Film > Disney
Segui la storia  |       
Autore: Ciel Shieru Chan    26/06/2015    0 recensioni
I più famosi personaggi della Disney, e non solo, sono costretti ad uscire dal loro dorato mondo di sogni e desideri, per affrontare la dura realtà del regno delle favole.
Essere principi e principesse non comporta solo bellezza, eroismo, balli e abiti fantastici, cavalli bianchi e vero amore.
Il prezzo del potere esige di essere pagato.
Decisioni drastiche, guerre e priorità che rasentano il limite tra bene e male devono essere prese per la salvezza di vite e di reami e ben presto si renderanno conto che draghi sputafuoco, mele avvelenate, matrigne malvagie, streghe e stregoni erano solo l'inizio.
Perchè il vero nemico si nasconde in loro stessi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aprì gli occhi improvvisamente.
Il soffitto a cassettoni lignei le apparve raggiante della luce del primo mattino che filtrava dalle pesanti tende davanti la finestra.
Che bella era quella sensazione! La più felice del giorno!
Si voltò verso la fonte luminosa.
Amava la luce, amava il giorno, il sole, la vita, gli uccellini che cantavano fuori dalla finestra per svegliarla.
Aurora amava tutto ciò.
E detestava dormire. Lo odiava, la metteva a disagio come poche altre cose al mondo.
Poteva contarle sulle dita di una mano, ma nulla era come dormire.
Aveva sempre paura di chiudere gli occhi e di non svegliarsi più. Aveva paura di dormire.
Aveva paura del buio, aveva paura della notte, di quei malefici occhi verdi nel caminetto. Impressi nella sua mente, la volta in cui Malefica la stregò per farle toccare il fuso dell'arcolaio e lasciarla cadere nel sonno eterno.
Da quel momento odiava il pensiero di dover dormire.
Le veniva sempre da piangere quando la madre la invitava a ritirarsi per la notte e la accompagnava nei suoi appartamenti.
Nessuno lo sapeva, nemmeno Filippo. ...Oh! Filippo!
L'immagine del suo principe la fece ridestare da quei nefasti pensieri.
Quello era un nuovo giorno! Un nuovo mattino!
E lei amava alzarsi il mattino per correre dal suo Filippo!
Tirò via le coperte e corse a scostare i tentaggi.
Gli uccellini volteggiarono nella sua stanza e uno scoiattolo la osservò dal davanzale.
Aurora rise mentre i suoi piccoli amici le giocavano tutt'intorno.
Cominciò a cantare la sua canzone mentre volteggiava con grazia in camicia da notte per la camera.
All'improvviso la porta si spalancò.
Aurora si voltò di scatto.
Le ante sbatterono contro il muro.
Fauna, Flora e Serenella la osservavano da appena fuori. Dietro di loro sua madre.
Sembravano tutte così costipate.
Forse qualcosa non andava, pensò tra se e se.
D'istinto si voltò verso il camino, in attesa di Malefica. Ma non poteva essere...lei era morta.
"Buongiorno" disse non proprio esclamando con la sua solita allegria.
"Buongiorno cara" la rispose Fauna La regina le sorrise gentile, ma c'era qualcosa che davvero non andava...
"Qualcosa non va?"
Si avvicinò con la sua solita grazia al gruppetto che era rimasto sull'uscio della porta a guardarla come si guarda un caro prossimo alla morte.
"Bimba mia, abbiamo una cosa da dirti"
"Che cosa?" Aurora era sempre più fremente. Detestava l'attesa.
"Non tenetemi sulle...spine"
Un vero eufemismo, pensò.
Serenella riprese il discorso.
"Rosa...ecco...vedi...il principe Filippo...lui...lui e suo padre..."
Nessuna sapeva bene cosa dire esattamente, si osservavano tra di loro evidentemente preoccupate.
La ragazza si voltò verso la madre, alla disperata ricerca di una risposta.
La donna le si avvicinò, sorpassando le tre fate. "Tesoro mio...tuo padre e il Re Umberto hanno litigato"
Aurora sospirò soddisfatta.
Era molto più tranquilla ora!
"Litigano continuamente madre!" esclamò con sarcasmo.
"Non questa volta"
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire che questa volta è stato differente, hanno discusso brutalmente, non vi è stato alcun tentativo di riavvicinamento da parte di nessuno dei due"
Flora le interruppe. "Il Re e il principe Filippo hanno lasciato il palazzo..." La sua espressione era colma di apprensione.
Aurora sgranò gli occhi molto lentamente.
Il suo viso si distese totalmente.
Lo sguardo perso nel vuoto.
Filippo era andato via...via...il dolce oggetto dei suoi sogni... Non poteva essere vero...
Uscì immediatamente dalla sua stanza correndo a piedi nudi, in camicia da notte, da suo padre.
Il pavimento gelido scorreva rapido sotto al suo tocco delicato, mentre le lacrime già le riempivano gli occhi.
Sentiva le fatine correrle dietro, urlando il suo nome, ma non le ascoltava, non più.
Corse giù dallo scalone d'onore, rischiando di inciampare goffamente più volte.
Attraversò la sala del trono, lasciando in tutti i presenti lo sgomento nell'aver visto la Principessa Aurora correre conciata in quel modo.
Arrivò nel salone da pranzo, colmo di cibo per la colazione.
Suo padre, di spalle, guardava la brughiera, affacciato alla balconata. Parlava.
Si rese conto che accanto a lui vi era un altro uomo.
Alto, slanciato, di nero vestito con un buffo cappello.
E nonostante ciò si trattava della persona più sgradevole che avesse mai incontrato.
Re Stefano e il Ministro di Giustizia Frollo si voltarono e la videro.
Questi sgranò gli occhi, incredulo, e non le risparmiò un truce sguardo di rimprovero, per poi poggiare una mano davanti agli occhi.
"Aurora!"
Re Stefano le si avvicinò sorpreso, ordinando che le venisse immediatamente portato un mantello per coprirsi.
"Padre...ve ne prego padre...ditemi che non è vero...vi prego"
Le lacrime attraversavano dolcemente il suo volto, spezzando l'espressione del suo viso. Il sovrano venne scosso da un fremito nel vedere la figlia piangere in quel modo.
Le si avvicinò e la coprì con il mantello che aveva ordinato, mentre la giovane poggiava la testa sulla sua spalla.
Le accarezzò i capelli sussurrando.
"Suvvia bimba mia, cerca di essere forte, tutto si risolverà"
Arrivarono le tre buone fate che la riportarono nelle sue stanze.

Il sovrano si voltò verso il ministro.
"Non vi è margine di speranza, a vostro parere?"
"Non si possono conoscere le vie con le quali opera il signore, vostra maestà, tuttavia non posso porre la mia fiducia nelle condizioni che vi sono state poste da Re Umberto"
"Sono d'accordo con lui, vostra maestà"
Lord Tremaine avanzò verso i due.
Nella sua corporatura alta, tozza e massiccia. Il viso sgraziato e allungato, con il grosso naso camuso al centro. Gli occhi piccoli, specchio della sua proverbiale astuzia.
"Non possiamo cedere. Quelle che io non definisco altro che come vere minacce attentatrici alla nostra sovranità non possono infangare oltre la corona e il regno"
"Purtroppo temo che abbiate ragione" asserì sconfortato il sovrano.
Il nobile prese brutalmente un frutto e lo addentò senza ritegno.
Il rumore secco fece sbuffare Frollo.
Plebeo. Fidato del Re solo grazie ai suoi subdoli inganni.
"Non dobbiamo cedere alla pressione di Umberto"
Decise infine Stefano.
"Aspetteremo qualche mese, sarà lui a fare la prima mossa"
L'uomo si voltó e fece per allontanarsi.
"Ne siete certo vostra grazia?"
Il sovrano lo guardò interrogativo.
"Non sarebbe il caso di muovere l'esercito sulle frontiere? Il Capitano..."
"Muovendoci nel modo in cui suggerite otterremo l'effetto inverso, io temo"
Frollo si intromise tra i due, osservano il rivale con il suo sguardo carico di soddisfazione.
"Re Umberto lo riterebbe un affronto..."
"Una prova della nostra superiorità!" insistette l'altro.
"Piuttosto una minaccia alla sua di sovranità, al suo reame" concluse pacato.
"Ma cosa andate blaterando, signor Ministro?!" lo schernì l'altro.
"Non ricordo l'ultima battaglia a cui avete partecipato!"
"La strategia non dipende solo dalla-
"Adesso basta!" esclamò il monarca "Non ci muoveremo fino a mio nuovo ordine!"
Si voltò e si allontanò a grandi falcate.
"Questa volta non vi lascerò contaminare le scelte del nostro Re, mio signore"
"Aspettate signor Ministro, aspettate e pregate il vostro dio..."
I due uomini si voltarono all'unisono.
La regina, oltre la lunga tavolata, li osservava imperscrutabile.

Le settimane successive all'avvenimento, si fecero sempre più grigie e monotone.
Aurora si alzava, mangiava abbastanza per non mettere in guardia i genitori o le fate, se ne stava chiusa nelle sue stanze quasi tutto il giorno, senza cantare o danzare, piangeva spesso, attendendo la sera, che, quando arrivava, la stringeva nel velo della sua morsa.
Il terrore si impadroniva di lei, stavolta con la certezza che nessuno l'avrebbe mai più salvata.

Stavolta era lui. Era lui chiuso nella torre. Nella stanza più remota della torre più alta, ad essere precisi.
Circondato da una foresta di rovi chiamata politica.
Ben peggiore di quella che aveva affrontato per salvare la sua amata.
La porta si aprì lentamente.
Già poteva udire il respiro affannato di suo padre. Non si voltò nemmeno, non lo salutò, evitò qualsiasi forma di contatto.
Rimase fermo ad osservare dalla stretta finestra il panorama, in direzione della lontana dimora della sua Aurora.
Chissà come stava, cosa faceva, se sentiva la sua mancanza almeno un po'.
"Figliolo, sono due giorni che non tocchi cibo, di questo passo starai molto male!"
"Non posso stare peggio di così" rispose seccamente.
"Filippo, ascoltami Filippo, sei il mio ragazzo, il mio figliolo, e io non permetterò che diventi un burattino nelle mani di Stefano! Purtroppo le circostanze..."
"Ti impongono di tenermi imprigionato qui!?"
"Attento Filippo, portami rispetto! Sono pur sempre tuo padre! E il tuo Re!"
"Scusate tanto 'Vostra Maestà', pensavo che solo i malvagi come Malefica fossero capaci di rinchiudere le persone per i loro vili scopi"
"Bada a te! Lo faccio per il tuo bene! Non ti ho rinchiuso!"
"La mancanza di Aurora ogni giorno è dura più dei ceppi che mi legavano le mani nelle prigioni della Montagna Proibita!"
Ora suo padre era davvero fuori di sè. Rosso in viso, muoveva affannato le grassocce braccia e le gambette corte, salterellando e mimando severo.
"Tu riprenderai a mangiare! Dovessi farti imboccare maledizione!"
Filippo di nuovo non rispose.
Aspettò, voltato senza commentare, che la porta sbattesse violentemente.
Tornato ancora solo nel silenzio dei suoi pensieri, riprese a chiedersi perchè fosse stato costretto a tornare a casa.
Perchè suo padre si ostinava a non parlargli del motivo della loro improvvisa quanto spiacevole partenza.
Si sentiva un inutile buono a nulla.
E Aurora? Ne sapeva di più?
Doveva assolutamente tornare da lei.

Aprì gli occhi improvvisamente. Il soffitto a cassettoni lignei ancora fu la prima cosa che vide.
Qualcosa non andava. Erano le campane. Era stata svegliata dalle campane.
Perchè suonavano le campane??
La porta si spalancò sbattendo violentemente contro il muro.
Aurora urlò e temette che l'anta le volasse addosso, nonostante la distanza.
Un plotone di soldati entrò nella stanza. Alcuni si misero fuori di guardia, altri sulla balconata, altri ancora vicino al suo letto.
Un paio rovesciarono con un violento calcio un tavolino, sul quale erano poggiate alcune brocche.
Il rumore di vetri rotti e legno spaccato, unito al fragore di spade ed armature fece pulsare la testa della principessa.
Gli occhi presero nuovamente a lacrimarle.
Fauna e Serenella fecero il loro repentino ingresso e si avvicinarono a lei. "Che sta succedendo?!" chiese quasi urlando ancora.
Non aveva nemmeno avuto il coraggio di chiederlo ad una delle guardie.
"Mia cara, è appena successo un terribile avvenimento" Aurora osservava prima una e poi l'altra.
Non era sicura di volerlo sapere.
Prima che una delle due potesse di nuovo aprir bocca, entrò un'altra figura nella stanza.
Un uomo dalla statura allenata, anch'egli in armatura.
I capelli biondi e gli occhi chiari, la barbetta ispida incorniciava il suo volto.
Il suo bell'aspetto e la sua aria cordiale, nonostante l'abbigliamento, rassicurarono un po' la giovane, che comunque sollevò le coperte per cercare di coprirsi il più possibile.
"Perdonate l'intrusione così improvvisa e poco ortdossa dei miei uomini, Vostra Grazia.
Permettete che mi presenti, sono il Comandante Generale della Guardia Reale, Jehan de Châteaupers, per servirvi"
La giovane non rispose. Continuava a fissarlo senza proferir parola.
Il Capitano sembrava molto a disagio.
Sentirlo balbettare alla ricerca delle parole migliori per continuare il discorso, tradì la sicurezza che ispirava in Aurora. "...Tuttavia..." parve riprendersi dalla sua insicurezza. "Oggi ho il gravoso incarico di informarvi che il Re Stefano vostro padre...è morto"

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: Ciel Shieru Chan