sicura che tutti avessero lo loro fetta, o se si trattava solo di un ulteriore sfoggio di vanità.

Dopo la cerimonia nella chiesa di Lady Mub, sposi e invitati ci misero un quarto d’ora ad arrivare, ma appena Grana e Lili scesero dal loro mezzo di trasporto…

"Signori Algonzo! Signori Algonzo!" li raggiunse di corsa uno spiritello buffamente vestito da maitre, sudato e sconvolto: "Signori Algonzo"

"Signori Algonzo -ridacchiò felice la sposa- Come suona bene"

"Che succede, Signor Merry?"

"Ecco… -esitò a rispondere- Io non so come dirvelo… -si allargò il colletto della camicia con le dita- Ve lo giuro… ero in cucina quand’è successo. Altrimenti mai l’avrei permesso"

"Permesso cosa?".

Colpiti da un tremendo presentimento, i due elfi, subito seguiti da Polledro e Cavallina, si fiondarono dentro il ristorante. Appena i loro occhi inquadrarono…

"Noo!" piagnucolò isterica Lili, cadendo in ginocchio e sbattendo ripetutamente il bouket di fiori a terra.

Là, al centro della sala che avrebbe dovuto esporre la torta a dieci piani… Bombarda Sterro stava spaparanzato sul tavolo devastato, completamente ricoperto di crema e rimasugli di pandispagna. A terra, la statuina degli sposi giaceva fortemente masticata.

"Tu…" sibilò Grana Algonzo, cercando di contenere la rabbia.

Alle sue spalle, Polledro trattenne le risate.

"Viva gli sposi" ruttò il nano, pulendosi la bocca con la manica dello smoking.









 

  
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